In questo articolo vedremo come creare una password sicura e facile da ricordare.
Nelle righe successive provvederò ad illustrarti in dettaglio quali sono le regole di cui generalmente è bene tener conto per riuscire a creare una password a prova di hacker ma anche come fare per assicurarti che la password scelta sia effettivamente affidabile.
Regole da seguire per creare una buona password:
utilizza almeno 8 caratteri alfanumerici;
evita l’uso di parole semplici facilmente reperibili sui dizionari, come ciao, pizza o addirittura password;
non scrivere simboli al posto di parole, come ad esempio + al posto di più o x al posto di per;
evita l’uso di informazioni personali, quali, ad esempio, nomi propri, date di nascita, luoghi comuni, numeri della patente e via dicendo, e nel contempo non usare mai la stessa password su più siti;
non creare sequenze di caratteri del tipo 12345, abcdef, 11111, lettere della tastiera adiacenti, come ad esempio qwerty, o parole scritte al contrario;
non annotare mai le password su un semplice foglio di carta. Utilizza, piuttosto, uno di questi validi programmi.
Passiamo alla pratica
Come creare una password sicura e facile da ricordare è possibile grazie ad un piccolo trucchetto. Vediamo come!
In primo luogo, pensa a qualcosa di importante per te: un evento, un luogo, un nome. La parola pensata deve essere lunga almeno 8 caratteri. Per farti un esempio pratico e per semplificare il concetto, utilizzerò Enjoy System (consideriamo anche lo spazio).
Ora, proviamo a sostituire i caratteri del termine che hai in mente: sostituisci le “a” con “@”, le “s” con “$”, gli spazi con “%”, le “o” con “0”, le “i” con “!” e le “e” con “€”. Non sostituire le lettere maiuscole. In questo modo, “Enjoy System” diventa “Enj0y%Sy$t€m”. La password è diventata molto più complessa!
Puoi affidarti anche a dei siti
Se invece che utilizzare il trucchetto visto sopra preferisci affidarti ad appositi strumenti adibiti alla creazione automatica di una password, o meglio di una tabella con i caratteri da usare per costruire delle parole chiave sicure, ti consiglio di provare il servizio offerto dal sito Internet Password Chart che genera la password automaticamente.
In questo articolo vediamo cos’è un indirizzo IP, differenze tra statico, dinamico, pubblico e privato.
Se sei arrivato sin qui avrai sicuramente già sentito parlare di indirizzo IP, quindi, bene o male, dovresti già sapere che ogni dispositivo che desidera navigare su Internet deve essere universalmente identificato mediante un particolare numero di, in genere, 12 cifre. Di indirizzi IP ne esistono però di vari tipi, ecco perciò che in questo semplice articolo andrò a spiegarti cos’è e quali differenze ci sono tra indirizzo IP statico, dinamico, pubblico e privato.
L’indirizzo IP è un codice numerico utilizzato dai dispositivi dotati di una scheda di rete (computer, modem, smartphone, tablet, smart TV). Questo serve per navigare in Internet e per comunicare all’interno di una rete locale.
Cos’è l’indirizzo IP pubblico
L’indirizzo IP pubblico è un indirizzo IP visibile e raggiungibile da tutti gli host della rete Internet. Un host è un dispositivo in grado di comunicare con altri dispositivi (hosts) in rete. Può essere un server che fornisce informazioni oppure un client che usufruisce delle informazioni o del servizio fornito dal server.
Ogni host connesso a Internet deve possedere un proprio indirizzo IP pubblico univoco. Un IP pubblico diverso da quello di qualsiasi altro host collegato al World Wide Web. Per tutta la durata della connessione, in tutto il mondo, non possono esistere due host con lo stesso indirizzo IP pubblico.
L’IP pubblico si utilizza per identificare una LAN o Local Area Network (una rete locale) in Internet. Tutti i dispositivi appartenenti a una LAN utilizzando un proprio indirizzo IP privato (non visibile dall’esterno della rete locale) ma si connettono a Internet utilizzando lo stesso indirizzo IP pubblico.
In altre parole, è anche un indirizzo IP pubblico poiché consente sia di identificare univocamente il dispositivo in questione, sia di fornire a quest’ultimo il percorso per essere raggiunto da tutti gli altri indirizzi IP pubblici.
Cos’è l’indirizzo IP privato
L’indirizzo IP privato invece si utilizza per identificare in modo univoco un dispositivo appartenente a una rete locale. Mentre l’IP pubblico identifica un host connesso a Internet a livello mondiale, l’IP privato identifica il dispositivo all’interno della stessa LAN. Gli indirizzi IP privati non possono essere utilizzati per accedere a Internet e non sono visibili al di fuori di una rete locale. Inoltre possono essere usati da chiunque senza la necessità di richiederne l’assegnazione all’ICANN o all’ISP.
I router non usano gli indirizzi IP privati per l’instradamento dei dati in Internet ma servono per far dialogare gli hosts della rete locale. Se un host di una LAN (che utilizza un IP privato) deve collegarsi a Internet (dove è richiesto un IP pubblico) si ricorre al NAT (Network Address Translation).
Nat
Il NAT è una tecnica che consente di mappare più indirizzi IP privati su un solo indirizzo IP pubblico visibile all’esterno della LAN e quindi utilizzabile per l’accesso a Internet.
Mentre per sapere il tuo indirizzo IP pubblico basta visitare, ad esempio, questo sito, per sapere invece qual è il tuo indirizzo IPprivato non devi fare altro che “chiederlo” o al tuo modem, o, in alternativa, al tuo sistema operativo.
