Telecamera per la tua auto 4K con sistema di visione notturna e registrazione automatica in caso di incidente. Wi-Fi e sincronizzazione con lo smartphone.
Sulle automobili di fascia alta più recenti è normale avere installata una telecamera in grado di riprendere quello che avviene durante il viaggio o anche quando la vettura è parcheggiata.
Oggi è possibile installare una telecamera come la Beptap 4K Dash Camsu qualsiasi automobile e avere la sicurezza che in caso di incidenti o di tentato furto quando è parcheggiata ci sia una prova video di quello che è successo.
Grazie al sensore Sony STARVIS IMX335, la dash cam è in grado di gestire automaticamente l’esposizione in situazioni sia di massima luminosità che di oscurità, in modo da acquisire chiaramente i numeri di targa e altri dettagli importanti.
Inoltre il sensore di gravità integrato, molto sensibile, si attiverà in caso di collisione, registrando automaticamente quello che succede e impedendo eventuali possibili sovrascritture.
Wi-Fi integrato!
Grazie alla fotocamera frontale grandangolare da 170° non restano praticamente punti ciechi, mentre la presenza di un sensore Wi-Fi permette di sincronizzare in tempo reale la dash cam con lo smartphone.
Oltre alla presa USB, necessaria per l’alimentazione, è presente anche una porta HDMI a cui collegare un visore esterno.
Sulla dash cam è comunque presente un piccolo display da 3 pollici.
Attenzione che la scheda di memoria non viene fornita in dotazione. Un modello da 64 GB costa comunque solo 10 €.
Modalità parcheggio
La dash cam 4K di Beptap può funzionare anche in nostra assenza.
Basta impostare la modalità parcheggio direttamente dal display.
In questo modo ogni volta che la videocamera rileverà un movimento nel suo raggio d’azione, inizierà a registrare un video.
Naturalmente nella maggior parte dei casi non si tratterà di tentativi di effrazione, ma nel caso qualcuno dovesse danneggiare l’auto o tentare di rubarla, tutto verrà salvato come video sulla scheda di memoria.
Dimentica le carte di credito che possono essere clonate da un negoziante o da un sito pirata.Abilita il pagamento nei negozi con lo smartphone e nessun dato personale verrà condiviso.
L’utilizzo delle carte di credito per i pagamenti di tutti i giorni continua ad aumentare. Questo grazie anche a iniziative come il cashback di stato che ha offerto un rimborso in euro a chi usava i metodi di pagamento elettronico. Purtroppo insieme al loro utilizzo aumentano anche i tentativi di truffa e le clonazioni delle carte di credito da parte di falsi bancomat negozianti pirati. In realtà un metodo sicuro per pagare senza comunicare i propri dati esiste ed è quello di utilizzare il proprio smartphone al posto della carta.
In Italia i servizi che si appoggiano al chip di comunicazione NFC sono principalmente Google Pay, Apple Pay e Samsung Pay. Il vantaggio rispetto alla carta di credito è che quando appoggiamo lo smartphone al POS non vengono comunicati i nostri dati, che restano al sicuro sui server di Google, Apple o Samsung. Ma viene generato uno speciale token anonimo che autorizza il pagamento e allo stesso tempo ne tiene traccia sul nostro dispositivo.
Il rischio di truffe è praticamente inesistente. Anche nel caso in cui ci venisse rubato lo smartphone, il servizio non potrebbe essere usato senza il riconoscimento dell’impronta digitale o del volto.
Il solo vero limite è che per attivare il servizio dovremo avere una carta di credito gestita da una delle banche convenzionate e naturalmente uno smartphone con il chip NFC integrato e attivo. Per quanto riguarda il chip NFC questo è ormai presente anche sui dispositivi di fascia bassa. Potremo comunque controllare la sua presenza nei telefoni Android dal menu Impostazioni > Preferenze di connessione. Nel corso del 2021 la maggior parte degli istituti bancari si è accordata con Google e Apple per offrire questo servizio; per avere la certezza comunque possiamo consultare per Google Pay la pagina https://support.google.com/pay/answer/9093458 mentre per Apple Pay la pagina https://support. apple.com/it-it/HT206638 e per Samsung Pay la pagina https://www.samsung.com/it/services/samsung-pay/
Oltre che con lo smartphone è possibile pagare anche con lo smartwatch, anche in questo caso naturalmente dovremo avere un dispositivo abilitato. Al momento ci sono gli Apple Watch che consente di pagare con Apple Pay, i principali modelli di Galaxy Watch che sono abilitati ai pagamenti con Samsung Pay e più in generale la maggior parte degli smartwatch con il sistema operativo Wear OS che consentono di pagare con il sistema Google Pay. Il meccanismo per pagare con lo smartphone è lo stesso per tutti e tre i sistemi, nella pagina successiva mostreremo quello di Google Pay che rimane il più usato tra chi ha uno smartphone Android.
Prima di impostare il pagamento via smartphone assicuriamoci che la nostra banca lo accetti
1
Dopo esserci accertati che la banca a cui è appoggiata la nostra carta di credito sia abilitata al servizio Google Pay e che sul nostro smartphone sia presente e attiva la connessione NFC, potremo scaricare l’app Google Pay dallo store di Android. Nel caso il nostro dispositivo non abbia i requisiti sufficienti non riusciremo comunque a scaricarla. Per prima cosa dovremo concedere i permessi richiesti, cioè considerare l’app come Predefinita e in grado di accedere ai nostri file.
Quindi dovremo selezionare la voce Aggiungi una carta e scegliere la carta di credito o anche di debito (bancomat) che vogliamo abilitare per Google Pay. In realtà potremo usare questa app anche per archiviare le tante carte fedeltà, quelle regalo o anche gli abbonamenti ai servizi di cui disponiamo. In tutti questi casi potremo fare a meno di portare le carte fisiche con noi e selezionare volta per volta la carta che ci interessa solo facendoci un tap sopra. Nel nostro caso abbiamo caricato la carta fedeltà di un paio di supermercati, quella di una libreria e anche quella delle Ferrovie dello Stato.
L’app è compatibile con centinaia di emittenti di cui troveremo l’elenco una volta scelto il tipo di funzione che ci interessa. Potremo inserire il codice a barre della carta che vogliamo inserire semplicemente riprendendolo nel mirino della fotocamera, oppure anche inserendo i dati manualmente.
