ASUS F515EA: la perfetta combinazione tra prezzo e prestazioni
Il laptop ASUS F515EA-BQ1563W rappresenta un’ottima opzione per chi cerca un dispositivo di qualità che non costi un occhio della testa. Questo prodotto di casa Asus offre una combinazione perfetta tra prezzo e prestazioni, garantendo un’esperienza di utilizzo soddisfacente e al tempo stesso accessibile a tutti.
Il dispositivo è caratterizzato da un ampio schermo Full HD da 15,6 pollici con un trattamento anti-riflesso, che riduce la fatica degli occhi durante le lunghe sessioni di lavoro. Il laptop presenta inoltre uno spessore estremamente ridotto, che lo rende facilmente trasportabile, adatto per essere portato in borsa o nello zaino. La sua leggerezza lo rende ideale per chi deve spostarsi frequentemente.
Per ogni esigenza
Ma non è solo l’aspetto estetico che rende il laptop ASUS F515EA-BQ1563W una scelta interessante. Sotto la scocca, questo dispositivo offre un’architettura hardware avanzata, che consente di lavorare e studiare, ma anche di giocare e di guardare film in alta risoluzione, senza problemi. Il processore Intel Core i7-1135G7 di undicesima generazione e i 16 GB di RAM consentono di gestire facilmente più applicazioni contemporaneamente, garantendo una fluidità di utilizzo senza rallentamenti. Una SSD di 512 GB offre spazio a sufficienza e al contempo una velocità non indifferente.
Il laptop ASUS F515EA-BQ1563W è anche dotato di un’ampia connettività esterna, che lo rende particolarmente adatto per chi viaggia spesso o si sposta con frequenza. È possibile collegare facilmente dispositivi esterni tramite porte USB, HDMI e lettore di schede SD, garantendo un’ampia gamma di opzioni di connettività.
In definitiva, il laptop ASUS F515EA-BQ1563W rappresenta una scelta eccellente per chi cerca un dispositivo affidabile e di qualità. Un pc dalle caratteristiche medio alte in grado di offrire prestazioni di alto livello a un prezzo ragionevole. Grazie alla sua leggerezza, alla sua potenza e alla sua ampia connettività esterna, questo laptop si rivela una soluzione perfetta per chi cerca un dispositivo versatile e portatile per il lavoro, lo studio o l’intrattenimento.
Disco SSD esterno da 1 TB, USB 3.2 Gen. 2×2, fino a 2 GB/secondo in lettura, 1,9 GB/secondo in scrittura. Struttura in alluminio antiurto e super LED RGB.
Chi si diverte a giocare con PC e console sa benissimo come uno dei fattori più importanti sia la velocità di caricamento dei dati dai supporti esterni. Tra i dischi SSD esterni, uno dei più veloci è sicuramente l’SL660 Blaze di Lexar che può vantare velocità di trasferimento sia in lettura che in scrittura che sfiorano i 2 GB al secondo.
Questo è possibile anche grazie alla tecnologia USB 3.2 Gen 2×2 che attualmente è la più veloce per il trasferimento dei dati. Si tratta di un sistema multilinea per dispositivi di nuova generazione, che consente l’utilizzo di due linee da 10 Gbps, in modo da raggiungere una velocità di trasferimento dati teorica di 20 Gbps, corrispondenti appunto a di 2,5 GB/secondo.
Sicurezza garantita
Naturalmente questa velocità non serve solo ai giocatori, ma più in generale a chi deve trasferire velocemente grandi quantità di dati in sicurezza. Grazie alla crittografia AES a 256 bit, il discoSSD esterno di Lexar diventa una cassaforte protetta da password in grado di garantire che i nostri dati preziosi non vengano divulgati in caso di smarrimento o furto dell’unità.
Inoltre SL660 Blaze resiste agli urti e alle vibrazioni come certificato internamente: 50G, durata 11ms, Half Sine Wave, 10~2.000Hz, 1,5mm, 20G, 1 Oct/min, 30min/asse. In dotazione ci sono 2 cavi di collegamento USB e un piccolo marsupio in tessuto.
Standard USB 3.2
In attesa che siano finalmente disponibili i primi accessori compatibili con il nuovo standard USB 4 che dovrebbe raggiungere velocità di trasferimento di 40 Gbps, quelli attualmente più veloci utilizzano USB 3.2 nella versione Gen 2×2. Attenzione però che solo le porte USB Type-C possono gestire i 20 Gbits e anche se nella dotazione del disco SSD esterno di Lexar è presente un cavo con uscita USB-A, il suo utilizzo su vecchio hardware riduce del 50% la velocità di trasferimento dati. Pro: prestazioni eccezionali, struttura in alluminio, resistente a urti e vibrazioni, custodia in dotazione. Contro: richiede porta USB-C. Prezzo superiore alla media.
