Come funziona il diritto di recesso quando si tratta di
Per gli acquisti online, se cambiamo idea entro 14 giorni dall’acquisto è possibile esercitare il diritto di recesso disciplinato dall’articolo 54 del Codice del Consumo. Questa garanzia legale ci offre una tutela aggiuntiva: se il prodotto acquistato non ci piace, lo possiamo restituire senza fornire motivazioni e ricevere il rimborso pari al 100% del prezzo d’acquisto. I 14 giorni partono dal momento in cui il consumatore acquisisce il possesso fisico dei beni.
Questo diritto è stato inserito proprio per permettere al consumatore di verificare personalmente la qualità del bene acquistato a distanza.
Pertanto è bene sottolineare che il diritto di recesso non può essere esercitato in negozi fisici.
Infatti questo vale solo per acquisti effettuati in remoto, per esempio tramite siti di commercio elettronico. Tuttavia, anche se si acquista in un negozio fisico si può restituire il prodotto e procedere col rimborso, ma solo se si tratta di oggetti difettosi o danneggiati. Inoltre, il diritto di recesso non può essere esercitato da professionisti che acquistano il prodotto per la propria attività tramite Partita Iva.
Diritto di recesso previsto nel Codice civile e quello previsto nel Codice del consumo
Il diritto di recesso disciplinato dal Codice del Consumo presenta elementi differenti rispetto alla fattispecie regolata nel Codice Civile, all’art. 1373: “1. Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione. 2. Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione. 3. Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita. 4. È salvo in ogni caso il patto contrario“.
Dunque alle parti è consentito sottrarsi a tale disciplina generale. Infatti le stesse potranno concordare ed inserire nel contratto, altri elementi, come una maggiore garanzia per l’esercizio del recesso. Sempre da un punto di vista codicistico, il recesso è anche un mezzo per contestare la validità della transazione, in caso di vizi del contratto o di inadempimento dell’altro contraente.
Infine, il diritto di recesso regolato dal Codice del Consumo mira esclusivamente alla completa tutela del consumatore, in quanto considerato la parte debole del contratto.
Scatta la campagna per richiedere il bonus internet e pccon cui il governo punta a incentivare la diffusione delle connessioni a banda ultralarga nel paese. Nonostante le polemiche di consumatori e associazioni di categoria, oggi si parte con la fase uno, dedicata alle famiglie a basso reddito che potranno attivare una connessione ad almeno 30 Megabit al secondo e acquistare congiuntamente un pc o un tablet usufruendo di un buono fino a 500 euro.
A chi si rivolge?
Questa prima fase è dedicata soltanto alle famiglie con Isee finno a 20mila euro che sottoscrivono un’offerta di connessione a banda ultralarga (almeno 30 Mbps) comprensiva di un pc o tablet da acquistare. In questo caso l’incentivo di 500 euro sarà ripartito in una cifra tra i 200 e i 400 euro per coprire i costi dell’abbonamento e tra i 100 e i 300 euro per l’acquisto del dispositivo.
Come richiederlo?
Per usufruire del bonus i cittadini devono contattare esclusivamente – in negozio o online – uno degli operatori accreditati per l’erogazione dei servizi e sottoscrivere una delle offerte comprensive di servizio di connessione a banda ultralarga e pc o tablet presentate dalle compagnie.
Sul sito del Comitato per la banda ultralarga (Cobul) i beneficiari possono scaricare l’allegato C – Domanda di ammissione al contributo da presentare agli operatori e in cui devono autocertificare il proprio Isee, dichiarare di non essere già in possesso di una connessione di almeno 30 Mbps e registrare i propri dati. Le dichiarazioni rilasciate saranno controllate a campione da Infratel Italia, la società incaricata dal ministero dello Sviluppo economico di gestire l’incentivo, e dalle autorità competenti.
Trattandosi di un bonus fino a esaurimento delle risorse, ripartite per regione, l’operatore a questo punto controllerà l’effettiva disponibilitàdei fondi e prenoterà il voucher. Una volta eseguiti gli accertamenti, entro 90 giorni sarà sempre l’operatore a erogare il bonus sotto forma di sconto sul canone o sul costo di attivazione e fornirà anche il computer o il tablet di cui i beneficiari diventano proprietari dopo un anno dall’attivazione del contratto.
Le compagnie di telecomunicazioni saranno poi rimborsate direttamente da Infratel Italia.
