Ecco in quest’articolo di oggi, dei semplici passaggi per convertire i file WPS.
Con l’arrivo dei computer e il suo boom abbiamo vissuto con una serie di programmi. Questi, sostituiti a loro volta da altri programmi più recenti, risultano ancora memorizzati nelle profondità delle nostre Casette più preziose.
È possibile che un’indagine, un corso o forse un altro documento scritto con informazioni pertinenti siano stati salvati in formato WPS ed è difficile per noi apportare modifiche.
Quando parliamo del formato WPS ci riferiamo a un tipo di documento di testo molto simile al Doc o al Txt che conosciamo oggi.
Tuttavia, questo tipo di formato è molto obsoleto. Risulta dunque non avere sufficienti virtù in termini di capacità di modificare testi, macro o opzioni di formattazione offerte da Word .
Tuttavia, nella maggior parte delle versioni di Word possiamo ancora visualizzare un formato WPS e, meglio ancora, cambiarlo in Doc per evitare conflitti futuri.
Per questo ti abbiamo portato queste semplici opzioni in modo che tu possa modificare i tuoi file WPS in Doc o Txt senza ulteriori complicazioni in breve tempo .
I passaggi per convertire i file WPS
Esistono diverse semplici opzioni per convertire i file WPS in formati che consentono di leggere il testo in modo più efficace come Doc o Txt come:
Se hai Internet, è meglio scaricare un convertitore WPS in Doc o Txt da Microsoft che fa il lavoro per te rapidamente. Puoi usare quei testi indipendentemente dal loro vecchio formato sorgente, poiché quando carichi il file richiedi il formato da scegliere .
È possibile utilizzare l’opzione WS Words. Questa infatti consente di modificare i file caricandoli da CM e salvandoli nei formati Txt o Doc .
Un’altra opzione, la più semplice secondo me sarebbe che Microsoft ti chieda di modificare il file. Tramite Microsoft Word ci sarà un’estensione che converte il file in Doc .
Alcune persone qualificate copiano semplicemente i dati dal file WPS e li incollano in un documento di Microsoft Word o in un altro elaboratore di testi con un formato corrente. Questa opzione è ideale, purché i dati vengano copiati in modo efficace.
Un’altra opzione praticabile per convertire i file WPS
” Rinomina ” dopo aver fatto clic con il pulsante destro del mouse e accedere manualmente alle opzioni del file, in cui avrai accesso per modificare il file in formato WPS in Doc in modo semplice, non dimenticare di controllare caricando nuovamente il file.
E queste sono le opzioni che dal tuo computer puoi fare per salvare quei file e documenti importanti messi in gabbia nel formato WPS obsoleto .
Forse temi che il processo del cambio di formato influenzi alcuni dei tuoi file di testo, perdendo le preziose informazioni.
Ma puoi essere sicuro che non accadrà nulla che causi danni ai tuoi file con le opzioni che ti offriamo.
C’è anche la possibilità che nessuna delle precedenti opzioni di modifica del formato sul dispositivo funzionerà a causa di software lento e obsoleto.
In tal caso, ti invitiamo a passare a una versione adatta per il tuo dispositivo e le tue esigenze, eliminando qualsiasi impedimento durante la conversione dei tuoi file WPS.
Nell’articolo vedremo le novità introdotte nell’applicazione Verifica C19 con l’arrivo del nuovo Super Green Pass.
A partire dal 6 novembre 2021 il Green Pass verrà rafforzato. Queste sono le ultime normative decise dal Governo per evitare la temuta quarta ondata di contagi da Coronavirus. Se ti stai chiedendo come fare per verificare la validità dei nuovi Super Green Pass ti rassicuro subito! Per allinearsi alle nuove misure anche l’applicazione Verifica C19 si aggiorna.
Aggiornamento di VerificaC19
Innanzitutto se ancora non possiedi l’applicazione ti consiglio di visitare questo link per poterla installare. Se ti trovi su Iphone visita l’App Store e scarica Verifica C19. Dal momento che hai appena scaricato l’app avrai già l’ultima versione!