L’indirizzo IP privato, infatti, ha la stessa forma dell’indirizzo IP pubblico, ma al contrario di quest’ultimo viene utilizzato per identificare uno specifico dispositivo all’interno dello stesso luogo, proprio per questo motivo viene chiamato privato. In altre parole, siccome a casa, in ufficio o all’università non c’è, di solito, un solo dispositivo, per poter quindi identificare singolarmente tutti questi dispositivi all’interno dello stesso posto, ognuno di questi dovrà a sua volta essere necessariamente dotato di un indirizzo IP privato.
Ad esempio, a casa un computer può avere un indirizzo IP privato del tipo 192.168.1.101, una stampante di rete può averne uno del tipo 192.168.1.110, un iPhone può averne un altro del tipo 192.168.1.105, mentre l’unico indirizzo IP pubblico, statico o dinamico, necessario a navigare su Internet, salvo casi particolari, viene assegnato sempre e soloal proprio modem, che solitamente ha come indirizzo IP privato 192.168.1.1. C’è da dire, inoltre, che la scelta di quale indirizzo IP privato utilizzare sui vari dispositivi può essere fatta sia automaticamente dal modem in uso, mediante il cosiddetto DHCP, sia manualmente da te, attraverso le impostazioni TCP/IP del tuo sistema operativo.
IP statico
L’indirizzo IP statico è un indirizzo dato a un dispositivo collegato a una rete e che rimane stabile nel tempo. L’indirizzo IP statico si differenzia da quello dinamico, che varia in caso di riavvio del dispositivo o di variazioni nella rete usata.
Un indirizzo IP è composto da quattro gruppi di cifre separate da punti e serve a identificare in maniera univoca un dispositivo connesso a una rete. Gli indirizzi IP statici vengono solitamente assegnati a server oppure a dispositivi connessi a una rete domestica o aziendale. Poter contare su un indirizzo invariabile permette di identificare in maniera veloce e sicura l’apparecchio (il modem, la stampante o un computer, ad esempio).
In genere i provider applicano una maggiorazione del prezzo ai clienti che richiedono l’assegnazione di un indirizzo IP statico per i dispositivi connessi in rete. Il motivo di questo costo supplementare sta nel fatto che il numero di indirizzi IP disponibili è limitato e di fatto si sta occupando un indirizzo anche quando il dispositivo non è in uso.
IP dinamico
Un indirizzo IP dinamico è una sequenza numerica che identifica in maniera univoca un dispositivo, quando è connesso a una rete informatica.
Di solito, si tratta di quattro cifre separate da punti: le cifre possono assumere valori compresi fra 0 e 255, come ad esempio 10.5.2.1.
Un indirizzo IP è dinamico quando assegnato al dispositivo a partire da un range di indirizzi disponibili. Andando più in particolare, ad assegnare un indirizzo IP è il DHCP, ovvero il Dynamic Host Configuration Protocol, nelle reti più semplici è lo stesso router.
IP privato dinamico e IP privato statico
In base al tipo di servizio fornito dall’ISP, un host può avere un IP pubblico dinamico oppure statico. L’IP pubblico dinamico può variare ogni volta che ci colleghiamo a Internet. Viene assegnato “in prestito” ed è utilizzato nella maggior parte dei casi per l’utenza domestica.
L’IP pubblico statico non cambia mai e rimane assegnato allo stesso dispositivo anche quando non è connesso a Internet. Viene utilizzato quasi sempre in ambito aziendale ed è assegnato prevalentemente ai server aziendali o alle stampanti di rete.
L’IP pubblico statico ha costi più elevati ma consente di identificare un host in modo univoco per un lungo periodo di tempo, consentendo la connessione alla Intranet (la rete aziendale privata isolata da Internet) anche da remoto.
Nell’articolo vedremo le novità introdotte nell’applicazione Verifica C19 con l’arrivo del nuovo Super Green Pass.
A partire dal 6 novembre 2021 il Green Pass verrà rafforzato. Queste sono le ultime normative decise dal Governo per evitare la temuta quarta ondata di contagi da Coronavirus. Se ti stai chiedendo come fare per verificare la validità dei nuovi Super Green Pass ti rassicuro subito! Per allinearsi alle nuove misure anche l’applicazione Verifica C19 si aggiorna.
Aggiornamento di VerificaC19
Innanzitutto se ancora non possiedi l’applicazione ti consiglio di visitare questo link per poterla installare. Se ti trovi su Iphone visita l’App Store e scarica Verifica C19. Dal momento che hai appena scaricato l’app avrai già l’ultima versione!
Invece, se possiedi già Verifica C19, per poterla aggiornare è necessario andare su Play Store (per Android) o su App Store (per iOS) e cliccare sull’opzione “aggiorna”.
Funzionalità dell’applicazione
VerificaC19 è l’applicazione messa in campo dal Governo per poter verificare la validità e l’autenticità del Green Pass. L’app è conforme al modello europeo ed è l’unica ufficiale e su cui bisogna fare affidamento. Tra i vantaggi di questa applicazione rientrano la possibilità di utilizzarla senza una connessione internet e senza memorizzare i dati dei soggetti a cui viene controllata la certificazione. Inoltre è possibile ottenerla gratuitamente.
Il suo funzionamento è molto semplice: basta inquadrare il QR code presente sul Green Pass e immediatamente conferma la validità!
Novità della nuova versione
Grazie a questa nuova versione ora sarà possibile decidere la tipologia di verifica: BASE oppure RAFFORZATA. La certificazione verde definita base è quella rilasciata per l’esecuzione dei tamponi, mentre quella rafforzata è disponibile solo dopo la somministrazione del vaccino o, in alternativa, a chi è guarito dal Covid-19.