Che restrizioni ci sono?
Oltre alle restrizioni riguardo i requisiti di connettività, che prevedono l’attivazione di una sola connessione non inferiore a 30 Mbps in download e 15 Mbps in upload per unità immobiliare, alcune regioni hanno imposto limiti sui comuni in cui sarà possibile richiedere il bonus. Inoltre, gli utenti dovranno scegliere la connessione migliore disponibile al proprio domicilio e comunque a partire dal requisito dei 30 Mbps
Un altro vincolo riguarda il fatto che gli abbonamenti sottoscritti con gli operatori devono avere durata di almeno 12 mesi, salvo eventuali disservizi.
C’era una volta il floppy disk che dopo tanto lavoro lasciò il testimone al CDRom, che a sua volta lo affidò al DVD; successivamente arrivarono le chiavette USB e gli hard disk esterni. La storia dell’archiviazione dati è fatta da un lungo processo di miniaturizzazione che porterà al dissolvimento del supporto esterno.
Il futuro dell’archiviazione dei documenti di testo, delle immagini, dei video e di qualunque altra tipologia di file passa, infatti, dalla nuvola, o, per essere più precisi, dai molteplici servizi di cloud storage oggi esistenti. Il cloud storage è un tecnologia che permette di conservare dati su computer tramite internet. Un tempo visti con diffidenza, oggi i servizi di cloud storage online sono sempre più utilizzati e apprezzati, merito di un accresciuto livello di sicurezza informatica e di una maggiore duttilità. In questa guida vi segnaleremo i maggiorni cloud storage gratis, mediante i quali sarà sempre possibile avere con sé i file personali, indifferentemente se si utilizza il PC di lavoro, il laptop personale o uno smartphone.
Google Drive
Legato a doppio filo all’account Google e Gmail, Google Drive è il servizio di cloud storage lanciato dall’azienda di Mountain View nel 2012. Nato inizialmente come uno dei tanti esperimenti di Big G, è oggi parte fondamentale dei servizi Google, tanto da poterlo definire come l’architrave su cui regge l’intera infrastruttura. Al momento della creazione di un account Google (la casella di posta elettronica con Gmail, per intendersi) si riceveranno automaticamente 15 gigabyte di spazio di archiviazione cloud gratis. Nel caso di Google, però, i gigabyte non sono tutto: legati al servizio di cloud storage, infatti, troviamo tutti gli altri servizi della galassia Big G. Mail e allegati di Gmail, ad esempio, saranno archiviati nella stessa porzione di nuvole, così come i file creati con suite di Google. Nel caso in cui i 15 gigabyte non dovessero bastare, si può decidere di attivare uno dei piani a pagamento: si parte da 2 euro al mese per 100 gigabyte fino ad arrivare a 300 euro al mese per 30 terabyte.
La procedura per salvare i file su Google Drive è semplice e immediata. Inizialmente si scarica il programma/software sul proprio dispositivo (computer, smartphone o tablet) e si gestisce lo spazio cloud come se fosse un normale disco rigido: si creano cartelle e sottocartelle e si archiviano i file come meglio si vuole. I file saranno accessibili sempre e dovunque: tutto quello che serve sarà una connessione ad Internet. Su computer (sia Windows sia macOS) il client creerà una cartella “speciale”: tutto ciò che sarà trasportato al suo interno (sia file, sia altre cartelle) sarà automaticamente salvato anche all’interno dello spazio cloud. In questo modo l’archiviazione sulla nuvola sarà semplice e immediata come salvare file sul proprio disco rigido o chiavetta USB.
Dropbox
Il veterano dei servizi di cloud storage, Dropbox resta ancora oggi uno dei servizi cloud storage gratuiti più conosciuti e utilizzati sul mercato. Rispetto ad altri concorrenti non offre molto spazio inizialmente – alla creazione dell’account si otterranno “appena” 2 gigabyte per l’archiviazione dati gratis – ma grazie ad alcuni trucchi Dropbox è possibile ottenere spazio aggiuntivo senza dover pagare. Completando il tutorial iniziale; seguendo l’azienda su Twitter; collegando gli account social al servizio di cloud storage gratis e invitando gli amici a iscriversi a Dropbox si verrà premiati con 500 megabyte di spazio gratuito (sino a un massimo di 16 gigabyte) che si andrà a sommare ai 2 gigabyte iniziali. Nel caso non dovesse essere ancora sufficiente, si può sottoscrivere il piano a pagamento e avere 1 terabyte di spazio al costo di circa 8 euro al mese (per le aziende e i professionisti sono previsti piani tariffari ad hoc). Sottoscrivendo il piano Pro, inoltre, si potranno modificare file di testo, presentazioni e file Excel direttamente online grazie all’integrazione con Office 365; sarà possibile proteggere l’accesso ai file con password e cancellare il contenuto dell’app nel caso si dovesse smarrire lo smartphone o tablet.
