I suoi data center (DNS0) sono tutti nei 27 Paesi membri dell’Unione Europea, segue le norme del GDPR e ha indirizzi specifici per la navigazione sicura dei bambini.
Avevamo già parlato in passato dei super DNS, in un articolo precedente. Con il termine DNS si intende difatti il meccanismo che traduce gli indirizzi Web che scriviamo nel browser (come www.enjoysystem.it) negli equivalenti indirizzi numerici (indirizzi IP) comprensibili dai server e dai dispositivi (router, in termini generici) che costituiscono la Rete. Questo meccanismo di traduzione è in effetti fondamentale per il funzionamento di Internet ed esistono diversi server DNS che possiamo usare. In genere il server DNS viene scelto automaticamente dal nostro provider Internet, ma possiamo cambiarlo intervenendo sul nostro computer oppure sul modem/router di casa. Perché cambiarlo?
Perché alcuni DNS sono più veloci di altri, perché a volte certi DNS bloccano determinate pagine Internet oppure perché, come nel caso in questione, nascono dei server DNS che essendo posti in Europa, rispettano il GDPR e, inoltre, offrono velocità e navigazione sicura bloccando i siti ritenuti pericolosi. Parliamo di DNS0.
Il modo più comune per descrivere la funzione e lo scopo di un DNS (Domain Name System) è quello di paragonarlo sostanzialmente ad una sorta di rubrica telefonica che associa dei nomi di contatto a dei numeri di telefono.
All’interno di Internet, un DNS traduce i nomi mnemonici dei siti che siamo soliti digitare nella barra degli indirizzi, come google.it, negli indirizzi IP numerici usati dalla rete per raggiungere effettivamente i siti stessi. Se non esistessero i DNS dovremmo digitare i corrispettivi indirizzi IP (es: 84.125.98.147) per raggiungere una pagina web, e sarebbe molto complesso anche solo ricordarli.
Il nostro provider può fornire servizi di DNS che garantisce la connessione a Internet o da aziende o organizzazioni esterne, come Google (8.8.8.8) o Cloudflare.
Alcuni DNS posso filtrare o censurare determinati siti ritenendoli poco sicuri o possono avere caratteristiche più o meno attente alla privacy degli utenti che navigano in Internet.
Un risolutore DNS con data center solo in Europa
DNS0 è dislocato in decine di server presenti solo sui territori dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea. I server presenti in Italia sono finora 2, il data center ML2 di Equinix e il Telecom Italia Sparkle, entrambi a Milano.
La presenza di data center sui Paesi dell’UE permette inoltre di mantenere la risoluzione dei nomi quanto più vicino all’utente che ne fa richiesta, consentendo sulla carta una velocità di accesso maggiore.
DNS0 supporta tutti i più moderni protocolli DNS, quali DNS‑over‑HTTPS, DNS‑over‑TLS, DNS‑over‑QUIC, DNS‑over‑HTTP/3 e DDR Encrypted Upgrade. Tra questi si distingue il recente DNS‑over‑QUIC che permette di scambiare i dati tra server e client in forma crittografata.
Il nuovo DNS promette di proteggere gli utenti dal phishing, dal typosquatting, cioè i siti web malevoli che hanno nomi simili a quelli ufficiali, e che ci possono indurre facilmente in errore.
Quali sono gli indirizzi di DNS0
I risolutori che DNS0 offre sono tre: quello base; Zero per una sicurezza rafforzata; e Kids, che ha filtri più stretti sui domini e impedisce di raggiungere siti con contenuti ritenuti non adatti ai bambini.
Gli indirizzi del risolutore DNS0 sono:
IPv4
DNS Preferito: 193.110.81.0 DNS Alternativo: 185.253.5.0
IPv6 DNS Preferito: 2a0f:fc80:: DNS Alternativo: 2a0f:fc81::
Gli indirizzi del risolutore DNS0 Zero per la massima sicurezza sono:
IPv4
DNS Preferito: 193.110.81.9 DNS Alternativo: 185.253.5.9
IPv6 DNS Preferito: 2a0f:fc80::9 DNS Alternativo: 2a0f:fc81::9
Gli indirizzi del risolutore DNS Kids adatto alla navigazione dei bambini sono:
IPv4
DNS Preferito: 193.110.81.1 DNS Alternativo: 185.253.5.1
IPv6
DNS Preferito: 2a0f:fc80::1 DNS Alternativo: 2a0f:fc81::1
È possibile configurare questi indirizzi direttamente nel router o nelle impostazioni di rete del sistema operativo, oppure sceglierli specificamente per la navigazione Internet dei browser.