Per poter eseguire la validazione sarà necessario cliccare nella home di VerificaC19 su “SCEGLI LA TIPOLOGIA DI VERIFICA“, si aprirà una tendina nella quale potrai scegliere la tipologia di verifica. A quel punto potrai selezionare “SCANSIONA IL QR CODE” e inquadrare la certificazione. Nel caso in cui si voglia scansionare il QR code senza aver deciso la modalità, si aprirà un messaggio di errore.
Ora hai tutte le informazioni necessarie per poter verificare i Super Green Pass! Visita questo articolo se vuoi sapere dove poter salvare il Green Pass.
Sia che ci si voglia liberare di app inutili, sia che si voglia guadagnare memoria, non tutti sanno che si possono cancellare più app Android in un colpo solo.
A tutti è accaduto almeno una volta di scaricare un’app sul telefono in preda alla sensazione del momento, magari perché consigliata da tutti, salvo poi accorgersi di non averla mai più aperta. Periodicamente bisognerebbe controllare quali applicazioni si possono eliminare dallo smartphone per renderlo più veloce. Ma non tutti sanno come farlo in maniera efficiente.
Scorrere un elenco piuttosto lungo di app e sforzarsi di ricordare quando si è utilizzata l’ultima volta ciascuna di esse. Oppure capire quanto spazio di archiviazione occupa ogni singola app, possono essere operazioni che richiedono parecchio tempo. Eppure c’è un metodo che consente di valutare entrambi gli aspetti – frequenza d’uso e spazio occupato – con un solo colpo d’occhio, e la buona notizia è che è presente su tutti gli smartphone Android. L’altra buona notizia è che consente di cancellare più app Android in un colpo solo, il che evita il processo – altrettanto lungo – di cancellare singolarmente l’app di cui si può fare a meno. Ecco come sfruttare questa piccola “magia” di Android.
Un unico elenco con due informazioni fondamentali
La prima cosa che bisogna fare per cancellare più app Android in un colpo solo è quella di aprire il Google Play Store, ossia l’applicazione che si utilizza per cercare nuove app da installare. Una volta aperta, bisogna toccare la miniatura con l’immagine del profilo impostata sull’account Google, nell’angolo in alto a destra della pagina iniziale del negozio virtuale.
A questo punto si apre un nuovo menu con una serie di opzioni. Bisogna ignorarle tutte tranne la prima, Gestisci app e dispositivo. Questa, una volta toccata, mostra tra le altre cose l’ammontare di spazio di archiviazione rimanente sullo smartphone. E’ l’opzione che ci consentirà di cancellare più app Android in un colpo solo.
Come cancellare più app in un colpo solo
Infatti, toccandola, si accede alla schermata che mostra un elenco di tutte le app installate nel telefono insieme. In particolare, a due informazioni molto utili a chi si appresta a cancellare delle app. Da un lato viene mostrata la dimensione effettiva della singola applicazione, cioè la porzione della memoria interna realmente occupata dall’applicazione e dai dati che contiene.
Più a lungo si utilizza un’applicazione, maggiore sarà il suo impatto sulla memoria di sistema. Per cui chi possiede uno smartphone con uno spazio di archiviazione non troppo ampio e si approccia alla disinstallazione di un’app per guadagnare memoria può trovare parecchio interessante l’informazione sullo spazio occupato. Infatti qui riesce ad individuare quali app ne occupano di più e di conseguenza a quali può essere conveniente rinunciare.
La seconda informazione molto utile è quella che riguarda l’ultima volta che una determinata applicazione è stata utilizzata. Se si vuole liberare memoria eliminando le app mai usate o utilizzate poco, basta scorrere l’elenco e toccare con il polpastrello la casella in corrispondenza del margine destro dello schermo associata all’app o alle app in questione.
Terminata la selezione delle app Android da cancellare, basta toccare l’icona del cestino sull’angolo alto sulla destra della schermata. Qui vedremo apparire una finestra che chiede conferma della reale intenzione di cancellare le app selezionate. A questo punto basta toccare su Disinstalla per vedere sparire in un colpo solo le app Android da eliminare.
Il ritorno del leggendario Winamp, il programma che per anni ha permesso di riprodurre contenuti musicali prima dello streaming.
L’annuncio arriva dal sito web della storica app. La nuova versione sarà un rifacimento completo, pensato per il mondo della musica in streaming, dei podcast e delle radio. Ecco tutte le novità.
Winampè stato uno dei programmi più amati per la riproduzione di contenuti multimediali su PC: prima della diffusione dello streaming, la pratica comune era estrarre gli MP3 dai CD musicalio scaricarli da internet, per riascoltarli con un media player. Per molti la scelta era proprio Winamp che, con le sue infinite possibilità di personalizzazione grazie a skin personalizzate e animazioni a tempo di musica, è diventato il simbolo di una generazione. Sfortunatamente il progetto è stato praticamente abbandonato e non ha avuto ulteriori sviluppi dopo il rilascio della versione 5.5 nel lontano 2007.
Gli mp3 negli anni 90
Prima di Spotify, Pandora e Apple Music, prima degli smartphone e prima degli iPod, la musica in digitale si ascoltava davanti al PC con Winamp. Era il lontano 1997 ed Il software di riproduzione multimediale ha rappresentato una vera e propria pietra miliare nella storia dell’ascolto di musica. Pur non essendo il software stesso legato all’invenzione degli Mp3. Chi ha vissuto in quegli anni si ricorderà certamente le modalità di estrazione digitale dei brani, dai CD nel formato Mp3. Winamp ha contribuito alla popolarità dello storico formato di ascolto, gettandone le basi per la sua diffusione.