2
Dopo avere inserito i dati della carta di credito o di debito, l’app si collegherà al server della nostra banca e noi dovremo confermare l’operazione direttamente dall’app della banca stessa. Da quel momento potremo utilizzare quella carta per i pagamenti. Un’altra operazione indispensabile è quella di attivare un sistema di sicurezza, possibilmente il riconoscimento dell’impronta digitale quello del viso. In alternativa resta comunque possibile impostare un codice PIN di almeno sei cifre.
Infine il nostro telefono dovrà soddisfare tutti i requisiti di sicurezza a partire dal più importante: non dovrà cioè essere stato sbloccato con i privilegi di root. Solo in questo caso, infatti, un eventuale malware potrebbe introdursi nella zona riservata e recuperare i nostri dati. Una volta che tutti i requisiti indicati nella seconda schermata sono stati soddisfatti potremo iniziare a usare lo smartphone per i nostri pagamenti nei negozi.
3
Nella terza schermata possiamo vedere la configurazione di Google Pay pronta per il pagamento. Dovrà apparire il simbolo a onde blu di NFC sopra la carta e l’indicazione Avvicina al lettore. A differenza della carta fisica, non ci verrà chiesto di inserire il codice PIN di sicurezza nel caso di acquisti superiori ai 25 euro. Dopo avere avvicinato lo smartphone al POS (va bene anche se ha una custodia) sentiremo il bip di conferma e l’acquisto resterà nella cronologia del telefono.
Non è previsto un numero massimo di carte che potremo aggiungere all’app, basterà seguire per ciascuna la procedura di contatto all’app della banca (che deve essere installata sul nostro smartphone) al momento dell’inserimento dei dati.
Invece, per quanto riguarda la possibilità di collegare uno smartwatch compatibile, ciò potrà avvenire attraverso una sincronizzazione dall’app di Wear OS. Per pagare avvicinando l’orologio dovremo naturalmente avere nel raggio di azione anche lo smartphone, a meno che il nostro smartwatch non abbia una propria scheda SIM integrata che lo rende autonomo.
Pagare con l’iPhone (o con Apple Watch)
Lanciato nel 2014 negli Stati Uniti, Apple Pay è il primo sistema di pagamento diretto dallo smartphone ed è disponibile in Italia dal 2017, anche se solo negli ultimi due anni si sono convenzionati i principali istituti bancari del nostro Paese. Apple Pay può essere usato con tutti i modelli di iPhone a partire da iPhone 6, con iPad Air 2 e superiori e con tutti i modelli di Apple Watch.
Potremo usarlo sia per fare acquisti online, dal browser Safari, che direttamente nei negozi. In questo caso basterà avvicinare il telefono, l’orologio o il tablet al POS per concludere l’acquisto. Per poterlo attivare dovremo aggiungere al nostro wallet una carta di credito compatibile. Prima di tutto, però, dovremo avere impostato il nostro ID Apple su iCloud. A differenza dei dispositivi Android, dove occorre scaricare un’app dallo store, con gli iPhone è sufficiente aggiungere la carta di credito al proprio wallet, una specie di portafogli elettronico che permette di archiviare anche biglietti per i trasporti, biglietti per eventi e carte fedeltà.
Prima di eseguire il pagamento è necessario effettuare il riconoscimento del volto con Face ID nei modelli più recenti, oppure con l’impronta digitale o anche il codice PIN nel caso non funzionassero gli altri sistemi di riconoscimento. Per utilizzare Apple Pay sull’Apple Watch dovremo avere sincronizzato i due dispositivi e configurare Apple Pay dall’app Watch di iPhone. Per pagare dovremo avvicinare l’orologio al POS e quindi premere due volte il tasto laterale. Un bip e un segno di spunta confermeranno il successo dell’operazione.
Grazie a questa utility possiamo archiviare in totale sicurezza i dati e password di accesso di tutti i nostri account e recuperarli facilmente quando ci servono, sia su un qualsiasi computer sia sullo smartphone.
La sicurezza del nostro computer e delle password di accesso ai vari servizi online è un problema che ci accomuna tutti. Ormai sono decine i siti ai quali ci siamo registrati e che richiedono un login quando dobbiamo accedervi, con altrettanti nomi utente e password da ricordare, e che magari devono essere forzatamente cambiati di tanto in tanto.
Vista la quantità di dati da memorizzare e da tenere al sicuro, faremmo bene ad affidarci a un cosiddetto password manager, ovvero a un’applicazione progettata per memorizzare le credenziali di accesso ai vari servizi online, archiviandole in modo sicuro con una crittografia efficace, magari disponibile per diverse piattaforme, non solo su PC ma anche su smartphone e addirittura in grado di compilare autonomamente i campi di nome utente e password quando richiesti. In questo caso abbiamo scelto NordPass, perfetta per lo scopo anche nella versione gratuita. Ecco come utilizzarla.
Attraverso l’app Satispay, pagamenti veloci e commissioni gratis fino a 10 euro.
Le commissioni bancarie, che in qualche caso possono arrivare anche al 2% del totale da pagare, sono una delle ragioni per cui molti negozianti preferiscono non accettare bancomat e carte di credito. In questi ultimi anni sta invece riscuotendo molto successo un’app particolare come Satispay. Questa infatti non chiede commissioni per acquisti fino a 10 euro e oltre questa cifra chiede al commerciante solo un importo fisso di 20 centesimi. Insieme a questa politica di commissioni minime, Satispay sta portando avanti un’operazione pubblicitaria molto aggressiva. Operazione che le ha permesso di convincere oltre 180.000 negozi in tutta Italia a convenzionarsi.
Si tratta, in pratica, di incentivi forniti ai clienti come cashback che possono arrivare al 3% anche condizioni speciali per chi paga con Satispay. Il sistema di localizzazione dell’app è molto ben realizzato e consente di visualizzare in tempo reale i negozi convenzionati più vicini a dove ci troviamo e per ciascuno di mostrare la percentuale del cashback o la presenza di offerte dedicate. Il meccanismo di pagamento è veramente semplice e veloce: basta aprire l’app, selezionare il negozio in cui ci si trova, digitare l’importo e confermare. Il trasferimento di denaro sarà immediato e l’esercente dovrà solo accettare la richiesta affinché il pagamento vada a buon fine. Non occorre quindi nemmeno il chip NFC, come per i pagamenti con le carte tradizionali, basta avere una connessione Internet attiva.