Il documento che indicherebbe la volontà di disconnettere la Russia da Internet ha in realtà un altro obiettivo: contiene indicazioni per proteggere i portali statali da attacchi esterni.
La Russia è in procinto di disconnettersi dall’internet globale in favore di una rete interna e completamente isolata rispetto al World Wide Web? Non è proprio così.
Sebbene il paese stia effettivamente lavorando dal 2019 a un’alternativa al network che oggi tutti utilizziamo per connetterci online, i documenti che nelle ultime ore sono trapelati sul web e che secondo qualcuno confermerebbero la volontà di disconnettersi entro l’11 marzo, indicano invece un’altra operazione. Cioè quella di rafforzare la protezione dei servizi statali da attacchi esterni.
La diffusione della notizia
A diffondere la notizia della supposta disconnessione è stato l’account Twitter di Nexta. Questo infatti nelle ultime ore ha pubblicato un documento firmato dal Ministero della Trasformazione digitale Andrei Chernenko. Tale documento riporta alcune indicazioni relative ai domini della pubblica amministrazione russa.
Prima di tutto, l’origine del documento non è confermata, così come non lo è la sua veridicità. Chi l’ha condiviso afferma che il testo, rivolto alle autorità esecutive federali e agli enti costitutivi della Federazione Russa, è trapelato. Tuttavia questo elemento non è stato confermato. Anche se fosse vero, però, il documento non contiene riferimenti alla disconnessione da internet.
Il governo russo ha smentito, ma in realtà già da ieri una significativa porzione del web non è più accessibile ai cittadini russi e la situazione potrebbe peggiorare ancora.
Il ministero della Sicurezza russo ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di disconnettere il paese dall’internet globale. Detto ciò sono però allo studio diversi «scenari» visto che il paese «è soggetto a continui cyberattacchi».
La comunicazione del governo è arrivata dopo che alcuni dei più importanti provider internet hanno annunciato che non ospiteranno più clienti russi. Una mossa questa che probabilmente causerà rallentamenti e disagi per gli utenti che si trovano in Russia.
La settimana scorsa, l’accesso a internet da parte della popolazione russa era già stato fortemente limitato dallo stesso governo.
Disconnessione?
Quello che emerge dai documenti circolati oggi è un piano del governo russo. Piano, in parole povere, per trasferire sul territorio nazionale, e quindi sotto il suo controllo, tutti i server che ospitano siti russi.
La mossa non equivale a una disconnessione dal resto di Internet, ma può rendere più fattibile una soluzione così drastica. Se infatti il governo dovesse decidere di tagliare i ponti digitali con l’esterno, i siti che si trovano fisicamente in Russia funzionerebbero all’interno di una “mini internet” russa e non sarebbero completamente perduti.
Nel caso invece di una disconnessione della Russia per intervento esterno, ad esempio nuove sanzioni, come chiesto dal governo ucraino, questa mossa permetterebbe di conservare tutti quei siti che hanno fatto in tempo a trasferirsi su server nazionali.
In questi due casi, i cittadini russi si troverebbero di fronte un web molto diverso rispetto a quello attuale. Limitato esclusivamente ai siti con un dominio “.ru” e, con ogni probabilità, con una qualità di connessione molto peggiore dell’attuale.
Spostamento entro l’11 marzo
Di base il testo riassume diversi punti ai quali viene chiesto di adeguarsi entro l’11 marzo. Si tratta, di base, di spostare i server e i domini statali nell’intranet russa. In pratica il network interno del paese e slegato dal World Wide Web. In breve, la lettera chiede di utilizzare dei DNS localizzati sul territorio del paese. Di cancellare i codici Javascript legati a risorse esterne, di non utilizzare hosting esteri, di usare domini .ru e di aggiornare le password attivando anche l’autenticazione a due fattori.
La Runet, la rete interna e schermata della Russia, resta ovviamente possibile in futuro, ma lo switch totale non sembra così immediato come qualcuno ha lasciato intendere. Anzi, sembra che il documento voglia delineare delle regole per sopravvivere al contrario: se il resto del mondo decidesse di escludere la Russia (o parte dei suoi servizi e siti) dal WWW, spostando tutto sulla rete interna si garantirebbe il funzionamento dei servizi governativi. Lo stesso varrebbe in caso di pesanti attacchi DDoS.