Invece, se possiedi già Verifica C19, per poterla aggiornare è necessario andare su Play Store (per Android) o su App Store (per iOS) e cliccare sull’opzione “aggiorna”.
Funzionalità dell’applicazione
VerificaC19 è l’applicazione messa in campo dal Governo per poter verificare la validità e l’autenticità del Green Pass. L’app è conforme al modello europeo ed è l’unica ufficiale e su cui bisogna fare affidamento. Tra i vantaggi di questa applicazione rientrano la possibilità di utilizzarla senza una connessione internet e senza memorizzare i dati dei soggetti a cui viene controllata la certificazione. Inoltre è possibile ottenerla gratuitamente.
Il suo funzionamento è molto semplice: basta inquadrare il QR code presente sul Green Pass e immediatamente conferma la validità!
Novità della nuova versione
Grazie a questa nuova versione ora sarà possibile decidere la tipologia di verifica: BASE oppure RAFFORZATA. La certificazione verde definita base è quella rilasciata per l’esecuzione dei tamponi, mentre quella rafforzata è disponibile solo dopo la somministrazione del vaccino o, in alternativa, a chi è guarito dal Covid-19.
Per poter eseguire la validazione sarà necessario cliccare nella home di VerificaC19 su “SCEGLI LA TIPOLOGIA DI VERIFICA“, si aprirà una tendina nella quale potrai scegliere la tipologia di verifica. A quel punto potrai selezionare “SCANSIONA IL QR CODE” e inquadrare la certificazione. Nel caso in cui si voglia scansionare il QR code senza aver deciso la modalità, si aprirà un messaggio di errore.
Ora hai tutte le informazioni necessarie per poter verificare i Super Green Pass! Visita questo articolo se vuoi sapere dove poter salvare il Green Pass.
Oggi vi spiegheremo qual è una buona velocità di download e di upload, e come ritenersi soddisfatti della propria linea.
Probabilmente hai una connessione ADSL o Fibra Ottica oppure vuoi averne una e vorresti capire di più sulle performance che i vari competitors (Alice, Fastweb, Vodafone, ecc) offrono. Sbirciando le varie offerte ti sarà capitato sicuramente di sentir parlare di velocità di download (o download speed) e di velocità di upload (o upload speed). Cosa significano questi termini? Cos’è la velocità di upload? e quella di download?
Ci siamo fatti un po di domande, vediamo allora di capirci un qualcosa in più. In questa guida cercheremo prima di spiegare il significato di velocità di download e upload e capire qual’è una buona velocità ADSL o Fibra, poi vi spiegheremo come effettuare un test di velocità per vedere se quanto offerto dal vostro fornitore corrisponde al vero.
Velocità di download (download speed)
Per velocità di download si intende la velocità di scaricamento (o ricezione) di un file da internet, ovvero la velocità con cui viene copiato un file da internet al vostro computer. Questo valore si misura in Mbps, ovvero Megabit per secondo. Il Mbps è un’unità di misura che indica la capacità (quindi velocità) di trasmissione dei dati su una rete informatica.
Una buona velocità di download è importante per navigare velocemente e incide maggiormente sulle operazioni seguenti: scaricare files, ricevere rapidamente la posta, vedere video in streaming, effettuare video-chiamate e svolgere gran parte delle operazioni sul web.
E’ importante sottolineare che la velocità a cui si riferiscono i vari operatori del mercato nei loro spot è proprio questa ovvero la velocità di Download mentre quella di Upload è generalmente inferiore.
Qual’è una buona velocità di download?
10-20 Mbps
Rappresenta una buona velocità. I siti anche quelli più pesanti da caricare si apriranno velocemente, sarà possibile guardare film in streaming anche in HD, piattaforme di condivisione video tipo Youtube o Dailymotion e Internet TV, tipo Infinity o sky on demond. Velocità di download basse sono da considerare quelle inferiori a 10-20 Mbps.