Budget su misura
Satispay non si appoggia alle carte di credito. È connesso direttamente al nostro conto corrente, creando uno speciale conto parallelo che potremo usare per le piccole spese di tutti i giorni. Il sistema utilizzato per alimentare questo conto è particolare. In pratica dovremo scegliere quanti euro avere a disposizione, da un minimo di 25 a un massimo di 300.
Alla fine della settimana se la cifra è inferiore a quella stabilita, questa verrà rimpinguata direttamente dal nostro conto corrente, il tutto senza alcuna commissione. Solo per il primo trasferimento dal nostro conto corrente sarà necessario attendere un paio di giorni.
Non solo negozi
Satispay nasce come app per acquisti al volo nei negozi. Oltretutto con un budget massimo di 300 euro non potremo, nemmeno volendo, acquistare prodotti pregiati come computer o capi di abbigliamento firmati. Con Satispay, però, è possibile effettuare alcuni tipi di pagamento online, come l’acquisto di ricariche telefoniche il pagamento di multe o bolli. Per eseguire un pagamento online, dopo esserci accertati di avere un saldo sufficiente, dovremo fare tap sull’opzione Servizi collocata nel menu in basso e scegliere il tipo di pagamento che ci interessa.
Potremo anche creare un Salvadanaio su misura all’interno del quale andrà in automatico l’importo del cashback che otteniamo dagli acquisti e anche il resto fino a un euro. Se così, per esempio, abbiamo pagato 1,60 € per un cappuccino, i 40 centesimi residui andranno in automatico nel salvadanaio e nel nostro conto principale avremo solamente importi arrotondati all’euro.
Trasferimento veloce in tempo reale
Sempre dall’app potremo trasferire del denaro a un amico che come noi utilizza Satispay senza pagare alcuna commissione e in tempo reale. Basterà selezionare la voce Busta Regalo, selezionare il destinatario, l’importo ed eventualmente aggiungere anche un messaggio. Si tratta di una modalità utile anche per saldare piccoli debiti. Infine la voce Donazioni consente di contribuire anche con pochi euro a iniziative benefiche, in questo momento il beneficiario è l’associazione Save The Children per l’Ucraina.
Come trovare la password Wi-Fi su Windows 11. Impossibile accedere alla propria rete domestica? Niente paura!
La password Wi-Fi è una delle chiavi di accesso che più ci si dimentica facilmente.
Tutta “colpa” dell’opzione che consente di memorizzare in automatico le credenziali associate alla rete Internet di casa dopo il primo collegamento, tanto sul computer quanto su smartphone e tutti gli altri dispositivi mobili.
A complicare ulteriormente le cose ci si è messo pure il tasto WPS (Wi-Fi Protected Setup) presente nella stragrande maggioranza dei router in commercio: è sufficiente premerlo per connettere in automatico il dispositivo desiderato alla rete Wi-Fi domestica, senza la necessità di digitare (e dunque ricordare) la parola chiave.
Ci sono però alcune situazioni in cui conoscere la password Wi-Fi è ancora importante. Ad esempio quando si riceve la visita di un amico o un parente a casa e una delle prime richieste è appunto la password Wi-Fi del router.
Oppure quando si acquista una nuova Smart TV e la si deve configurare per la prima volta, senza disporre dell’utile funzione offerta dal pulsante WPS.
Ma ora, scopriamo insieme come trovare la password Wi-Fi dimenticata.
Scopri la password Wi-Fi tramite Impostazioni
Uno dei metodi più intuitivi per recuperare la password su Windows 11 prevede l’utilizzo delle Impostazioni e della scheda Rete e Internet.
Ecco nel dettaglio la procedura:
1.Fai clic sul menu Start (icona con il logo Microsoft) e nella finestra che si apre, seleziona Impostazioni (icona a forma di ingranaggio). Per aprire le Impostazioni di Windows 11 puoi anche usare la scorciatoia da tastiera Win + I.
2.Nella finestra Impostazioni seleziona dal menu laterale a sinistra la scheda Rete e Internet.
3.Nella nuova schermata visualizzata clicca sulla scheda Impostazioni di rete avanzate, ultima opzione in fondo.
4.Ora individua l’intestazione Impostazioni correlate e fai clic su Piùopzioni per la scheda di rete.
5.Pochi istanti dopo si aprirà la nuova finestra Connessioni di rete. A questo punto sposta il cursore del mouse in corrispondenza della tua rete Wi-Fi, fai clic destro e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce evidenziata in grassetto Stato.
6.Nella finestra Stato di Wi-Fi fai clic sul pulsante Proprietà wireless.
7.La nuova schermata mostra in automatico le informazioni correlate al tab Connessione. Per vedere invece la password Wi-Fi occorre selezionare il tab Sicurezza.
8.Adesso non ti resta che fare clic sul quadratino accanto a Mostra caratteri per visualizzare la password Wi-Fi del router.
Ora che hai trovato la password puoi connettere un altro dispositivo alla rete Internet o condividerla al tuo ospite.
E se per la prossima volta non vuoi ripetere l’intera procedura, dovendo accendere il computer e ricordare tutti i passaggi elencati qui sopra, la soluzione migliore è copiare la chiave di sicurezza della tua rete e conservarla in un luogo sicuro.
Volendo puoi salvarla sulla rubrica del telefono, assegnandole un nome fittizio.
Password Wi-Fi in chiaro tramite PowerShel
Un altro metodo per vedere la password della tua rete Wi-Fi prevede l’utilizzo di PowerShell, la shell avanzata disponibile su tutti i PC con a bordo il sistema operativo Windows, e l’inserimento di una riga di comando.
Rispetto alla soluzione precedente richiede meno passaggi, ma per chi ha poca dimestichezza con i comandi avanzati di Windows è preferibile sfruttare la procedura di sopra, essendo più intuitiva per la maggior parte degli utenti comuni.
Ecco quali sono i passaggi da seguire:
1.Fai clic destro sul menu Start (icona del logo Microsoft) e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce Terminale Windows (Admin).
2.Nella finestra Controllo dell’account utente, alla domanda “Vuoi consentire a questa app di apportare modifiche al dispositivo?” seleziona il pulsante Sì.