Sempre delle ultime ora è la notizia che la Cogent Communications, una delle principali aziende che fornisce dorsali oceaniche, ha chiuso i rapporti con la Russia. Un’azione che probabilmente porterà a una diminuzione delle velocità di rete nell’intero paese. A parte questo, difficilmente l’11 marzo la Russia sparirà dal web, anche perché un’operazione di questo tipo comporta dei rischi non da poco.
Sentiamo parlare ormai quotidianamente di server e client, ma cos’è un server e come funziona?
Vuoi creare un sito web e metterlo online o semplicemente migliorare le prestazioni del tuo sito già disponibile su internet? Molto probabilmente, se hai cercato consigli su come velocizzare un sito internet, senza dubbio avrai letto che l’uso di un server dedicato è in molti casi risolutivo per ottenere il massimo delle prestazioni da un sito internet.
Se questa è la prima volta che senti parlare di server, in questa guida ti spiego cos’è un server e qual è la definizione esatta. Inoltre, ti spiegherò come funziona un web server, come scegliere i migliori. Vedrai anche come trasformare il nostro computer in un server in grado di ospitare un sito web accessibile da qualsiasi parte del mondo.
Il server (servitore in inglese) è un elemento informatico e delle telecomunicazioni che elabora e gestisce le informazioni su una rete, restituendole a tutti coloro che ne fanno richiesta (clients).
La definizione per i non informatici:
Il server è gestore virtualedelle informazioni che stanno su una rete. Quindi, quando accendi il è pc e fai una ricerca su Google i risultati che vedi vengono restituiti da un server web. Quando entri all’interno di un sito web per esempio, tutte le informazioni contenute all’interno delle pagine fanno ad un server.
Tue ne fai richiesta quando apri la pagine e il server ti restituisce il risultato.
Di fatto questo processo avviene in modo automatico, di conseguenza l’utente non ne ha la percezione. Vediamo insieme che cos’è e come funziona un server, le differenze tra servere hosting e le tipologie di server più comuni.
Possiamo quindi dire che un server altro non è che un computer che ha il compito di elaborare e gestire il flusso dei dati richiesti da altri utenti connessi in rete – chiamati clients, cioè clienti – all’interno di una rete privata locale o su internet. In alcuni casi, viene anche chiamato host. Il termine server deriva dall’inglese to serve, che significa appunto serviente o servitore e risponde esattamente al suo ruolo svolto in rete. In pratica servire i dati o le pagine web richieste dagli utenti o visitatori. Quando parliamo di web server, invece, intendiamo server accessibili attraverso internet che ospitano siti web o servizi cloud.
Quando si parla di server in realtà ci si può riferire a più elementi informatici:
Al computer, cioè alla macchina fisica (hardware) che viene utilizzato per fornire informazioni ad altri computer.
Al software (programma) che permette di restituire le informazioni, utile al fine di compiere un processo (di seguito ti spiego meglio).
Hardware vs software: il primo è tutto ciò che si può fisicamente toccare, il secondo è il programma che consente alla macchina di fare i suoi compiti.
Per ricordarti di questo ti basta fare il giochetto della traduzione inglese e pensare che hard vuol dire duro, che quindi puoi toccare.
Spesso quando ci si approccia per la prima volta a creare un sito web e ad aprire un blog sorgono spontanee delle domande come: qual è la differenza tra un server e un hosting.
Un server è l’elemento fisico su cui sono gestite le informazioni, mentre l’hosting è lo spazio virtuale che contiene i dati.
Per intenderci meglio ti spiego come avviene il funzionamento della gestione dei contenuti all’interno di un sito web. Facciamo l’esempio di questo articolo che sto scrivendo e che quindi se stai leggendo ho già pubblicato nel mio blog.
Questa pagina è contenuta nel mio hosting condiviso di Aruba (puoi cliccare qui per dargli un’occhiata). Cioè uno spazio a pagamento annuale e che è “allocato” su un server. Questo vuol dire che al momento un unico server contiene diversi siti web e quindi diversi spazi virtuali intestati ai vari proprietari.
Il server è il computer che ti restituisce questo contenuto nel momento in cui apri questo sito. L’hosting è invece lo spazio virtuale su cui si trova. Nel web spesso questi due termini vengono considerati sinonimi, anche se per essere precisi non lo sono.
Di solito chi ha bisogno di un hosting?
