Crisi chip: General Motors chiude due stabilimenti
General Motors chiude due stabilimenti poiché impossibilitata a produrre oltre: mancano i chip e il danno per l’industria sarà estremamente elevato a causa della crisi.
Il mercato automotive sta tentando di nascondere i cocci sotto il tappeto, ma la situazione è destinata a deflagrare: dopo gli allarmi lanciati da gruppi come Ford, Volkswagen e Toyota, ora è la General Motors a fare i conti con la realtà. Quella di un mercato ostacolato dalla cronica carenza di chip da poter utilizzare in fase di sviluppo, elemento che impedisce lo sviluppo di vetture in linea con le aspettative degli utenti. La domanda era tornata a crescere dopo lo stop imposto dalla pandemia, ma l’offerta non sa più tenere il passo. Il rischio è di vivere un ulteriore periodo a basso regime, senza la possibilità di sfruttare appieno la crescente richiesta.
General Motors: linee ferme, mancano i chip
General Motors si è trovata addirittura costretta a fermare alcuni siti produttivi: per due settimane, a partire dal 6 settembre, due stabilimenti si fermeranno in attesa di nuovi approvvigionamenti. Il gruppo spiega che la situazione resta “complessa e fluida”, testimoniando come la speranza è che il collo di bottiglia possa presto risolversi. Ma le previsioni non vedono cambi di rotta imminenti: che sia per auto o console da gioco, fino al 2022 non ci si aspetta un pieno rientro alla normalità (le previsioni Dell sono però ancor più pessimistiche).
Nel frattempo ognuno cerca soluzioni con creatività, sfruttando chip differenti (con differente programmazione). Oppure ricalibrando i ritmi di lavoro per poter portare sul mercato quante più auto possibili. La situazione ha però inevitabilmente un impatto economico pesante, che a livello mondiale è già calcolato in termini di decine di miliardi di dollari.
Anche Ford e Toyota colpite
Questa settimana anche Ford ha annunciato che taglierà anche la produzione di camion la prossima settimana a causa della carenza di chip. Toyota Motor a settembre ridurrà la produzione globale del 40% rispetto al suo piano precedente.