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Pagamento nei negozi: abilitalo con lo smartphone

Dimentica le carte di credito che possono essere clonate da un negoziante o da un sito pirata. Abilita il pagamento nei negozi con lo smartphone e nessun dato personale verrà condiviso.

L’utilizzo delle carte di credito per i pagamenti di tutti i giorni continua ad aumentare. Questo grazie anche a iniziative come il cashback di stato che ha offerto un rimborso in euro a chi usava i metodi di pagamento elettronico. Purtroppo insieme al loro utilizzo aumentano anche i tentativi di truffa e le clonazioni delle carte di credito da parte di falsi bancomat negozianti pirati. In realtà un metodo sicuro per pagare senza comunicare i propri dati esiste ed è quello di utilizzare il proprio smartphone al posto della carta.

In Italia i servizi che si appoggiano al chip di comunicazione NFC sono principalmente Google Pay, Apple Pay e Samsung Pay. Il vantaggio rispetto alla carta di credito è che quando appoggiamo lo smartphone al POS non vengono comunicati i nostri dati, che restano al sicuro sui server di Google, Apple o Samsung. Ma viene generato uno speciale token anonimo che autorizza il pagamento e allo stesso tempo ne tiene traccia sul nostro dispositivo.

Il rischio di truffe è praticamente inesistente. Anche nel caso in cui ci venisse rubato lo smartphone, il servizio non potrebbe essere usato senza il riconoscimento dell’impronta digitale o del volto.

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Solo banca abilitata

Il solo vero limite è che per attivare il servizio dovremo avere una carta di credito gestita da una delle banche convenzionate e naturalmente uno smartphone con il chip NFC integrato e attivo. Per quanto riguarda il chip NFC questo è ormai presente anche sui dispositivi di fascia bassa. Potremo comunque controllare la sua presenza nei telefoni Android dal menu Impostazioni > Preferenze di connessione. Nel corso del 2021 la maggior parte degli istituti bancari si è accordata con Google e Apple per offrire questo servizio; per avere la certezza comunque possiamo consultare per Google Pay la pagina https://support.google.com/pay/answer/9093458 mentre per Apple Pay la pagina https://support. apple.com/it-it/HT206638 e per Samsung Pay la pagina https://www.samsung.com/it/services/samsung-pay/

Oltre che con lo smartphone è possibile pagare anche con lo smartwatch, anche in questo caso naturalmente dovremo avere un dispositivo abilitato. Al momento ci sono gli Apple Watch che consente di pagare con Apple Pay, i principali modelli di Galaxy Watch che sono abilitati ai pagamenti con Samsung Pay e più in generale la maggior parte degli smartwatch con il sistema operativo Wear OS che consentono di pagare con il sistema Google Pay. Il meccanismo per pagare con lo smartphone è lo stesso per tutti e tre i sistemi, nella pagina successiva mostreremo quello di Google Pay che rimane il più usato tra chi ha uno smartphone Android.

Prima di impostare il pagamento via smartphone assicuriamoci che la nostra banca lo accetti

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Dopo esserci accertati che la banca a cui è appoggiata la nostra carta di credito sia abilitata al servizio Google Pay e che sul nostro smartphone sia presente e attiva la connessione NFC, potremo scaricare l’app Google Pay dallo store di Android. Nel caso il nostro dispositivo non abbia i requisiti sufficienti non riusciremo comunque a scaricarla. Per prima cosa dovremo concedere i permessi richiesti, cioè considerare l’app come Predefinita e in grado di accedere ai nostri file.

Pagamento nei negozi con lo smartphone

Quindi dovremo selezionare la voce Aggiungi una carta e scegliere la carta di credito o anche di debito (bancomat) che vogliamo abilitare per Google Pay. In realtà potremo usare questa app anche per archiviare le tante carte fedeltà, quelle regalo o anche gli abbonamenti ai servizi di cui disponiamo. In tutti questi casi potremo fare a meno di portare le carte fisiche con noi e selezionare volta per volta la carta che ci interessa solo facendoci un tap sopra. Nel nostro caso abbiamo caricato la carta fedeltà di un paio di supermercati, quella di una libreria e anche quella delle Ferrovie dello Stato.

L’app è compatibile con centinaia di emittenti di cui troveremo l’elenco una volta scelto il tipo di funzione che ci interessa. Potremo inserire il codice a barre della carta che vogliamo inserire semplicemente riprendendolo nel mirino della fotocamera, oppure anche inserendo i dati manualmente.

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Dopo avere inserito i dati della carta di credito o di debito, l’app si collegherà al server della nostra banca e noi dovremo confermare l’operazione direttamente dall’app della banca stessa. Da quel momento potremo utilizzare quella carta per i pagamenti. Un’altra operazione indispensabile è quella di attivare un sistema di sicurezza, possibilmente il riconoscimento dell’impronta digitale quello del viso. In alternativa resta comunque possibile impostare un codice PIN di almeno sei cifre.

Pagamento nei negozi con lo smartphone 2

Infine il nostro telefono dovrà soddisfare tutti i requisiti di sicurezza a partire dal più importante: non dovrà cioè essere stato sbloccato con i privilegi di root. Solo in questo caso, infatti, un eventuale malware potrebbe introdursi nella zona riservata e recuperare i nostri dati. Una volta che tutti i requisiti indicati nella seconda schermata sono stati soddisfatti potremo iniziare a usare lo smartphone per i nostri pagamenti nei negozi.

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Nella terza schermata possiamo vedere la configurazione di Google Pay pronta per il pagamento. Dovrà apparire il simbolo a onde blu di NFC sopra la carta e l’indicazione Avvicina al lettore. A differenza della carta fisica, non ci verrà chiesto di inserire il codice PIN di sicurezza nel caso di acquisti superiori ai 25 euro. Dopo avere avvicinato lo smartphone al POS (va bene anche se ha una custodia) sentiremo il bip di conferma e l’acquisto resterà nella cronologia del telefono.

pagamento smartphone

Non è previsto un numero massimo di carte che potremo aggiungere all’app, basterà seguire per ciascuna la procedura di contatto all’app della banca (che deve essere installata sul nostro smartphone) al momento dell’inserimento dei dati.

Invece, per quanto riguarda la possibilità di collegare uno smartwatch compatibile, ciò potrà avvenire attraverso una sincronizzazione dall’app di Wear OS. Per pagare avvicinando l’orologio dovremo naturalmente avere nel raggio di azione anche lo smartphone, a meno che il nostro smartwatch non abbia una propria scheda SIM integrata che lo rende autonomo.

Pagare con l’iPhone (o con Apple Watch)

Lanciato nel 2014 negli Stati Uniti, Apple Pay è il primo sistema di pagamento diretto dallo smartphone ed è disponibile in Italia dal 2017, anche se solo negli ultimi due anni si sono convenzionati i principali istituti bancari del nostro Paese. Apple Pay può essere usato con tutti i modelli di iPhone a partire da iPhone 6, con iPad Air 2 e superiori e con tutti i modelli di Apple Watch.

Potremo usarlo sia per fare acquisti online, dal browser Safari, che direttamente nei negozi. In questo caso basterà avvicinare il telefono, l’orologio o il tablet al POS per concludere l’acquisto. Per poterlo attivare dovremo aggiungere al nostro wallet una carta di credito compatibile. Prima di tutto, però, dovremo avere impostato il nostro ID Apple su iCloud. A differenza dei dispositivi Android, dove occorre scaricare un’app dallo store, con gli iPhone è sufficiente aggiungere la carta di credito al proprio wallet, una specie di portafogli elettronico che permette di archiviare anche biglietti per i trasporti, biglietti per eventi e carte fedeltà.

pagamento con iPhone

Prima di eseguire il pagamento è necessario effettuare il riconoscimento del volto con Face ID nei modelli più recenti, oppure con l’impronta digitale o anche il codice PIN nel caso non funzionassero gli altri sistemi di riconoscimento. Per utilizzare Apple Pay sull’Apple Watch dovremo avere sincronizzato i due dispositivi e configurare Apple Pay dall’app Watch di iPhone. Per pagare dovremo avvicinare l’orologio al POS e quindi premere due volte il tasto laterale. Un bip e un segno di spunta confermeranno il successo dell’operazione.

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Satispay: pagamenti veloci

Attraverso l’app Satispay, pagamenti veloci e commissioni gratis fino a 10 euro.