Nei suoi anni di onorata carriera ha avuto parecchi avversari, ma per tutta l’era pre-smartphone è stato semplicemente il programma più scaricato e utilizzato del settore grazie alla sua semplicità e all’ampia personalizzabilità offerta agli utenti. La possibilità di scegliere moltissime skin e animazioni a tempo di musica, ha fatto si che diventasse l’icone di un’ intera generazione. Di fatto però il celebre programma aveva chiuso i battenti nel 2013. Dopo 15 anni di onorata carriera, lasciando poco spazio all’immaginazione circa un suo eventuale ritorno, creando molta tristezza e malinconia di chi aveva fatto di Winamp un vero e proprio simbolo generazionale.
Il ritorno
A ottobre 2018 un leak ha confermato che il progetto era in qualche modo ancora attivo e, poco tempo dopo, gli sviluppatori hanno pubblicato il download della versione 5.8 sul sito ufficiale con Radionomy, l’azienda proprietaria di Winamp, che dichiarava grandi piani per il futuro, poi smentiti dalla totale mancanza di novità. I pochi aggiornamenti pubblicati provenivano dalla Winamp Community Update Project (WACUP) e riguardavano principalmente bugfix.
Oggi però Winamp, con il suo imminente ritorno, ha importanti novità, a partire dal nuovo logo e dalla presentazione di un sito web rinnovato, dove viene viene presentato il programma beta a cui possibile registrarsi per provare la futura versione del media player. Il nuovo logo di Winamp.
Le novità
Sul portale si parla di un prodotto per la prossima generazione – non di un semplice aggiornamento ma di un rifacimento completo pensato per l’ascolto di musica in mobilità. Il linguaggio utilizzato sul sito è vago, ma lascia intendere che la nuova app conterrà funzionalità social per rimanere più vicini agli artisti. Inoltre presenterà la possibilità di ascoltare podcast, web radio e stazioni radiofoniche.
Mp3 e non solo
Tra le novità del nuovo WinAmp ci saranno inoltre funzioni dedicate agli artisti e ai creator. Questi ultimi infatti saranno aiutati a “entrare in contatto ravvicinato con fan e ascoltatori, e a guadagnare in modo equo” dalle proprie attività. L’idea insomma è che Winamp potrebbe proporsi come una piattaforma, per l’ascolto e la pubblicazione di musica e programmi, della quale l’app sarà semplicemente il punto di accesso. Come questa visione si porrà nei confronti degli attuali colossi del settore è qualcosa che emergerà solamente quando l’app sarà effettivamente pubblicata.
Dove scaricare il nuovo Winamp
Il nuovo Winamp in effetti non è ancora disponibile. Lo sarà a breve, in una versione preliminare che darà modo agli sviluppatori di applicarle le ultime correzioni prima del debutto ufficiale. Chi vuole mettere le mani su questa versione al più presto può iscriversi al programma beta direttamente dalla sezione del sito di Winamp. Chi nell’attesa desidera ridare una spolverata alla vecchia app può scaricarne l’ultima versione uscita sul mercato: la 5.8 del 2018, che contiene la vecchia interfaccia grafica unita all’edizione più recente e sicura del codice sorgente.
Nell’ articolo di oggi parleremo di uno strumento molto importante per il cloud storage, OneDrive: cos’è e come funziona.
Ovunque ti trovi, con chiunque tu desideri, su qualsiasi piattaforma tu stia lavorando: è questo il principio della condivisione di OneDrive, il servizio di cloud storage di Microsoft. Sai cos’è il cloud storage?
Si tratta di uno spazio online. Di un luogo virtuale quindi, che ti permette di archiviare su Internet i file che desideri. (supporta più di 270 tipi di file). Di condividerli in maniera facile e veloce con altre persone e di sincronizzarli su altri dispositivi semplicemente servendoti delle apposite app.
Nulla di più comodo e, alle volte, una vera e propria salvezza per chi lavora da pc.
Cos’è OneDrive
OneDrive è un servizio di cloud storage offerto da Microsoft. Abbiamo detto che i servizi di cloud storage sono come degli “hard disk” online che permettono di archiviare i file su Internet. Di sincronizzarli automaticamente su una vasta gamma di dispositivi (tramite apposite app) e di condividerli facilmente con altre persone.
Punti di forza
Uno dei principali punti di forza di OneDrive è la compatibilità multipiattaforma. Il servizio di Microsoft, infatti, è compatibile con tutte le versioni più recenti di Windows e macOS. Inoltre con i principali sistemi operativi per smartphone e tablet, cioè Android e iOS/iPadOS. Inoltre è accessibile da Xbox e direttamente via browser. Questo permette di visualizzare tutti i file archiviati sul proprio spazio e di modificarli tramite le Web application di Office.
La sincronizzazione e la compatibilità multipiattaforma sono il principale punto di forza di OneDrive, che ti permette di creare un file sul pc, ad esempio, e di modificarlo poi sul tablet o sullo smartphone, salvando tutti i cambiamenti apportati.
OneDrive è compatibile con Windows Phone, Android, iOS e anche con Xbox. Questo ti permette di accedere allo stesso file da qualsiasi dispositivo, senza necessariamente doverlo inviare per e-mail o doverlo salvare sulla chiavetta per poterne disporre ovunque, e (caratteristica molto importante) ti consente di vedere le modifiche apportatein tempo reale.
Le modifiche, inoltre, possono essere apportate anche da un’altra persona con cui hai scelto di condividere il file, potendo così facilmente collaborare al medesimo progetto.
Con OneDrive puoi accedere ai tuoi file in tutta sicurezza ovunque ti trovi. Tutto quel che ti serve è una connessione a internet e un dispositivo. Ed eccolo qui l’altro vantaggio da non sottovalutare: la sicurezza.
Su OneDrive i tuoi file sono sempre al sicuro e qualsiasi cambiamento apporterai sarà salvato automaticamente e su tutti i dispositivi sincronizzati. Tutto ciò senza doverti preoccupare di fare ogni volta il backup. Quel che devi fare è solo attivare l’opzione di salvataggio automatico.