Problemi di spazio a causa degli SSD di piccole dimensioni? Il nuovo Windows ha un comodo strumento per aiutarci a trovare i file inutili da eliminare e liberare spazio in modo smart!
Windows 11 ha portato decine di nuove funzionalità e di aggiornamenti in termini di strumenti e sistemi per la gestione delle risorse in un computer.
Diverse nuove caratteristiche del sistema operativo sono sotto gli occhi di tutti, anche degli utenti meno attenti, ma alcune delle novità più succose sono nascoste dietro schermate e liste di opzioni. Uno degli strumenti più interessanti è chiamato Consigli per la pulizia e non è altro che una versione molto avanzata del vecchio Pulizia disco. Cominciamo a liberare spazio in modo smart, vediamo come!
Tenere in ordine lo spazio di archiviazione di un computer è una pratica di grande importanza per evitare di dover ricorrere spesso all’assistenza specializzata. Al giorno d’oggi, nonostante dischi meccanici e dischi allo stato solido siano di grandi dimensioni, non è impossibile trovarsi con troppo poco spazio per poter utilizzare una macchina nella maniera corretta.
Peggiore ancora è l’ipotetica situazione in cui l’assenza di spazio su disco impedisce l’installazione di un aggiornamento importante o il corretto utilizzo di un programma. I file presenti all’interno del disco di un computer, chiaramente, non sono tutti uguali. Molti file vengono generati temporaneamente dalle applicazioni per poter semplificare l’esecuzione di alcuni compiti e non sempre vengono cancellati a compito finito.
Questi “file temporanei” spesso e volentieri sono la motivazione per cui, con il passare del tempo, gli hard disk si riempiono inesorabilmente; imparare a gestire questo genere di file è di importanza capitale per la manutenzione di un PC. Una nota: la rimozione dei file temporanei non provoca problemi all’utilizzo del computer, eccezione fatta per i file relativi a Windows Update (che possono sempre servire per fare un roll back alla precedente versione del sistema operativo). Un’altra abitudine molto importante è quella che riguarda la sistematica pulizia dei download.
La cartella in cui i browser salvano i file scaricati andrebbe periodicamente pulita per evitare quanto più possibile gli sprechi di spazio. Se a queste due problematiche aggiungiamo la cache del browser o quella delle applicazioni legate ai servizi di streaming (Netflix e Spotify su tutte) arriviamo molto rapidamente a una conclusione: uno strumento che aiuti l’utente a gestire tutti questi file non indispensabili è particolarmente gradito così da liberare spazio in modo smart.
Il programma Consigli per la pulizia analizza in maniera smart il contenuto del disco rigido (o dei dischi rigidi in configurazioni particolari) per capire cosa si può togliere e cosa no. Per attivarlo è necessario navigare un po’ all’interno delle Impostazioni del sistema: una volta aperto lo strumento, i file del disco selezionato vengono divisi in base a categorie come “file temporanei”, “file inutilizzati”, “file sincronizzati con il cloud” “applicazioni inutilizzate”. Ogni categoria contiene una lista di file a essa associati che è possibile selezionare o deselezionare singolarmente.
Consigli per la pulizia è senza dubbio un passo avanti considerevole rispetto al passato, tuttavia potrebbe non essere abbastanza, vista la sua natura conservativa. A differenza dello strumento di Microsoft, soluzioni come BleachBit possono vantare un sistema di pulizia più approfondito che permette di eliminare più dati e più in profondità. Questi tipi di soluzione sono interessanti per chi tiene in particolare considerazione la segretezza dei dati.
Sempre BleachBit, per esempio, dispone anche di un sistema di cancellazione sicura che rende irrecuperabili i dati cancellati. Non mancano anche soluzioni per smanettoni estremi, come CleanerML, incluso in BleachBit, un linguaggio di markup per chiunque voglia programmare un sistema di pulizia personale da adattare alle esigenze dei propri sistemi.
Dopo aver installato il nuovo sistema operativo Windows 11 il PC è diventato troppo lento? Rendiamolo nuovamente scattante con questi trucchi!
“Windows, Windows delle mie brame, chi è il più veloce del reame?” “Sono io, mio padrone, e lo sarò almeno fino a che non cominci a pasticciarmi il disco con diecimila software inutili, installandoli e disinstallandoli senza tregua, scaricare giga e giga di musica che non ascolti e film che non guardi e…”
Ok, abbiamo capito: i computer non sono più quelli di una volta e, nonostante siano sempre più veloci e abbiano dischi sempre più capienti, arriverà un giorno nel quale sembreranno essere lenti. Anzi, lentissimi. Questo capita a tutti e i motivi sono diversi.