Le commissioni bancarie, che in qualche caso possono arrivare anche al 2% del totale da pagare, sono una delle ragioni per cui molti negozianti preferiscono non accettare bancomat e carte di credito. In questi ultimi anni sta invece riscuotendo molto successo un’app particolare come Satispay. Questa infatti non chiede commissioni per acquisti fino a 10 euro e oltre questa cifra chiede al commerciante solo un importo fisso di 20 centesimi. Insieme a questa politica di commissioni minime, Satispay sta portando avanti un’operazione pubblicitaria molto aggressiva. Operazione che le ha permesso di convincere oltre 180.000 negozi in tutta Italia a convenzionarsi.

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Semplice e veloce

Si tratta, in pratica, di incentivi forniti ai clienti come cashback che possono arrivare al 3% anche condizioni speciali per chi paga con Satispay. Il sistema di localizzazione dell’app è molto ben realizzato e consente di visualizzare in tempo reale i negozi convenzionati più vicini a dove ci troviamo e per ciascuno di mostrare la percentuale del cashback o la presenza di offerte dedicate. Il meccanismo di pagamento è veramente semplice e veloce: basta aprire l’app, selezionare il negozio in cui ci si trova, digitare l’importo e confermare. Il trasferimento di denaro sarà immediato e l’esercente dovrà solo accettare la richiesta affinché il pagamento vada a buon fine. Non occorre quindi nemmeno il chip NFC, come per i pagamenti con le carte tradizionali, basta avere una connessione Internet attiva.

Budget su misura

Satispay non si appoggia alle carte di credito. È connesso direttamente al nostro conto corrente, creando uno speciale conto parallelo che potremo usare per le piccole spese di tutti i giorni. Il sistema utilizzato per alimentare questo conto è particolare. In pratica dovremo scegliere quanti euro avere a disposizione, da un minimo di 25 a un massimo di 300.

satispay budget
1. Dopo avere scaricato l’app Satispay dal Play Store e averla installata, dovremo registrarci inserendo i dati del nostro cellulare e dell’email, poi fornire i nostri dati personali, compreso il codice fiscale e la scansione di un documento d’identità. Quindi dovremo inserire il codice IBAN del nostro conto corrente da cui verranno prelevati i fondi. A questo punto a Satispay effettueranno i controlli di documento e IBAN e in un paio di giorni ci verrà attivato il conto. Dovremo quindi decidere quanto prelevare dal nostro conto corrente bancario da un minimo di 25 € fino a un massimo di 300 €.
pagamenti satispay
2. Una volta trasferito l’ammontare desiderato dal nostro conto corrente, verranno visualizzati gli esercizi commerciali convenzionati più vicini a dove ci troviamo. A oggi oltre 180.000 negozi accettano Satispay come metodo di pagamento e gran parte di questi offrono anche un cashback che può arrivare fino al 3% e anche condizioni speciali nel caso di primo acquisto. I commercianti amano Satispay, che può essere usato anche solo per pagare un caffè, in quanto non devono versare le commissioni normalmente richieste dai gestori di carte di credito e bancomat.

Alla fine della settimana se la cifra è inferiore a quella stabilita, questa verrà rimpinguata direttamente dal nostro conto corrente, il tutto senza alcuna commissione. Solo per il primo trasferimento dal nostro conto corrente sarà necessario attendere un paio di giorni.

Non solo negozi

Satispay nasce come app per acquisti al volo nei negozi. Oltretutto con un budget massimo di 300 euro non potremo, nemmeno volendo, acquistare prodotti pregiati come computer o capi di abbigliamento firmati. Con Satispay, però, è possibile effettuare alcuni tipi di pagamento online, come l’acquisto di ricariche telefoniche il pagamento di multe o bolli. Per eseguire un pagamento online, dopo esserci accertati di avere un saldo sufficiente, dovremo fare tap sull’opzione Servizi collocata nel menu in basso e scegliere il tipo di pagamento che ci interessa.

Satispay Enjoy promo

Potremo anche creare un Salvadanaio su misura all’interno del quale andrà in automatico l’importo del cashback che otteniamo dagli acquisti e anche il resto fino a un euro. Se così, per esempio, abbiamo pagato 1,60 € per un cappuccino, i 40 centesimi residui andranno in automatico nel salvadanaio e nel nostro conto principale avremo solamente importi arrotondati all’euro.

Trasferimento veloce in tempo reale

Sempre dall’app potremo trasferire del denaro a un amico che come noi utilizza Satispay senza pagare alcuna commissione e in tempo reale. Basterà selezionare la voce Busta Regalo, selezionare il destinatario, l’importo ed eventualmente aggiungere anche un messaggio. Si tratta di una modalità utile anche per saldare piccoli debiti. Infine la voce Donazioni consente di contribuire anche con pochi euro a iniziative benefiche, in questo momento il beneficiario è l’associazione Save The Children per l’Ucraina.

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Passare da Android a iPhone e viceversa

Possiamo trasferire con relativa facilità i nostri dati da uno smartphone all’altro, ma un vero diritto alla portabilità dati ancora non c’è. Passare dati da Android a iPhone e viceversa è quindi possibile, vediamo come.

Possiamo trasferire con relativa facilità i nostri dati da uno smartphone all’altro, ma un vero diritto alla portabilità dati ancora non c’è: bisognerà aspettare gli esiti delle nuove regole europee, il Digital services act, ancora in bozza.

Google e Apple, come vari altri produttori di smartphone, hanno però negli anni migliorato i servizi di trasferimento dati, anche se gli utenti li trovano in parte imperfetti e incompleti.

Vediamo i principali metodi (tralasciando quelli a pagamento, di servizi specializzati) e le prospettive.

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Istruzioni generali

Per prima cosa conviene accertarsi che il backup del cellulare sia recente. Controlliamo questa opzione presente su tutti i cellulari e che si appoggia al cloud Google, iCloud di Apple o terzi (come quello di Samsung). Controlliamo se siano spuntate tutte le opzioni di backup che ci servono (come le foto, le app, i contatti) e che non sia andato storto qualcosa magari perché abbiamo esaurito lo spazio di archiviazione cloud.

backup smartphone

Facciamo anche un backup dei dati di alcune applicazioni, che potrebbero perdersi nel passaggio, come WhatsApp, o dei videogiochi (ad esempio via servizio Google Giochi); poi ci toccherà usare le specifiche opzioni di ripristino dati di queste app o servizi. Teniamo conto che in un trasferimento diretto tra due cellulari entrambi saranno impegnati durante tutta l’operazione; facciamola quando siamo sicuri di non avere bisogno di usarli, ad esempio la sera tardi o la mattina molto presto. Entrambi i cellulari devono essere ben carichi (almeno 20 per cento).

Come fare passaggio tra smartphone della stessa marca

Se il vecchio e il nuovo smartphone sono della stessa marca, in molti casi il passaggio sarà più semplice. Samsung e Xiaomi (le più vendute marche Android) hanno app dedicate che si possono usare non appena si accende il nuovo smartphone (o uno smartphone ripristinato a livello di fabbrica). Su questi e su Google Android le opzioni più comuni, tra cui scegliere, sono due per il trasferimento: con cavo o senza cavo. Nel primo caso usiamo un cavo usb, nel secondo teniamo i cellulari vicini. Seguiamo le istruzioni su entrambi gli schermi, ad esempio attenti a indicare quale sia il cellulare ricevente (il nuovo) e quello inviante (il vecchio), dei due.

Su iPhone Apple suggerisce di tenere i due cellulari vicini in modalità wireless. Bluetooth attivo su entrambi. Inseriamo l’Apple ID che ci serve usare sul vecchio dispositivo. Teniamo il vecchio dispositivo sopra quello nuovo. L’opzione di trasferimento si chiama Inizia subito. Attendiamo che venga visualizzata un’animazione sul nuovo dispositivo.

smartphone android smart switch

Smartphone uno sopra l’altro

Tieni il tuo attuale dispositivo sospeso sopra il nuovo e inquadra l’animazione nel mirino della fotocamera. Attendiamo che venga visualizzato il messaggio Concludi sul nuovo dispositivo. Se non si riesce a utilizzare la fotocamera del vecchio dispositivo, toccare Autentica manualmente e seguiamo i passaggi sullo schermo. Quando richiesto, inseriamo nel nuovo dispositivo il codice di quello attuale. A questo punto, seguiamo le istruzioni per configurare Face ID o Touch ID sul nuovo dispositivo. Quando viene visualizzata la schermata Trasferisci i dati dal vecchio dispositivo, tocchiamo continua per iniziare a trasferire i dati dal dispositivo precedente a quello nuovo. Gli smartphone Android e iPhone consentono altre modalità di ripristino, ma sono meno usate e probabilmente meno comode per l’utente medio: il ripristino via cloud e da memoria esterna (SD o usb). Il primo è utile soprattutto quando dobbiamo ripristinare un cellulare che avevamo resettato.

