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Redo rescue: salva il pc con una pen drive

Documenti personali, foto di famiglia e file privati sono in ostaggio di un computer che non ne vuole sapere di avviarsi? Niente panico! Ecco redo rescue, il tool che recupera facilmente tutti i tuoi dati preziosi tramite una pen drive.

Secondo un sondaggio effettuato da Backblaze a inizio 2022, il 30% degli utenti di computer non ha mai effettuato un backup. La cifra è davvero impressionante, soprattutto se si considera il fatto che la quantità di possibili cause di perdita di dati è costantemente in aumento.

Indice

  • Rottura? No: malware!

  • Sistema bloccato? Nessun problema

  • Un bel ripristino e tutto funziona

  • Creiamo la pen drive salva-PC

  • Mettiamo al sicuro i nostri documenti

  • “Montare” il disco? Che vuol dire?

  • Backup dell’intero sistema

  • Redo Rescue: cosa c’è di nuovo!

  • Ripristiniamo il computer in caso di blocco

  • A proposito di Rufus!

  • Rottura? No: malware!

    La rottura di un disco rigido, nonostante molti pensino sia l’evento peggiore che possa capitare, non è di certo una cosa frequente. L’affidabilità, sia dei dischi rigidi che degli SSD, ormai è talmente elevata che è molto più probabile un guasto ad altri componenti, la vendita o la dismissione del computer per obsolescenza, che non la rottura di un disco.

    Molto più subdoli e frequenti sono, invece, i malware. Tra questi grande pericolosità hanno i ransomware, che si installano sul computer criptando silenziosamente tutti i documenti rendendoli così illeggibili, a meno di non conoscere la chiave con la quale sono stati codificati. Purtroppo per avere questa chiave o si tenta un attacco brute force senza alcuna certezza di riuscita, oppure si paga per farsela mandare dai criminali che gestiscono il malware e, anche in questo caso, non ci sono certezze che questi mantengano la parola. Ma i malware non sono l’unica causa di perdita di dati: grande rilevanza hanno anche le “distrazioni”. Può capitare, ad esempio, di cancellare dei file o delle cartelle per errore e non accorgersene subito rendendo inutile ogni tentativo di recupero dei file.

    Sistema bloccato? Nessun problema

    Cosa possiamo fare per evitare disastri con i nostri file importanti? Semplice: un backup. La realizzazione di un backup del disco rigido non sempre è facile: per fortuna possiamo utilizzare uno strumento potente e semplice da utilizzare: Redo Rescue. Grazie al fatto che Redo Rescue è contenuto su un sistema basato su Linux totalmente indipendente dal sistema presente sul nostro computer, potremo recuperare i file presenti sul nostro disco rigido anche quando il sistema operativo si rifiuta di avviarsi per un qualunque motivo.

    Prossimamente vedremo come utilizzare Redo Rescue per effettuare un backup completo del sistema, così da poterlo ripristinare in un qualunque momento. Non solo: vedremo anche come con Redo Rescue sia possibile salvare file e cartelle su un disco esterno. Quest’opzione è importante perché permette di non perdere documenti anche quando il sistema non si avvia più.

    Un bel ripristino e tutto funziona

    Ovviamente Redo Rescue dopo averci messo in grado di salvare tutto con un backup, permette anche di fare la cosa opposta, ovvero ripristinare in pochi clic un backup per riportare in vita un computer in panne. Ovviamente, condizione indispensabile affinché tutto ritorni a funzionare correttamente è che il disco rigido non abbia problemi hardware. In questo caso, infatti, l’unica soluzione è la sostituzione del disco rigido prima di effettuare il ripristino. Ma vediamo come recuperare i nostri dati più importanti in caso di PC bloccato e come effettuare una copia di backup del nostro sistema.

    Creiamo la pen drive salva-PC

    Per creare una chiavetta USB avviabile che permetta l’uso di Redo Rescue ci serviamo del tool Rufus. Vediamo la procedura.

    rufus
    1) Muoviamo i primi passi
    Preleviamo sia Redo Rescue che il tool Rufus e copiamoli in una cartella del nostro disco rigido. Colleghiamo una chiavetta USB da almeno 32GB al computer e avviamo Rufus con un doppio clic sull’eseguibile.
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    2) Selezioniamo l’unità da usare
    All’avvio il programma seleziona automaticamente la prima unità USB disponibile, nel nostro caso E: Se non dovesse essere quella giusta possiamo selezionarne una diversa cliccando sulla freccia in fondo alla casella di selezione Dispositivo/unità.
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    3) Scegliamo la ISO
    Clicchiamo sulla casella Seleziona e sfogliamo alla ricerca dell’immagine di Redo Rescue. Dopo averla trovata, selezioniamola, clicchiamo su Apri per caricarla nel programma, che la analizzerà velocemente e imposterà automaticamente l’etichetta e il tipo di file system da utilizzare.
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    4) Pronti alla scrittura!
    A questo punto siamo pronti per creare la chiavetta avviabile con
    Redo Rescue. Clicchiamo sul pulsante Avvia in fondo alla schermata; riceveremo un alert che ci informerà del fatto che una volta creata la chiavetta questa potrà essere utilizzata per contenere ulteriori file. Clicchiamo su Ok per proseguire.

    Mettiamo al sicuro i nostri documenti

    Se il nostro computer non ne vuole proprio sapere di avviarsi, con Redo Rescue possiamo far partire il sistema in una particolare modalità operativa e recuperare i nostri dati più importanti. Vediamo come procedere.

    redo rescue
    1) Troviamo il disco con i dati…
    Inseriamo la chiavetta sulla quale abbiamo caricato Redo Rescue e avviamo il computer. Una volta che la Redo si è caricata dovremo “montare” il disco sul quale sono contenuti i dati da copiare, per cui clicchiamo sull’icona a forma di ingranaggio in basso a sinistra per aprire il menu. Nella lista di applicazioni a destra facciamo un doppio clic su Disks per avviarla.
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    2)… e montiamolo nel sistema
    Avviata l’utility Disks ci troveremo di fronte una finestra con tutti i dischi presenti sul nostro computer. Nella colonna di sinistra clicchiamo sul disco sul quale sono presenti i dati da copiare. Solitamente l’unità C: è la prima in alto. Spostiamoci poi nella finestra al centro, selezioniamo la partizione sulla quale sono presenti i dati e clicchiamo sull’icona a forma di “play” per montarla nel sistema.
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    3) Apriamo il file manager…
    Clicchiamo sul link presente dopo la scritta Mounted at, portiamoci nuovamente nel menu della Redo Rescue e stavolta avviamo l’utility File manager. Portiamoci nella casella degli indirizzi, eliminiamo il contenuto e con Ctrl+V incolliamo il link copiato al passo precedente, quindi premiamo OK per aprire la partizione precedentemente montata.
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    4)… e copiamo i dati
    Avviamo una seconda volta File Manager, selezioniamo file e cartelle da copiare, clicchiamo su di esse e trasciniamole nella seconda istanza di File Manager per copiarle nella root della chiavetta USB dalla quale abbiamo avviato il sistema. Quando avremo ultimato le operazioni di copia potremo arrestare il sistema cliccando sull’icona in basso a sinistra.

    “Montare” il disco? Che vuol dire?

    Redo Rescue è una straordinaria utility che viene però eseguita su sistema Linux, e questo può creare dei problemi all’utente. Il fatto è che Linux non è un sistema operativo user friendly come Windows e per questo, nonostante permetta di fare cose straordinarie, a volte rende complicate anche delle semplici operazioni. Ad esempio, mentre quasi tutte le moderne distribuzioni Linux, compresa quella che fornisce la base per poter avviare Redo Rescue, permettono di utilizzare chiavette o dischi USB immediatamente dopo che questi sono stati collegati alla porta del computer, lo stesso non si può dire per i dischi rigidi non removibili.

    Questi ultimi, per poter essere utilizzati hanno bisogno di essere “presentati” al sistema, che dovrà riconoscerli come memorie di massa e consentire l’accesso in lettura e scrittura a essi. Quest’operazione si chiama “mount” (montaggio). In passato l’operazione di mounting era prettamente manuale: da una finestra terminale si digitava una serie di comandi creando un Punto di mount all’interno della cartella di sistema Media. Questi comandi servivano per comunicare al sistema il nome del disco e le partizioni in esso presenti e alle quali si voleva accedere. Le moderne distribuzioni Linux, invece, permettono di utilizzare un sistema decisamente più semplice: l’utility Disks, come visto nel Macropasso B.

