Facebook spia i messaggi di WhatsApp?
Un rapporto ritenuto attendibile lancia l’allarme: Facebook è in qualche modo in grado di spiare e leggere il contenuto dei messaggi di WhatsApp. Ovviamente, questo non dovrebbe essere possibile con la crittografia end-to-end. Sappiamo infatti che questo metodo permette solo ai partecipanti della chat che contiene il messaggio di decifrare il contenuto.
Il rapporto fa riferimento all’analisi dei metadati – un metodo che Facebook usa notoriamente per cercare di rilevare messaggi problematici senza conoscerne il contenuto – ma afferma anche direttamente che i moderatori sono in grado di “esaminare i messaggi, le immagini e i video degli utenti”. Citando sia i moderatori, che gli ingegneri all’interno del colosso dei social di Mark Zuckerberg.
WhatsApp è stata una fonte di disinformazione significativa e pericolosa. Ha portato a false affermazioni di abusi sui minori in India e falsi messaggi di coronavirus in tutto il mondo. È noto che l’azienda tenti di risolvere queste problematiche limitando la capacità di inoltrare alla cieca i messaggi. Utilizzando quindi altre forme di metadati per cercare di identificare i messaggi che potrebbero essere spam o addirittura dannosi.
Facebook legge i messaggi?
Tuttavia, la società è stata irremovibile sul fatto che l’app di messaggistica utilizzi la crittografia end-to-end. Il che significa che Facebook non ha la capacità di vedere ne di spiare il contenuto privato dei messaggi di Whatsapp. Un lungo pezzo di ProPublica suggerirebbe, però, il contrario:
WhatsApp ha più di 1.000 lavoratori a contratto che riempiono piani di edifici in uffici ad Austin, Texas, Dublino e Singapore. Questi esaminano milioni di contenuti degli utenti. Seduti ai computer in pod organizzati per incarichi di lavoro, questi lavoratori utilizzano uno speciale software di Facebook per vagliare flussi di messaggi privati, immagini e video. Questi ultimi difatti vengono segnalati dagli utenti di WhatsApp come impropri e quindi vagliati dai sistemi di intelligenza artificiale dell’azienda. Questi appaltatori giudicano qualsiasi cosa lampeggi sul loro schermo – affermazioni su qualsiasi cosa, da frode o spam a pedopornografia e potenziali complotti terroristici – in genere in meno di un minuto
La denuncia, ottenuta da ProPublica, descrive in dettaglio l’ampio uso da parte di WhatsApp di appaltatori esterni, sistemi di intelligenza artificiale e informazioni sull’account per leggere messaggi, esaminare immagini e video degli utenti.
In realtà, sembra che ci sia confusione in merito. Poiché il contenuto di WhatsApp è crittografato, i sistemi di intelligenza artificiale non possono scansionare automaticamente tutte le chat, le immagini e i video, come fanno su Facebook e Instagram. Ed allora, i revisori di WhatsApp otterrebbero l’accesso a contenuti privati solo quando gli utenti premono il pulsante “segnala” sull’app. Questo permetterebbe di identificare un messaggio come presunta violazione dei termini di servizio della piattaforma.
Le segnalazioni
Questo sistema inoltra cinque messaggi – quello presumibilmente offensivo insieme ai quattro precedenti nello scambio, comprese eventuali immagini o video – a WhatsApp in forma non codificata, secondo ex ingegneri e moderatori di WhatsApp. I sistemi automatizzati alimentano quindi questi ticket in code “reattive” che i lavoratori a contratto devono valutare. Dunque, questa parte del rapporto suggerirebbe che solo i messaggi così segnalati possono essere visualizzati. Facebook ha così commentato:
Costruiamo WhatsApp in modo da limitare i dati che raccogliamo fornendoci strumenti per prevenire lo spam, indagare sulle minacce e vietare coloro che sono coinvolti in abusi. Anche in base alle segnalazioni che riceviamo degli utenti
Ed allora, una probabile interpretazione del rapporto potrebbe essere che i moderatori siano in grado di visualizzare solo i messaggi che vengono segnalati dal loro diretto destinatario. A quel punto il messaggio inoltrato e segnalato a WhatsApp verrebbe decrittografato. L’inoltro creerebbe un nuovo messaggio cifrato in cui WhatsApp avrebbe la chiave per la lettura, essendo WhatsApp stesso il destinatario del messaggio segnalato.
ProPublica è un’organizzazione giornalistica investigativa senza scopo di lucro con una solida reputazione. Si attende che Facebook commenti ulteriormente la questione. Negli scorsi giorni WhatsApp ha reso disponibile uno strumento per passare le chat da iPhone a Android.