Il funzionamento di Dropbox è molto simile a quello visto con Google Drive. Per iniziare ad archiviare file nella nuvola sarà sufficiente scaricare il software (disponibile per Windows, macOS, iOS, Android, Linux) ed iniziare a sincronizzare i file che più interessano: da smartphone si dovranno creare cartelle e sottocartelle all’interno delle quali salvare documenti e foto, mentre su PC sarà sufficiente trasportare tutti i file che si vogliono salvare online all’interno della cartella “Dropbox” creata in seguito all’installazione del client. Tutti i file, ovviamente, saranno accessibili sempre e da qualunque dispositivo dotato di connettività alla Rete.
Microsoft OneDrive
Parte integrante di Windows 10 (il client si trova già preinstallato), OneDrive è il servizio di cloud storage gratis creato da Microsoft. Con i suoi 5 gigabyte di spazio (in calo rispetto ai 15 gigabyte offerti inizialmente) è tra i servizi più “generosi” sotto questo punto di vista. Per poter utilizzare OneDrive è necessario essere iscritti a uno dei portali della “galassia Microsoft” (Outlook, Live, Hotmail): il suo punto di forza, infatti, è l’integrazione con gli altri software e servizi online realizzati dalla casa di Redmond. Navigando all’interno del proprio spazio OneDrive, tanto per fare un esempio, sarà possibile creare e modificare file di testo, presentazioni e file Excel accedendo direttamente alle web app di Office online.
Si potranno sincronizzare e condividere i file tra più dispositivi in maniera semplice e veloce. Per salvare file online da PC sarà sufficiente trasportare i dati direttamente nella cartella OneDrive: sarà poi il client, attivo in backgroud, a occuparsi della sincronizzazione. Su smartphone, invece, gli utenti potranno creare manualmente cartelle e salvare file, mentre le foto saranno automaticamente sincronizzate su OneDrive senza andare a incidere, però, sullo spazio di archiviazione a disposizione dell’utente.
Apple iCloud Drive
Inizialmente pensato per i soli utenti della mela morsicata, ma oggi disponibile anche per gli utenti Windows, Apple iCoud è il servizio di cloud storage nel quale trovano spazio i backup dei vari iPhone e iPad e degli altri dispositivi dell’azienda californiana. Non solo: grazie al client iCloud Drive, infatti, sarà possibile sincronizzare sulla nuvola le cartelle che più si preferiscono (incluse Scrivania e Documenti, solitamente le più “affollate”) semplicemente spostandole all’interno della cartella “iCloud Drive” presente nel Finder.
Grazie al proprio account Apple (lo stesso utilizzato per scaricare le app dall’App Store con l’iPhone, tanto per intendersi) si avrà a disposizione uno spazio gratuito di 5 gigabyte (in parte occupato, però, dai file del backup iPhone) nel quale poter salvare documenti, fogli di lavoro, immagini, video e ogni altra tipologia di file. Grazie all’integrazione con gli altri servizi e software Apple, gli utenti potranno modificare documenti direttamente nel cloud sia da PC macOS o Windows, sia dai dispositivi mobili iOS. Nel caso in cui lo spazio non dovesse bastare, si può dare uno sguardo ai piani a pagamento (si parte da 0,99 euro al mese per 50 gigabyte aggiuntivi sino ai 19,99 euro al mese per 2 terabyte di spazio cloud aggiuntivo).
Mega
Creato da Kim DotCom (programmatore di origine tedesca divenuto famoso per il servizio di file sharing illegale MegaVideo), Mega si propone come uno dei servizi di cloud storage gratuito più sicuri e conveniente. Dopo aver creato il proprio account, infatti, si avranno a disposizione ben 50 gigabyte di spazio per l’archiviazione senza necessità di pagare alcunché. Grazie ai client per computer e smartphone, i file saranno accessibili da sistemi Windows, macOS, Linux, iOS, Android e Windows Phone. A facilitare ulteriormente la vita degli utenti, poi, troviamo le estensioni per Chrome e Firefox, che consentono di caricare file nel nostro “pezzo” di nuvola direttamente dal browser. Nel caso in cui lo spazio non dovesse bastare, si può sottoscrivere uno dei piani a pagamento (a partire da 99 euro annue per 500 gigabyte di spazio cloud).