    Backup dell’intero sistema

    Uno dei principali vantaggi di Redo Rescue è quello di poter creare un’immagine dell’intero sistema che, all’occorrenza, può essere ripristinata in pochi clic.

    redo rescue backup sistema
    1) Scegliamo cosa salvare
    Clicchiamo sul pulsante Backup, poi scegliamo il disco del quale effettuare una copia completa. Solitamente in presenza di più dischi rigidi, troveremo selezionato il disco principale, ovvero quello sul quale è presente il sistema operativo. Clicchiamo Next per proseguire e selezioniamo le partizioni delle quali effettuare il backup.

    redo rescue backup sistema
    2) Teniamo tutto!
    Solitamente il disco principale ne contiene almeno due, ma possono essere anche molte di più perché di solito il produttore crea automaticamente delle partizioni di recupero e supporto dalle quali è possibile reinstallare il sistema operativo (posto che il disco rigido non si danneggi irreparabilmente). Di default troveremo tutte le partizioni selezionate; lasciamo così e proseguiamo con Next.
    redo rescue backup sistema
    3) Dove salvare la copia?
    Scegliamo adesso il disco sul quale effettuare la copia (ovviamente deve avere spazio disponibile a sufficienza) e proseguiamo con Next per scegliere la cartella nella quale memorizzare il backup. Clicchiamo su Select per aprire il file manager sul disco scelto, poi clicchiamo sull’icona a forma di cartella con il “+” in alto a destra e inseriamo “Backup” come nome per la cartella che stiamo creando. Un clic su Create finalizzerà il processo.
    redo rescue backup sistema
    4) Avviamo il backup dell’intero sistema
    Clicchiamo infine sul pulsante OK in basso a destra per selezionare la cartella. Clicchiamo su Next per proseguire e inseriamo un commento al backup, ad esempio “Backup completo del 20/11/2022” e clicchiamo su Next per proseguire. Al termine del backup basterà cliccare sul pulsante OK che appare e poi su Exit per ultimare l’operazione.

    Redo Rescue: cosa c’è di nuovo!

    La nuova versione del tool aggiunge alcune interessanti novità a partire dal sistema basato su Debian 10 a 64 bit; include il supporto UEFI Secure Boot e un nuovo e stupendo tema per il bootloader basato sul GRUB con layout dinamico. Redo Rescue funziona con macchine virtuali e reali e permette di ripristinare i vecchi backup creati con la versione 1.0.

    Ripristiniamo il computer in caso di blocco

    Tutte le volte che il PC inizia a manifestare rallentamenti vistosi o blocchi accidentali continui,
    è preferibile procedere a un ripristino del backup creato al Macropasso precedente. Vediamo come fare.

    1) Scegliamo il disco con il backup
    Dal menu principale della Redo Rescue clicchiamo su Restore per avviare la procedura di ripristino. Nella schermata successiva dovremo selezionare il disco sul quale sono contenuti i file di backup. Clicchiamo quindi sulla freccia accanto alla casella Local Disk e scegliamolo, quindi clicchiamo su Next.
    2) Selezioniamo il backup Dopo qualche istante durante il quale il sistema leggerà il contenuto del disco scelto, apparirà una nuova schermata dalla quale scegliere il backup da ripristinare. Clicchiamo sul pulsante Select per far apparire il file manager e da qui sfogliamo il disco fino a selezionare il backup desiderato. Premiamo Ok per proseguire, poi Next.
    3) Individuiamo la destinazione…
    Nella schermata successiva dovremo scegliere il disco sul quale effettuare il ripristino. Clicchiamo quindi sulla freccia in fondo alla casella di selezione Target poi sul disco scelto e infine proseguiamo con un clic su Next. Ci verrà chiesto quali partizioni ripristinare. Se il sistema non si avviava conviene effettuare un ripristino totale, quindi clicchiamo direttamente su Next.
    4)… e attendiamo la fine
    Rispondiamo con un clic sul pulsante Yes, I’m sure! alla richiesta di conferma per l’operazione e attendiamo pazientemente il completamento. La percentuale di completamento verrà evidenziata nella barra colorata in alto, mentre in basso vedremo l’avanzamento per file. Al termine un clic del mouse su Ok e poi su Exit ci consentirà di chiudere la procedura.

    A proposito di Rufus!

    Quando si avvia il tool Rufus e si sceglie il file ISO da inserire nell’unità USB che si vuole rendere avviabile (pulsante Seleziona a destra del menu a tendina Selezione boot), il tool si fa carico di impostare automaticamente il file system (menu File system) sulla base del contenuto dell’immagine utilizzata. La selezione dello Schema partizione (MBR o GPT) è importante perché selezionando GPT la chiavetta avviabile non potrà essere utilizzata sui dispositivi più vecchi dotati di vecchi BIOS (non UEFI per intenderci).

    Rufus è uno dei pochi tool che permette di creare unità USB avviabili compatibili sia con i vecchi BIOS che con i sistemi più moderni facenti uso di UEFI (Unified Extensible Firmware Interface: il successore del tradizionale BIOS che si trova sui nuovi personal computer). Selezionando la voce GPT, nel menu a tendina Sistema destinazione l’unica voce che apparirà sarà UEFI; diversamente, optando per MBR, verrà mostrato BIOS o UEFI CSM.

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Applicazioni

File di grandi dimensioni: trasferiscili con Android

Con gli smartphone Android e gli iPhone è possibile trasferire file di qualsiasi tipo e dimensione tra loro e verso un PC senza nemmeno il bisogno di una connessione Wi-Fi

Capita spesso di dover condividere dallo smartphone un video o un film pesante diversi Gigabyte e di non poterlo fare perché WhatsApp ha i I limite di 100 MB per file. Gmail addirittura quello di 25 MB. Pensare di usare la connessione Bluetooth non è idea particolarmente intelligente, considerando che in mediala velocità reale non arriva al Megabyte al secondo e per trasferire un GB serve circa un’ora … Chi usa il computer di solito utilizza servizi come WeTransfer, che consente di trasferire file grandi fino a 20GB. Tuttavia non è particolarmente pratico per chi usa lo smartphone.

Fortunatamente esistono negli store di Android e iOS diverse app che permettono di trasferire file di qualsiasi dimensione sia verso altri dispositivi mobile che verso computer. Addirittura se vogliamo trasferire un file tra due smartphone Android potremo usare la tecnologia Wi-Fi Direct. Questa infatti permette di spostare file alla velocità massima di 30 MB al secondo, circa 30 volte più veloce di quella Bluetooth. In pratica per trasferire un file da un GB basteranno 40 secondi. Wi-Fi Direct è una tecnologia wireless peer-to-peer che consente agli smartphone di connettersi tra loro senza doversi appoggiare a una rete pubblica condivisa.

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Più modalità di invio

Tra le app presenti negli store di Android e iOS, una delle più scaricate e utilizzate per la sua semplicità e praticità è sicuramente Send Anywhere. L’app consente di condividere uno o più file di qualsiasi dimensione sia tra due smartphone, sia tra un dispositivo mobile e un computer. Per condividere il file caricato sarà possibile generare un link della durata di 48 ore che potremo condividere via email o con i programmi di messaggistica. Oppure, se vogliamo trasferire il file a un altro smartphone su cui sia già installata la stessa app, potremo generare un QR Code o anche un semplice codice di 6 cifre per fare
partire il trasferimento. Chi poi ha un dispositivo Android potrà usare anche il trasferimento via Wi-Fi Direct ed evitare così di appoggiarsi alla rete Internet.

Tra le altre app disponibili negli store segnaliamo Filemail. Quest’app consente di creare un link che poi potremo condividere senza problemi con chiunque e che avrà una durata personalizzabile da uno a sette giorni. Se invece vogliamo proprio utilizzare la connessione Bluetooth è possibile scarica re dagli store un’app come Easy Share. Lo smartphone con cui vogliamo condividere i file dovrà naturalmente avere installato la stessa app e dovrà inquadrare anche il QR Code che verrà generato da chi invia il file. Si tratta di un’app semplice da usare ma che va bene soprattutto se non dobbiamo trasferire file di grandi dimensioni.

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Dopo avere scaricato l’app Send Anywhere gratuitamente dal Play Store di Google oppure dall’Apple Store di Apple, ci verrà richiesto di registrarci oppure di accedere utilizzando l’account di Google. Quindi dovremo fornire i permessi necessari all’app per accedere ai file, alle immagini e ai nostri contatti. A questo punto visualizzeremo la schermata principale che ci permetterà di selezionare il file che vogliamo condividere tra quelli presenti nel nostro smartphone. L’operazione di ricerca è semplificata dal fatto che la schermata è divisa in sezioni e che potremo perciò facilmente trovare file di foto, video, audio, app o anche di contatti. Come si può notare nella prima schermata in alto, il nostro dispositivo è compatibile con la modalità Wi -Fi Direct che abbiamo attivato spostando il cursore a destra.