Passaggio tra smartphone diversi

Se il passaggio è tra diversi cellulari Android, è consigliabile usare l’opzione proposta sul nuovo cellulare, che può essere il trasferimento della marca (Samsung) oppure quello di Google. Il passaggio tra iPhone e Android un tempo era un disastro; adesso va molto meglio anche se ci dobbiamo scaricare di nuovo le app ed eventualmente pagarle di nuovo. Gli abbonamenti invece li possiamo trasferire. Alcuni sviluppatori di app inoltre concedono il trasferimento di licenza da una piattaforma all’altro. Dovremmo contattarli direttamente.

Da iPhone a Android potremmo seguire le istruzioni specifiche che appaiono sul modello acquistato; indicare che il passaggio è da un iPhone. Da qualche settimana però è disponibile l’app specifica iPhone Switch to android che semplifica le cose. Ci dà consigli mirati, su schermo, ricordandoci ad esempio di disattivare iMessage su iPhone altrimenti si perdono i nostri sms sul nuovo dispositivo. I dati WhatsApp al momento sono supportati solo verso Samsung. Per il passaggio da Android ad iPhone scarichiamo invece l’app analoga passa a iOS (da Google Play).

Dati non trasferiti

Sul nuovo cellulare potremmo poi accorgerci che qualcosa non va. Che non tutti i dati sono stati trasferiti. Quelli delle app certo non passano tra iPhone e Android (e viceversa), con parziali eccezioni (vedi WhatsApp). Gli account di posta vanno riconfigurati a mano in molti casi, anche se alcuni trasferimenti li supportano. Idem le password. I passaggi tra due iPhone sono quelli che riescono a essere più completi. Per le password possiamo appoggiarci a password manager, che fanno poi la sincronizzazione dei dati. «Per motivi di sicurezza, non troveremo trasferiti i dati di accesso bancari e i sistemi di one time password», spiega Elio Franco, avvocato esperto di digitale.

Le one time sono probabilmente la cosa più fastidiosa da riattivare una volta che cambiamo cellulare. Personalmente lo devo fare su due app di due banche, su quella dello Spid e sugli authenticator generici. Gli authenticator almeno hanno opzioni che facilitano il compito. Su quello di Google c’è l’opzione “trasferisci account».

Quale diritto di portabilità?

“Non c’è ancora un diritto a portare dati da una piattaforma all’altra; anche se le app per trasferire da iPhone ad Android e viceversa sono certo una recente conquista dei consumatori”, dice Franco. Probabilmente una di quelle novità che le big tech lanciano proattivamente, per anticipare futuri obblighi che sono già nell’aria. “Il digital service act impone il diritto alla portabilità dati alle piattaforme con almeno 45 milioni di utenti globali.

È stato appena approvato dalla Commissione anche se non c’è ancora il testo – dice Franco – che comunque poi deve passare da Parlamento e Consiglio”. “E non sappiamo ancora se si applicherà anche ai dati smartphone Google e iPhone”, aggiunge. Insomma, il consumatore che vuole cambiare cellulare e piattaforma ora trova la strada più spianata rispetto a prima. Ma il “prima” era un sentiero pieno di cocci aguzzi e filo spinato. Adesso bene; ma non benissimo.

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app per muoversi in città
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Le migliori App per muoversi in città

Nelle principali città italiane, e anche in diversi centri minori, sono disponibili servizi di condivisione dei mezzi di trasporto. E chi proprio preferisce continuare a usare la propria auto può sfruttare il lato social della guida per non restare bloccato. Vi presentiamo le migliori app per muoversi in città con auto, moto e bici.

Per spostarsi in città, o anche nell’immediato hinterland, non è più necessario avere a disposizione un proprio mezzo di trasporto: basta affidarsi a uno dei tanti (ce ne sono oltre venti), servizi di condivisione disponibili online. Certo, non tutte le città sono uguali e se, per esempio, a Milano ci sono quasi tutti, soprattutto in piccoli centri del sud sarà più difficile trovare un mezzo di trasporto immediatamente disponibile. Per questo però consigliamo di provare un’app come URBI che è in pratica un aggregatore di tutti i servizi di condivisione disponibili nella zona in cui ci troviamo.

Direttamente sulla mappa potremo così trovare il servizio che preferiamo tra quelli di auto, moto, bici e anche monopattino. Chi invece preferisce continuare a usare il proprio mezzo di trasporto potrà trovare comunque delle app che gli semplificheranno la vita. Ci riferiamo per esempio a un’app come Wash Out che permette di farsi lavare l’auto direttamene dove è parcheggiata, senza perdere tempo prezioso. Oppure potremo sfruttare un’app come Prezzi Benzina – GPL e Metano per individuare il distributore più economico in zona o anche semplicemente il più vicino in cui sia disponibile il metano.

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GPS e autovelox

Tra le app che vanno per la maggiore ci sono naturalmente quelle legate alla navigazione: la più famosa resta Google Maps che non per niente è stata scaricata oltre 10 miliardi di volte. Questo però non toglie che siano moltissime le persone che usano app parallele come Waze, che consente di fornire indicazioni social sulla situazione del traffico ad altri utenti, o come Autovelox Fissi e Mobili che permette di localizzare con l’aiuto social le telecamere di controllo fisse, mobili e collegate ai semafori, di trenta differenti nazioni. E se andiamo in moto potremo collegarci con gli amici, condividere percorsi e pubblicare foto all’interno di un’app come WeRide che sta diventando un vero social network per motociclisti.

Urbi, per tutti i servizi di sharing

Un’unica app per tutti i servizi di sharing in mobilità: trova la più vicina auto, moto, bicicletta o monopattino. Soprattutto nelle grandi città sono molti i servizi disponibili per condividere i mezzi di trasporto. Solo a Milano, nella zona in cui abita chi scrive, ne abbiamo contati ben 19, da Acciona per condividere le moto elettriche a ZigZag per gli scooter. Un’app come URBI individua tutti i servizi disponibili nella zona con la possibilità di filtrare quello che ci interessa tra auto, moto, bici o anche monopattino. Naturalmente per poter prendere in prestito un mezzo di trasporto bisognerà essere registrati al servizio, ma questo è possibile farlo direttamene dall’app, anche se poi i dati andranno condivisi con il gestore che ci interessa.

app urbi

Con la funzione Calcolo del percorso, inserendo la nostra destinazione potremo scegliere l’opzione per raggiungerla nel modo più veloce o più conveniente. L’app URBI, attraverso il servizio Radar, consente anche di ricevere un avviso quando diventa disponibile un mezzo del servizio di condivisione che ci interessa. Oltre che in Italia, URBI è disponibile in Germania, Spagna, Francia, Austria, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda, Belgio, e USA. L’app è gratuita, nel senso che non richiede alcun costo oltre a quelli già richiesti dai singoli gestori, anzi in qualche caso permette di usufruire di sconti e vantaggi speciali.