3.Ora che hai aperto la finestra PowerShell, digita la seguente riga di comando e premi Invio sulla tastiera del computer:
netsh wlan show profiles
4.Fatto questo, digita la seguente riga di comando (in sostituzione di Wi-Fi Profile dovrai inserire il nome della rete Wi-FI per cui intendi trovare la password) e premi di nuovo Invio della tastiera:
netsh wlan show profile name=”WiFi-Profile” key=clear
5.Individua adesso l’intestazione Impostazioni sicurezza: la password Wi-Fi del router di casa è mostrata accanto alla voce Contenuto chiave.
Una volta che hai individuato la password vale lo stesso discorso fatto in precedenza.
Hai lasciato incustodito il cellulare sulla scrivania dell’ufficio e temi di essere stato spiato? Scopri se qualcuno ha usato il tuo smartphone!
Come controllare se qualcuno ha usato il mio smartphone?”. Sicuramente ti sarà capitato di farti questa domanda. Oggi gli smartphone sono le scatole nere della nostra vita, contengono nostre informazioni che spesso non conosce nemmeno l’amico più stretto.
Si può ben comprendere quanto ci possa inquietare il pensiero che qualcuno possa aver avuto accesso al dispositivo in nostra assenza.
Per incastrare il curioso di turno ecco alcune pratiche soluzioni che fanno al caso nostro, sia per smartphone Android che per dispositivi Apple. Vedremo come fare a scoprire se il curioso di turno è riuscito ad accedere ai nostri dati o se è stato bloccato dalle misure di sicurezza. Le soluzioni si baseranno su funzioni incluse nei sistemi operativi e su app dedicate.
Il primo indizio: la schermata di blocco
Può sembrare banale ma la schermata di blocco è il primo bastione che difende la nostra privacy, per questo è sempre meglio utilizzare PIN non ovvii (alcuni codici sono sicuramente da evitare, per esempio, 1234, 0000 o la propria data di nascita) oppure pattern di sblocco banali. Le schermate di sblocco mostrano un avviso quando si supera il numero di tentativi previsti (in genere 5). Se noti l’avviso è chiaro che qualcuno ha digitato il codice di accesso più volte per tenta-re di accedere al tuo dispositivo (senza successo).
Secondo indizio: il consumo di batteria
Se temiamo che il malintenzionato abbia superato la schermata di blocco e sia riuscito a utilizzare il nostro smartphone, un metodo da investigatori per scoprirlo è semplicemente esaminare i dati dettagliati dell’utilizzo della batteria. Sia il sistema Android che iOS (il sistema di iPhone e iPad) offrono infatti statistiche di utilizzo dettagliate dei consumi.
Per trovarle su Android, basta:
Aprire il menu Impostazioni.
Premere sulla voce Batteria.
Qui alcune personalizzazioni di Android mostrano un grafico dettagliato dei momenti in cui lo smartphone è stato utilizzato.
Analogamente su iOS esiste una funzione davvero molto simile, per trovarla basta:
Aprire l’app Impostazioni.
Quindi premere su Tempo di utilizzo e poi su Visualizza tutte le attività.
Infine scorrere fino alla sezione Attivazioni schermo dove è presente un comodo grafico con tutti gli orari in cui lo schermo del dispositivo è stato acceso.
Se si nota che lo schermo è stato acceso e ha consumato energia quando noi non stavamo utilizzando il telefono, vuol dire chiaramente che qualcuno ha usato lo smartphone a nostra insaputa.
Inoltre, si consiglia di controllare anche quali siano le app che consumano più energia, se per caso è qualche app misteriosa (di cui non riconosci il nome) a consumare molta energia che non sia un’app di sistema o il Google Play Service, conviene disinstallarla, potrebbe essere un’app per spiare lo smartphone installata da qualcun altro a nostra insaputa.
Terzo indizio: scoprire se qualcuno ha usato il mio smartphone
Dopo aver modificato il PIN di sblocco o il pattern con uno sicuro, è il momento di tendere una trappola allo spione di turno.
App per Android
Farlo su Android è semplice, sul Play Store di Google sono presenti un paio di ottime app apposite:
Lockwatch
Third Eye – Intruder Detection
CrookCatcher
Tutte e tre funzionano in modo molto simile, sostituendo la schermata di blocco classica di Android con un’altra e scattando una foto con la fotocamera frontale del dispositivo se qualcuno cerca di accedere sbagliando il PIN o il Pattern di sblocco.
Lockwatch e CrookCatcher sono anche particolarmente utili contro i ladri, in quanto inviano un’email con la foto della persona che tenta di sbloccare il telefono e la sua posizione GPS.
La versione a pagamento di Lockwatch permette di prendere più istantanee in serie dello spione e di registrare un breve audio dopo il tentativo di sblocco fallito.
Inoltre permette di scattare foto anche dopo il riavvio del telefono e la sostituzione della SIM.
Sono tutti software abbastanza leggeri e quindi dal bassissimo impatto sulla batteria e sulle prestazioni dello smartphone.
Tutte queste soluzioni, per funzionare a dovere, al primo avvio hanno bisogno che si forniscano dei permessi, la procedura è guidata.
App per iOS
Per iOS e per Mac è molto apprezzata l’applicazione antifurto Prey Find my Phone, che è gratuita nella sua versione base.
Già con la versione gratuita Prey Find my Phone offre varie funzionalità utili per la protezione e monitoraggio del dispositivo.
Tra queste, per esempio, troviamo la possibilità di creare una “zona di sicurezza” e attivare alcune azioni nel caso in cui il dispositivo esca o entri dalla zona di sicurezza impostata: come, per esempio, scattare una foto con la fotocamera anteriore e posteriore per “immortalare” il presunto malintenzionato.
Reazione ai messaggi di WhatsApp, come funziona? La svolta social della piattaforma è servita. Nel giro diqualche giorno, dopo l’atteso aggiornamento, tutti gli utenti potranno sperimentare la nuova funzione.
Dopo aver annunciato la funzione Community, WhatsApp compie un passo ulteriore verso l’universo social con un’altra importante novità.
La piattaforma di messaggistica istantanea ha infatti introdotto la possibilità di inserire reazioni con emoji direttamente a contenuti e messaggi scambiati in chat, secondo un meccanismo identico a quello previsto ad esempio da Facebook a partire dal 2016.
La nuova funzionalità era stata annunciata a metà aprile, ma per arrivare al rilascio effettivo si è dovuti passare attraverso tempi tecnici tutto sommato contenuti.