OneDrive: come funziona?
Per poter utilizzare OneDrive devi possedere un account Microsoft, ovvero un indirizzo e-mail con Outlook oppure con Hotmail o con Live.
Se utilizzi un sistema operativo Windows 8.1 o Windows 10 troverai il tuo account Microsoft già integrato nel sistema. Tutto quel che dovrai fare sarà cliccare sulla nuvoletta bianca, che puoi vedere a destra in basso vicino alla data e all’ora.
Oppure dovrai andare su Start e avviare OneDrive, dovrai inserire i dati dell’account Microsoft (indirizzo e-mail e password) e seguire il tutorial che ti sarà proposto. Quando avrai terminato (è tutto molto semplice), OneDrive sarà pronto per essere usato.
E se possiedi un sistema operativo Windows 7 o Windows 8 (non è supportato da Windows XP) oppure Mac OS? In questi casi per poter utilizzare OneDrive dovrai installarlo e, prima ancora, dovrai creare il tuo account Microsoft. Come fare?
Come iscriversi a OneDrive
Collegati a questa pagina, clicca su Avvia OneDrive, segui le istruzioni per creare il tuo account e per installare OneDrive sul tuo pc, scaricando e lanciando l’apposito file.
Quando la procedura sarà terminata, dovrai cliccare su Accedi, effettuare il login al tuo account Microsoft e scegliere la posizione predefinita in cui vuoi salvare la cartella di OneDrive.
Ora clicca su Avanti e decidi se sincronizzare tutti i file del tuo pc con OneDrive o se selezionarne solo alcuni, quelli che vuoi sincronizzare. In ogni caso, questa è una scelta che potrai modificare anche in futuro.
Come usare OneDrive su PC
Adesso vediamo come funziona OneDrive su PC. Come accennato in apertura del post, il servizio è compatibile con tutte le principali versioni di Windows. Tuttavia c’è da fare un paio di precisazioni importanti.
OneDrive non è supportato da Windows XP.
OneDrive è incluso “di serie” in Windows 10 e in Windows 8.1, quindi se sul tuo PC c’è installata una di queste versioni del sistema operativo Microsoft, puoi utilizzare il servizio senza scaricare software aggiuntivi.
Per tutte le altre versioni di Windows, vale a dire Windows 7 e Windows 8.0, per utilizzare OneDrive è necessario installare un client disponibile sul sito Internet di Microsoft: per scaricarlo sul tuo PC, clicca sul pulsante Scarica collocato sotto la dicitura OneDrive per Windows.
A download completato, apri il file OneDriveSetup.exe che hai appena scaricato sul tuo PC, clicca sul pulsante Sì e attendi che vengano scaricati da Internet tutti i componenti necessari al funzionamento di OneDrive. Non dovrebbe volerci molto.
Ti avviso che è disponibile anche l’applicazione OneDrive sul Microsoft Store. Questa permette solo di eseguire l’upload di documenti in cloud e di sfogliare le cartelle online. Mentre il client desktop consente anche la sincronizzazione dei dati del PC.
Al termine della procedura d’installazione o nel caso in cui OneDrive fosse già installato sul tuo PC, puoi trovare l’icona del client di OneDrive (quella con il simbolo di una nuvoletta) nell’area in basso a destra, sulla barra delle applicazioni, vicino all’orologio di Windows.
Fai, dunque, doppio clic sull’icona in questione e premi sul pulsante Accedi. A questo punto, effettua l’accesso al tuo account Microsoft e scegli se confermare la posizione predefinita della cartella di OneDrive (quella in cui verranno scaricati tutti i file sincronizzati con il servizio) o se cambiarla, cliccando sul pulsante Cambia posizione.
Usare OneDrive su smartphone o tablet
Per utilizzare OneDrive su dispositivi mobili Windows Phone, Android e iOS devi semplicemente scaricare l’apposita app dal rispettivo Store e, anche in questo caso, devi effettuare l’accesso la tuo account Microsoft.
Che sia da pc o da dispositivo, una volta lanciato OneDrive, dall’interfaccia potrai creare nuove cartelle, caricare o modificare i file che desideri, copiare e gestire i file già presenti sul tuo dispositivo fisso o mobile. In più puoi condividere i file o le cartelle con chiunque tu desideri, invitando le persone a visualizzare e/o a collaborare con te.
E c’è anche un’altra caratteristica importante e vantaggiosa. Con OneDrive puoi decidere di attivare il salvataggio automatico delle foto e dei video presenti sul tuo dispositivo mobile. Come fare?
Attivare salvataggio automatico
Accedi alla galleria fotografia del tuo smartphone e, tra le opzioni, attiva quella del salvataggio automatico su OneDrive.
Superato anche questo passaggio, clicca sui pulsanti Non ora, Avanti, Avanti e Apri la mia cartella OneDrive, per concludere il setup.
OneDrive sincronizza automaticamente tutte le tue cartelle in cloud sul tuo PC. Se vuoi modificare questo comportamento, fai clic sulla sua icona sulla barra delle applicazioni e seleziona le voci Altro > Impostazioni nel riquadro che ti viene mostrato.
Nella nuova schermata che visualizzi, fai clic sulla scheda Account e premi sul pulsante Scegli cartelle. A questo punto, non devi fare altro che togliere la spunta a fianco delle caselle relative ai nomi delle cartelle che non vuoi sincronizzare. Conferma, dunque, le modifiche premendo sul tasto OK.
Per accedere alla cartella dei file sincronizzati su PC, fai clic sull’icona di OneDrive sulla barra delle applicazioni e premi sul tasto Apri cartella, nel riquadro a schermo. OneDrive è accessibile anche tramite Esplora File di Windows: puoi trovare la scorciatoia rapida alle cartelle in cloud facendo clic sulla voce OneDrive che trovi sulla barra laterale di sinistra.