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Se anche il dispositivo ricevente è compatibile con la stessa modalità, verrà creata una specie di connessione Wi-Fi locale tra i due dispositivi e non sara necessario passare da Internet. Se invece non è possibile utilizzare questa tecnologia potremo comunque caricare online il nostro file e quindi generare un link che permetta il download da Internet. Oppure, ancora, potremo fare scaricare il file direttamente online attraverso un codice di 6 cifre o un QR Code. In tutti i casi è comunque indispensabile che chi vuole ricevere il file scarichi l’app Send Anywhere e quindi, dopo avere fornito i permessi necessari ed essersi registrato, selezioni la voce Ricevi che si trova nella barra in basso.

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Il modo più semplice per trasferire un file, dopo avere fatto tap su Invia, è quello di comunicare il codice di sei cifre che viene fornito e che dovrà essere inserito dal ricevente dopo avere fatto tap su Ricevi. In alternativa chi riceve potrà inquadrare il QR Code che viene visualizzato. Infine resta sempre la possibilità di generare un link che potremo condividere via email o programmi di messaggistica.

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Naturalmente dovremo considerare anche i tempi di caricamento del file online che possono essere molto lunghi se si tratta di un file pesante molti Giga. Come impostazione standard è possibile caricare online i file sia via Wi-Fi che utilizzando la connessione dati dello smartphone. Dalle Impostazioni dell’app è comunque possibile disattivare la possibilità di connettersi con la connessione dati per evitare di ritrovarsi ad avere esaurito il proprio plafond previsto dal l’abbonamento.

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Se invece vogliamo trasferire da smartphone a PC un video piuttosto pesante (riprendere un video in 4K a 60 fps crea un file MP4 di circa 500 MB al minuto, per cui se giriamo un video da 10 minuti ci troveremo a dover trasferire un file da 5 GB), il modo migliore resta quello della creazione di un link che poi potremo, condividere con il computer via email o programmi di messaggistica. Il link potrà essere utilizzato entro un periodo massimo di 48 ore e una volta scaricato il file il link non sarà più utilizzabile.

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Per questo motivo, se vogliamo condividere il nostro fi le con più persone, dovremo condividere più file. Attenzione poi che come impostazione standard dell’app il nostro dispositivo risulta non visibile, per cui prima di effettuare un trasferimento diretto con un altro smartphone sarà necessario che su entrambi risulti attivata la voce Rendi il dispositivo rintracciabile e Trova dispositivi nelle vicinanze.

Trasferimento totale dei dati dello smartphone

Tra le varie app che permettono il trasferimento di file di grandi dimensioni spicca EasyShare, realizzata dal gigante della tecnologia cinese Vivo Communication. La sua caratteristica, oltre a quella di fare condividere file attraverso una connessione locale Wi-Fi Direct oppure Bluetooth, è quella di permettere una completa clonazione del nostro smartphone. Quando si cambia dispositivo utilizzando la modalità assistita di Google, vengono infatti trasferite le impostazioni, i contatti e le app ma non tutti gli altri file. Con la funzione Clonazione Telefono sarà invece possibile mettere in contatto di retto i due dispositivi attraverso un QR Code (su entrambi deve essere installata l’app) e quindi selezionare tutti i documenti che si vogliono trasferire.

Naturalmente se vogliamo trasferire alcune centinaia di GB saranno necessarie diverse ore, ma l’operazione avviene in locale e non richiede il trasferimento dei dati online, garantendo la privacy. Volendo è anche possibile effettuare un backup der dati su PC, ma in questo caso bisognerà prima installare il software desktop EasyShare per PC, disponibile solo per Windows, all’ indirizzo
https://eu-es.vivo.com. Sia smartphone che PC dovranno essere connessi alla stessa rete Wi-Fi. Naturalmente è sempre possibile trasferire singoli file anche di grandi dimensioni utilizzando la connessione Wi-Fi Direct dello smartphone o in mancanza di questa con la connessione Bluetooth. Tenendo comunque sempre presente i tempi lunghi richiesti dal Bluetooth che lo rendono pratico solo per trasferire file sotto il Gigabyte.

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Creative

Foto di Windows, novità per i video

In caso di emergenza o anche solo per fare in fretta, grazie all’app Foto di Windows possiamo fare al volo dei tagli ai nostri video senza aprire pesanti editor video

Creare un video è molto sempli­ce: possiamo realizzarlo con lo smartphone, con la webcam del computer o anche registrando quello che accade nello schermo del PC con un programma di cattura schermo (per esempio premendo Win + G per apri­re l’Xbox Game Bar in Windows). Una volta registrato il filmato, con un editor video facciamo eventuali montaggi, cor­reggiamo i colori e altro ancora.

Magari questo video ci servirà per una presen­tazione, oppure per una festa da amici, quindi ci rechiamo sul posto, mandiamo in riproduzione il filmato per vedere se tutto è a posto … e ci accorgiamo di aver messo qualche clip di troppo, ma il no­stro editor video è nel computer di casa. Come fare? Beh, se tutto quello che ci serve è solo fare qualche taglio, niente paura, possiamo effettuarlo con Micro­soft Foto, presente sia in Windows 10 sia in Windows 11. E se per caso non ci fosse, la troviamo gratis nel Microsoft Store.

Ecco come fare

Foto di Windows apri
1 Con Esplora file raggiungiamo la posizione del filmato da tagliare. Facciamo clic destro sul file e scegliamo la voce Apri con > Foto. In un attimo si aprirà il filmato in riprodu­zione. Fermiamolo e prepariamoci all’editing.
Foto di Windows taglia
2 Nella parte alta dell’interfaccia di Foto troviamo l’icona Taglio
video
. È la prima partendo da sinistra dopo il nome del file aperto. Clicchiamola per aprire lo strumento di taglio. In al­ternativa possiamo attivare la stessa funzione premendo Ctrl+E.
Foto di Windows edit
3 Si apre quindi il semplice editor di Foto. In pratica abbiamo solo due cursori su cui agire, li vediamo nella parte bassa della finestra. Se li spostiamo, tutto quello che rimane fuori dai cursori viene elimina­to dal filmato finale.
Foto di Windows salva
4 Racchiusa tra i cursori la parte di video da salvare, clicchiamo in alto il pulsante Salva con nome. Nella finestra che si apre rag­giungiamo la cartella di destinazione e assegniamo un nome al file. Il video originale non verrà modificato.

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Software

Syncthing: crea il tuo cloud personale e sicuro

Syncthing è un software che ci aiuta a non perdere i file importanti come le foto dello smartphone. È disponibile per numerosi sistemi operativi e può collegare tra loro più dispositivi.

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Accedi ai tuoi file ovunque senza regalare dati ai big del web

In un mondo in cui la mag­gior parte dei documenti più importanti e le foto­grafie sono in formato digita­le diventa sempre più rilevante se non essenziale tenerne una copia di riserva. In caso contrario rischiamo di perdere, per esempio, le foto scattate con lo smartphone in vacanza oppure le garanzie degli oggetti acquistati onli­ne.

Dobbiamo inoltre sotto­lineare che dispositivi come lo smartphone o il disco fisso si possono guastare senza alcun preavviso, con l’utente che spesso si giustifica con la frase “Funzionava fino a un istante fa!”.

Possibili soluzioni

Esistono due tecniche differenti per mettere al sicuro i dati: la sincronizzazione e il salvatag­gio (backup). Nel primo caso si crea una seconda cartella che conterrà esattamente gli stessi file di quella originale, mentre nel secondo si memorizzano le informazioni su un dispositivo remoto scegliendo se mantenere anche le versioni meno recenti dei documenti. Il principale vantaggio della sincronizzazione consiste nella possibilità di utilizzare immediatamente i file di riserva mentre con il salvataggio è possibile risparmiare spazio comprimendo i dati. In entrambi i casi è importante far intervenire automaticamente il programma all’insorgere di determinate circostanze oppure a orari prestabiliti, per esempio quando non siamo al computer. Scegliendo il salvataggio manuale è infatti facile dimenticarsene oppure attivarlo solo saltuariamente.

versione file
Funzione indispensabile
Ci è tornata utile tante volte, in caso di cancellazioni o modifiche accidentali: la gestione delle versioni dei file è davvero top.