Autoscout24, l’app per la compravendita di veicoli

Oltre un milione di automobili, moto e furgoni nuovi o usati, sulla più grande piattaforma di vendita in Europa. Da tempo ormai Internet è diventato il principale mercato nel quale le persone acquistano e vendono automobili, moto e furgoni. Da qualche anno, poi, sta avendo un grande successo un’app internazionale come AutoScout24 che è stata scaricata oltre 20 milioni di volte e che con un milione di annunci attivi è attualmente la più grande piattaforma di compravenda di auto online in Europa. AutoScout24 è semplice da consultare e gestire sia se stiamo cercando un’auto usata o una nuova, sia se pensiamo di mettere in vendita la nostra o anche solo di farla valutare.

autoscout 24 compravendita veicoli

C’è addirittura la funzione Test Drive Virtuale che consente di farsi un’idea precisa della macchina che ci interessa prima di spostarci per provarla direttamente. Nel momento in cui cerchiamo un’auto è possibile inserire fino a 39 filtri differenti in modo da limitare le offerte e visualizzare solo quelle che ci interessano veramente. Per acquistare un’auto non è necessaria la registrazione mentre questa è indispensabile per poter creare un annuncio. È comunque possibile utilizzare l’account di Google o Facebook per la registrazione e allo stesso tempo è possibile collegarsi ad AutoScout24 anche da computer attraverso qualsiasi browser all’indirizzo www.autoscout24.it

Wash Out, lavaggio veicoli a domicilio

Lavaggio auto e moto a domicilio, senza bisogno del proprietario, senza acqua e con prodotti ecologici. Non tutti hanno il tempo o la voglia di lavare da soli l’auto, oppure di recarsi in un autolavaggio automatico. Per questo un servizio come quello offerto dall’app Wash Out può risultare comodo e particolarmente utile. Si tratta, in pratica, del lavaggio di auto e moto direttamente dove sono parcheggiate, senza bisogno che sia presente il proprietario, ma semplicemente comunicando il modello e il luogo in cui si trovano. Effettuare la pulizia dell’auto (o della moto) direttamente in strada è possibile grazie utilizzo di prodotti senza acqua, che oltre a essere completamente ecologici evitano che qualsiasi scarto si riversi al suolo.

wash out lavaggio veicoli a domicilio

Il prezzo, oltretutto, è paragonabile a quello di un buon lavaggio automatico, con la possibilità di pulire anche gli interni dell’automobile. In quest’ultimo caso dovremo naturalmente fornire agli operatori la chiave dell’automobile, questa potrà però essere lasciata anche a qualcuno presente in zona. Per prenotare il lavaggio bisogna prima geolocalizzare l’auto e naturalmente pagare in anticipo il servizio. I prezzi partono dai 14.90 € per una city car, se poi si vuole la pulizia degli interni serviranno altri 4 euro. È anche possibile richiedere la ceratura, l’igienizzazione e l’applicazione di un protettivo per vetri e gomme.

Veicoli, gestisci costi e scadenze per tutti i veicoli

Servizio di gestione dei costi e delle principali scadenze per auto, moto, quad, minicar e camper. Ricordare tutte le scadenze fiscali oltre agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della nostra auto o della moto può diventare un grosso problema. Per questo risulta molto comoda un’app come Veicoli che permette di tenere sotto controllo tutte le spese sostenute, le scadenze e i lavori di manutenzione previsti e imprevisti. Si tratta, in pratica, di un database molto ben realizzato che, una volta inseriti i dati della nostra auto o della moto, permette di personalizzare le varie sezioni e di filtrare scadenze e interventi come preferiamo.

veicoli

Così, per esempio, potremo inserire una sezione con i costi del carburante e dell’autostrada, una per le multe e una per la manutenzione straordinaria. È prevista anche la sezione Contatti in cui inserire i dati di officine e punti di appoggio non solo nella nostra zona. Veicoli nasce come app professionale per autotrasportatori ma con il tempo è stata sempre più scelta anche da chi usa l’auto solo nel tempo libero. L’app è gratuita per il primo veicolo registrato, per quelli successivi bisognerà pagare 0,99 centesimi l’anno, per un massimo di sei mezzi di trasporto. Inoltre, l’app può memorizzare la posizione in cui abbiamo parcheggiato l’automobile e condurci via Google Maps al parcheggio.

Waze, sistema di navigazione social

Sistema di navigazione social per sapere in ogni momento quello che sta accadendo lungo il nostro itinerario. Come sistema di navigazione GPS, gran parte delle persone oggi usa Google Maps o Mappe di Apple, a seconda dello smartphone che possiede. In realtà ci sono diverse altre app che offrono funzioni differenti e che riscuotono un successo se possibile ancora maggiore. La più utilizzata in Italia è Waze, che si autodefinisce un’app di navigazione social. E in effetti il contributo degli utenti è quello che la caratterizza: soprattutto nelle grandi città è normale che ci siano nei paraggi migliaia di wazer (è così che si chiamano gli utenti) che condividono centinaia di segnalazioni sulla situazione del traffico in quel momento.

waze

Per poter diventare un wazer occorre naturalmente registrarsi e costruirsi un buon feedback. Solo chi ha una reputazione consolidata può infatti vedere visualizzate le proprie segnalazioni di incidenti e blocchi in tempo reale, gli altri dovranno prima ricevere conferme da altri utenti. Waze è compatibile con Android Auto di Google e può così essere visualizzata sullo schermo della nostra automobile. L’app può essere utilizzata con i comandi vocali e consente anche di trovare i parcheggi più vicini alla nostra destinazione. È anche possibile ascoltare in background musica dai principali servizi di streaming audio, che verrà poi interrotta dalle segnalazioni dell’app.

Prezzi benzina – GPL e metano

Individua il distributore di carburante più economico vicino a dove ti trovi e aggiorna i prezzi non corretti. Tra un distributore di benzina e l’altro ci possono essere differenze anche di decine di centesimi di euro, che per un pieno corrispondono a diversi euro. Questo spiega il grande successo di un’app come Prezzi Benzina – GPL e Metano che solo in Italia è stata scaricata oltre due milioni di volte ed è aggiornata praticamente in tempo reale attraverso le segnalazioni degli utenti, oltre a quelle dei gestori. Il funzionamento dell’app è semplice e non viene richiesta nemmeno la registrazione: basta fornire i permessi richiesti per la localizzazione e si possono individuare i distributori più vicini ed economici.

prezzi benzina

Sulla mappa i più economici sono facilmente riconoscibili dal colore verde, quelli con prezzi medi dal colore arancione e quelli con i prezzi superiori alla media sono contraddistinti dal colore rosso. Soprattutto nei grandi centri verranno visualizzati decine di distributori e per questo è consigliabile utilizzare un filtro che permetta di selezionare solo alcune marche o anche particolari tipi di carburante come il metano. Per ogni distributore è poi presente una scheda con le modalità di pagamento, i servizi accessori ed eventuali feedback da parte di altri utenti. La registrazione nell’app diventa indispensabile se vogliamo segnalare una variazione di prezzi.

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Scopri se qualcuno ha usato il tuo smartphone

Hai lasciato incustodito il cellulare sulla scrivania dell’ufficio e temi di essere stato spiato? Scopri se qualcuno ha usato il tuo smartphone!

Come controllare se qualcuno ha usato il mio smartphone?”. Sicuramente ti sarà capitato di farti questa domanda. Oggi gli smartphone sono le scatole nere della nostra vita, contengono nostre informazioni che spesso non conosce nemmeno l’amico più stretto.

Si può ben comprendere quanto ci possa inquietare il pensiero che qualcuno possa aver avuto accesso al dispositivo in nostra assenza.

Per incastrare il curioso di turno ecco alcune pratiche soluzioni che fanno al caso nostro, sia per smartphone Android che per dispositivi Apple. Vedremo come fare a scoprire se il curioso di turno è riuscito ad accedere ai nostri dati o se è stato bloccato dalle misure di sicurezza. Le soluzioni si baseranno su funzioni incluse nei sistemi operativi e su app dedicate.

Il primo indizio: la schermata di blocco

Può sembrare banale ma la schermata di blocco è il primo bastione che difende la nostra privacy, per questo è sempre meglio utilizzare PIN non ovvii (alcuni codici sono sicuramente da evitare, per esempio, 1234, 0000 o la propria data di nascita) oppure pattern di sblocco banali. Le schermate di sblocco mostrano un avviso quando si supera il numero di tentativi previsti (in genere 5). Se noti l’avviso è chiaro che qualcuno ha digitato il codice di accesso più volte per tenta-re di accedere al tuo dispositivo (senza successo).

schermata di blocco

Secondo indizio: il consumo di batteria

Se temiamo che il malintenzionato abbia superato la schermata di blocco e sia riuscito a utilizzare il nostro smartphone, un metodo da investigatori per scoprirlo è semplicemente esaminare i dati dettagliati dell’utilizzo della batteria. Sia il sistema Android che iOS (il sistema di iPhone e iPad) offrono infatti statistiche di utilizzo dettagliate dei consumi.

Per trovarle su Android, basta:

  • Aprire il menu Impostazioni.
  • Premere sulla voce Batteria.
  • Qui alcune personalizzazioni di Android mostrano un grafico dettagliato dei momenti in cui lo smartphone è stato utilizzato.

Analogamente su iOS esiste una funzione davvero molto simile, per trovarla basta:

  • Aprire l’app Impostazioni.
  • Quindi premere su Tempo di utilizzo e poi su Visualizza tutte le attività.
  • Infine scorrere fino alla sezione Attivazioni schermo dove è presente un comodo grafico con tutti gli orari in cui lo schermo del dispositivo è stato acceso.