Condivisione dei file
Se vuoi condividere un file o un cartella pubblicamente, puoi eseguire quest’operazione facilmente direttamente da PC. Per fare ciò, apri la cartella di OneDrive tramite Esplora File o il pannello del client, usando l’apposito tasto Apri cartella.
Fatto ciò, clicca con il tasto destro sulla cartella o il file da condividere, così da mostrare il menu contestuale: tra le opzioni che visualizzi, seleziona quella denominata Condividi, per aprire il pannello avanzato per la gestione delle condivisioni dei file.
Adesso, devi valutare se effettuare la condivisione pubblica oppure con specifici contatti. In quest’ultimo caso, devi digitare l’indirizzo email del destinatario nell’apposito campo Immetti un nome o un indirizzo e-mail. Premi, infine, sul tasto Invia, affinché venga inviata una notifica via posta elettronica al destinatario relativa alla condivisione da te effettuata.
Genera un link per la condivisione di file
In alternativa, puoi generare un link che puoi condividere con chiunque: in questo caso, non devi inserire alcun indirizzo email, ma semplicemente gestire le opzioni di modifica del file. Se vuoi che chiunque sia in possesso del link possa modificare il file da te condiviso, devi assicurarti che sia indicata la dicitura Chiunque abbia il collegamento può modificare.
In caso contrario, se vuoi che il documento sia soltanto in lettura, impedendo qualsiasi tipo di modifica al file, fai clic sulla precedente dicitura e togli il segno di spunta dalla casella Consenti modifica. Se sei in possesso di un piano a pagamento di OneDrive, puoi anche impostare una password di accesso al file oppure la data di scadenza della condivisione. Premi poi su Applica, per confermare la tua scelta. In questo caso, l’opzione di condivisione sarà cambiata in Chiunque abbia il collegamento può visualizzare.
Il link di condivisione è disponibile premendo il tasto Copia collegamento, situato in basso. In questo modo, il link verrà copiato nella clipboard di Windows per essere incollato in un’e-mail o inviato tramite un servizio di messaggistica istantanea. Facendo clic sul pulsante Altre app, potrai condividere direttamente il link tramite altri servizi di terze parti.
Puoi verificare se un file o una cartella è attualmente in condivisione dall’icona di un omino a fianco al suo nome, nella colonna Stato di Esplora File. Per interrompere una condivisione, fai clic con il tasto destro del mouse sul file o la cartella condivisa, seleziona la voce Condividi dal menu contestuale e, nel pannello che ti viene mostrato, premi l’icona (…) collocata in alto, scegliendo l’opzione Gestisci accesso dal menu proposto.
Adesso, per rimuovere una condivisione di un file o una cartella, devi soltanto premere sul tasto X a fianco all’URL generato oppure del nome dell’utente con cui hai condiviso il file. Immediatamente, verrà cancellata la condivisione del file.
OneDrive per Mac
Se utilizzi un Mac, puoi scaricare il client ufficiale di OneDrive direttamente dal Mac App Store. Tutto quello che devi fare è raggiungere il link che ti ho fornito e premere sul tasto Ottieni/Installa, per eseguire il download e l’installazione automatica di OneDrive. Ti potrebbe essere chiesto di verificare la tua identità tramite password dell’ID Apple o Touch ID.
In alternativa, puoi scaricare il file .PKG per l’installazione “manuale” del client dal sito ufficiale di Microsoft, premendo sul pulsante Scarica. Al termine del download, fai doppio clic sul file ottenuto e, nella schermata che ti viene mostrata, premi sui tasti Continua e Installa. Fatto ciò, inserisci la password del Mac e premi sul pulsante Installa software.
I due client sono esattamente uguali, quindi, puoi scaricarlo sia dal Mac App Store che tramite il sito Web ufficiale, ma ti consiglio la prima soluzione, in quanto più immediata.
Inoltre, il funzionamento del client di OneDrive è praticamente identico a quello della controparte Windows, di cui ti ho parlato in questo capitolo. La differenza risiede nel fatto che nel client per macOS non è possibile eseguire la sincronizzazione automatica dei file multimediali o il backup delle cartelle personali dell’utente. Queste procedure devono essere eseguite manualmente, spostando i file e le cartelle all’interno di quelle di OneDrive sul Mac.
Oggi vi presentiamo la lista dei 6 errori tipici da evitare che accorciano la vita di smartphone e tablet. Ecco i nostri consigli.
Vi siete mai chiesti come mai la vita del vostro cellulare dura molto meno rispetto a quella dei vostri amici? Forse commettete qualcuno di questi errori che inevitabilmente minano la sua funzionalità. I trucchi non sono solo quelli di mantenere una giornaliera pulizia, e la sua manutenzione richiede una maggiore attenzione.
Ecco per voi 6 errori più comuni nell’utilizzo di uno smartphone o di uno tablet:
1. Non spegnerlo mai
La batteria del vostro telefono non dura per sempre. Come qualsiasi cosa, il suo uso continuato la porterà inevitabilmente alla disfunzione. Ogni tanto cercate di farle fare una pausa e quindi di notte evitate di mantenerlo acceso e spegnetelo se potete.
2. Lasciare attivi Bluetooth e Wi-Fi su cellulare
Tenere accesso sia Wi-Fi che Bluetooth aumenterà notevolmente il consumo della batteria e se entrambe sono attive contemporaneamente, l’effetto sarò moltiplicato. Se volete dare il vero colpo di grazia alle energie del vostro smartphone abilitate contemporaneamente anche il GPS e vedrete la batteria diminuire ad una velocità assurda.