Tra i software gratuiti per la sincronizzazione scaricabili da Internet abbiamo testato Syncthing, soluzione che offre numerosi vantaggi, primo tra tutti la possibilità di lavorare sia tramite LAN che Internet e di essere utilizzata su diverse piattaforme, Windows e Android compresi. Tra le altre caratteristiche salienti ricordiamo che tutte le comunicazioni sono crittografate per impedire intercettazioni da parte di malintenzionati e ogni dispositivo è protetto contro utilizzi illeciti. Da non sottovalutare che Syncthing non richiede di configurare opportunamente il router o di conoscere l’indirizzo IP di ogni computer, ma basta leggere semplicemente l’identificativo assegnato automaticamente dal programma a ogni dispositivo. Ricordiamo inoltre che si tratta di software Open Source con il codice sorgente disponibile qui.

Non tutti i file vengono persi

Poiché Syncthing riporta automaticamente tutte le modifiche effettuate sulle due cartelle collegate, può accadere che eliminando per errore un file nella prima perdiamo anche la copia presente nella seconda. Per questa ragione Syncthing è in grado di conservare anche i file cancellati o le diverse versioni degli stessi. Questa funzione Offre quattro possibilità: Controllo Versione con Cestino. Controllo Versione Semplice. Controllo Versione e Controllo Versione Esterno. Nel primo caso i file rimossi o sostituiti li troveremo in una cartella che può essere svuotata dopo un determinato numero di giorni.

Con “Controllo Versione Semplice” vengono trasferiti in una cartella predefinita e ne vengono tenute un determinato numero di versioni. Se per esempio, impostiamo quest’ultimo valore su 5 e modifichiamo un file 10 volte troveremo solo le ultime 5 versioni. Scegliendo “Controllo Versione Cadenzato” si definisce per quanti giorni tenere una versione mentre con “Controllo Versione Esterno” rimandiamo la verifica a dei comandi specifici.

Un aiuto

Uno dei problemi che si possono incontrare utilizzando software Open Source riguarda la soluzione di eventuali problemi. Con Syncthing tutto diventa più facile poiché esiste un forum dedicato a questo software, lo troviamo all’indirizzo web https://forum.syncthing.net. Raggiungendo queste pagine entriamo in contatto con la comunità che segue il progetto ed è quindi facile trovare una risposta ai propri interrogativi oppure chiedere un aiuto ai partecipanti.

traduzione syncthing
In inglese, ma …
Grazie al traduttore di Chrome possiamo leggere
i messaggi nella nostra lingua. Dovremo però scrivere i nostri post in inglese, ma possiamo affidarci a Google Translate, translate.google.com

L’interfaccia è in inglese ma con il traduttore automatico di Chrome è possibile averla in italiano. Ricordiamo, inoltre, che è possibile consultare la documentazione di questo prodotto all’indirizzo https://docs.syncthing.net/.

Il contributo della comunità

Syncthing è un’applicazione gestita tramite riga di comando, eseguita in background nella classica ma fastidiosa finestra nera, in cui vedremo scorrere le varie istruzioni. Possiede però anche una semplice interfaccia utente integrata, basata su HTML e JavaScript da sfruttare con più facilità da un browser Web. Poiché si tratta di una soluzione Open Source è possibile trovare numerose utility gratuite scritte dagli appassionati che aggiungono interessanti funzionalità a Syncthing.

comunità

Basta andare alla pagina https://docs.syncthing.net/users/contrib.html per avere un elenco di integrazioni, componenti aggiuntivi e pacchetti creati dalla community. Tra i tool disponibili ricordiamo SyncTrayzor e sync-macos, due utility che trasformano Syncthing in un’applicazione in stile Windows e macOS, applicazione che è possibile lanciare automaticamente all’avvio del sistema operativo.

Syncthing non ha bisogno di indirizzi IP o di configurazioni avanzate ed è disponibile per i sistemi operativi più importanti. Possiamo installare Syncthing anche su una Raspberry Pi che ha consumi energetici ridotti.

Installazione sotto Windows

windows syncthing
Per prima cosa dobbiamo andare all’indirizzo Web https://syncthing.net/downloads/ per scaricare la versione desiderata. Troviamo quella per i sistemi operativi più diffusi tra cui Windows, macOS e Linux. Ricordiamo che è necessario installare Syncthing anche sul computer remoto.
windows syncthing
Estraiamo il contenuto del file scaricato in una cartella a nostra scelta. per esempio “C:\syncthing”, e facciamo doppio clic sull’eseguibile syncthing.exe che comparirà nella stessa. Se appare il box PC protetto da Windows bisogna cliccare su Ulteriori informazioni e poi su Esegui comunque.
windows syncthing
A questo punto vengono eseguite automaticamente le operazioni necessarie all’installazione tramite riga di comando nella classica finestra con sfondo nero e viene quindi aperto il menu per la gestione di Syncthing all’interno del browser pre­definito.
windows syncthing
Prima di effettuare qualsiasi operazione è preferibile inse­rire il nome utente e la password di autenticazione per evi­tare che chiunque possa accedere al software. Scegliamo quindi impostazioni, poi la scheda Interfaccia Grafica Utente e inseriamo Utente/Password dell’interfaccia Grafica.

Installazione su Android

syncthing android
Per prima cosa apria­mo il Play Stare dello smartphone e cerchia­mo l’app Syncthing. Ora dob­biamo scegliere Installa e attendere che venga scaricata e attivata sul dispositivo. Fac­ciamo tap quindi Apri e leggiamo l’introduzione che il­lustra le potenzialità offerte dall’app.
syncthing android
Poiché questa app de­ve accedere alla memo­ria dello smartphone è necessario concederne l’au­torizzazione. Possiamo inoltre accordare l’uso del GPS interno per gestire la sincro­nizzazione in funzione delle reti wireless a cui è collegato e disattivare l’ottimizzazione della batteria poiché potreb­be interrompere la sincronizzazione.
syncthing android
A questo punto viene aperta la finestra princi­pale che mostra le car­telle condivise. Di base tro­veremo quella Camera che contiene le immagini ripre­se con la fotocamera dello smartphone. Per evitare er­rori, questa cartella viene condivisa in modalità “Invia­re soltanto” con i file protetti dalle modifiche apportate su altri dispositivi.
syncthing android
Come per la versione per PC, per prima cosa dobbiamo connettere il computer remoto. Selezionia­mo la scheda DISPOSITIVI e quindi il simbolo +. Nella fi­nestra che appare premiamo sulla piccola icona che mo­stra un QR Code di fianco alla scritta ID Dispositivo in mo­do da leggere (o meglio, in­quadrare con la fotocamera del telefono) il QR Code generato dal computer remoto quando si attiva “Mostra ID”.
Dopo aver collegato il di­spositivo remoto al no­stro smartphone tornia­mo nella scheda CARTELLE, scegliamo quella denomina­ta “Camera” e attiviamo la condivisione con il compu­ter appena collegato (INTEL). Quest’ultimo ci chiederà automaticamente se vogliamo aggiungerla tra quelle condivise. Scegliamo Aggiungi.
Ora le due cartelle ver­ranno sincronizzate automaticamente. E sempre possibile decidere la posizione della cartella del PC che conterrà le foto presenti in quella DCIM dello smartphone. Anche con
Android è possibile attivare
Controllo Versione File.

Configuriamo il nostro cloud

Terminata l’installazione bisogna richiamare il software digitando http://localhost:8384/ nel browser e collegare i dispositivi con i file da sincronizzare. La pagina che compare riporta sul lato sinistro le cartelle condivise e sul destro le informazioni sui dispositivi coinvolti.
Per prima cosa dobbiamo connettere il PC remoto. Selezioniamo Aggiungi dispositivo Remoto (su cui abbiamo installato Syncthing come suggerito prima) e inseriamo nella scheda Generale il codice che viene mostrato sul computer remoto scegliendo la voce Azioni/Mostra ID.
Passiamo ora alla scheda Aggiungi dispositivo/Condivisione e mettiamo il segno di spunta su Cartella predefinita sotto la scritta Cartelle non condivise, scritta tradotta in modo errato da quella originale in inglese (“Share folders With Device”). Premiamo quindi Salva. Ripetiamo questi due ultimi passi anche sul computer remoto.
A questo punto i due dispositivi condividono una directory vuota. Per sapere dove si trova questa cartella basta fare clic su Cartella predefinita del PC locale e controllare il percorso riportato di fianco alla scritta Percorso Cartella. Nel nostro caso “C:\Utenti\sagra\Sync”.
Ora la cartella locale conterrà sempre i medesimi file di quella remota e viceversa. Per sincronizzare altre cartelle basta scegliere + Aggiungi Cartella, inserirne il relativo percorso e nella scheda Condivisione mettere un segno di spunta sui dispositivi che condividono questa cartella (nel nostro caso Asus e Smartphone).
Poiché quando si cancella un file l’operazione viene eseguita automaticamente su entrambi i computer è possibile eliminare per errore un documento. Fortunatamente Syncthing offre l’opzione Controllo versione file utile per salvare anche le vecchie versioni dei file. Per attivare questa funzionalità basta fare clic sulla cartella desiderata, scegliere Modifica e andare nella scheda Controllo Versione File.