Se si nota che lo schermo è stato acceso e ha consumato energia quando noi non stavamo utilizzando il telefono, vuol dire chiaramente che qualcuno ha usato lo smartphone a nostra insaputa.

Inoltre, si consiglia di controllare anche quali siano le app che consumano più energia, se per caso è qualche app misteriosa (di cui non riconosci il nome) a consumare molta energia che non sia un’app di sistema o il Google Play Service, conviene disinstallarla, potrebbe essere un’app per spiare lo smartphone installata da qualcun altro a nostra insaputa.

batteria scarica

Terzo indizio: scoprire se qualcuno ha usato il mio smartphone

Dopo aver modificato il PIN di sblocco o il pattern con uno sicuro, è il momento di tendere una trappola allo spione di turno.

App per Android

Play Store

Farlo su Android è semplice, sul Play Store di Google sono presenti un paio di ottime app apposite:

  • Lockwatch
  • Third Eye – Intruder Detection
  • CrookCatcher

Tutte e tre funzionano in modo molto simile, sostituendo la schermata di blocco classica di Android con un’altra e scattando una foto con la fotocamera frontale del dispositivo se qualcuno cerca di accedere sbagliando il PIN o il Pattern di sblocco.

Lockwatch e CrookCatcher sono anche particolarmente utili contro i ladri, in quanto inviano un’email con la foto della persona che tenta di sbloccare il telefono e la sua posizione GPS.

La versione a pagamento di Lockwatch permette di prendere più istantanee in serie dello spione e di registrare un breve audio dopo il tentativo di sblocco fallito.

Inoltre permette di scattare foto anche dopo il riavvio del telefono e la sostituzione della SIM.

Sono tutti software abbastanza leggeri e quindi dal bassissimo impatto sulla batteria e sulle prestazioni dello smartphone.

Tutte queste soluzioni, per funzionare a dovere, al primo avvio hanno bisogno che si forniscano dei permessi, la procedura è guidata.

App per iOS

App Store

Per iOS e per Mac è molto apprezzata l’applicazione antifurto Prey Find my Phone, che è gratuita nella sua versione base.

Già con la versione gratuita Prey Find my Phone offre varie funzionalità utili per la protezione e monitoraggio del dispositivo.

Tra queste, per esempio, troviamo la possibilità di creare una “zona di sicurezza” e attivare alcune azioni nel caso in cui il dispositivo esca o entri dalla zona di sicurezza impostata: come, per esempio, scattare una foto con la fotocamera anteriore e posteriore per “immortalare” il presunto malintenzionato.

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Reazioni ai messaggi di WhatsApp

Reazione ai messaggi di WhatsApp, come funziona? La svolta social della piattaforma è servita. Nel giro di qualche giorno, dopo l’atteso aggiornamento, tutti gli utenti potranno sperimentare la nuova funzione.

Dopo aver annunciato la funzione Community, WhatsApp compie un passo ulteriore verso l’universo social con un’altra importante novità.

La piattaforma di messaggistica istantanea ha infatti introdotto la possibilità di inserire reazioni con emoji direttamente a contenuti e messaggi scambiati in chat, secondo un meccanismo identico a quello previsto ad esempio da Facebook a partire dal 2016.

La nuova funzionalità era stata annunciata a metà aprile, ma per arrivare al rilascio effettivo si è dovuti passare attraverso tempi tecnici tutto sommato contenuti.

Quante e quali reazioni si potranno mettere

reaction

Saranno 6 le emoji disponibili inizialmente per le reaction: il pollice alzato, il cuore rosso, la faccina che ride con le lacrime agli occhi, l’espressione stupita, quella triste e, infine, le mani giunte.

Quest’ultima emoji viene largamente utilizzato per indicare la preghiera, ma in realtà si tratta di una sorta di “batti cinque” concepito per dire “grazie”, molto utilizzato in Giappone.

Reazioni ai messaggi di WhatsApp come funziona?

reaction ai messaggi

Come accennato, la reazione potrà essere inserita con le stesse modalità di Facebook.

Sarà sufficiente selezionare un messaggio, tenendo premuto sullo stesso per almeno un secondo, e comparirà a tendina una stringa con le 6 reaction in dotazione.

L’utente dovrà dunque sceglierne una, rilasciando poi il dito.

Il meccanismo sarà uguale sia per dispositivi Android sia per iPhone.

Una volta scelta e inoltrata la reazione, l’autore del messaggio riceverà in automatico una notifica che lo informerà in tempo reale.

A livello di interfaccia, la notifica sarà visibile come tutte le altre notifiche di WhatsApp.

A cosa servono le reaction

Come era avvenuto per Facebook, anche per WhatsApp si è tornati a chiedersi: ma a cosa servono le reazioni? Le abitudini comunicative sono state rivoluzionate dall’arrivo dei social e sono evolute con l’evolversi delle stesse piattaforme.

Anche e soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di pubblicazione e risposta.

Le reaction rappresentano in questo senso un sistema più pratico e immediato per indicare gradimento o altro a un messaggio ricevuto, senza prendersi la briga di inviare a propria volta un messaggio di risposta, magari contenente soltanto un emoji.

Soprattutto Instagram ha confermato l’ormai diffusa abitudine di “chiudere” le conversazioni in chat con una reaction “cuore” all’ultimo messaggio.

La funzione si rivela particolarmente utile nelle chat di gruppo, per ridurre la mole di messaggi scambiati e “reagire” più agevolmente a contenuti inviati tempo prima dai partecipanti.

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Formazione

Videosorveglianza fai da te!

Ora che si è liberi di uscire, attenti a non lasciare incustodita la nostra abitazione. Ecco come scongiurare furti e registrare tutte le attività sospette con un sistema di videosorveglianza fai da te.

Possiedi un impianto di videosorveglianza basato su videocamere IP, e magari hai anche sottoscritto un abbonamento cloud per registrare e rivedere all’occorrenza i tuoi filmati? Oppure stai pensando di allestirne uno? Bene, sei nel posto giusto: ti spieghiamo come fare per realizzare un sistema potenzialmente autonomo che ti permetta non solo di centralizzare la gestione e il controllo delle IP Cam presenti nell’impianto, ma perfino di acquisire i filmati e archiviarli su un HDD, e senza dover ricorrere a servizi a pagamento.

Il tutto tramite un dispositivo chiamato NVR. Procediamo per gradi. Potendo scegliere, se stai per allestire un nuovo impianto, tuttavia, ti suggeriamo di acquistare IP Cam e NVR dello stesso produttore. A questo proposito esistono sul mercato kit completi che includono un numero variabile di telecamere, di tipo PoE o wireless, un NVR per l’acquisizione delle registrazioni e un disco fisso già preinstallato per l’archiviazione dei filmati.

Indice

  • Integrare un NVR in un impianto esistente

  • Un sistema che funziona senza pc

  • Kit di videosorveglianza: i nostri consigli

  • Installiamo il sistema di videosorveglianza

  • Una rete senza “buchi” per stare più tranquilli!

  • Registrare le attività sospette

  • Videosorveglianza anche quando non siamo in casa

  • Integrare un NVR in un impianto esistente

    In questi casi occorre preventivamente verificare che le videocamere installate siano compatibili ONVIF; l’acronimo sta per Open Network Video Interface Forum, e fa riferimento a un protocollo di comunicazione che permette l’interazione tra dispositivi di diversi produttori all’interno di un medesimo impianto.

    Per verificare la compatibilità ONVIF è sufficiente consultare il manuale d’uso o l’app fornita con i dispositivi. Ma che cosa si intende per NVR? NVR è un acronimo che sta per Network Video Recorder, e come abbiamo anticipato, non è altro che un registratore video di rete che ti permette di visualizzare e acquisire le sorgenti video provenienti dalle telecamere IP di un sistema di videosorveglianza. Normalmente l’NVR si collega al router principale di casa tramite un cavo Ethernet e non richiede necessariamente un computer o uno smartphone per poter funzionare: dispone, infatti, di un sistema operativo proprietario e può essere collegato direttamente a un monitor e gestito tramite periferiche come mouse e tastiera.

    Il modello che abbiamo scelto per la nostra prova è l’EZVIZ X5S-8W, un NVR che permette di supportare via Wi-Fi fino a 8 videocamere da 5MP. Questo NVR è fornito di mouse e si collega a monitor e Smart TV tramite la classica VGA o via HDMI. È dotato di doppia antenna e al suo interno è possibile installare un HDD con capacità fino a 8TB.