3. Esposizione del cellulare alle intemperie
Il cellulare non è fatto per rimanere esposto al sole, alla sabbia o all’acqua per lungo tempo. Nonostante alcuni modelli abbiano la capacità di resistere meglio a determinate situazioni non ha senso sforzarli a farlo, dato che potrebbero ugualmente incorrere in problemi a lungo andare.
4. Lasciare il cellulare in carica durante la notte
Secondo gli esperti del settore, lasciare il cellulare in carica oltre la sua percentuale del 100% di batteria rischia di ottenere il risultato opposto e di danneggiare le sue funzioni. È come se voi tentaste di riempire d’acqua un palloncino, quando arriva al limite, continuare a riempirlo può solo romperlo.
5. Utilizzare caricabatterie commerciali
Nonostante i costi delle versioni “pirata” dei caricabatterie siano molto meno incisivi, meglio spendere qualche soldo in più ma fare in modo di evitare che il vostro telefono possa subire dei danni a causa di un accessorio non adatto a lui.
6. Scaricare e conservare qualunque applicazione
Non tutte le applicazioni hanno davvero una utilità e alcune vanno solamente a danneggiare le funzioni del vostro telefono. Assicuratevi di mantenere solamente quelle di primario utilizzo e se siete curiosi di scaricare un gioco oppure un’app legata alla fotografia o altro ancora, verificate dalle recensioni se può creare problemi al vostro hardware o delle incompatibilità con altri software.
A tutti è capitato, almeno una volta, di far cadere in acqua il proprio iPhone, ad esempio in lavandino o in piscina, finendo per essere assaliti dal panico. Non sempre è facile sapere cosa fare per salvare il dispositivo ma esistono numerosi consigli per scoprire come asciugare iPhone caduto in acqua, andiamo a scoprirli insieme.
Asciugare iPhone caduto in acqua: cosa fare?
La prima cosa da fare per salvare un iPhone caduto in acqua è cercare di agire il più velocemente possibile, evitando quindi di farsi prendere dal panico.
iPhone caduto in acqua: cosa fare nell’immediato
Nel caso in cui l’iPhone sia collegato alla spina nel momento in cui si bagna, la cosa più importante è provvedere nel più breve tempo possibile a staccarla per evitare di essere folgorato. Per evitare spiacevoli imprevisti è sempre bene non avvicinare le dita nel punto in cui il telefono viene collegato al caricabatterie ma è meglio afferrare il cavo alcuni centimetri più in basso.
Un altro passaggio molto importante è quello di spegnere l’iPhone nel caso in cui questo sia acceso al momento della caduta in acqua. Successivamente è consigliabile rimuovere la sim card dall’apposito alloggio evitando che si danneggi e diventi illeggibile.
Gel di silice o riso
Dopo aver provveduto a mettere in sicurezza il telefono sarà possibile provvedere ad asciugarlo, utilizzando un asciugamano da passare sulla parte esterna del dispositivo. Facendo scorrere l’asciugamano sulle aperture è possibile inoltre favorire la fuoriuscita dell’acqua. Un’altra cosa molto importante è rimuovere l’acqua dai fori presenti sull’iPhone. Facciamolo agitando il telefonino o aiutandosi con una bomboletta spray ad aria compressa, evitando di rimandarla verso l’interno del dispositivo.
A questo punto è consigliabile utilizzare un elemento che aiuti l’asciugatura. Gran parte delle persone utilizza il classico metodo del riso, immergendo l’iPhone all’interno di una ciotola piena di riso per favorirne l’asciugatura. Tuttavia è importante anche in questo caso prestare la massima attenzione per evitare che i chicchi di riso si infilino nei fori. L’alternativa migliore e più professionale al riso è rappresentata dal gel di silice, sostanza che assorbe l’acqua in modo molto efficace. In commercio esistono sacchetti essiccanti pensati appositamente con questo scopo che è facile reperire nei negozi di informatica.
La cosa più importante, in ogni caso, è assicurarsi che l’iPhone sia completamente asciutto prima di riaccenderlo, per essere certi che l’asciugatura sia avvenuta consigliamo di attendere almeno 2 giorni, evitando in questo modo che al momento dell’accensione si verifichi un cortocircuito.
A questo punto sarà possibile riposizionare la SIM nel suo alloggio nel modo corretto per utilizzare il proprio iPhone nel modo migliore. Provando ad accenderlo, se tutto sarà andato per il verso giusto, sarà possibile tornare ad utilizzarlo senza problemi. In commercio esistono numerosi kit che servono proprio ad asciugare gli smartphone nel caso in cui si verifichi una caduta accidentale in acqua. Acquistarne uno da avere a portata di mano è un’ottima soluzione per avere pronto il rimedio in caso di bisogno. Anche utilizzare una custodia impermeabile rende il nostro iPhone più sicuro.
Oltre ad usare un semplice codice per proteggere il nostro cellulare, potremo anche scegliere di impostare la nostra impronta digitale per sbloccare il nostro smartphone Android. Con questa guida vedremo quindi se il vostro smartphone Android ha il sensore delle impronte digitali ed eventualmente come impostarlo.
La prima cosa da sapere è che ci sono due tipologie di sensori per le impronte digitali: potremo avere un sensore fisico ben visibile all’esterno del cellulare, oppure potremo avere il sensore all’interno dello schermo.
In entrambi i casi dovremo appoggiare il dito sul sensore delle impronte digitali.
Aggiungere impronte digitale come metodo di sblocco
Per sbloccare il vostro smartphone Android tramite impronta digitale dovete seguire questi semplici passaggi.