Quante e quali reazioni si potranno mettere
Saranno 6 le emoji disponibili inizialmente per le reaction: il pollice alzato, il cuore rosso, la faccina che ride con le lacrime agli occhi, l’espressione stupita, quella triste e, infine, le mani giunte.
Quest’ultima emoji viene largamente utilizzato per indicare la preghiera, ma in realtà si tratta di una sorta di “batti cinque” concepito per dire “grazie”, molto utilizzato in Giappone.
Reazioni ai messaggi di WhatsApp come funziona?
Come accennato, la reazione potrà essere inserita con le stesse modalità di Facebook.
Sarà sufficiente selezionare un messaggio, tenendo premuto sullo stesso per almeno un secondo, e comparirà a tendina una stringa con le 6 reaction in dotazione.
L’utente dovrà dunque sceglierne una, rilasciando poi il dito.
Il meccanismo sarà uguale sia per dispositivi Android sia per iPhone.
Una volta scelta e inoltrata la reazione, l’autore del messaggio riceverà in automatico una notifica che lo informerà in tempo reale.
A livello di interfaccia, la notifica sarà visibile come tutte le altre notifiche di WhatsApp.
A cosa servono le reaction
Come era avvenuto per Facebook, anche per WhatsApp si è tornati a chiedersi: ma a cosa servono le reazioni? Le abitudini comunicative sono state rivoluzionate dall’arrivo dei social e sono evolute con l’evolversi delle stesse piattaforme.
Anche e soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di pubblicazione e risposta.
Le reaction rappresentano in questo senso un sistema più pratico e immediato per indicare gradimento o altro a un messaggio ricevuto, senza prendersi la briga di inviare a propria volta un messaggio di risposta, magari contenente soltanto un emoji.
Soprattutto Instagram ha confermato l’ormai diffusa abitudine di “chiudere” le conversazioni in chat con una reaction “cuore” all’ultimo messaggio.
La funzione si rivela particolarmente utile nelle chat di gruppo, per ridurre la mole di messaggi scambiati e “reagire” più agevolmente a contenuti inviati tempo prima dai partecipanti.
Aggiungere le canzoni nelle storie di Instagram, il trucco da veri influencer per rendere il tuo account più cool.
Instagram è uno dei social network più apprezzati degli ultimi tempi e si può dire che ha preso il posto di Facebook, facendo breccia soprattutto nel pubblico più giovane.
In questa guida scopriremo tutti i modi per inserire della musica nelle Storie Instagram: un semplice trucco che è in grado di renderle ancora più coinvolgenti.
La musica non si compone solo della melodia, ma spesso sono i testi a fare la differenza. Sono i testi che possono aiutarci a esprimere meglio i nostri stati d’animo ed è con questo scopo che nasce l’adesivo Musica su Instagram che ci permette non solo di aggiungere le canzoni come sottofondo delle nostre Storie, ma anche di mostrarne il testo alla stregua di un vero e proprio “karaoke”.
Scopriamo insieme come fare.
In primo luogo si deve creare una nuova Storia.
Per farlo basta:
Avviare l’App Instagram.
In alto premere il tasto caratterizzato dal + per entrare nella schermata di creazione di un nuovo contenuto.
In basso premere Storia.
A questo punto si potrà scegliere se scattare una foto, o se tenere premuto il tasto di scatto per creare un video, o se importare una foto o un video prelevandolo dai nostri file multimediali.
Una volta scelto il contenuto, foto o video che sia, si può procedere all’inserimento del Widget dedicato alla musica.
Farlo è molto semplice, basta:
Premere in alto a destra l’icona raffigurante un volto sorridente a forma di sticker.
Fra le molte alternative proposte premere su Musica. Quindi scegliere una canzone dalla lista.
Quest’ultima è suddivisa in due sezioni: Per te, dove saranno elencati una serie di brani che l’app ci consiglia in base ai nostri gusti; Cerca, utile per trovare un brano specifico.
Per essere sicuri che la scelta sia corretta si può premere sull’icona tonda col triangolino posta accanto al nome del brano per ascoltarne un’anteprima.
Si può quindi procedere alla scelta dalla canzone da inserire nella Storia facendo tap sul titolo della canzone.
A questo punto si aprirà la schermata per scegliere la parte del brano musicale da inserire e se si vuole mostrare o meno il testo della canzone (e con quale layout).
Se ci serve solo la musica come sottofondo, possiamo utilizzare lo slider giallo e viola a fondo pagina per trovare la parte preferita del brano di nostro interesse, e scorrere fra le opzioni fino a mostrare il solo riquadro o la copertina.
Il widget musica è facilmente raggiungibile seguendo il percorso +/Stickers/Musica.
Una volta scelto dove collocare il widget si può completare la nostra Storia e pubblicarla premendo il tasto Fine.
Inserire il testo delle canzoni
La procedura è analoga a quella che abbiamo visto nel paragrafo precedente, di cui si devono ripetere i sei passi.
A questo punto, nella schermata che si apre una volta fatto tap sull’icona Musica, si possono premere le icone in basso che ci consentono di scegliere l’animazione da dare alle parole.
Scelto lo stile di animazione, si può andare avanti e indietro nel testo della canzone tramite lo slider così da scegliere la parte di canzone di nostro gradimento.
Una volta selezionato tutto, si può finalizzare la Storia per pubblicarla premendo in alto sul tasto Fine.
Usare una canzone non presente nel widget Musica
Il widget Musica permette di utilizzare una varietà davvero sterminata di brani, ma può capitare che si abbia in mente una canzone specifica perfetta per un dato momento e che si voglia utilizzare per inserirla come sottofondo in una Storia.
In questo caso si può utilizzare un servizio di streaming musicale come Spotify, Deezer, Apple Music e YouTube Music, per avere in riproduzione il brano desiderato.
Quindi, mentre la musica è in riproduzione, si può procedere alla creazione della Video Storia, girando un video tramite la fotocamera del telefono, oppure girandolo direttamente dall’app tenendo premuto a lungo il tasto di scatto.
In questo modo, durante la ripresa del video sarà registrata anche la musica riprodotta dal servizio di streaming e si riuscirà a ottenere la propria musica preferita nelle Storie Instagram.
È consigliabile utilizzare questo metodo durante la registrazione di video in luoghi non troppo rumorosi per evitare che il chiasso sovrasti l’audio della canzone.