Anzitutto dobbiamo essere consci del fatto che durante l’utilizzo il sistema operativo scrive e legge costantemente dati sul disco, quindi nonostante noi apparentemente non stiamo facendo nulla di particolare, avremo comunque Windows che rema contro mettendoci del suo per depositare un po’ di spazzatura sul disco. Altra spazzatura si deposita installando e disinstallando programmi, oppure utilizzando applicazioni particolarmente gravose come i software di fotoritocco o di montaggio video, che utilizzano in modo massiccio e intenso il disco.
Disattiviamo il file di paging
Il file di swap o file di paging è un grosso file creato da Windows sul disco rigido, utilizzato per trasferirvi parti di memoria quando la RAM comincia a riempirsi. Il problema è che spesso questo file assume dimensioni importanti (anche diversi giga) e può essere frammentato sul disco, aumentando così il tempo di accesso ai dati e rallentando il sistema.
Se il nostro computer ha almeno 16GB di memoria RAM installata possiamo anche disabilitare questo file. In Windows 11 clicchiamo sulla lente d’ingrandimento, mentre in Windows 10 sulla casella di ricerca nella barra delle applicazioni e digitiamo sysdm.cpl premendo poi il tasto Invio per aprire le proprietà del sistema. Nella finestra che appare clicchiamo sulla tab Avanzate, poi nella sezione Prestazioni, clicchiamo su Impostazioni, selezioniamo la tab Avanzate e nella sezione Memoria virtuale clicchiamo su Cambia. Se presente, eliminiamo la spunta dalla casella Gestisci automaticamente dimensioni file di paging per tutte le unità, poi portiamoci verso il basso e selezioniamo l’opzione Nessun file di paging e clicchiamo su Ok due volte per confermare, quindi riavviamo il computer per abilitare la nuova configurazione. Questa soluzione, ancorché risolutiva, ha anche qualche piccolo svantaggio: dovremo reinstallare il sistema operativo e tutti i programmi che utilizziamo, premurarci di recuperare tutte le relative licenze e rifare le noiose procedure di attivazione online che alcuni programmi richiedono, ripristinare le impostazioni del sistema, recuperare sfondi e temi e via discorrendo. E poi dobbiamo anche considerare il costo degli SSD, che potrebbe non essere un problema secondario. Insomma: un macello!
Velocizziamo Esplora file
Esplora file di Windows durante il suo funzionamento raccoglie una serie di informazioni relative ai file e alle cartelle contenute nel disco rigido. Normalmente questi dati non compromettono in alcun modo i tempi di risposta dell’applicazione, ma in sistemi datati non è così.
Per risolvere il problema avviamo Esplora File con la combinazione di tasti Windows + E, in Windows 10 clicchiamo su Visualizza, Opzioni, Modifica opzioni cartelle e ricerca, mentre in Windows 11 clicchiamo sui tre punti e poi su Opzioni.
Clicchiamo sulla tab Visualizzazione e nella sezione Impostazioni avanzate clicchiamo sulla voce Visualizza informazioni sulle dimensioni dei file nei suggerimenti della cartella per eliminare la spunta e disattivarla. Confermiamo le modifiche con un clic su OK.
Stoppiamo i programmi in background
Troppe applicazioni aperte in background rallentano il sistema perché occupano memoria sottraendola alle applicazioni in esecuzione, e questo può essere un problema per quei computer con poca RAM. Per disattivare l’esecuzione in background apriamo le impostazioni del sistema cliccando col tasto destro del mouse sull’icona Start e poi su Impostazioni.
Clicchiamo sull’icona Privacy e su App in background nella barra laterale. In questa sezione sono presenti tutte le applicazioni che possono ricevere, essere aggiornate o inviare notifiche anche quando non vengono utilizzate.
Con gli slider è possibile scegliere quali app tenere attive e quali “addormentare”. Questo permette di risparmiare RAM e rendere meno frequenti gli accessi al file di swap sul disco rigido.
Eliminiamo i file temporanei
Non tutti i programmi che utilizziamo giornalmente sul computer eliminano i file temporanei da essi creati. Anzi, spesso questi file vengono “dimenticati” tra le cartelle di Windows e a ogni apertura dei programmi ne vengono creati di nuovi, accumulando così un sacco di file inutili che si depositano sul disco rigido. Se abbiamo un SSD avere diecimila o centomila file sul disco non influisce sulle prestazioni dello stesso, ma con i tradizionali hard disk, invece, non è così.
Per fare pulizia nella cartella temporanea di sistema chiudiamo tutti i programmi aperti, poi apriamo Esplora File con la combinazione di tasti Windows + E, e nella barra degli indirizzi digitiamo %temp% e premiamo il tasto Invio. Spostiamoci con il puntatore del mouse sull’elenco delle cartelle che appare in basso e premiamo la combinazione di tasti Ctrl + A per selezionare tutto, quindi premiamo il tasto Canc per inviarli al cestino. Se ci viene richiesta l’autorizzazione di amministratore clicchiamo su Continua.