20-50 Mbps
Il numero di dispositivi connessi alla stessa rete è in continuo aumento. Basti pensare, oltre ai computer, ai tablet agli smartphone e in alcun casi anche agli elettrodomestici. Se in casa siete in molti a navigare potrebbe servirvi un servizio con questo tipo di velocità. Non occorre sottolineare che quando più dispositivi si collegano contemporaneamente devono spartirsi la rete, un po come si divide una torta.
50 e più Mbps
Velocità di questo tipo non credo servano per utenze domestiche semmai possono servire per esempio a piccole aziende che debbano organizzare video conferenze con più persone. In futuro velocità di questo tipo potrebbero diventare la normalità, vi ricordate da dove diamo partiti? Le prime connessioni che io ricordi andavano a 56K, quindi meno di 1 Mbps.
Velocità di upload (upload speed)
Per velocità di upload si intende la velocità con cui si invia un file su internet, ovvero, dal proprio computer su internet. Un esempio per capirci è quello di un file che alleghiamo ad un messaggio di posta elettronica. Per essere inviato il file deve essere caricato su un server. Una buona velocità di upload e’ fondamentale per navigare velocemente, spedire rapidamente la posta, effettuare video-chiamate o inviare files ad altri utenti.
E’ dunque importante avere una buona velocità di upload quando effettuate video-conferenze, o se avete necessità di scambiare molti file con altri utenti. Certo la velocità di upload non potrà mai essere elevata come quella di download, ma sarà sempre decisamente più bassa.
Qual’è una buona velocità di upload?
Tra ADSL e Fibra Ottica esiste una notevole differenza in termini di velocità di upload. Basti pensare che l’ADSL di Tim e Fastweb viaggiano entrambe a 1 Mbps mentre con la fibra ottica si naviga alla mostruosa velocità di 20 Mbps con le migliori offerte di Fastweb che arrivano addirittura a 50 Mbps. Detto ciò, occorre precisare che un utente normale non ha bisogno, almeno al momento, di velocità di Upload cosi alte, 3/5 Mbps rappresentano già un’ottimo compromesso.
Come effettuare un test di velocità della fibra ottica o dell’adsl?
Effettuare un test per capire qual è la tua velocità di navigazione è davvero semplice. Segui questo link:
Cos’è e a cosa serve un processore o CPU di un computer? Vediamolo in quest’articolo di oggi.
Introduzione
Con il termine processore viene comunemente indicata la CPU, acronimo di central processing unit, ovvero il cervello di ogni computer. Il suo scopo è quello di processare informazioni ad altissima velocità e quando diciamo altissima velocità intentiamo miliardi di operazioni al secondo.
Se volessimo paragonare un processore ad un organo del nostro corpo quello più corrispondente sarebbe sicuramente il cervello.
Com’è fatto un processore?
In realtà i moderni processori sono costituiti da tanti piccoli processori che prendono il nome di “Core” che lavorano da soli in modo indipendente. Il motivo per cui le aziende produttrici sono tutte passate a questo sistema risiede nei limiti tecnologici attualmente insuperabili. Tali limiti impediscono di produrre un processore più grande e più performante.
Si è cosi pensato di collegare in parallelo più processori che si dividono il lavoro aumentando di conseguenza la velocità. A questi piccoli processori interni è stato dato il nome di Core. Se potessimo aprire una CPU, che cosa ci troveremmo dunque dentro? Principalmente noteremmo tre cose:
il Package, ovvero il contenitore
i Core, ovvero dei piccolo processori che eseguono calcoli a velocità elevatissime
i PIN, con i quali il processore viene connesso alla scheda madre e grazie ai quali riceve e trasmette informazioni
Un core contiene a sua volta 3 componenti:
un’unità di controllo anche detta CU (control unit), che legge dalla memoria i dati, impartisce le istruzioni e memorizza i risultati
un’unità aritmetico-logica anche detta ALU (aritmetic logical unit) che esegue le operazioni logiche e matematiche
i registri interni che sono delle piccole memorie interne
Come funziona un processore?
I processori dunque, grazie ai loro Core svolgono i calcoli a velocità pazzesche. Ma da dove vengono i dati di partenza e a chi vengono trasmessi?