Musica in un Reel Instagram
Oltre alle Storie esistono anche i Reel, ovvero dei brevi video aggiunti nelle ultime versioni dell’app Instagram con l’obiettivo di battere la concorrenza spietata di TikTok.
In questo paragrafo vedremo come inserire musica all’interno dei nostri Reel.
Come i muser di TikTok sanno bene, così come gli hashtag, anche le canzoni sono fondamentali per il successo di un contenuto.
Anche su Instagram la situazione è analoga. Andiamo quindi a scoprire la semplice procedura:
Per realizzare un Reel innanzitutto dobbiamo avviare l’app Instagram.
Quindi premere il tasto + per aggiungere un contenuto.
In basso premere su Reel.
Nella barra a sinistra fare tap sull’icona a forma di nota musicale.
Qui si potrà scegliere uno dei brani consigliati oppure utilizzare la barra di ricerca in alto.
Per controllare che il brano sia quello scelto da noi, possiamo fare tap sul tasto Play presente di fianco al nome per riprodurre una breve anteprima.
Individuato il brano d’interesse, tramite il comodo slider in basso, possiamo scegliere la parte di canzone da usare.
Infine si fa tap su Fine.
Terminata la procedura, a lato, al posto della nota musicale, comparirà la copertina del brano presente nel Reel. A questo punto siamo pronti per creare il nuovo coinvolgente video con sottofondo musicale.
Da smartphone a microfono pro in poco tempo grazie all’app magica che trasforma il tuo cellulare in un dispositivo per la registrazione e la manipolazione audio.
La sempre più crescente versatilità d’utilizzo degli smartphone di ultima generazione, permette oggi di utilizzarli per gli impieghi più disparati.
Tra le tante possibilità funzionali di questi formidabili dispositivi, spicca quella d’impiegarli per la registrazione e la manipolazione audio.
La dotazione di microfoni integrati sempre più sensibili e la disponibilità di potenza computazionale e memoria interna in quantità, consentono infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, anche di poter fare a meno di attrezzature dedicate.
Ecco come fare
Complice di questa vocazione tecnologica ad ampio spettro, la presenza nei vari Store di applicazioni specifiche e ben fatte che, gratuitamente o al costo di pochi euro, trasformano un telefono di recente fabbricazione in una sofisticata stazione di elaborazione e produzione audio.
Tra le tante app disponibili, la nostra scelta è ricaduta su Lexis Audio Editor, per la sua versatilità e la sua estrema facilità di utilizzo.
Lexis Audio Editor è compatibile sia con sistemi Google Android che Apple iOS.
Installiamo il tool per manipolare l’audio
Colleghiamoci al Play Store dal nostro terminale Android, digitiamo Lexis Audio Editor.
Visualizzati i risultati, selezioniamo Lexis Audio Editor di PamSys, dopodiché clicchiamo Installa, quindi attendiamo il termine dello scaricamento e dell’installazione.
Autorizzazioni
Lanciamo l’app. Al primo avvio, Lexis Audio Editor richiede l’autorizzazione per accedere alle foto e ai contenuti multimediali presenti nel dispositivo.
Per proseguire clicchiamo Consenti. Alla richiesta successiva, ossia di consentire all’app la possibilità di registrare audio, clicchiamo nuovamente Consenti.
Interfaccia principale
L’interfaccia di Lexis Audio Editor è organizzata in 3 aree principali.
In alto a sinistra sono visibili due vu meter che permettono di monitorare i livelli audio. Più a destra, invece, una serie di pulsanti permette di controllare le operazioni di trasporto, come play, stop, pausa e così via.
In basso, invece, troviamo l’area di visualizzazione della forma d’onda.
Regoliamo il bitrate di salvataggio
Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo l’ultima voce in basso Options/Help. Clicchiamo Options/Quality e scegliamo 320kb/s.
Selezioniamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente. Clicchiamo nuovamente la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata principale.
Mono o stereo?
Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo Options/Help/Options. Scorriamo in basso fino a trovare Record stereo into a mono channel.
Per mantenere la registrazione in stereo deselezioniamo la casella di controllo omonima.
Per acquisire in mono selezioniamo la casella di controllo. Clicchiamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente.
Inizio registrazione
Puntiamo lo smartphone verso la sorgente audio da acquisire e premiamo Rec (pallino rosso).
Osserviamo il livello della sorgente tramite i Vu Meter a sinistra. Se è troppo basso scorriamo verso destra lo slider Rec Vol per aumentare il livello del segnale in ingresso.
Al termine della registrazione clicchiamo Stop (quadratino).
Fatto questo, Lexis Audio Editor visualizza la forma d’onda relativa all’audio acquisito.
Riascoltiamo e salviamo
Per riascoltare la registrazione premiamo Play. Se l’audio soddisfa le aspettative procediamo al salvataggio: clicchiamo il pulsante Save visibile in alto a destra.
Clicchiamo nello slot Name, assegniamo un nome al file e scegliamo Fine.
Clicchiamo nello slot Format, e selezioniamo un formato di salvataggio tra quelli disponibili. Infine completiamo con Save.
Dissolviamo in entrata
Per evitare clic all’inizio e alla fine della registrazione applichiamo una dissolvenza in entrata.
Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza.
Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine.
Clicchiamo i tre puntini in alto a destra. Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade In.
Dissolviamo in uscita e salviamo
Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza in uscita.
Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine della dissolvenza. Clicchiamo i tre puntini in alto a destra.
Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade Out. Ascoltiamo il risultato.
Grazie alle app disponibili per i tanti servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione, da quelli fiscali a quelli medici o automobilistici, è finalmente possibile dire addio una volta per tutte alle file di ore nei vari uffici per ottenere il certificato che ci serve.
Siamo convinti che gran parte dei nostri lettori possa raccontare esperienze disastrose nei loro rapporti con la Pubblica Amministrazione. Come ad esempio attese di ore al telefono o di persona con in mano un numerino. La burocrazia è sempre stata una delle bestie nere di noi italiani, ma ora sembra che qualcosa stia finalmente cambiando.
Le nuove app della Pubblica Amministrazione sono sicuramente complesse. Eppure sembrano funzionare abbastanza bene, anche quando si tratta di gestire miliardi di dati fiscali, medici o automobilistici. In realtà l’app IO, quella cioè che dovrebbe mettere a disposizione dei cittadini gran parte delle informazioni che li riguardano, è probabilmente quella che al momento funziona meno. Si è rivelata utile per controllare l’andamento del cashback e dei vari bonus. Mentre sono ancora pochi i comuni convenzionati che permettono di utilizzarla per necessità importanti come l’iscrizione dei bambini alla scuola materna o alla mensa.