Se dovessimo ricevere il messaggio “Impossibile completare l’operazione”, clicchiamo sulla casella di selezione presente nel messaggio e poi sul pulsante Ignora per continuare.
Eliminiamo i programmi dall’avvio automatico
Se l’avvio del computer è lento, probabilmente abbiamo troppi programmi che si avviano assieme a Windows; possiamo intervenire facilmente rimuovendo quelli che non ci servono. Per farlo utilizziamo la combinazione di tasti Ctrl + Maiusc + Esc per avviare Gestore attività.
Clicchiamo sulla tab Avvio per mostrare l’elenco dei programmi che vengono avviati con Windows; nella colonna Stato troveremo la voce Abilitato per i programmi attivi e Disabilitato per quelli che non vengono caricati.
Per modificare lo stato di un programma che non vogliamo far caricare basta cliccare con il tasto destro del mouse su di esso e poi selezionare Disabilita dal menu che compare.
Scegliamo la priorità dei programmi
Ci sono programmi che sarebbe preferibile sfruttassero al massimo la potenza del computer, senza essere “distratti” da altri programmi di minor importanza. Ad esempio, quando si utilizza Gimp o Photoshop per modificare una foto, si vorrebbe che questi fossero il più veloce possibile. In questo caso, Windows ci viene in aiuto permettendoci di impostare una “priorità” per ciascun programma: quelli a priorità più alta avranno la precedenza rispetto a quelli a priorità più bassa nell’utilizzo delle risorse del computer.
Iniziamo avviando il Gestore attività con la combinazione di tasti Ctrl + Maiusc + Esc, una volta in esso clicchiamo sulla tab Dettagli e qui individuiamo il programma al quale desideriamo assegnare una priorità maggiore. Clicchiamo su di esso con il tasto destro del mouse e selezioniamo Alta come priorità. Sconsigliamo di utilizzare la priorità Tempo reale perché di fatto su alcuni sistemi rende quasi inutilizzabili gli altri programmi.
Riordiniamo il disco rigido
Immaginiamo il disco rigido suddiviso come una enorme ragnatela, con i dati suddivisi in tanti piccoli pacchetti attaccati ai fili della ragnatela. Quando si scrivono i primi file, i pacchetti vengono messi uno dietro l’altro. Se però uno di questi file viene cancellato, rimane spazio tra pacchetti; questo spazio verrà occupato da un altro file.
Se quest’ultimo è di dimensioni più piccole del precedente, i pacchetti verranno sistemati uno dietro l’altro, ma se le dimensioni sono superiori, arrivati alla fine dello spazio disponibile il nostro ragnetto magazziniere dovrà trovare altro spazio in altre posizioni, suddividendo il file iniziale in più parti. Quando andremo a rileggerlo, la testina dovrà effettuare più spostamenti per seguire la traccia dei vari pacchetti, facendo così aumentare i tempi di lettura e/o scrittura.
Ecco perché di tanto in tanto è bene effettuare una deframmentazione del disco. Possiamo farlo aprendo Esplora file con Windows + E, cliccando con il tasto destro del mouse sull’icona del nostro disco nella barra laterale di sinistra e scegliendo Proprietà. Clicchiamo Strumenti/Ottimizza. Verrà aperta la finestra di Ottimizza Unità: clicchiamo sul disco da deframmentare e confermiamo con un clic su Ottimizza.
Eliminiamo i componenti obsoleti
All’interno di Windows si nascondono componenti di sistema ormai obsoleti, come Windows Media Player o Internet Explorer (quest’ultimo soltanto in Windows 10). Visto che sono componenti non utilizzati, ma che comunque occupano spazio sul disco, possiamo anche disinstallarli dal sistema, così da recuperare preziosi GB. Per verificare velocemente ed eventualmente disinstallare queste componenti di Windows clicchiamo sull’icona della lente d’ingrandimento in Windows 11 oppure sulla casella di ricerca nella barra delle applicazioni in Windows 10 e digitiamo Funzionalità.
Nel menu che si apre clicchiamo su Attiva o disattiva funzionalità di Windows per far apparire la relativa applicazione; al suo interno troveremo un elenco di funzionalità. Quelle associate alle caselle con la spunta sono installate, quelle associate alle caselle scurite in nero sono parzialmente installate; cliccando su una spunta ed eliminandola dalla casella e poi confermando con Ok potremo eliminare dal sistema la funzionalità associata. Ad esempio, per eliminare Windows Media Player basterà cliccare su Funzionalità multimediali e poi su Windows Media Player, quindi confermare con Ok.
