I cyber criminali utilizzano tattiche molto più sofisticate per riuscire ad accedere ai sistemi informatici delle loro vittime e trafugare così dati e informazioni personali di ogni genere. Si tratta della cosiddetta social engineering (“ingegneria sociale” in italiano), un insieme di tecniche a metà tra psicologia e ingegneria.
Un ingegnere sociale – un hacker che mette in atto tecniche di social engineering – parte dallo studio dei comportamenti delle vittime, così da poter trovare un “argomento comune” di discussione e riuscire così a entrare nelle sue “grazie”. La social engineering è considerabile come una manipolazione psicologica che induce chi ne è vittima a comportarsi in una determinata maniera o rivelare informazioni personali senza rendersene realmente conto. Un attacco hacker di questo genere può richiedere anche diverse settimane prima che si ottengano i primi risultati, ma può essere molto più incisivo e fruttuoso rispetto a infezioni malware di qualunque genere.
Le tecniche di ingegneria sociale più utilizzate
Un attacco di ingegneria sociale si compone di diverse fasi. Prima di tutto, come detto, c’è la fase dello studio: il cyber criminale deve studiare comportamenti, abitudini e preferenze della vittima, così da poter entrare in contatto con lui e guadagnare la sua fiducia. Successivamente, saranno messe in campo tecniche differenti a seconda del profilo psicologico e sociale della persona da colpire.
L’hacker, per indurlo ad agire secondo la propria volontà e i propri fini, può mettere in campo l’autorevolezza (dimostrandosi, ad esempio, esperto di un determinato settore) oppure fare leva sulla paura o sul senso di colpa. Anche l’ignoranza e la compassione sono due leve sulle quali fare forza per spingere la vittima ad agire in maniera forzosa, senza che però se ne renda conto.
In alternativa, nel caso in cui la psicologia non dovesse portare ai risultati sperati, si possono utilizzare tecniche più prettamente informatiche. Una delle più utilizzate è quella del phishing: attraverso l’invio di messaggi di posta abilmente contraffatti – e in linea con il profilo psicologico della vittima – si riusciranno a ottenere le informazioni e i dati desiderati. Altrettanto valida è la tecnica del baiting: si gettano delle “esche” online nell’attesa che la vittima “abbocchi” e finisca per comportarsi come vuole il pirata informatico.
A cosa serve l’ingegneria sociale
Lo scopo principale dell’ingegneria sociale è uno: ottenere informazioni e dati confidenziali in possesso della vittima. Creando fiducia nella vittima i cyber criminali la portano a fornire dati riservati oppure a installare da solo un malware. Ovviamente sono delle tecniche usate molto spesso anche in ambito aziendale e molte PMI subiscono degli attacchi in questo modo perdendo dati e informazioni fondamentali. Tutto questo poiché viene sfruttata la poca conoscenza da parte dei dipendenti o del datore di lavoro.
Come difendersi dagli attacchi di ingegneria sociale
Esistono molti modi per riconoscere un attacco di social engineering e anche dei servizi dove alzare l’attenzione. Iniziamo con il dire che il consiglio numero uno è quello di non fidarsi mai di nessuno su Internet. Quando uno sconosciuto ci contatta dobbiamo sempre essere diffidenti. E bisogna stare attenti anche se l’interlocutore sembra gentile o riporta marchi e loghi famosi, come una banca, una grande azienda o si finge un conoscente. Attenzione in particolare su Skype, nella piattaforma per le chiamate esistono vari bot che si camuffano da belle donne o da assistenti del servizio Skype ma che in realtà vogliono solo portarci a compiere un passo falso per poi truffarci. Attenzione poi alle e-mail che riceviamo dalle banche o da organi di polizia che ci chiedono di pagare multe o modificare i dati del nostro conto. Possono sembrare tentativi banali ma sono realizzati in maniera così verosimile da poter trarre in inganno anche persone solitamente attente alla sicurezza informatica.
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