    Un sistema che funziona senza pc

    L’NVR è un dispositivo potenzialmente autonomo che non richiede l’utilizzo di un computer o software di terze parti per funzionare.

    nvr

    Kit di videosorveglianza: i nostri consigli

    Tre sistemi All-In-One per proteggere la tua casa da furti indesiderati.

    REOLINK RLK8-410B4-5MP

    Ecco un kit mediamente economico di tipo filare, ossia cablato, composto da 4 IP Camera da 5MP PoE (Power Over Ethernet) e un NVR con integrato un disco fisso della capacità di 2TB.

    reolink

    Il Reolink RLK8-410B4-5MP supporta fino a 8 canali di videosorveglianza, registrazione 24/7, visione notturna e rilevazione del movimento. Lo trovate qui.

    ANRAN K04W6732

    Per chi ama i sistemi all-in-one, inoltre, ecco un kit wireless che include 4 videocamere da 5MP e un NVR con schermo che non richiede nemmeno l’utilizzo di un monitor o una TV.

    anran

    Basta accenderlo, installare le videocamere e il gioco è fatto. Lo trovate qui.

    REIGY 3MP

    Questo kit completo e ben dimensionato, è progettato per la videosorveglianza di aree medio grandi. Include 8 videocamere da 3MP e anche un NVR Wi-Fi a 8 canali completo di hard disk integrato da 2TB.

    reigy

    Le Ip-Cam sono certificate IP66. Il sistema supporta la rilevazione del movimento, la visione notturna e anche l’audio unidirezionale per il monitoraggio ambientale tramite il microfono integrato nei dispositivi di ripresa. Lo trovate qui.

    Installiamo il sistema di videosorveglianza

    Vediamo in pochi semplici passi come inizializzare l’NVR EZVIZ X5S-8W e predisporlo alla rilevazione delle videocamere presenti nell’impianto.

    Accendiamo l’NVR e partiamo

    Una volta collegato l’NVR alla presa di corrente, l’uscita video a un monitor/TV, l’uscita Ethernet a una delle porte del router e dopo aver collegato il mouse in dotazione, accendiamo il nostro device e attendiamo una manciata di secondi. Dalla schermata iniziale selezioniamo Italiano e clicchiamo Apply.

    Risoluzione & password

    Regoliamo e confermiamo la risoluzione di visualizzazione adatta al nostro monitor cliccando Avanti, dopodiché impostiamo una password per l’accesso al sistema. Ora impostiamo le risposte alle domande di sicurezza per il recupero della password, digitandole negli appositi campi, dopodiché clicchiamo OK.

    videosorveglianza guida 1

    Impostiamo la rete Wi-Fi dell’NVR

    A questo punto inseriamo le credenziali della Rete Wi-Fi dell’NVR, sostituendo quelle preimpostate di default, digitando negli appositi campi l’identificativo di rete (SSID) e la password, dopodiché confermiamo nuovamente cliccando Sì e subito dopo Avanti per proseguire.

    Data & orario

    Lasciamo inalterate le impostazioni di rete rilevate e clicchiamo Avanti. Ora impostiamo il fuso orario, il formato della data, la data e l’ora di sistema cliccando negli appositi campi e inserendo i valori corrispondenti. Fatto questo, spuntiamo la casella Ora Legale e clicchiamo Avanti per proseguire.

    videosorveglianza video 2

    Rilevazione videocamere

    Clicchiamo il pulsante Ricerca per effettuare la scansione della Rete alla ricerca dei dispositivi compatibili (ricordiamo inoltre che le IP Camera collegate devono avere abilitato il protocollo ONVIF per essere rilevate dall’NVR). Attendiamo qualche minuto che la scansione abbia termine.

    Attivazione videocamere

    Una volta rilevate le videocamere, le selezioniamo spuntando le caselle corrispondenti, quindi spuntiamo la casella di controllo Flusso Adattivo e clicchiamo il pulsante Aggiungi Tutto. Pochi minuti e il sistema attiva le videocamere rilevate rendendole disponibili per la visualizzazione e la registrazione.

    Una rete senza “buchi” per stare più tranquilli!

    Durante l’installazione di un impianto di videosorveglianza possono emergere problematiche di copertura del Wi-Fi, che può rivelarsi insufficiente, causando così perdite nei flussi di dati provenienti dalle IP Camera. In questi casi, la soluzione migliore, soprattutto laddove si tratta di coprire edifici su più piani come case indipendenti e villette, è quella di dotarsi di un kit per l’installazione di una rete Wi-Fi Mesh.

    In cosa consiste? Una rete Mesh è strutturata a “nodi”. Il primo, quello principale, è collegato al router tramite un cavo Ethernet. I nodi secondari, invece, si collegano a quello principale in modalità wireless. Una rete Mesh può essere dimensionata integrando un numero variabile di nodi secondari da posizionare nei vari ambienti della casa, in modo da garantire una copertura di rete capillare e priva di zone d’ombra significative.

    Registrare le attività sospette

    Vediamo come procedere per installare un disco fisso nell’NVR, inizializzarlo e predisporre il tutto per registrare i filmati tramite le IP Camera presenti nell’impianto.

    Installiamo l’hard disk

    Utilizzando un cacciavite allentiamo le viti del coperchio dello chassis dell’NVR, quindi facendolo scorrere verso l’esterno lo rimuoviamo delicatamente. All’interno dell’NVR sono visibili il vano per l’installazione dell’hard disk, e due connettori SATA, uno per i dati e uno per l’alimentazione.

    installa hard disk videosorveglianza

    Posizioniamo il disco

    Adagiamo delicatamente il disco nell’NVR con le terminazioni rivolte verso i connettori e di conseguenza facciamo in modo di far coincidere i fori presenti sullo chassis dell’HDD con quelli della piastra dell’NVR.
    A questo punto blocchiamo il disco utilizzando le viti fornite in dotazione.

    Richiudiamo il tutto

    Colleghiamo i due connettori SATA di alimentazione e dati alle prese corrispondenti del disco che abbiamo inserito, quindi riposizioniamo il coperchio dello chassis. Avvitiamo fino a serrarne le viti e il gioco è fatto. Ora siamo pronti per inizializzare l’HDD e predisporlo al funzionamento.

    Accendiamo l’NVR e inizializziamo il disco

    All’accensione il sistema operativo dell’NVR rileva la presenza del disco che abbiamo installato.
    Un messaggio avverte che se procediamo con l’inizializzazione del disco, tutti i dati in esso contenuti vengono eliminati. Per inizializzare il disco e procedere clicchiamo Sì.

    inizializza videosorveglianza

    Abilitiamo la registrazione

    Senza entrare nel merito delle funzionalità di programmazione automatica/periodica che oramai tutti gli NVR di ultima generazione mettono a disposizione, per iniziare ad acquisire e salvare i filmati sul nostro hard disk basta cliccare, lato NVR, in corrispondenza delle IP Camera presenti nel sistema e abilitare la registrazione tramite l’apposito pulsante.

    Rivediamo le acquisizioni

    Una volta acquisiti, per riguardare i filmati andiamo nell’apposita sezione Playback accessibile dal menu principale. Da qui possiamo gestire tutte le registrazioni effettuate. Basta selezionare la videocamera di cui desideriamo vedere il filmato, cliccare sul giorno della registrazione, nel calendario visibile a destra, e attivare la riproduzione tramite l’apposito pulsante.

    Videosorveglianza anche quando non siamo in casa

    In dotazione con X5S-8W, EZ-VIZ fornisce un’applicazione proprietaria per terminali iOS e Android, che permette di gestire sia l’NVR che le videocamere a esso collegate. EZVIZ App è progettata specificamente per controllare via Internet il funzionamento del sistema e tenere sotto controllo l’area videosorvegliata quando si è fisicamente lontani.

    Una volta installata l’app sullo smartphone, occorre creare un proprio account personale, tramite una user e una password. Fatto questo è sufficiente associare l’app all’NVR scansionando il codice QR riportato sul dispositivo. Dopodiché è possibile visualizzare i dati funzionali dell’NVR associato e accedere alla visualizzazione in tempo reale di quanto ripreso dalle videocamere presenti nell’impianto, nonché riprodurre eventuali filmati residenti sull’NVR. Per salvaguardare la sicurezza, l’app supporta il sistema di verifica a due fattori e la criptazione dei filmati.