Disattiviamo i servizi non necessari
Oltre alle normali applicazioni, Windows ha un potente alleato per svolgere i compiti che gli richiediamo: i Servizi. Un servizio è un’applicazione che non ha una propria interfaccia e quindi non interagisce direttamente con l’utente, piuttosto viene utilizzata dal sistema operativo nel normale svolgimento dei suoi compiti. Normalmente i servizi sempre attivi sono all’incirca un centinaio e, nonostante questi siano enormemente meno esosi di risorse rispetto alle comuni applicazioni, finiscono comunque per occupare memoria e preziose risorse.
Per disattivare i servizi meno necessari basta poco: anzitutto avviamo l’app Servizi cliccando sull’icona della lente d’ingrandimento in Windows 11 (in Windows 10 sulla casella di ricerca nella barra delle applicazioni), digitando services.msc e premendo Invio per eseguire il comando. Qui troveremo elencati tutti i servizi in esecuzione. Cliccando su uno di essi vedremo la descrizione estesa nella barra immediatamente a destra rispetto all’elenco stesso. Nella colonna Stato, invece, potremo vedere se il servizio è in esecuzione oppure no, mentre nella colonna Tipo di avvio troveremo descritto cosa succede all’avvio di Windows. Avremo tre possibili stati del servizio:
Automatico oppure Automatico (avvio ritardato): Windows carica automaticamente il servizio all’avvio.
Manuale o Manuale (avvio trigger): il servizio viene attivato solo quando un programma lo richiede.
Disabilitato: il servizio dev’essere attivato manualmente, altrimenti non è utilizzabile né da Windows, né dai programmi. Facendo doppio clic su un servizio si apre la relativa scheda delle proprietà. Nella tab Generale possiamo modificare il Tipo di avvio. Se scegliamo Manuale eviteremo che venga caricato all’avvio, ma se il sistema operativo o un programma ne richiedesse l’utilizzo, verrebbe immediatamente caricato. Diversi servizi possono essere impostati su Manuale senza problemi. Eccone alcuni:
Gestione mappe scaricate;
Servizio di georilevazione;
Accesso secondario;
Acquisizione di immagini di Windows (WIA);
Telefonia.
Disinstalliamo programmi che non usiamo
Visitare l’app Impostazioni di Windows 11.
1: accedi al menu Impostazioni premendo il tasto Windows + I.
2: fare clic sul pulsante App nella barra laterale.
3: dovresti vedere un’opzione per App e funzionalità. Fai clic su di esso, quindi scegli i punti rivolti verso il basso accanto a qualsiasi app nell’elenco, seguito dal pulsante Disinstalla. Segui le indicazioni o le istruzioni sullo schermo e l’app verrà rimossa dal tuo sistema.
Disinstallare programmi dal pannello di controllo
Il nostro metodo finale per disinstallare le app e i programmi su Windows 11 prevede uno sguardo al Pannello di controllo.
1: cerca Pannello di controllo nel menu Start, quindi fai clic per aprire l’app quando la vedi.
2: nella sezione Programmi, scegli Disinstalla un programma.
3: da lì, cerca il tuo programma nell’elenco, fai clic con il pulsante destro del mouse e quindi scegli Disinstalla.
Ripuliamo il disco in maniera approfondita
Di tanto in tanto, più o meno una volta al mese, è bene effettuare una pulizia profonda del disco rigido per eliminare tutti quei file che vengono lasciati lì dai programmi e dallo stesso Windows nel corso della loro esecuzione. Per nostra fortuna Windows ha delle utility specifiche per ripulire il disco che per velocità ed efficacia non hanno nulla a che invidiare a soluzioni commerciali offerte da terze parti. In Windows 10 apriamo le impostazioni premendo i tasti Windows + I, poi clicchiamo su Sistema e Archiviazione.
Nella parte centrale della schermata controlliamo che lo slide Sensore memoria sia disattivato, quindi clicchiamo su Configura sensore memoria o eseguilo ora. Scegliamo le impostazioni che riteniamo più opportune per le voci Elimina dal cestino i file presenti da piùdi: e Elimina dalla cartella download i file che non sono stati aperti per più di:, poi portiamoci verso il basso e clicchiamo su Pulisci ora per avviare la pulizia del sistema. In Windows 11, seguiamo gli stessi passi fino ad Archiviazione, poi però qui dovremo scorrere verso il basso per trovare la sezione Consigli per la pulizia e cliccare su di essa.
A questo punto troveremo diverse sezioni. Ad esempio cliccando su File temporanei potremo scegliere di cancellare i download e i file temporanei di installazione di Windows, poi ci sono ancora le sezioni File di grandi dimensioni o inutilizzati, File sincronizzati con il cloud e App inutilizzate. Sezione per sezione basta selezionare le opzioni disponibili e poi cliccare su Pulisci in fondo alla sezione per avviare la pulizia.
In questo articolo metteremo a confronto gli SSD e i tradizionali HDD, differenze tra i due tipi di supporto.