Trattandosi di app che gestiscono dati riservati è indispensabile che siano a prova di pirata. Per questo viene richiesta per tutte l’identità digitale SPID. Oppure in alternativa la Carta di Identità Elettronica con il PIN, che pochi però hanno a disposizione. In ogni caso sono ormai oltre 26 milioni (dati ufficiali fino a novembre) gli italiani che dispongono dell’identità SPID. Ottenerne una è sempre più semplice: basta recarsi in un ufficio postale o farsi riconoscere da un’app come PostelD.
Stiliamo una breve guida sulle app utili per la Pubblica Amministrazione che a nostro parere sono indispensabili per i cittadini sia in ambito medico (Fascicolo Sanitario), che fiscale (Equiclick), che automobilistico (iPatente). L ‘ultima arrivata, poi, non è nemmeno un app, ma un sito Internet (anpr.interno.it) da cui scaricare tutti i certificati anagrafici in carta libera e da bollo. Lo abbiamo provato e siamo riusciti ad avere in pochi secondi il certificato che ci serviva. Sembra proprio che le file agli uffici anagrafe saranno solo un brutto ricordo!
Per accedere a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione è ormai indispensabile avere a disposizione l’identità digitale SPID. Questa richiede il riconoscimento certificato e l’accesso protetto attraverso l’app di un gestore abilitato. Chi ha già un conto con Poste Italiane o una carta PostePay, e per questo ha anche il suo numero di telefono confermato, potrà ottenere facilmente l’abilitazione all’identità digitale SPID attraverso un codice di verifica SMS.
Tutti gli altri potranno recarsi direttamente in un ufficio postale per l’identificazione (costo 12 euro). Oppure identificarsi con la Carta di Identità Elettronica o con iI Passaporto Elettronico direttamente da casa. Lo si può fare utilizzando l’appPostelD, la stessa che poi sarà necessaria per confermare la propria identità ogni volta che vorremo usare lo SPID per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. Il servizio è gratuito per chi ha il PIN collegato alla carta di identità o al passaporto. Gli altri invece dovranno pagare un contributo di 10 euro necessario per il riconoscimento attraverso la webcam. Infine c’è anche la possibilità di registrarsi eseguendo un bonifico di un euro dal proprio conto corrente e in questo modo utilizzare il riconoscimento effettuato dalla propria banca.
Secondo i piani del governo, grazie alI’ app IO dovrebbe essere possibile entrare in contatto con tutti gli enti pubblici della Pubblica Amministrazione. In realtà finora l’app IO si è rivelata preziosa per consultare il cashback sui pagamenti elettronici, ottenere il bonus biciclette e quello vacanze e per scaricare il certificato Green Pass. La disponibilità dei servizi locali per quanto concerne la Pubblica Amministrazione dipende in gran parte dai singoli comuni. Alcuni ad esempio consentono anche di iscriversi a servizi essenziali come i prescuola, i centri estivi, le scuole materne o gestire i tributi locali come rifiuti, IMU e ICI. Altri comuni, invece, non sono nemmeno presenti: per accertarsene occorre controllare direttamente il menu Servizi Locali.
In ogni caso per accedere all’app è necessario avere l’identità digitale SPID o una carta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comune al momento dell’emissione. Oltre agli enti locali ci sono quelli nazionali come ACI, Agenzia delle Entrate, lnail, INPS e lstat. Purtroppo però nella maggior parte dei casi si viene rimandati ad altre app dei singoli gestori. Interessante, invece, la possibilità di pagare direttamente gli avvisi di pagamento della Pubblica Amministrazione inquadrando semplicemente il QR Code presente sul bollettino e utilizzando la carta di credito per pagare.
Un’unica app permette di avere sempre sottocchio i punti che ci restano sulla patente e lo storico di quelli che abbiamo guadagnato e perso nel corso degli anni precedenti. Si tratta di iPatente, l’app ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Direttamente dall’app è possibile conoscere i dati relativi alla revisione e all’assicurazione non solo dei veicoli che possediamo, ma attraverso una ricerca basata sul numero di targa, anche di tutti quelli immatricolati in Italia.
Non solo, ma attraverso il database nazionale potremo conoscere la classe ambientale del veicolo e quindi sapere se può circolare nelle zone soggette a limiti. Inoltre possiamo controllare se può essere guidato dai neopatentati e naturalmente accertarci che sia assicurato. Si tratta di dati fondamentali per chi vuole acquistare un’automobile oppure anche solo venirne a conoscenza in caso di sinistro. È anche possibile verificare lo stato di avanzamento del processo di lavorazione delle nostre pratiche presso gli uffici della Motorizzazione Civile. Anche in questo caso per accedere all’app è indispensabile avere l’identità digitale SPID o in alternativa una Carta d’Identità Elettronica con codice PIN. La precedente possibilità di accedere con nome utente e password non è più valida.
Non fa piacere a nessuno mettersi in contatto con Equitalia, il gestore delle tasse per tutti i cittadini italiani. E, tuttavia, piuttosto che perdere una giornata di lavoro per ottenere informazioni di persona, è sicuramente più comodo utilizzare un’app come Equiclick. Anche in questo caso per accedere all’area riservata occorre avere un account SPID o in alternativa la Carta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comune. O in alternativa le vecchie credenziali necessarie per accedere al sito di Equitalia. Nell’area riservata è possibile conoscere in ogni momento la nostra situazione debitoria aggiornata, con le cartelle da pagare, quelle che possono essere rateizzate e anche quelle già saldate.
Particolarmente utile la possibilità di consultare la lista dei pagamenti rateizzabili, ottenere la rateizzazione del debito (è possibile rateizzare un debito fino a un massimo di 60.000 euro) e cominciare subito a pagare dall’app. Inoltre è possibile chiedere di sospendere la riscossione, se possiamo dimostrare di non dover pagare gli importi richiesti dall’ente creditore. Particolarmente interessante è anche la possibilità di attivare il servizio Se Mi Scordo, in modo da essere avvisati attraverso SMS o email quando è necessario saldare i pagamenti.