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Applicazioni

Come aggiungere canzoni nelle storie Instagram

Aggiungere le canzoni nelle storie di Instagram, il trucco da veri influencer per rendere il tuo account più cool.

Instagram è uno dei social network più apprezzati degli ultimi tempi e si può dire che ha preso il posto di Facebook, facendo breccia soprattutto nel pubblico più giovane.

In questa guida scopriremo tutti i modi per inserire della musica nelle Storie Instagram: un semplice trucco che è in grado di renderle ancora più coinvolgenti.

La musica non si compone solo della melodia, ma spesso sono i testi a fare la differenza. Sono i testi che possono aiutarci a esprimere meglio i nostri stati d’animo ed è con questo scopo che nasce l’adesivo Musica su Instagram che ci permette non solo di aggiungere le canzoni come sottofondo delle nostre Storie, ma anche di mostrarne il testo alla stregua di un vero e proprio “karaoke”.

Scopriamo insieme come fare.

In primo luogo si deve creare una nuova Storia.

Per farlo basta:

  • Avviare l’App Instagram.
  • In alto premere il tasto caratterizzato dal + per entrare nella schermata di creazione di un nuovo contenuto.
  • In basso premere Storia.

A questo punto si potrà scegliere se scattare una foto, o se tenere premuto il tasto di scatto per creare un video, o se importare una foto o un video prelevandolo dai nostri file multimediali.

Una volta scelto il contenuto, foto o video che sia, si può procedere all’inserimento del Widget dedicato alla musica.

Farlo è molto semplice, basta:

  • Premere in alto a destra l’icona raffigurante un volto sorridente a forma di sticker.
  • Fra le molte alternative proposte premere su Musica. Quindi scegliere una canzone dalla lista.

Quest’ultima è suddivisa in due sezioni: Per te, dove saranno elencati una serie di brani che l’app ci consiglia in base ai nostri gusti; Cerca, utile per trovare un brano specifico.

  • Per essere sicuri che la scelta sia corretta si può premere sull’icona tonda col triangolino posta accanto al nome del brano per ascoltarne un’anteprima.
  • Si può quindi procedere alla scelta dalla canzone da inserire nella Storia facendo tap sul titolo della canzone.
  • A questo punto si aprirà la schermata per scegliere la parte del brano musicale da inserire e se si vuole mostrare o meno il testo della canzone (e con quale layout).

Se ci serve solo la musica come sottofondo, possiamo utilizzare lo slider giallo e viola a fondo pagina per trovare la parte preferita del brano di nostro interesse, e scorrere fra le opzioni fino a mostrare il solo riquadro o la copertina.

Il widget musica è facilmente raggiungibile seguendo il percorso +/Stickers/Musica.

Una volta scelto dove collocare il widget si può completare la nostra Storia e pubblicarla premendo il tasto Fine.

Canzoni nelle storie

Inserire il testo delle canzoni

La procedura è analoga a quella che abbiamo visto nel paragrafo precedente, di cui si devono ripetere i sei passi.

A questo punto, nella schermata che si apre una volta fatto tap sull’icona Musica, si possono premere le icone in basso che ci consentono di scegliere l’animazione da dare alle parole.

Scelto lo stile di animazione, si può andare avanti e indietro nel testo della canzone tramite lo slider così da scegliere la parte di canzone di nostro gradimento.

Una volta selezionato tutto, si può finalizzare la Storia per pubblicarla premendo in alto sul tasto Fine.

Usare una canzone non presente nel widget Musica

Il widget Musica permette di utilizzare una varietà davvero sterminata di brani, ma può capitare che si abbia in mente una canzone specifica perfetta per un dato momento e che si voglia utilizzare per inserirla come sottofondo in una Storia.

In questo caso si può utilizzare un servizio di streaming musicale come Spotify, Deezer, Apple Music e YouTube Music, per avere in riproduzione il brano desiderato.

Quindi, mentre la musica è in riproduzione, si può procedere alla creazione della Video Storia, girando un video tramite la fotocamera del telefono, oppure girandolo direttamente dall’app tenendo premuto a lungo il tasto di scatto.

In questo modo, durante la ripresa del video sarà registrata anche la musica riprodotta dal servizio di streaming e si riuscirà a ottenere la propria musica preferita nelle Storie Instagram.

È consigliabile utilizzare questo metodo durante la registrazione di video in luoghi non troppo rumorosi per evitare che il chiasso sovrasti l’audio della canzone.

Musica in un Reel Instagram

Musica in un Reel Instagram

Oltre alle Storie esistono anche i Reel, ovvero dei brevi video aggiunti nelle ultime versioni dell’app Instagram con l’obiettivo di battere la concorrenza spietata di TikTok.

In questo paragrafo vedremo come inserire musica all’interno dei nostri Reel.

Come i muser di TikTok sanno bene, così come gli hashtag, anche le canzoni sono fondamentali per il successo di un contenuto.

Anche su Instagram la situazione è analoga. Andiamo quindi a scoprire la semplice procedura:

Per realizzare un Reel innanzitutto dobbiamo avviare l’app Instagram.

Quindi premere il tasto + per aggiungere un contenuto.

In basso premere su Reel.

Nella barra a sinistra fare tap sull’icona a forma di nota musicale.

Qui si potrà scegliere uno dei brani consigliati oppure utilizzare la barra di ricerca in alto.

Per controllare che il brano sia quello scelto da noi, possiamo fare tap sul tasto Play presente di fianco al nome per riprodurre una breve anteprima.

Individuato il brano d’interesse, tramite il comodo slider in basso, possiamo scegliere la parte di canzone da usare.

Infine si fa tap su Fine.

Terminata la procedura, a lato, al posto della nota musicale, comparirà la copertina del brano presente nel Reel. A questo punto siamo pronti per creare il nuovo coinvolgente video con sottofondo musicale.

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Applicazioni

Da smartphone a microfono pro

Da smartphone a microfono pro in poco tempo grazie all’app magica che trasforma il tuo cellulare in un dispositivo per la registrazione e la manipolazione audio.


La sempre più crescente versatilità d’utilizzo degli smartphone di ultima generazione, permette oggi di utilizzarli per gli impieghi più disparati.

Tra le tante possibilità funzionali di questi formidabili dispositivi, spicca quella d’impiegarli per la registrazione e la manipolazione audio.

La dotazione di microfoni integrati sempre più sensibili e la disponibilità di potenza computazionale e memoria interna in quantità, consentono infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, anche di poter fare a meno di attrezzature dedicate.

Ecco come fare

Complice di questa vocazione tecnologica ad ampio spettro, la presenza nei vari Store di applicazioni specifiche e ben fatte che, gratuitamente o al costo di pochi euro, trasformano un telefono di recente fabbricazione in una sofisticata stazione di elaborazione e produzione audio.

Tra le tante app disponibili, la nostra scelta è ricaduta su Lexis Audio Editor, per la sua versatilità e la sua estrema facilità di utilizzo.

Lexis Audio Editor è compatibile sia con sistemi Google Android che Apple iOS.

Installiamo il tool per manipolare l’audio

Lexis Audio Editor

Colleghiamoci al Play Store dal nostro terminale Android, digitiamo Lexis Audio Editor.

Visualizzati i risultati, selezioniamo Lexis Audio Editor di PamSys, dopodiché clicchiamo Installa, quindi attendiamo il termine dello scaricamento e dell’installazione.

Autorizzazioni

consensi

Lanciamo l’app. Al primo avvio, Lexis Audio Editor richiede l’autorizzazione per accedere alle foto e ai contenuti multimediali presenti nel dispositivo.

Per proseguire clicchiamo Consenti. Alla richiesta successiva, ossia di consentire all’app la possibilità di registrare audio, clicchiamo nuovamente Consenti.

Interfaccia principale

Interfaccia principale

L’interfaccia di Lexis Audio Editor è organizzata in 3 aree principali.

In alto a sinistra sono visibili due vu meter che permettono di monitorare i livelli audio. Più a destra, invece, una serie di pulsanti permette di controllare le operazioni di trasporto, come play, stop, pausa e così via.

In basso, invece, troviamo l’area di visualizzazione della forma d’onda.

Regoliamo il bitrate di salvataggio

Regoliamo il bitrate di salvataggio

Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo l’ultima voce in basso Options/Help. Clicchiamo Options/Quality e scegliamo 320kb/s.

Selezioniamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente. Clicchiamo nuovamente la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata principale.