SSD vs HDD: pregi e differenze dei diversi tipi di hard disk
Lo scontro SSD vs HDD fa tornare alla ribalta il tema dello storage, sempre più importante anche nel gaming su PC.
Mentre i giocatori console devono per forza di cose gestire il poco spazio a loro concesso dalle macchine Sony, Nintendo e Microsoft, su computer la situazione è diversa. La grande espandibilità delle configurazioni permette facilmente di aggiungere GB supplementari.
Ma quale tipo di soluzione per l’archiviazione è giusto scegliere? Cerchiamo di fare chiarezza su quale supporto preferire tra SSD e HDD mettendoli a confronto su velocità, affidabilità e prestazioni con i giochi.
Le differenze fra tipi di storage
Per prima cosa, mettiamo a confronto la nomenclatura dei due supporti, SSD e HDD. Con SSD intendiamo le unità a stato solido (solid state disk), mentre con HDD intendiamo i classici hard disk (hard disk drive). Le differenze più sostanziali, però, sono ben altre. Ecco un rapido riepilogo:
In termini di velocità pura, gli SSD sono più veloci degli HDD;
Gli SSD sono più silenziosi degli HDD, a causa della loro struttura interna;
Gli SSD sono più piccoli degli HDD, per via delle componenti utilizzate;
Gli HDD sono più inclini a rompersi e a danneggiarsi, vista la presenza di parti meccaniche in movimento;
Il prezzo, una volta discriminante fondamentale nella scelta tra i due tipi di storage, ormai non è più molto differente tra una soluzione e l’altra. Gli HDD continuano a essere davvero molto economici, ma gli SSD sono acquistabili comunque a prezzi accessibili.
SSD e HDD: il confronto fra le velocità
Se la semplice risposta “gli HDD sono più lenti degli SSD” non basta, allora il discorso deve farsi necessariamente più tecnico. Ovviamente non esiste una sola velocità di funzionamento per gli SSD, quindi il confronto che andiamo a fare è relativamente teorico.
In ogni caso, un SSD standard può leggere dati a una velocità di circa 550 megabyte per secondo (MBps), e scrivere a 520 MBps. Un hard disk tradizionale, invece, può arrivare a una velocità di lettura e scrittura di circa 125 MBps.
In generale, dunque, la velocità di lettura e scrittura di un SSD è circa quattro volte superiore rispetto a quella di un HDD.
Per il gaming è meglio SSD o HDD?
Pare evidente che le unità a stato solido sono più veloci e performanti. Ma questa velocità aiuta a giocare meglio?
La risposta generale è: sì, senza dubbio. La differenza maggiore la si sente soprattutto nei caricamenti, considerata la maggiore velocità di lettura degli SSD. Una differenza che, tradotta in termini pratici, può essere anche di parecchi secondi.
Qualche anno fa, il fattore prezzo faceva comunque preferire gli HDD di grandi dimensioni. Questo perché i giochi moderni occupano sempre più spazio: il solo Red Dead Redemption 2, ad esempio, richiede 150 GB di spazio libero su disco.
Ora che il prezzo al GB dei solid state drive è sceso, anche il fattore capacità non è più così centrale. Pertanto, gli SSD sembrano essere la migliore soluzione anche in ambito gaming, soprattutto in quei giochi dove sono previsti tanti caricamenti di elementi grafici.
E per quanto riguarda l’affidabilità, quale storage è meglio?
Qui non c’è confronto: un SSD si comporta molto meglio del classico disco fisso.
Per capire perché, ci si deve rifare alla struttura interna di queste soluzioni. In un HDD, una testina gira sopra a una pila di dischi. Va da sé che un urto troppo forte potrebbe rompere la testina, che di per sé è già piuttosto fragile. In teoria, un hard disk può sopportare urti fino a 20-30 G. Non è un dato particolarmente elevato, visto che anche una semplice caduta da una scrivania può portare alla completa rovina del disco.
Gli SSD, invece, non presentano parti meccaniche in movimento, e resistono anche a urti di 1500 G. Oltre a essere più veloce, dunque, un disco di questo tipo è generalmente più resistente.
Come se la cavano SSD e hard disk insieme?
Molte configurazioni PC gaming vedono la presenza contemporanea di unità a stato solido e hard disk. Sull’SSD, ad esempio, si vanno a installare programmi e giochi. L’HDD, invece, è dedicato allo storage.
Diciamo che questa situazione oramai si sta evolvendo, considerato ancora una volta l’abbassamento dei prezzi degli SSD. Un buon modello a stato solido da 1 TB ormai ha raggiunto un prezzo abbordabile, e pertanto si potrebbe anche optare per la presenza di un solo SSD nella propria configurazione.