La caratteristica più interessante di Mega, però, non è tanto lo spazio di archiviazione gratis quanto il focus sulla sicurezza. Il codice sorgente del servizio è open source e messo liberamente a disposizione di utenti e sviluppatori, mentre tutti i file saranno protetti da crittografia end-to-end: ciò consente di proteggere i documenti di testo, immagini, video. Le informazioni saranno crittografate già una volta archiviate nella cartella “Mega” del nostro computer, saranno inviate attraverso connessioni protette e saranno archiviate nella loro “forma crittografica”: solo l’utente avrà a disposizione la chiave per decrittare le informazioni. Se, da un lato, ciò permette di proteggere i propri file, dall’altro pone dei rischi non da poco: nel caso si dovesse perdere la versione decrittata, infatti, sarà impossibile recuperare l’originale dal servizio di cloud storage.
Conclusioni
Le indicazioni proposte in questo articolo sono indicate per una copia di sicurezza per uso privato. Per le aziende, invece, sono previste soluzioni professionali molto interessanti, che rivoluzioneranno il modus operandi. Il personale di Enjoy System è a tua disposizione per approfondire il concetto di cloud storage ed in generale della digitalizzazione aziendale.
E’ capitato a tanti di entrare in molti locali è vedere in bella vista il cartello “WI-FI FREE“: pranzo in centro, un aperitivo con gli amici, treno in ritardo, volo cancellato. Abbiamo del lavoro in sospeso, mail da mandare, la necessità di collegarci al nostro social network preferito per condividere i nostri pensieri ed immagini e anziché usare qualche Gigabyte della nostra connessione, meglio utilizzare il WI-FI Free.
Uno dei più grandi rischi che si corrono utilizzando il Wi-Fi pubblico è che questo è impostato in maniera tale da permettere a qualsiasi Criminal Hacker di frapporsi tra il nostro dispositivo e la rete che vogliamo raggiungere e di poter ottenere qualsiasi cosa facciamo transitare inconsciamente dalla sua rete – email, numeri di telefono, informazioni sulla carta di credito, dati sensibili del nostro lavoro…
Purtroppo il pericolo non è percepito, perché probabilmente è sempre la solita questione del “è comodo, quindi lo uso”. Nel caso in cui il Wifi free fosse l’unica possibilità per avere accesso ad internet, una buona soluzione è evitare l’utilizzo di informazioni personali, di accedere al conto corrente bancario o di fare acquisti online.
Noi possiamo solo consigliarvi di adoperare sempre connessioni sicure (SSL) e una connessione VPN (Virtual Private Network, letteralmente Rete Privata Virtuale), soluzione che consente di navigare “mascherando” il tuo segnale.
Vivere in zone d’Italia in cui la copertura internet non è consolidata rappresenta un grande svantaggio: in un mondo sempre più tecnologicamente avanzato, infatti, l’esigenza di avere un accesso al mondo online non rappresenta più un bisogno, ma bensì una necessità. Non essendo possibile ottenere una connessione standard in ADSL o fibra ottica, dunque, l’alternativa più consona che si presenta in tali casi è rappresentata da l’internet satellitare.
Internet via satellite: ecco come poter navigare in tutta tranquillità anche senza ADSL o Fibra
Internet satellitare è un qualcosa che esiste realmente e consente a coloro che sono sprovvisti di un’alternativa di accedere al mondo online. Trattandosi di una connessione più sofisticata, per l’installazione della linea è richiesta, una mano di una persona esperta che dovrà venire nella vostra abitazione a predisporre l’impianto per la ricezione del segnale.
Per quanto concerne le velocità, non bisogna preoccuparsi: certo, tale linea non raggiunge il volume della fibra ottica, ma consente una navigazione fluida che però riscontra delle problematiche in caso di mal tempo (non sempre, non può essere predetta come cosa). Un elemento da non sottovalutare, però, è il ping: trattandosi di un segnale che viaggia a distanza elevate, la latenza è presente e rende questo tipo di connessione la più sfavorevole, ad esempio, se si ama giocare ai videogames con gli amici online.