Di solito tutti coloro che vogliono avere uno spazio in cui promuovere le proprie attività o semplicemente esprimere la propria opinione in merito ad un argomento, come:
Liberi professionisti
Aspiranti blogger
Piccole e medie imprese
Oggi è diventato molto più semplice avere uno spazio personale e gestirlo in autonomia.
Il server funziona grazie ad una rete di computer che si rifanno al modello client-server. Cioè un computer o più di uno fa una richiesta e un altro (il server) gli dà il risultato. Di solito lo schema è 1 computer server verso diversi computer clients.
In questo specifico articolo tratteremo dettagliatamente l’argomento server web. Questi altro non sono che server che ci consentono di fare richiesta e visitare i siti web recuperando così le informazioni che più ci interessano in quel momento. Ma come avrai immaginato esistono vari tipi di server.
Web server: questa tipologia è la più conosciuta e comune ed è quella che ti permette di accedere alle informazioni sul web. Un web server salava le informazioni, le elabora e le consegna ai client che le richiedono. Esistono varie tipologie di web server come Apache e Nginx.
DNS server: il domain name server è molto importante perché viene utilizzato per convertire un indirizzo IP nel nome di dominio, così che tu possa utilizzareenjoysystem.it invece che una serie di numeri che non ricorderesti mai.
Database server: si tratta di un server che permette di gestire banche dati, può essere ospitato su un hardware dedicato oppure su un semplice computer. Un esempio famoso è il database mySQL utilizzato dai siti web in WordPress.
File server: è un server che consente agli utenti di accedere ai file presenti un altro computer (il server), così da facilitare la comunicazione tra i vari computer.
Email server: è un programma che utilizziamo praticamente tutti ogni giorno e serve a ricevere e smaltire tutti i messaggi di posta elettronica comunicando con il client di posta che li riceve (il programma che hai installato sul tuo pc).
Proxy server: questo è il tipo di server un po’ più anomalo, nel senso che rispetto agli altri che hanno una funzione precisa questo fa da intermediario. Un esempio sono i sistemi di cache che permettono di conservare una copia del sito web così da farla caricare più velocemente nel computer client.
Per fare un esempio pratico di come funziona un server, posso spiegarti in maniera semplice cosa accade mentre visitiamo una pagina web.
Quando usiamo il computer, uno smartphone o tablet – in questo caso client – per navigare in internet, nel momento in cui apriamo una pagina internet stiamo richiedendo al server di fornirci tutti i dati – immagini, pagine HTML ed altre informazioni – utili per visualizzare la pagina web, video o altro contenuto direttamente sullo schermo del nostro device. In pochi secondi, il web server sarà in grado di elaborare la richiesta e inviare i dati al client che effettuerà il rendering dei dati ricevuti, mostrandoli sul display.
Ovviamente, per funzionare correttamente, un server necessità di componenti hardware – come CPU, RAM, hard disk e schede di rete. Inoltre necessita anche di software – sistema operativo Windows, Linux, centOS e altre componenti come cPanel o Plesk – in grado di farci configurare la macchine, effettuare queste elaborazioni e restare attivi ininterrottamente, anche per diversi anni. Maggiori saranno le risorse a disposizione, migliori saranno le prestazioni del server e dei siti ospitati.
La differenza tra server e client sta nel fatto che il server mette a disposizione un servizio che verrà usufruito da uno o più client, di conseguenza si potrebbe definire il fornitore del servizio. Per accedere al servizio/informazioni il client deve conoscere l’indirizzo ip del server. Questo nel caso dei siti web in realtà non lo vedi in modo diretto, perché mascherato dal nome dominio (DNS).
La funzione principale di un server è dunque quella di farti ottenere delle informazioni sulla tuo dispositivo, quest’ultimo definito appunto client.
Ovviamente, esistono varie tipologie di server da usare a seconda dello scopo che dobbiamo raggiungere. Escludendo le differenze strutturali dei server (che possono essere di tipo tower, rack o blade), osserviamo quelle che sono le differenze funzionali:
Web Server
Un server web comunica con i suoi client tramite protocollo HTTP, o ancora meglio, HTTPS. Questa tipologia è solitamente usata per ospitare siti internet e servizi accessibili tramite web. L’host quindi, invia dati in grado di essere interpretati e generati dai browser più comuni come Chrome, Firefox, Safari, Opera e Internet Explorer.
Mail Server
Anziché HTTPS, questo server sfrutta il protocollo Simple Mail Transfer Protocol, anche detto SMTP. È composto da moduli in grado di inviare, ricevere e quindi gestire messaggi di posta elettronica tramite webmail o client come Outlook, Mail o Thunderbird.