In Italia sono le regioni a gestire la sanità pubblica e per questo non esiste una sola app, ma tanti fascicoli sanitari regionali. Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente.
Tra i servizi disponibili ci sono le ricette prescritte dal medico di base che possono essere scansionate direttamente dalla farmacia. Inoltre è possibile consultare i referti specialistici e di laboratorio e salvarli direttamente sullo smartphone. Sono presenti referti risalenti al 2009, cioè 13 anni fa. E’ possibile comunque filtrarli per categoria e visualizzare, per esempio, solo quelli delle analisi di laboratorio.
Inoltre dall’app è possibile visualizzare i dati sul medico di base, consultare e gestire gli appuntamenti e gestire le informazioni per eventuali figli minorenni. Infine, sempre dall’app, è possibile consultare le informazioni riferite alle varie vaccinazioni e scaricare la versione più recente del Green Pass.
Da pochi mesi è finalmente disponibile per tutti l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente. In questo caso non si tratta di un’app, ma di un servizio Web che permette di scaricare gratuitamente i certificati dal sito anpr.interno.it o di riceverli tramite email. E possibile scaricare o ricevere in pochi secondi tutti i certificati anagrafici, da quello di nascita al certificato di matrimonio o di residenza, compresi quelli per altri componenti della propria famiglia anagrafica.
I certificati vengono scaricati in formato PDF e possono essere stampati e utilizzati quando necessario. A partire dal primo febbraio, alcuni Comuni inizieranno inoltre a offrire il servizio per il cambio di residenza o di domicilio all’interno dello stesso comune, occorre solo controllare dal sito se il nostro comune è tra questi. Per accedere al servizio dell’ Anagrafe Nazionale è possibile utilizzare l’identificazione digitale SPID oppure la Carta d’Identità Elettronica, ma solo se si ha il PIN fornito dal Comune. Una volta selezionato il certificato che ci interessa, per noi o per un altro componente della nostra famiglia, potremo scegliere se scaricarlo in carta libera o in bollo. Fino al 31 dicembre di quest’anno non sarà necessario pagare nessuna imposta anche nel caso di richiesta di certificato in bollo. Quest’ultimo è forse il passo più importante che ha fatto la Pubblica Amministrazione verso la digitalizzazione.
Questo sito consente l'invio di Cookie di terze parti al fine di migliorare la navigazione offrendo servizi correlati. Premendo il tasto "Accetta" Cookie accetti l'utilizzo dei cookie. Per ulteriori informazioni su come questo portale utilizza i Cookie puoi selezionare il tasto Leggi di più. Puoi modificare il consenso premendo il tasto Impostazioni.
Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza durante la navigazione nel sito Web. Di questi, i cookie classificati come necessari vengono memorizzati nel browser in quanto sono essenziali per il funzionamento delle funzionalità di base del sito Web. Utilizziamo anche cookie di terze parti che ci aiutano ad analizzare e capire come utilizzi questo sito web. Questi cookie verranno memorizzati nel tuo browser solo con il tuo consenso. Hai anche la possibilità di disattivare questi cookie. Ma la disattivazione di alcuni di questi cookie potrebbe influire sulla tua esperienza di navigazione.
I cookie necessari sono assolutamente essenziali per il corretto funzionamento del sito web. Questa categoria include solo i cookie che garantiscono funzionalità di base e caratteristiche di sicurezza del sito web. Questi cookie non memorizzano alcuna informazione personale.
Cookie
Durata
Descrizione
__hssrc
sessione
This cookie is set by Hubspot whenever it changes the session cookie. The __hssrc cookie set to 1 indicates that the user has restarted the browser, and if the cookie does not exist, it is assumed to be a new session.
_GRECAPTCHA
6 mesi
This cookie is set by the Google recaptcha service to identify bots to protect the website against malicious spam attacks.
cookielawinfo-checkbox-advertisement
1 anno
Set by the GDPR Cookie Consent plugin, this cookie is used to record the user consent for the cookies in the "Advertisement" category .
cookielawinfo-checkbox-analytics
11 mesi
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
cookielawinfo-checkbox-functional
11 mesi
The cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
cookielawinfo-checkbox-necessary
11 mesi
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
cookielawinfo-checkbox-non-necessary
11 mesi
Set by the GDPR Cookie Consent plugin, this cookie is used to record the user consent for the cookies in the "Non-necessary" category .
cookielawinfo-checkbox-others
11 mesi
Set by the GDPR Cookie Consent plugin, this cookie is used to store the user consent for cookies in the category "Others".
cookielawinfo-checkbox-performance
11 mesi
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
Qualsiasi cookie che potrebbe non essere particolarmente necessario per il funzionamento del sito Web e viene utilizzato specificamente per raccogliere dati personali dell'utente tramite analisi, pubblicità, altri contenuti incorporati sono definiti come cookie non necessari. È obbligatorio ottenere il consenso dell'utente prima di eseguire questi cookie sul tuo sito web.
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Cookie
Durata
Descrizione
__cf_bm
30 minuti
This cookie, set by Cloudflare, is used to support Cloudflare Bot Management.
__hssc
sessione
HubSpot sets this cookie to keep track of sessions and to determine if HubSpot should increment the session number and timestamps in the __hstc cookie.
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Cookie
Durata
Descrizione
__hstc
sessione
This is the main cookie set by Hubspot, for tracking visitors. It contains the domain, initial timestamp (first visit), last timestamp (last visit), current timestamp (this visit), and session number (increments for each subsequent session).
_ga
2 anni
The _ga cookie, installed by Google Analytics, calculates visitor, session and campaign data and also keeps track of site usage for the site's analytics report. The cookie stores information anonymously and assigns a randomly generated number to recognize unique visitors.
_ga_78N9WP2E3X
2 anni
This cookie is installed by Google Analytics
CONSENT
2 anni
YouTube sets this cookie via embedded youtube-videos and registers anonymous statistical data.
hubspotutk
sessione
HubSpot sets this cookie to keep track of the visitors to the website. This cookie is passed to HubSpot on form submission and used when deduplicating contacts.
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
Cookie
Durata
Descrizione
VISITOR_INFO1_LIVE
6 mesi
A cookie set by YouTube to measure bandwidth that determines whether the user gets the new or old player interface.
YSC
sessione
YSC cookie is set by Youtube and is used to track the views of embedded videos on Youtube pages.
yt.innertube::requests
Mai
This cookie, set by YouTube, registers a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.