La CPU si inserisce all’interno di un circuito che prende il nome di “Scheda madre” che permette a tutti i componenti di un computer di collegarsi tra loro. Tra i vari componenti abbiamo alcune memorie e sono proprio loro che contengono i dati da elaborare e che ricevono i risultati dei calcoli.
Come abbiamo già detto, i processori sono davvero molto veloci a elaborare i dati ma le memorie tipo la RAM o le memorie di archiviazione purtroppo e soprattutto gli spostamenti dei dati da e per i processori non lo sono altrettanto. Per questo sono state create delle piccolissime ma velocissime memorie che contengono i dati più frequentemente utilizzati.
Queste memorie prendono il nome di cache (puoi seguire il link per approfondire l’argomento), delle quali qui ci basta sapere che sono molto più veloci della RAM e che contengono informazioni utilizzate frequentemente. Il loro scopo è ovviamente quello di velocizzare le operazioni eliminando quello che sarebbe un collo di bottiglia.
In pratica, quando avviamo un programma le istruzioni dello stesso vengono prese dalla memoria di archiviazione (SSD o Hard Disk) e spostate sulla RAM. Quelle elaborate più di frequente vengono spostate sulle memorie cache e dunque elaborate dal processore.
Caratteristiche di un processore
Quando andiamo ad acquistare un PC o un processore dopo la marca del produttore (Intel o AMD) e il modello (i3, i5, i7, Ryzen) troveremo delle altre informazioni di cui ora dovremmo essere in grado di comprendere il significato.
Prima di tutto troveremo certamente la velocità della clock espressa in GHz (Giga Herz). La velocità di clock misura il numero di cicli eseguiti dalla CPU ogni secondo, misurati in GHz (gigahertz). Una CPU con una velocità di clock di 3,2 GHz esegue 3,2 miliardi di cicli al secondo. In pratica è la velocità che ha il processore nel compiere calcoli.
Troveremo poi il numero di Core. Abbiamo visto che non si riescono, al momento, a produrre processori più veloci. Dunque per rendere i computer più performanti si è pensato di dotarli di più processori o meglio di processori a più core. Più è alto il numero di core, più veloce sarà il processore.
Consigli per l’acquisto di una CPU
Nel caso si voglia cambiare il processore del computer con uno nuovo e nel caso si stia comprando un nuovo PC da assemblare, vediamo insieme come scegliere la CPU da comprare. In questo modo saremo pronti al momento dell’acquisto, e sapremo esattamente di cosa abbiamo bisogno.
1) Miti da sfatare
Ci sono tantissime dicerie e voci sui processori che potremmo scrivere un libro! Solo perché un processore ha una frequenza più alta o più nuclei (i core) non significa che sia meglio di un altro processore. Nello stesso tempo però le differenze tra velocità di clock e numero di core contano se si parla di processori della stessa casa produttrice, senza dimenticare le differenze generazionali tra i processori (ossia quando sono usciti sul mercato), che possono allargare in modo significativo il divario di prestazioni, anche se tecnicamente non cambiasse nulla circa il numero di core o la velocità di clock.
Il primo mito quindi è sfatato. Confrontare i processori solo per velocità di frequenza era significativo fino a 20 anni fa. Tuttavia oggi risulta anacronistico visto che i processori mostrano più o meno sempre le stesse caratteristiche a causa delle limitazioni fisiche. Una volta raggiunta una certa velocità e un certo numero di core, non si poteva più superare il limite senza evitare un consumo di energia e l’emanazione imminente di calore. Questi limiti saranno superati nel tempo con le nuove tecnologie (rimpicciolendo sempre di più i transistor). Per ora i processori dei computer e di più ancora quelli dei cellulari presentano caratteristiche comuni che non possono essere superati.
2) Caratteristiche ed informazioni utili sul processore
Un buon processore per computer moderno deve avere le seguenti caratteristiche:
– Velocità di clock e numero di core contano per misurare le prestazioni di una CPU, ma solo se si parla di processori di una stessa marca, che sono usciti a distanza di un anno o due massimo. E’ importante controllare la data di rilascio di una CPU perché, a parità di core e velocità, il processore più recente è sempre migliore. Come regola assicuriamoci che il processore abbia almeno 4 core fisici e una frequenza minima di 2 GHz.