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PicPick: registrare lo schermo del pc

Vediamo come creare dei filmati con tutto quello che succede sullo schermo del nostro computer usando un comodo programma: picpick, dotato di funzioni evolute e in grado anche di catturare schermate.

Ci possono essere diverse ragioni per registrare quello che viene riprodotto sullo schermo del PC: per esempio potremmo creare dei tutorial per spiegare ad altri determinate operazioni da compiere, oppure, come di gran moda negli ultimi anni, riprendere delle partite con un videogioco per poi magari pubblicare il filmato su YouTube. Windows 10 e 11 integrano questa funzione, ma con poche opzioni e pensata in particolare per la registrazione di videogame.

C’è però un programma che ci semplificherà notevolmente questo compito, grazie alla sua semplicità d’uso e alle numerose funzioni disponibili. Si tratta di PicPick che nelle sue ultime versioni ha aggiunto alla capacità di catturare schermate quella di registrare l’intero schermo o anche solo una sua parte e memorizzarlo in file video in formato MP4 oppure creare immagini GIF animate, scegliendo anche la cadenza di fotogrammi al secondo. Ed è tutto in lingua italiana.

Registriamo lo schermo con audio utilizzando PicPick

Scarichiamolo

PicPick
1 PicPick è un programma disponibile gratuitamente per applicazioni
domestiche. Per un utilizzo professionale è invece richiesto
un canone mensile di 2,50$. Le funzioni sono esattamente
le stesse, solo senza supporto e con qualche pubblicità.
PicPick
2 Una volta scaricato, procediamo eseguendo il file di installazione
di PicPick come con qualsiasi altro programma. Esattamente
come il sito e l’applicazione, anche lo strumento di
installazione di PicPick è completamente in lingua italiana.

Impostiamolo

PicPick
3 Questa è la schermata principale di PicPick che ci comparirà
al suo avvio. Da qui possiamo avviare tutte le funzioni
del programma, oppure configurarlo secondo le nostre preferenze
accedendo alle sue impostazioni, dalla barra a sinistra
PicPick
4 Dalle impostazioni possiamo modificare la modalità di registrazione
schermo, indicando il formato del file, la qualità
dell’immagine e il numero di fotogrammi per secondo, e le impostazioni
dell’audio. I valori in figura vanno bene in molte situazioni.
5 Nella sezione Cattura delle impostazioni di PicPick possiamo
invece configurare la funzione di acquisizione delle
schermate. Questo programma, al contrario degli strumenti
di Windows, permette di catturare anche il puntatore del mouse.
6 PicPick ci permette di impostare una combinazione di tasti
per ognuna delle sue funzioni, così da poterle richiamare in
modo molto veloce. Ricordiamoci che l’uso del tasto rapido
Stampa sostituisce la funzione standard di cattura in Windows.

Avviamo la registrazione

7 Quando avviamo la registrazione schermo, PicPick ci mostrerà
una barra superiore e il riquadro da registrare. Possiamo
modificare l’inquadratura dal menu Area di registrazione, o
passare all’intero schermo cliccando l’icona a forma di monitor
8 Anche la selezione della registrazione della parte audio può
essere modificata direttamente dalla barra di PicPick. Se
clicchiamo sull’icona a forma di altoparlante ci apparirà un
menu in cui scegliere se registrare l’audio e, se sì, da che fonte

Il gioco è fatto

9 Nella barra superiore della registrazione schermo di PicPick
troviamo anche l’icona che ci permette di selezionare il formato
di destinazione della registrazione, scegliendo fra MP4
o GIF animato, con le impostazioni che abbiamo configurato
10 Possiamo attivare PicPick anche dall’icona nella barra delle
applicazioni. Con un clic destro apriremo un menu da cui
selezionare una delle funzioni, ovviamente comprese quelle
per la registrazione schermo e per la cattura delle schermate.

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Photodemon: rimozione di persone o cose dalle nostre foto

Con un programma semplice e gratuito come PhotoDemon 9.0 abbiamo tutti gli strumenti necessari per compiere l’operazione in un paio di minuti

Se non abbiamo molto tempo a disposizione per usare programmi di editing complessi o più semplicemente non vogliamo pagare alcuna licenza o abbonamento, in Rete possiamo trovare delle ottime alternative a sua maestà Photoshop di Adobe. Una delle più interessanti è rappresentata da PhotoDemon 9.0. Questo è un programma Open Source e gratuito che permette di modificare le foto in modo semplice e intuitivo.

L’editor, infatti, mette a disposizione una serie di funzionalità utili, supporta un buon numero di formati (RAW, PSD, GIF e altro) e non necessita di alcuna installazione (può essere avviato da una chiavetta USB). Tra le molteplici funzioni proposte da PhotoDemon 9.0 la più interessante è quella che permette di rimuovere da una foto un qualsiasi elemento in pochi istanti: l’Intelligenza Artificiale cancella automaticamente l’area selezionata sostituendo i pixel eliminati. Vi spieghiamo come fare.

Indice

Photodemon, modificare foto

Photodemon
1) Per utilizzare il programma dobbiamo semplicemente andare sul sito ufficiale (https://photodemon.org) e cliccare su PhotoDemon 9.0 (zip file, 14.3 mb) per scaricare il file che non necessita di alcuna installazione su Windows.
Photodemon
2) Per decomprimere il file PhotoDemon-9.0.zip dobbiamo fare clic destro su di esso e scegliere la voce Estrai tutto… Poi indichiamo in quale cartella estrarre PhotoDemon. Per far partire il programma basta cliccare sul file PhotoDemon.exe.

Scegli la lingua

Photodemon
3) Una volta avviato il programma troveremo una schermata che permette di selezionare la lingua (c’è l’italiano), decidere se avere un’interfaccia chiara o scura (compreso il tipo di colore) oppure icone monocromatiche o colorate.
Photodemon
4) Dopo aver effettuato le nostre scelte, possiamo finalmente iniziare a modificare le foto. Il programma propone un menu di avvio rapido (Nuova immagine, Apri immagine, Importa da appunti, Elaborazione in lotti).

Selezione l’oggetto da rimuovere

5) Per modificare una foto carichiamola con Apri immagine. Una volta caricata, per eliminare gli elementi inutili (nel nostro caso alcune persone) usiamo lo strumento Selezione ellittica (barra di sinistra, seconda icona della sezione seleziona).
6) Per attivare lo strumento possiamo premere il tasto S oltre che fare clic sull’apposito pulsante nella barra laterale di sinistra. Tenendo premuto il tasto sinistro del mouse possiamo allungare, allargare e spostare l’area selezionata a piacimento.

Riempiamo lo sfondo

7) Se l’immagine è piccola possiamo ingrandirla utilizzando la combinazione Ctrl + (Ctrl – per rimpicciolirla). Sulla barra in alto clicchiamo su Modifica e nel menu a tendina selezioniamo la funzione Riempimento sensibile al contenuto.
8) Le impostazioni di base permettono di ottenere dei buoni riscontri: per un risultato ottimale possiamo indicare le aree della foto dalle quali devono o non devono essere estratti i pixel. Con la combinazione Ctrl+Z possiamo ripristinare la foto originale.

Et voilà! Il gioco è fatto!

Per dare gli ultimi ritocchi all’area che ci interessa, clicchiamo con Ctrl+D per ripulirla e premendo C sulla tastiera scegliamo il Timbro clone. Sulla barra in alto selezioniamo la dimensione del pennello e il grado di opacità (va bene un 70%).
10) Premiamo Ctrl mentre clicchiamo sull’area che vogliamo clonare: con un altro clic completiamo l’operazione. Sulla barra in alto andiamo su Regolazioni e selezioniamo Migliora automaticamente: ora possiamo salvare la nostra foto.

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Raccogliere dati dalle immagini

Una funzione già presente da tempo in Office Mobile sbarca finalmente anche in Excel per computer: la possibilità di acquisire e raccogliere direttamente i dati a partire dalle immagini. Ecco come funziona.

Le immagini, e soprattut­to le fotografie, stanno guadagnando sempre più importanza nel mondo dei computer e nelle nostre vite. Grazie anche agli smartpho­ne, oggi spesso ci troviamo a usare le fotografie anche al posto dei promemoria o degli appunti.