A seconda dello smartphone Android che avremo a nostra disposizione le voci di menu potrebbero cambiare leggermente dove nello specifico potremo avere questa suddivisione:
Android Samsung
Procedura su smartphone Android Samsung: entriamo dentro le Impostazioni-> Dati biometrici e sicurezza o Schermata di blocco e sicurezzae da qui attivare o disattivare l’impronta digitale
Android Xiaomi
Procedura su smartphone Android Xiaomi: entriamo dentro le Impostazioni-> Password e sicurezza e da qui attivare o disattivare l’impronta digitale
Android Huawei
Procedura su smartphone Android Huawei: entriamo dentro le Impostazioni-> Sicurezza e privacy -> ID impronta -> Gestione impronta e da qui attivare o disattivare l’impronta digitale
Altri modelli: in linea di massima per tutti gli altri modelli, dovremo trovare nella schermata delle Impostazioni la voce Sicurezza dove al suo interno sarà presente la possibilità di attivare lo sblocco con l’impronta digitale.
Per ogni modello dovremo seguire la registrazione dell’impronta digitale seguendo le istruzioni a schermo di come appoggiare il dito.
Potremo registrare anche più di un dito. Questo in caso la posizione del sensore si presti a più di un dito o si voglia dare l’accesso a più persone.
Oltre a poter impostare la nostra impronta digitale potremo anche impostare il nostro volto ed il codice.
Arriva una novità di tutto rispetto per il mondo Android: la casa asiatica è pronta ad annunciare la sua nuova tecnologia, chiamata Realme MagDart. Il riferimento alla ricarica wireless MagSafe di Cupertino è palese e infatti si tratta proprio della prima versione della ricarica wireless magnetica per gli smartphone dotati dell’OS del robottino verde. Andiamo a scoprire tutti i dettagli!
Realme MagDart: che cosa sappiamo sulla nuova tecnologia di ricarica
Dopo il primo documento di certificazione dedicato a Realme MagDart è arrivata la conferma direttamente dalla compagnia: si tratta effettivamente della tecnologia di ricarica wirelessmagnetica per Android. Per chi si fosse perso qualche dettaglio, la tecnologia MagSafe è stata implementata da Cupertino a bordo degli ultimi modelli della serie 12: si tratta di una serie di magneti posizionati intorno alla bobina di ricarica presente all’interno degli smartphone della gamma 12. Ciò permette di ottenere una ricarica senza fili più veloce (si spinge fino ai 15W) e la possibilità di usufruire di accessori dedicati.
L’account Twitter ufficiale della divisione indiana di Realme ha svelato parte delle sue carte che finora erano rimaste coperte, ben aderenti al tavolo da gioco:
Questo nuovo arrivo ti lascerà a bocca aperta! Facci sapere cosa ti viene in mente quando senti “Flash“, e rimani sintonizzato per scoprirlo.
Il tweet – qualche ora più tardi rilanciato anche da Realme Italia – lascia poco margine alle interpretazioni: l’azienda controllata da Oppo si prepara al lancio di un nuovo prodotto, che sarà “flash”, “veloce”, in qualcosa.
MagDart: com’è fatto e dispositivi supportati
La stessa Realme ha confermato l’esistenza del MagDart, cioè il nuovo dispositivo di ricarica magnetica in stile MagSafe tramite il CEO Global (Europa e India) Madhav Sheth, che ha fornito le immagini render di come sarà fatto effettivamente.
La sorpresa sta nel vedere che in realtà ci saranno due modelli di Realme MagDart, uno semplice e pensato proprio come MagSafe per iPhone ed un altro molto più vicino ad un dispositivo di ricarica wireless, con ingresso Type-C e probabilmente una ventola sottostante. Non ci sono dati sulle specifiche tecniche.
Intanto il noto leaker Mukul Sharma ha pubblicato un’immagine esclusiva in cui dovrebbe aver svelato tutti i dispositivi Realme supportati dalla tecnologia MagDart. La compagnia punta a democratizzare la nuova ricarica, la quale arriverà non solo a bordo di smartphone ma anche per cuffie, smartwatch, notebook e tablet. Impossibile non pensare ai prossimi Realme Book e Pad: il lancio di questi dispositivi dovrebbe avvenire tra agosto e settembre e di conseguenza non è difficile immaginare che possano avere dalla loro il supporto alla ricarica MagDart. Sarà davvero così? Dita incrociate!
Come funziona
Un video dimostrativo ci rivela come il caricatore MagDart interagisce con gli smartphone Realme, nello specifico con Realme Flash. Una volta piazzato sulla basetta, la ricarica impiega circa 3 minuti per passare dal 18% al 26%. Facendo qualche conto e supposizione, è plausibile che lo smartphone si ricarichi completamente in meno di 60 minuti.
I dati forniti parlano di una ricarica che avviene a 4,4A e 4V, mentre il caricatore fornisce una tensione a 10V. Considerato che lo smartphone dovrebbe avere una batteria a doppia cella, significa che il caricatore MagDart dovrebbe fornire una potenza di 50W.
Dopo i primi poster ufficiali Realme annuncia finalmente l’arrivo della sua nuova tecnologia di ricarica wireless magnetica MagDart: l’evento di lancio è fissato per il prossimo 3 agosto (anche in Italia, tramite i canali social del brand, dalle ore 14). L’azienda non si è ancora sbottonata al riguardo, ma siamo curiosi di scoprire tutte le novità in arrivo. Non appena sapremo di più provvederemo ad aggiornare questo articolo con tutti i dettagli.
Intanto sono già spuntate una valanga di indiscrezioni sul primo smartphone Android con ricarica magnetica, Realme Flash. L’azienda asiatica ha confermato che sarà presentato anche il modello Flash durante l’evento del 3 agosto oltre a una serie di accessori che contribuiranno a costituire un ecosistema totalmente innovativo per il settore.
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