DNS Server
Sono utili per assegnare un nome di dominio a un web server presente in rete. I DNS – Domain Name System – sono importanti per convertire un indirizzo IP in un dominio, che viene solitamente digitato direttamente nella barra degli indirizzi del browser.
Game Server
È un tipo di server configurato e ottimizzato appositamente per consentire l’esecuzione di giochi online multiutente. Si tratta quindi di macchine dotate di numerose risorse hardware ad alte prestazioni affinché l’interazione tra i giocatori possa avvenire in maniera sincrona e con tempi di latenza impercettibili.
Proxy Server
Questo tipo di server è un intermediario tra le richieste che provengono dalla rete e l’indirizzo IP del server stesso. Le funzionalità di un server proxy sono molteplici, tra le più comuni, quelle che consentono di rendere anonimo un indirizzo internet o filtrare gli accessi.
Database Server
Sono computer utili per consentire l’accesso e la gestione di database. Nel caso di WordPress, ad esempio, dobbiamo necessariamente possedere un server database che sarà fornirà dati ogni volta che un visitatore arriverà sul nostro sito e vorrà visitare determinati contenuti.
File Server
Infine, se senti parlare di FTP (File Transfer Protocol), FTPS (FTP over SSL), SFTP (Secure File Transfer Protocol) o SCP (Secure Copy), si intendono i protocolli di trasferimento dei file server. Computer che hanno lo scopo di archiviare file e renderli consultabili da qualsiasi computer in rete autorizzato all’accesso. In parole semplici, i server di questo tipo sono spesso usati per fare backup in tempo reale di tutti i computer presenti in rete o per configurare un PC come se fosse un hard disk condiviso tra più computer.
Assolutamente si! Anche un normale computer che possediamo a casa può essere trasformato in un server web ma, ovviamente, nel momento in cui lo spegneremo, il sito internet o gli altri servizi hostati dal server non saranno più accessibili dagli altri dispositivi in rete. Per questo motivo è sempre più conveniente acquistare un server condiviso o dedicato.
Inoltre, per un uso sicuro e funzionale di un server web, è necessario conoscere nozioni tecniche avanzate per configurarlo in maniera corretta. Queste sono operazioni non semplici da eseguire.
Definito cos’è un server, come funziona e quali sono i tipi di server più diffusi, è bene sapere qual è il server migliore per le nostre esigenze.
Sono i provider di hosting (come Aruba, SiteGround, NetSons, OVH, VHosting e tanti altri) ad offrirci soluzioni server di ogni tipo a seconda dell’uso che dobbiamo farne; riguardo i costi: si parte da poche decine di euro all’anno fino a diverse centinaia mensili, in base alla configurazione scelta e ai servizi accessori inclusi nel servizio.
Poiché quando parliamo di server, parliamo anche di hosting, ti consiglio di dare un’occhiata alla guida su cos’è un hosting per saperne di più in base all’obiettivo che vuoi raggiungere, ma in linea di massima, puoi considerare queste indicazioni.
Scegli un server condiviso se vuoi pubblicare un sito internet amatoriale, vuoi semplicemente testare un progetto online e non hai particolari esigenze in termini di prestazioni; tuttavia, a seconda del provider, gli hosting condivisi sono più che sufficienti per supportare diverse migliaia di accessi ogni giorno a prezzi molto bassi.
Dovrai necessariamente optare per un server dedicato se vuoi che le risorse disponili sulla macchina siano utilizzabili solo ed esclusivamente dai tuoi siti internet o servizi hostati sul server: in questo caso, la soluzione sarà nettamente più costosa ma avrai la possibilità di configurare l’hardware e il software come preferisci.
Infine, negli ultimi anni, sono stati introdotti i server cloud e VPS: server condivisi ma con risorse virtuali dedicate. Molto meno costosi rispetto alle soluzioni totalmente dedicate, sono un buon compromesso per ottenere prestazioni di qualità a prezzi contenuti.
Spero che questa guida completa ai server sia stata utile per farti conoscere meglio questa branca dell’informatica e in particolare quella relativa agli hosting e alla pubblicazione dei siti web. Non ti resta che dare un’occhiata alla soluzioni offerte dai vari provider e scegliere quella con il miglior rapporto qualità prezzo a seconda del tuo scopo.