Fotografare una lo­candina, un volantino o una tabella è abbastanza comune e per questo gli sviluppatori di Excel hanno messo a pun­to già da tempo nella versione mobile del programma uno strumento in grado di acqui­sire dati dalle immagini. Oggi questo strumento arriva an­che in Excel per desktop, dove possiamo farne un uso leg­germente diverso ma non per questo meno efficace.

Indice

Quanto è utile?

Al momento lo strumento incluso in Excel per desktop non offre, come invece la con­troparte mobile, un processo per raddrizzare le immagini prima di cercare di leggere i dati, quindi l’idea di usarlo come pseudo-scanner non è proprio quella migliore. Tutta­via ci sono decine di possibili applicazioni. Immaginiamo per esempio, tutto il patrimo­nio di informazioni mal acqui­site presenti online, ma anche nei nostri dischi fissi.

File PDF acquisiti in modo errato, per esempio, ma anche informa­zioni che non abbiamo avuto modo di ottenere in formati diversi. Oppure fotografie di tabelle a cui abbiamo fatto un piccolo aggiustamento attraverso un programma di fotoritocco. Insomma ci sono ottimi margini per sfruttare questa funzionalità in molti modi diversi.

Un po’ di lavoro

Si tratta di una funzione ag­giunta da poco in Excel e, come sempre succede con le novità. è probabile che venga migliorata in futuro. Ma già oggi fa un ottimo lavoro. In questa prova la redazione ha deliberatamente usato un file di scarsissima qualità, che ha richiesto numerosi aggiusta­menti, ma nonostante questo il tempo richiesto per inserire i dati in una tabella è stato in­feriore a quello necessario per digitarli a mano.

Abbiamo già accennato più volte in queste pagine come questa sia preci­samente la filosofia dietro alle nuove funzioni dei prodotti Microsoft: farci risparmiare tempo, anche senza bisogno di raggiungere la perfezione. Nell’esempio il risparmio di tempo non è poi molto (la ta­bella è piuttosto piccola) ma immaginiamo cosa potrebbe succedere se, per esempio, avessimo la scansione di un vecchio foglio A4 pieno di ci­fre che aspetta da tempo che troviamo la voglia di riversarle in un foglio Excel.

Non la trovi? Forza l’aggiornamento

Una nota importante: la funzionalità per raccogliere dati dalle immagini è piuttosto nuova e, come sappiamo, anche Office risponde a un sistema di aggiornamenti che non è sempre chiarissimo. Se non la troviamo ancora, proviamo a forzare un aggiornamento di Office.

tabella dati

Acquisizione dati passo a passo

acquisizione dati
1. Per raccogliere dati da immagini dobbiamo spostarci nella scheda Dati. Qui, nella zona Recupera e trasforma dati, scegliamo la voce Da immagine e poi Immagine da file.
acquisizione dati 2
2. Nella finestra di Esplora file che si apre possiamo scegliere l’immagine da acquisire. Come possiamo vedere il sistema supporta tutti i formati più comuni.
acquisizione dati 3
3. L’elaborazione richiede pochi secondi, poi si aprirà la scheda Dati da immagine: al di sopra troviamo l’immagine, al di sotto i dati che il sistema ha estratto.
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4. Facendo clic su Revisione, possiamo scorrere tutte le aree che richiedono attenzione, confrontarle ed eventualmente correggerle, per poi fare clic su Accetta.
5. Quando abbiamo finito con le correzioni, clicchiamo su Inserisci dati. La piccola finestra che si apre ci ricorda che è compito nostro assicurarci della loro validità. Per confermare facciamo clic sul secondo Inserisci dati.
acquisizione dati 6
6. I dati vengono inseriti a partire dalla cella che era selezionata prima di avviare il processo. Come possiamo vedere il processo ha margini di miglioramento, ma la tabella ottenuta è decisamente fedele.
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App Spesa elettrica

App Spesa elettrica: calcola i tuoi consumi facilmente. La verifica dei consumi di luce e gas è importante tanto quanto la scelta della giusta offerta.

Risparmiare energia con un’app sembra quasi fantascienza, ma è possibile.

Esistono infatti numerose applicazioni gratuite che ci aiutano a monitorare i consumi e a valutare lo storico delle nostre abitudini e, di conseguenza, ci fanno capire come risparmiare.

Quali sono le app per il controllo del consumo di energia elettrica

Esistono diverse app, gratuite che aiutano a controllare i dati dei consumi. Non tutte, però, sono uguali: alcune richiedono un setup più complesso.

Più si approfondisce la sincronizzazione tra l’app e l’impianto elettrico, più i risultati che l’app ci fornisce sono completi.

Vediamo alcuni esempi di app per energia elettrica.

Energy Consumption Analyzer

Energy Consumption Analyzer, anche detta ECAS, è un’app disponibile per Android su Google Play che monitora i consumi di luce, gas e acqua.

L’interfaccia è semplice e intuitiva ed è disponibile in italiano.

Le letture possono essere codificate per colore e possono essere aggiunti commenti che aiutino a ricordare un dato anomalo.

Dopo aver inserito i nostri dati, che si possono facilmente dedurre dalle bollette o dall’app luce e gas del nostro fornitore, ECAS calcola il tasso medio di consumo per ora, giorno, settimana o mese, che formalizza in un grafico che evidenzia il tasso di consumo nel tempo.

Se, oltre ai dati di consumo, l’utente fornisce anche il costo medio della componente energia, Energy Consumption Analyzer è in grado di calcolare anche i costi dei singoli consumi.

Purtroppo per ora non è disponibile per iPhone e sistema operativo iOs.

Omnia Genius

Omnia Genius è un’App gratuita con la quale è possibile monitorare tutti i consumi di energia della casa.

È perfetta per chi ha reso intelligente la propria abitazione, in quanto è più facile leggere e gestire i consumi di una smart home rispetto a quelli di una casa tradizionale.

Attraverso Omnia Genius  è possibile monitorare da remoto e in tempo reale i consumi di luce e gas, sia da smartphone che da tablet.

Accedere in tempo reale ai consumi aumenta la consapevolezza delle proprie abitudini di consumo energetico e ci aiuta ad adottare uno stile di vita più sostenibile, a basso impatto, amico dell’ambiente e del nostro portafoglio.

Omnia Genius, inoltre, può monitorare gli impianti fotovoltaici di casa, aiutando l’utente a controllare quanta energia del sole viene utilizzata nei consumi domestici e quanta, invece, viene ceduta alla rete.

Elios4you

Un’altra app per il consumo di energia è Elios4you, dedicata proprio agli impianti fotovoltaici.

È gratuita, ma è utilizzabile solo in abbinamento con il dispositivo Elios4you, acquistabile a parte.

Un primo utilizzo senza dispositivo è comunque fruibile grazie all’opzione “Demo”.

Elios4you monitora gli impianti fotovoltaici residenziali con efficienza e facilità.

In un’unica app, sono disponibili i dati dell’autoconsumo, dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico, dell’energia scambiata (immessa o prelevata) con la rete e l’energia consumata dal cliente.

Il dispositivo addizionale non necessita di un’installazione particolare e può essere installato in autonomia dall’utente stesso.

MyWatt Plug

L’app di MyWatt Plug è un’ottima soluzione gratuita per chiunque abbia bisogno di gestire da remoto le prese elettriche e monitorarne i relativi consumi.

Applicare un misuratore a una presa elettrica, infatti, è il miglior modo per affinare la lettura dei consumi.

Ogni singola presa può accogliere uno o più elettrodomestici e il misuratore può rivelare quanta energia viene assorbita dal dispositivo, sia in funzione sia in standby.

MyWatt Plug funziona con i misuratori MyWatt e consente di gestire i dispositivi da remoto sia da smartphone che da tablet.

La gestione da remoto dei dispositivi permette all’utente di accendere, spegnere o programmare l’avvio e lo spegnimento di computer, lampade, televisione e altro ancora, solo grazie all’app.

Per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, quest’app misura il dispendio energetico in tempo reale e gestisce uno storico delle ultime ore fino agli ultimi mesi.

Beeta Game

Quest’app, un po’ diversa dalle precedenti, è sviluppata in Italia e coniuga la gamification (cioè l’applicazione dei principi tipici del gioco a obiettivi non ludici) al risparmio in bolletta.

Grazie a una combinazione di missioni e punteggi (gli Honey Point), l’utente partecipa al gioco e viene inserito, in base ai propri risultati, in una classifica insieme agli utenti che utilizzano l’app.

Beeta Game ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza energetica, insegnando comportamenti virtuosi per risparmiare a casa e al lavoro nonostante non sia progettata specificamente per il controllo e la gestione dei consumi.