I nuovi dispositivi che abbiamo testato la scorsa settimana sono pensati soprattutto per ville o case di grandi dimensioni. Una volta in funzione, permettono agli utenti di fare videochiamate, trasmettere video in alta definizione in streaming da più dispositivi contemporaneamente e giocare senza interruzioni.
Due gli aspetti che saltano subito all’occhio: il design accattivante e la facilità di utilizzo in pochi passi, sfruttando le istruzioni su una app dedicata, si può installare tutto.
I due covr point, così si chiamano i cubi, sono in vendita a 110 euro. Uno va piazzato vicino al router, il secondo in un’altra stanza. Sono pensati soprattutto per ville o case di grandi dimensioni.
Grazie alla funzione Smart Roaming, infatti, il sistema scansiona continuamente il segnale wi-fi più affidabile disponibile per qualsiasi dispositivo.
Un virus bancario camuffato in un’app che ha rubato dati a migliaia di utenti, soprattutto in Spagna. Si chiama Cerberus ed è stato scoperto dai ricercatori del team Mobile Threat Labs di Avast. Si nascondeva su Google Play Store, il negozio digitale di Google, all’interno dell’app legittima di conversione di valuta che si chiama ‘Calculador de Moneda’, che in Spagna è stata lanciata dal mese di marzo, ha già totalizzato migliaia di download e potrebbe diffondersi anche in altri Paesi.
L’app per le prime settimane ha nascosto la propria natura, acquisendo così una base di utenti da colpire, solo in un secondo momento si è attivata per cercare di rubare credenziali di conti bancari, aggirando ogni misura di sicurezza, inclusa anche l’autenticazione a due fattori. Cerberus, ha spiegato Ondrej David di Avast, una volta installato può sovrapporsi ad un’app bancaria preesistente sullo smartphone, restando in attesa che gli utenti accedano ai propri conti bancari, per poi presentare una falsa schermata di login e rubare loro credenziali bancarie e carpendo anche messaggi di testo o eventuali codici di autenticazione multi fattore inviati tramite sms.
In Italia invece colpisce ancora il virus bancario Ursnif, scoperto due anni fa, che prende di mira i pc Windows ed è in grado di rubare informazioni finanziarie, credenziali di posta elettronica e altri dati sensibili. Secondo la società di sicurezza Check Point Software Security a giugno ha avuto un impatto sul 13% delle organizzazioni italiane.
Un gruppo di ricercatori australiani ha fatto registrare il nuovo record mondiale in download per una connessione ad internet in fibra ottica: 44,2 Terabit al secondo che, come osservato da The Independent, è tale da consentire il download di 1000 film in alta definizione in un solo secondo.
L’impresa è stata raggiunta da un team dell’università di Monash, Swinburne ed RMIT, i quali hanno utilizzato un chip ottico contenente centinaia di laser ad infrarossi per trasferire i dati attraverso l’infrastruttura di comunicazione già esistente.
Scendendo nei dettagli, leggiamo che i ricercatori hanno utilizzato un “solitone micritoneale” che da solo sostituisce gli 80 laser ad infrarossi utilizzati normalmente. Ciò vuol dire che la tecnologia di base è perfettamente compatibile con la rete in fibra ottica attualmente in commercio.
A rendere l’impresa ancora più eccezionale il fatto che il test non è stato effettuato esclusivamente in laboratorio, ma anche in condizioni reali, e nella ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications il team osserva che gli studiosi sono stati in grado di “eseguire il trasferimento di dati su 75 chilometri di fibra ottica standard utilizzando un’unica sorgente luminosa”.
Obiettivo finale dell’esperimento è “dimostrare la capacità delle fibre ottiche che sono già a disposizione”. Nel rapporto comunque viene osservato che una velocità di questo tipo sarà particolarmente utile per le operazioni in cloud, ai data center e nel mercato dell’internet of things.
Con la FASE 2 il rischio di attacchi informatici aumenterà.
I computer che fino a ieri erano nelle nostre case ritorneranno in azienda.
Cosa succede se i computer sono stati infettati durante il lockdown?
Come gestire correttamente il rientro in Azienda?
Abbiamo previsto un approccio strutturato attraverso 3 step:
In più diamo la possibilità alle aziende di poter partecipare a corsi di formazione gratuiti sulla sicurezza informatica grazie ai fondi interprofessionali
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