Da ieri, alcuni utenti stanno ricevendo una comunicazione direttamente da TIM. Al prossimo accesso a MyTIM saranno obbligati a cambiare la password del loro account, a causa dell’attacco di hacker che hanno violato i server dell’azienda. Questo ha costretto di fatto i clienti a cambiare le loro credenziali di accesso.
La comunicazione
L’attacco ha portato alla sottrazione dei dati degli utenti. E così, in via precauzionale, TIM ha preferito bloccare gli account coinvolti. Accedendo alla pagina principale dell’Area Privata di MyTIM costoro devono seguire le procedure per la reimpostazione della password.
Qui la comunicazione inviata dall’operatore via mail ai clienti.
Gentile Cliente,
desideriamo informarti che, a fronte delle attività di controllo di sicurezza sui nostri sistemi, sono state rilevate attività anomale, svolte da parte di soggetti terzi ignoti, che potrebbero mettere a rischio la riservatezza delle tue credenziali di accesso a MyTIM.
Per tua tutela e per garantire la sicurezza delle tue informazioni, stiamo provvedendo a disabilitare in via precauzionale le tue credenziali MyTIM, utilizzate anche per l’accesso ad alcuni servizi TIM correlati (TIM Party, TIM Personal), rendendo obbligatorio il cambio password al primo accesso all’Area privata MyTIM, da effettuare al seguente indirizzo https://mytim.tim.it/auth/recupero-password.html
Se hai già provveduto a modificare la password successivamente alla disabilitazione, ti consigliamo di valutarne la struttura ai fini di una maggiore sicurezza e nel caso di eseguire la procedura di modifica della stessa in occasione del prossimo accesso a MyTIM ed alla tua casella di posta elettronica. Al riguardo, riteniamo opportuno raccomandarti di non utilizzare più la vecchia password, né una simile, nonché di modificare la password utilizzata per l’accesso a qualsiasi altro servizio online, qualora coincidente o simile a quella precedentemente utilizzata su MyTIM.
Con l’occasione ti ricordiamo, quali misure idonee a prevenire abusi o frodi, di custodire accuratamente e non divulgare mai sul web le credenziali di autenticazioni a portali o sistemi, utilizzare password “strutturate” (es. composte da numeri, lettere maiuscole e minuscole, caratteri speciali) da cambiare periodicamente, di fare attenzione ad azioni di phishing, di aggiornare periodicamente il software sul tuo PC e cellulare e di utilizzare un Antivirus.
La compromissione delle credenziali di autenticazione potrebbe infatti comportare l’accesso da parte di terzi a servizi online ai quali ti sei registrato, con conseguente perdita di controllo sui tuoi dati personali, possibile acquisizione fraudolenta di informazioni che ti riguardano o anche eventuali situazioni di furto di identità.
Scegliere più password diverse
TIM coglie inoltre l’occasione per invitare gli utenti a considerare la robustezza della password scelta. E inoltre le giuste modalità di utilizzo. Quella nuova non deve essere troppo simile a quella vecchia (poiché, altrimenti, sarebbe facilmente indovinabile). Cosa fondamentale, deve anche essere possibilmente unica.
Infatti adoperando una password presso più servizi, associata al medesimo indirizzo email, chi riesce a impossessarsene può accedere a tutti i servizi ad essa connessi.
I dati rubati dagli autori dell’attacco non includono informazioni relative ai pagamenti. Tuttavia ciò non significa che il furto non avrà ulteriori conseguenze. E’ facile, per esempio, prevedere che presto inizierà una campagna di phishing che li sfrutterà.
TIM al momento non ha indicato il numero degli utenti coinvolti nella violazione dei server, che pare non essere stata per ora rivendicata.
Data Breach
La comunicazione non è delle migliori che il cliente pagante si potrebbe aspettare. In effetti è sempre colpa dell’hacker di turno, considerando che TIM sottolinea anche il fatto di sentirsi parte lesa nella vicenda. L’unico problema è che, avendo i dati dei clienti, il loro lavoro, oltre a erogare servizi telefonici, deve anche essere quello di proteggere tali dati.
Come gli esperti insegnano, in questi casi di crisi, ci si aspetta per lo meno delle scuse. Quest’ultime inesistenti nella loro comunicazione. Perché che lo si voglia o no, la colpa è anche del gestore (TIM) che non ha lavorato abbastanza bene per proteggere la propria struttura.
Nel rispetto della normativa vigente, TIM dichiara di aver comunicato informazioni sull’attacco hacker al Garante Privacy, tramite l’invio di una notifica formale.
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