Mono o stereo?

Mono o stereo

Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo Options/Help/Options. Scorriamo in basso fino a trovare Record stereo into a mono channel.

Per mantenere la registrazione in stereo deselezioniamo la casella di controllo omonima.

Per acquisire in mono selezioniamo la casella di controllo. Clicchiamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente.

Inizio registrazione

registrazione

Puntiamo lo smartphone verso la sorgente audio da acquisire e premiamo Rec (pallino rosso).

Osserviamo il livello della sorgente tramite i Vu Meter a sinistra. Se è troppo basso scorriamo verso destra lo slider Rec Vol per aumentare il livello del segnale in ingresso.

Al termine della registrazione clicchiamo Stop (quadratino).

Fatto questo, Lexis Audio Editor visualizza la forma d’onda relativa all’audio acquisito.

Riascoltiamo e salviamo

registra e salva

Per riascoltare la registrazione premiamo Play. Se l’audio soddisfa le aspettative procediamo al salvataggio: clicchiamo il pulsante Save visibile in alto a destra.

Clicchiamo nello slot Name, assegniamo un nome al file e scegliamo Fine.

Clicchiamo nello slot Format, e selezioniamo un formato di salvataggio tra quelli disponibili. Infine completiamo con Save.

Dissolviamo in entrata

dissolvenza in entrata

Per evitare clic all’inizio e alla fine della registrazione applichiamo una dissolvenza in entrata.

Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza.

Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine.

Clicchiamo i tre puntini in alto a destra. Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade In.

Dissolviamo in uscita e salviamo

Dissolvenza in uscita

Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza in uscita.

Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine della dissolvenza. Clicchiamo i tre puntini in alto a destra.

Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade Out. Ascoltiamo il risultato.

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Social media

Waveful, il social network tutto italiano

Waveful vuole riunire in una sola app il meglio di Instagram, Facebook e TikTok e in più offre la possibilità, a chi pubblica più post, di monetizzare la sua presenza.

Mentre Mark Zucker­berg minaccia di to­glierci Facebook e Instagram se l’Unione Euro­pea non cambierà le proprie regole sul trasferimento dei dati (ma noi non ci crediamo per niente). Una coppia di fra­telli diciottenni lombardi ha messo in piedi un social net­work tutto italiano, con l’am­bizione di prendere il meglio dai social più diffusi. Nata nel 2020 come un modo origi­nale per divertirsi con i loro amici, l’app Waveful è cre­sciuta moltissimo nel 2021 superando i 100.000 down­load e iniziando a diffondersi in tutta Italia. Anche grazie al suo particolare sistema di affiliazione che consente a chi pubblica un gran nume­ro di post di ottenere fino al 50% dei guadagni.

Waveful è, in pratica, una piattafor­ma di contenuti multimediali che imita parte delle funzioni presenti su Instagram, Facebook e TikTok. In altre parole personalizzandole con una dose di giochi e sfide all’italiana. Il simbolo della piattaforma è l’immagine di un’onda, che non a caso in inglese si tra­duce Wave. Nella lingua di Albione Waveful indica il con­tenuto in acqua dell’onda che può crescere enormemente e trasformarsi in uno tsunami.

Indice

Facile e coinvolgente

Come tutti i social network, anche Waveful alla fine non è altro che una sequenza di post che contengono imma­gini, video, testi e volendo an­che solo audio. A differenza degli altri social, Waveful si di­stingue però per la possibili­tà di personalizzare il proprio profilo attraverso dei badge legati al numero dei Like, dei follower e delle visualizza­zioni. Un ‘altra particolarità è la presenza dei Super Like, cioè degli speciali Like che indicano un apprezzamento ancora maggiore per un de­terminato contenuto. I Super Like possono essere ottenuti acquistandoli nello stare o abbonandosi alla versione Premium dell’app e fornisco­no un vantaggio economico per chi Ii riceve. Un’altra ca­ratteristica unica di Waveful è la possibilità di ottenere l’account Creator per chi raggiunge almeno 1.000 vi­sualizzazioni sui suoi post.

I Creator avranno la possibilità di realizzare degli Tsunami, cioè delle comunità divise per categorie, all’interno del­le quali è possibile iscriversi e inserire contenuti legati a specifici settori. Ciascun utente può conversare via chat con le persone che se­gue. Nella prossima versio­ne dell’app è prevista la pos­sibilità di effettuare chat di gruppo anche all’interno dei singoli Tsunami. Oltre ai due fondatori, al momento lavorano su Waveful cinque per­sone, impegnate soprattutto nella gestione degli Tsunami. La speranza naturalmente è che nel 2022 continui la crescita dell’app agli stes­si ritmi del 2021. Anche se a questo punto l’anima italiana dell’app potrebbe iniziare a diventare stretta.

Come usarlo

1 Passo

Dopo avere scaricato l’app Wafeful dagli store di Android e iOS, dovre­mo per prima cosa registrarci inserendo i dati della nostra email oppure utilizzando il nostro account di Facebook o Instagram. Una volta con­fermata la registrazione, con­sigliamo di guardare come funziona l’app facendo clic sull’icona Home presente nel­la barra inferiore e scorrendo i vari post. Ci accorgeremo subito che la maggior parte di questi è costituita da immagi­ni e in qualche caso da brevi video divertenti. Meno fre­quentemente potremo vede­re post solo testuali o anche solo audio, in pratica simili ai vocali di WhatsApp. Nella par­te superiore di ciascun post, accanto all’icona dell’onda, potremo vedere la communi­ty (ovvero lo Tsunami) a cui appartiene.

Waveful post

Se l’argomento ci interessa, facendoci clic so­pra potremo visualizzare tutti i post appartenenti a quello Tsunami. A questo punto po­tremo iniziare a pubblicare il nostro primo post. Basta fare tap sul simbolo + in basso per aprire la finestra che ci farà scegliere il tipo di conte­nuto che ci interessa creare: fotografico, video, da un’im­magine già presente sullo smartphone oppure solo au­dio. Nel nostro caso abbiamo selezionato l’immagine di una bicicletta che avevamo sul te­lefono, abbiamo usato uno dei filtri disponibili e abbiamo in­serito due righe per la descri­zione.

Avremmo potuto inseri­re emoji e testi sull’immagine, esattamente come si può fare sugli altri social e soprattut­to avremmo potuto taggare, cioè collegare, il nostro post a uno Tsunami semplicemente cliccando sul simbolo dell’on­da. Infine facendo tap sul sim­bolo del cronometro è possi­bile impostare il tempo in cui sarà visibile, scegliendo tra 6, 12, 24, 48 ore. Se invece non selezioniamo nulla, il nostro post resterà visualizzato in modo permanente.

2 Passo

Per scoprire gli Tsuna­mi che stanno avendo maggior successo e sufficiente fare tap sull’icona della lente d’ingrandimento presente nella barra inferiore dell’app e selezionare quelli che ci interessano. Potremo così vedere un breve somma­rio e le regole di ciascun grup­po, che di solito riguardano il divieto di inserire contenuti violenti o sessualmente espli­citi.

Waveful tsunami

Per iscriversi al gruppo basta un tap su Unisciti e da questo momento potremo in­viare i nostri contenuti all’interno dello Tsunami. E consigliabile scegliere gli Tsunami più frequentati, in quanto per­mettono di diventare più facil­mente Creator.

3 Passo

Una volta raggiunte le 1.000 visualizzazioni, potremo chiedere di diventare Creator e quindi saremo in grado di realizzare degli Tsunami, cioè delle community personalizzate. E sicuramente questa la principale differenza rispetto ai classici social in cui solamente chi ha un bacino di follower e di vi­sualizzazioni di decine di mi­gliaia di utenti può ambire a monetizzare il proprio lavoro attraverso delle sponsorizza­zioni dirette.

Waveful creator

Con Waveful, in­vece, possono bastare anche solo un migliaio di visualizzazioni, ma occorre precisare che il movimento complessi­vo dei post di Wafeful è enor­memente inferiore rispetto a quello di Instagram e TikTok. La speranza degli sviluppato­ri e dei tanti Creator è che in questo 2022 si metta in moto un vero e proprio ”tsunami social” che porti un numero sempre maggiore di persone a pubblicare e a frequentare la piattaforma. Le premesse ci sono tutte, così come le possibilità di personalizzare i propri contenuti e interagi­re direttamente con gli altri utenti attraverso le chat, cosa non sempre possibile all’in­terno di altri social.

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