Senza contare che, nel momento in cui un gioco è installato su un SSD, ma deve rifarsi a dati presenti su un HDD (ad esempio file grafici supplementari), le prestazioni comunque ne risentiranno.
In definitiva, chi vince fra SSD vs HDD?
La nostra risposta tende a essere: SSD.
Ora che i prezzi sono molto più bassi che in passato, e i modelli con capacità elevata sono disponibili a un costo accessibile, non vediamo molte ragioni per non scegliere una unità a stato solido. I software girano più velocemente, l’avvio di Windows è cosa di pochi secondi, la fruizione di media complessi come i videogiochi è più rapida.
L’arrivo sul mercato dei modelli con form factor M.2, inoltre, apre nuovi scenari, soprattutto sul fronte delle prestazioni e della gestione dello spazio all’interno del case.
Per questo motivo, nella lotta SSD vs HDD, in un’ottica di gaming, non possiamo che suggerire la prima opzione.
Più veloci in assoluto: secondo l’istituto di ricerca californiano G2M nei prossimi due anni l’NVMe diventerà il protocollo di interfaccia storage dominante negli SSD,
Cos’è la tecnologia NVMe (Non-Volatile Memory Express) e a cosa serve
L’NVMe (Non-Volatile Memory Express) è una specifica di interfaccia per la trasmissione di dati fra computer (host) e dispositivi di memorizzazione attraverso introdotta nel gennaio 2013.
Caratteristiche delle SSD più veloci
Oggi le SSD più veloci sul mercato sono quelle che utilizzano le specifiche di interfaccia host controller NVMe, SATA III (o Sata 3.0, SATA 600) o SAS-3 12 Gbps.
tratta di prodotti dai prezzi e dai rapporti fra capacità, prestazioni e robustezza, nonché dagli use case (pc, server, data center) molto divergenti: la scelta fra questi tipi di SSD deve essere molto ben valutata. A caratterizzare tutte le SSD più veloci sono tempi di risposta (o latenza) nelle operazioni I/O (input/output) dell’ordine delle poche centinaia di microsecondi, in contrasto con le unità di millisecondi che caratterizzano gli hard disk magnetici.
Questo rende possibile raggiungere performance nell’ordine delle centinaia di migliora di IOPS di lettura random e delle decine di migliaia di IOPS in scrittura random. A livello di bandwidth di lettura e scrittura sequenza, gli SSD più performanti offrono dai 500 MB/s (SATA 3), ai 2 GB/s (SAS 3) ai 3,5 GB/s (NVMe con bus PCIe 3.0 x4, dove x4 si intende il numero di corsie utilizzate). Con PCIe 4.0, i più nuovi SSD NVMe possono raggiungere i circa 5 GB/s in scrittura e 4,4 GB/s in scrittura.
Sia le elevate prestazioni sia le densità rese possibili dall’utilizzo della tecnologia flash NAND a strati disposti verticalmente (3D NAND), mettono a dura prova gli SSD. Per questo, i vendor delle SSD più veloci e affidabili promettono Mean time between failures (MTBF) di 2-2,5 milioni di ore e specificano l’endurance dei diversi modelli di drive, espressa con il numero di operazioni massime di riscrittura totale del drive che può essere effettuata in un giorno durante il periodo di 5 anni di garanzia (Drive writes per day, o DWPD). Tipicamente si va da a 0,1 a 5 DWPD, ma ce ne sono anche da 10 DWPD.
Differenze tra unità SSD NVMe e SATA
I confronto fra le unità SSD NVMe e SATA è quello più realistico, in quanto si tratta delle due tecnologie oggi più interscambiabili a livello di prezzi e casi d’uso. La differenza principale fra NVMe e SATA riguarda i set di comandi utilizzati (dimezzati con NVMe) e la loro gestione (nel MVNe sono mappati sulla memoria condivisa dell’host su PCIe). L’aumento della densità di dati memorizzabili nelle SSD ha reso auspicabile ridurre la latenza nell’esecuzione delle operazioni I/O, sfruttando al meglio il parallelismo offerto dal bus PCIe e la presenza di sempre più core nelle moderne CPU.
Esempi applicativi e vantaggi per le aziende
I drive NVMe stanno ampliando i loro use case nelle aziende. Uno dei più noti è il loro utilizzo nel boot dei server. Rispetto a quanto avviene con gli HDD, con le SSD NVMe possono bastare pochi secondi. Oltre all’utilizzo come bootable disk, crescono quelli che capitalizzano sulla grande quantità di dati memorizzabili in poco spazio e accessibili in tempi quasi reali.
In commercio sono molti i tipi di unità SSD (unità a stato solido) a disposizione, e può risultare difficile decidere se acquistare uno o l’altro.