Gli utenti primi in classifica riceveranno un Beeta kit per il monitoraggio energetico.

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iPad 10: in anteprima

Il nuovo Ipad 10 in anteprima adotta il design dei modelli Air e Pro e sposta la fotocamera sul lato lungo. Ottime le prestazioni, il display Liquid Retina e l’USB-C, ma il prezzo sale e il posizionamento è diverso da quello del predecessore.

Design come quello degli iPad Air e degli iPad Pro, fotocamera frontale sul lato lungo, nuovi colori, USB-C, connettore smart per la tastiera, 5G sui modelli cellular, Wifi 6, display Liquid Retina: salvo un paio di compromessi, il nuovo iPad di 10 generazione, disponibile in Italia dal 26 ottobre, è tutto ciò che si poteva desiderare da un aggiornamento dell’iPad “di base”.

Ma c’è un grosso ma: l’iPad 10 non è più il modello “di base” della famiglia.

Costa di più (parte da 589€) e si insinua nella gamma a metà tra l’iPad Air e il suo predecessore.

Seppur relegato al ruolo di “iPad SE”, l’iPad di nona generazione rimane infatti disponibile e costa a sua volta un po’ di più.

Appare chiaro che per Apple le caratteristiche tecniche e il design ereditati dagli iPad Air e iPad Pro non si possono ancora associare a un dispositivo di fascia entry-level.

Lo spazio per questo collocamento c’era tutto: l’iPad 10 ora costa 200 euro in meno dell’iPad Air M1, 150 in più del modello di nona generazione e si adagia comodamente in mezzo ai due.

Dalla sua non ha soltanto le già citate caratteristiche degli iPad di fascia più alta, ma anche un paio di novità che qui abbiamo apprezzato moltissimo: la videocamera frontale sul lato lungo e la compatibilità con una nuova Magic Keyboard “due pezzi”, che offre una fantastica esperienza di scrittura.

Il display è un Liquid Retina da 10,9”: ha le stesse dimensioni di quello dell’iPad Air.

iPad 10: design e prestazioni

Se le differenze con l’iPad di nona generazione sono subito evidenti, per distinguere il nuovo iPad 10 da un iPad Air bisogna osservare i dettagli.

Design, dimensioni dello schermo, spessore, posizione delle griglie degli altoparlanti e dei tasti del volume sono quasi gli stessi.

Tra gli elementi distintivi esterni ci sono la fotocamera, la posizione del connettore tripolare per gli accessori, che finisce sul bordo lungo inferiore.

Diversi anche i colori: sono quattro (argento, rosa, blu e giallo), tutti accesi e quasi metallizzati, contro i colori pastello più smorzati dell’iPad Air.

Rispetto ad iPad 9, il nuovo iPad è più sottile, leggero e maneggevole nonostante lo schermo più grande.

Come avevamo già notato per l’iPad Air, tenerlo con una mano sola non stanca.

Siamo sempre più convinti che questo design, con bordi netti e cornici sottili, sia la quintessenza della tavoletta digitale e che Apple lo manterrà inalterato ancora per qualche anno. 

Meno drastico invece è l’aumento di prestazioni: hanno effettuato l’aggiornamento del chip dall’A13 Bionic all’A14 Bionic.

È lo stesso dell’iPad Air di 4a generazione e non a caso i benchmark dei due tablet sono sovrapponibili.

I miglioramenti rispetto all’A13 dell’iPad 9 si notano nelle operazioni multi-core (in particolare nell’esportazione dei video in 4K da iMovie e Lumafusion) e in quelle che sfruttano il neural engine, come l’applicazione di filtri e profili alle foto su Lightroom o su Pixelmator Photo.

La fotocamera si sposta

Una delle novità più interessanti dell’iPad 10 è il riposizionamento della fotocamera frontale dal lato corto al lato lungo superiore del tablet.

iPad 10 permette finalmente di “guardare” negli occhi chi ci sta parlando durante le videochiamate.

Osservando lo schermo si darà l’impressione di orientare lo sguardo nella direzione “giusta”, e non verso un punto imprecisato a destra o a sinistra dell’interlocutore come succede con tutti gli altri iPad.

Il confronto:

  • sopra, il lato lungo di iPad Air, con la basetta per Apple Pencil 2
  • sotto l’iPad 10: nello stesso punto si trova ora il modulo della selfie camera

La qualità video è ottima e l’angolo di campo da 122° dell’ottica da 12MP è compatibile con la funzione Center Stage.

Apple ha aggiornato anche la fotocamera posteriore, che ora è da 12MP, è compatibile con la funzione Smart HDR 3 e può girare video fino a 4K 60p.

Il modello di precedente generazione ha ancora un ottica da 8MP e la registrazione video è limitata al full HD (1080p).

È una differenza importante da tenere di conto al momento dell’acquisto. 

La fotocamera posteriore: iPad 10 può girare video in 4K fino a 60p.

Il compromesso dell’Apple Pencil

La posizione della fotocamera sul lato superiore ha però costretto Apple a un compromesso importante.

Il modulo dell’ottica selfie si trova nel punto in cui, su iPad Air e iPad Pro, trova spazio la basetta di connessione della Pencil di seconda generazione.

È uno dei motivi per cui questo iPad rimane compatibile con lo stilo più vecchio, quello con la presa Lightning: per caricarlo serve un adattatore da collegare al cavo USB-C.

Il nuovo adattatore da USB-C a Apple Pencil

La scelta di mantenere la Pencil di prima generazione ha generato parecchie critiche.

Oltre all’ impossibilità di posizionare il sistema di carica dello stilo sul lato lungo del tablet, ci sono anche ragioni di natura commerciale.

Apple ha preferito rimuovere un potenziale ostacolo all’upgrade per i possessori di iPad meno recenti, che non dovranno necessariamente aggiungere i 149€ della nuova Pencil al prezzo del dispositivo.

Nella pratica, la vecchia Pencil si dimostra ancora prestante.

Manca delle caratteristiche avanzate dello stilo di seconda generazione (come il doppio tocco per l’attivazione dei menu) ed è meno precisa, ma l’esperienza nella scrittura e nel disegno rimane una delle migliori sul mercato, anche se confrontata con stilo per tablet e PC della concorrenza più recenti e costosi.

Con l’adattatore da USB-C a Pencil Apple mette una pezza all’idiosincrasia di allegare un dispositivo Lightning a un tablet con connettore USB-C, ma allo stesso tempo risolve un problema annoso, e cioè il maldestro e inelegante collegamento diretto dello stilo alla porta Lightning dei vecchi iPad.

La ricarica e l’accoppiamento della Pencil con cavo e adattatore è molto più comoda e sensata.

Per il resto la presenza dell’USB-C è una mano santa che rende superflui tutti gli altri adattatori e “dongle”, semplificando il collegamento a unità di memoria esterna, lettori di schede SD, adattatori HDMI e così via.

È il grande vantaggio di questo connettore, che dovrebbe debuttare anche sugli iPhone 15 il prossimo anno. 

La Magic Keyboard Folio

Magic Keyboard Folio, l’idea di una custodia tastiera in due pezzi.

La parte posteriore dell’accessorio si aggancia con precisione al retro del tablet e si può aprire a “y” per inclinarlo durante la scrittura.

Il pezzo con la tastiera si aggancia con i magneti al lato inferiore, dove Apple ha riposizionato il connettore tripolare.

Il nuovo connettore per la custodia con tastiera Magic Keyboard Folio: ora si trova sul bordo lungo inferiore.

L’attacco è forte, sicuro e ben congegnato e la posizione dei tasti rispetto allo schermo è perfetta.

La soluzione a due pezzi permette inoltre di aprire l’iPad a 180° sul tavolo senza staccare la tastiera, una posizione insolita ma utile quando si lavora anche con la Pencil.

Il prezzo: la nuova Magic Keyboard Folio costa 300€.

Sono tantissimi per l’accessorio più importante di un dispositivo che parte da 589 euro, soprattutto considerate le numerose alternative meno costose offerte da altri marchi.

Come scegliere l’iPad giusto

L’iPad di decima generazione è un ottimo aggiornamento.

È perfetto per gli usi generalisti o per gli studenti, ma è adatto anche a chi voglia cimentarsi con la creatività digitale.

Le prestazioni sono ottime grazie al chip A14 Bionic e ci sono una serie di novità che lo fanno preferire al modello di nona generazione.

In particolare lo schermo Liquid Retina da 10.9”, la porta USB-C, la fotocamera da 12MP e la possibilità di girare filmati in 4K, oltre al nuovo design.

Il prezzo sale, ma 150€ valgono le funzionalità aggiuntive.