L’archiviazione dei dati è cambiata molto negli ultimi anni. Prima degli SSD, i dischi fissi (HDD) erano gli unici tipi di archiviazione che conoscevamo, ed erano molto macchinosi e lenti (e anche rumorosi). Non ci rendevamo conto di quanto fossero lenti all’epoca, ma con la comparsa degli SSD, tutto è cambiato!
In questo articolo illustriamo differenza tra SSD di ultiama generazione, M.2 e NVMe, così potrai decidere di cambiare l’unità di archiviazione del tuo Pc ed avere prestazioni elevate che non immaginavi.
Cos’è un SSD M.2
M.2 è ciò che è noto come “fattore di forma“. Il connettore M.2 ha accesso al bus PCI-express 3.0, SATA 3.0 o USB 3.0, a seconda del tipo di dispositivo M.2 collegato. Questo fattore di forma è il più usato per la sua facile versatilità.
Le unità SSD M.2 sono molto piccole: le loro dimensioni minime sono spesso paragonate a una gomma da masticare. Gli SSD M.2 sono collegati direttamente alla scheda madre con uno zoccolo M.2, rispetto alle tradizionali unità SATA basate sull’utilizzo di cavi per collegarsi alla scheda madre. Questo è un enorme vantaggio, specialmente nei sistemi che utilizzano più di un’unità di archiviazione.
Western Digital, ad esempio, offre sia una versione da 2,5, sia una versione M.2. che offre le stesse prestazioni della versione da 2,5. Tutto ciò che è necessario è uno slot M.2 compatibile sulla scheda madre.
Cos’è un SSD NVMe
Ora andiamo a vedere i modelli più performanti, basati su NVMe (memoria non volatile). Gli SSD sono memorie ad alta velocità simili alla RAM, ma poiché SATA 3.0 aveva il limite di 6 GB/s, le velocità degli SSD alla fine si stabilizzavano. La tecnologia NVMe consente agli SSD di liberare il loro vero potenziale: velocità elevatissime.
Gli SSD NVMeproducono un aumento di velocità 4 volte superiore rispetto agli SSD SATA! Proprio come l’aggiornamento da un HDD ad un SSD fa una differenza enorme, dalle velocità di avvio alla velocità di caricamento dei file, l’aggiornamento a un SSD NVMe porterà vantaggi ancora superiori.
Dal momento che gli SSD si sono evoluti in unità NVMe basate su M.2, ancora una volta beneficiamo immensamente dell’aumento della velocità. L’aggiornamento ad un SSD NVMe è ancora la massima evoluzione possibile e probabilmente non te ne pentirai.
Windows 10 May 2020 Update è il primo core update che Microsoft ha rilasciato quest’anno per il suo sistema operativo.
Subito dopo il rilascio dell’aggiornamento , sono iniziate ad aumentare in maniera considerevole le segnalazioni da parte degli utenti , su problemi riscontrati nel computer : ultimamente questa cosa in casa Microsoft non sembra essere una novità. Problemi riconosciuti dalla stessa Microsoft che si è attivata celermente per risolverli. La notizia arriva da un report pubblicato dal sito web Bleeping Computer.
La maggior parte sono spariti nelle ultime settimane grazie a patch rilasciate ad hoc, ma altri sono ancora presenti e una di questi può distruggere una componente indispensabile del PC: l’SSD.
L’applicazione “Deframmenta e ottimizza unità” , che dovrebbe aiutare gli utenti a capire quando un hard disk ha la necessità di essere deframmentato , per far guadagnare un po’ di performance al computer, mette a serio rischio , l’SSD nel personal computer. Dopo l’aggiornamento il tool mostra messaggi sbagliati, rischiando di danneggiare pesantemente l’SSD del PC. “Deframmenta e ottimizza unità” è un tool che in pochi conoscono all’interno di Windows 10, ma che in realtà svolge un ruolo fondamentale. Gestisce la salute degli hard disk e suggerisce agli utenti quando effettuare la deframmentazione e ottimizzare le prestazioni del PC, cosa però che si rivolge prettamente ad hard disk magnetici, non quelli allo stato solido (SSD).
Di base, un SSD non andrebbe MAI deframmentato, ma il tool di Windows 10 utilizza un sistema diverso di ottimizzazione per le unità SSD e per questo motivo è preferibile tenerlo attivato: se funzionasse correttamente! Dopo l’aggiornamento a Windows 10 May 2020 Update, il tool suggerisce in continuazione di ottimizzare manualmente l’SSD anche se è già stato appena fatto. Deframmentare il disco SSD non fa altro che danneggiarlo, fino a portarlo all’inutilizzo completo. Un problema grave, soprattutto se sul disco sono presenti file importanti.
Come risolvere il problema
Microsoft è già a conoscenza di questo problema e ha realizzato una patch che è stata rilasciata solo per la versione beta di Windows 10. Se i test daranno esito positivo, l’update con la fix sarà disponibile per tutti già nelle prossime settimane.
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