Se poi si confrontano caratteristiche e prestazioni con PC di pari fascia, a nostro parere l’iPad vince su tutta la linea.

iPad 10 con Magick Keyboard Folio

Per studenti e appassionati della creatività digitale l’iPad 10 è una scelta migliore anche rispetto all’iPad Air, per il quale bisogna invece sborsare almeno 200 euro in più.

La fotocamera frontale e posteriore sono le stesse, c’è il 5G sui modelli cellular, il display ha le stesse dimensioni.

La Pencil del nuovo iPad è quella di prima generazione, meno performante ma costa anche meno e si trova spesso in offerta.

Su iPad 10 c’è inoltre la fotocamera sul lato lungo, una novità da tenere assolutamente di conto se si fanno molte riunioni e videochiamate e il Bluetooth è la versione 5.2, contro la 5.0 dell’Air. 

La differenza la fa il chip, che sull’iPad Air è l’M1: per le applicazioni d’ufficio in single core la differenza non si fa sentire, mentre diventa evidente quando entra in gioco il media engine per l’elaborazione video-fotografica.

Se vi interessano molto il montaggio e il fotoritocco l’iPad Air rimane la scelta più adatta, altrimenti orientatevi senza remore su iPad 10.

iPad 10: cosa ci piace

  • Il nuovo design e le opzioni colore
  • La fotocamera sul lato lungo: la vorremmo su tutti gli iPad
  • La nuova Magic Keyboard Folio in due pezzi è un accessorio eccezionale per chi scrive molto

iPad 10: si poteva fare meglio

  • Considerato il prezzo (589 euro), 64GB come opzione base di memoria sono troppo pochi. 128GB sarebbe stato un taglio più adeguato. 
  • Il prezzo della Magic Keyboard Folio: 300 euro per la custodia con tastiera sono troppi per un tablet di questa fascia
  • La Pencil di prima generazione: va bene lo stesso, ma è chiaramente un compromesso da accettare se si acquista questo tablet.

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Luce e gas: meglio il mercato libero o il tutelato?

Quanto spenderebbe oggi uno studente, una famiglia e un anziano solo di luce e gas? Abbiamo simulato tre profili di consumo. Ecco cosa ne è uscito

Chi è ancora nel mercato tutelato, in piena tempesta dei prezzi dovrebbe passare o no al mercato libero? Magari ci fosse una risposta semplice e valida per tutti. Dalle simulazioni che abbiamo fatto, però, una certezza emerge: nel mercato libero le offerte più convenienti – almeno per ora – sono quelle a prezzo variabile. Ma in ogni caso il risparmio si aggira intorno al 3% per il gas e al 6% per la luce rispetto alla tutela. Meglio di nulla, ma certo non una svolta per l’economia familiare.

Dall’altra parte, sia per il gas che per la luce bloccare oggi un prezzo per uno-due anni significa pagare l’energia anche il triplo rispetto al prezzo di tutela. Insomma: la situazione è disperata? Non necessariamente. Per il nostro confronto abbiamo escluso le offerte dedicate solo a chi passa da un operatore all’altro (la voltura), privilegiando quelle che consentono anche la nuova attivazione del contatore. Ma in un mercato in cui la concorrenza è elevata, gli operatori confezionano spesso offerte accattivanti pur di strappare clientela agli altri. Passando da un’offerta del mercato libero a un’altra, infatti, i vantaggi potrebbero essere maggiori. Ma forte potrebbe essere anche la tentazione di tornare alla tutela.

Indice

Tariffe energia

Abbiamo estrapolato le tariffe dal Portale Offerte di Arera, lo strumento dell’autorità dell’energia dedicato al consumatore. Qui tutti i gestori possono caricare e aggiornare le proprie offerte. Le tariffe che indichiamo, selezionate tra il 28 e il 29 settembre per il gas e il 3 ottobre per la luce, sono comprensive di tutto: materia energia, trasporto e gestione del contatore, imposte e Iva. Non ci sono gli oneri di sistema, che il governo ha azzerato anche per il quarto trimestre 2022.

tariffe

Nello stilare le varie top 3 abbiamo eliminato tutte le offerte che, a volte, i gestori dedicano ai dipendenti o alcune tipologie di clienti – spesso molto convenienti – e laddove tra le prime tre offerte migliori ce ne erano due, o addirittura tre dello stesso gestore, abbiamo considerato solo la più bassa così da indicare anche operatori differenti. Gli operatori che offrono tariffe a prezzo fisso sono così pochi che spesso non siamo riusciti a indicarvi più di due offerte.

Studente a Roma

Vivere in zona San Lorenzo a Roma da non residente può costare caro. Un contratto di nuova attivazione per il gas prevede, nel migliore dei casi, 1423 euro l’anno. Questo per un’offerta a prezzo fisso (118 euro al mese) con Enel Energia. Tutt’altro discorso per il variabile. Dove la prima offerta, quella di A2A, è più conveniente della tutela seppure di 24 euro l’anno, ma anche Nuovenergie ed E-On – pur costando poco di più rispetto al mercato tutelato – offrono prezzi concorrenziali.
Per la luce, a prezzo fisso non c’è nulla che si attesti sotto al prezzo della tutela, anche l’offerta
di Coop si avvicina molto. Chi si orienta sul variabile invece può trovare qualcosa di più appetibile: tutte e tre le offerte sono al di sotto del prezzo annuale fissato dall’Arera, anche se di poco.

Famiglia a Milano

È inevitabile che una coppia con due o più figli consumi di più rispetto a un single e, in questo caso, sbagliare tariffa può fare grossi danni alle finanze familiari. Partendo dal gas, il miglior prezzo fisso è quello di Enel Energia con quasi 2.500 euro annui. Con Utilità e Hera Comm, che pure sono i numeri 2 e 3 della graduatoria, si sfonda il tetto dei 3500. Ancora una volta con le offerte a prezzo variabile i prezzi scendono in modo vistoso, anche se la convenienza rispetto alla tutela è molto limitata, con la sola A2A in grado di offrire un risparmio reale (46 euro in meno); Nuovenergie ed E-On, che completano il podio, superano i 1500.
Così come per il profilo-studente di Roma, gli operatori con una tariffa luce a prezzo fisso sono solo due. La proposta di Coop è inferiore di 11 euro alla tutela. Mentre quella di Hera Comm la supera di oltre Tutte e tre le offerte a prezzo variabile invece sono più convenienti, ma al massimo del 5%rispetto al prezzo Arera.

Anziano a Napoli

Vivere solo in una casa di residenza in cui si passa gran parte della giornata, soprattutto nei mesi autunnali e invernali: abbiamo considerato anche questo scenario. I consumi stimati sono leggermente più alti rispetto allo studente di Roma. In questo caso le offerte a prezzo fisso sono più alte rispetto alla tutela, ma non nelle percentuali in tripla cifra di Roma e Milano. Plt Puregreen è la più conveniente (+37% sulla tutela) e al terzo posto c’è Enel Energia (+67%). Anche stavolta il prezzo variabile è più basso, ma rispetto alla tutela solo A2A offre qualcosa di meglio (28 euro in meno l’anno) con Nuovenergie ed E-On più distanti, ma sempre entro i 1000 euro.
Passando alla luce, di offerta a prezzo fisso ne abbiamo trovata addirittura una sola, quella di Coop, che è di poco superiore alla tutela. Quanto al variabile, le prime tre offerte indicate dal Portale sono più convenienti, se ci si accontenta di risparmiare poche decine di euro l’anno.

Perché conviene il variabile?

Non può essere un caso, infatti non lo è. In questa fase gli operatori di energia stanno proponendo prezzi variabili molto più bassi rispetto a quelli fissi per un preciso motivo. “Le offerte a prezzo fisso oggi costano molto non solo per il costo della materia prima, che come sappiamo è elevato, ma anche perché in questo regime gli operatori devono tutelarsi dal rischio che il prezzo, per motivi oggi imprevedibili, salga ancora di più.

Luce e gas
Luce e gas

In quello scenario infatti i gestori dovrebbero acquistare l’energia a costi maggiori rispetto a quelli applicati al cliente” spiega Niccolò Carlieri, co-founder di Selectra Italia, un servizio di comparazione tariffe e assistenza ai consumatori che vogliono cambiare operatore.

Ma non è tutto: a incidere su queste tariffe monstre c’è anche il rischio di morosità. Per difendersi dal quale gli operatori applicano costi maggiori. Per i fornitori di energia, soprattutto i più piccoli, il prezzo fisso è quindi molto rischioso tanto che sono rimasti in pochi a offrirlo: secondo Carlieri, circa il 20% del totale.

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