Intel e AMD
– Se si deve comprare un processore per un PC nuovo basterà scegliere la nuova serie e, come è noto, ci sono due marche di processori per PC: AMD e Intel.
In due parole, quelli AMD costano meno e sono ottimi per PC di fascia bassa o media. Mentre quelli Intel risultano sempre migliori, soprattutto se si tratta di computer di fascia alta. I chip di fascia alta di AMD sono buoni per le applicazioni professionali che sfruttano il multi-threading e ormai sono maturi per competere ad armi pare con i processori Intel (forse solo la serie i9 è superiore per via del suo target, i PC di fascia altissima o per server).
Al momento (fine 2019), l’architettura desktop attuale di AMD è la serie Ryzen (3, 5, 7 e 9) riconoscibile dal numero di serie 2xxx e 3xxx (variabile in base alla versione).
L’architettura Intel attuale si chiama Intel Core Coffe Lake (i3, i5, i7 e i9) ed è riconoscibile dal numero di serie 9xxx (variabile in base alla versione). Anche la serie 8xxx va bene, se si vuol risparmiare.
Overclock, cache e socket della CPU
Una volta decisa la gamma e la linea di processori che si intende acquistare, prima di spendere i soldi è opportuno controllare alcune altre cose.
– Se è overclockable, ossia se si possono aumentare le prestazioni della CPU con un overclock facile in modo da ottenere più potenza (che spesso porta però instabilità e consumo di energia).
Possiamo trovare i modelli facilmente overcloccabili accompagnati dalla lettera K o X (che indica appunto la possibilità di overcloccarli sbloccando il moltiplicatore).
– Il sistema di raffreddamento (la ventola o il diffusore), spesso dimenticato, che bisogna controllare se è integrato o se è necessario comprarlo separatamente; se la CPU è troppo potente, è opportuno comprare una ventola compatibile con quel processore.
– Cache processore: una memoria integrata nella CPU che rende più veloci i calcoli del processore. La cache può essere di livello L1, L2 o L3 (i livelli base) ma ormai possono presentare anche livelli successivi (L4 o L5), disponibili ma mano che i transistor diventano sempre più piccoli.
– Scheda video integrata (APU): su alcune CPU avanza così tanto spazio all’interno che è possibile trovare anche una GPU integrata, che lavorerà in parallelo alle componenti del processore per generare le immagini ad una buona velocità. Questo tipo di processore (chiamato APU) è tipico delle CPU AMD. Mentre solo di recente Intel ha integrato una componente video adeguata all’interno dei suoi processori.
– Il Socket: Le CPU Intel e AMD non sono diverse solo per la loro costruzione, ma anche per l’attacco o socket alla scheda madre del computer. Questo significa che se si ha un PC con un certo tipo di scheda madre, si potrebbe essere costretti ad installare al suo interno un processore di una o dell’altra marca. Da notare, inoltre, che diverse generazioni di processori Intel hanno socket diversi.
3) Aggiornare una CPU già presente
Se si vuol comprare un processore per aggiornare quello già presente sul PC è importante sapere che tipo di processore abbiamo già e il socket supportato (ossia i contatti disponibili per far passare i dati sulla scheda madre). Su Windows digitiamo “Gestione dispositivi” nel menu Start e nella schermata che segue espandiamo la sezione “processori” per trovare il nome della CPU.
Per avere più informazioni ed ottenere anche il socket preciso possiamo programmi come CPU-Z per sapere, con precisione, quale processore abbiamo, quale scheda madre e quale socket utilizziamo. Per scaricarlo cliccare sull’icona.
Inoltre tenere conto che una scheda madre vecchia può non supportare i processori di ultima generazione: in questi casi dovrà quindi comprare una CPU che non sia uscita troppi anni dopo rispetto la scheda madre oppure cambiare scheda madre insieme alla CPU (la scelta più saggia).
4) Modelli di CPU in base al PC da acquistare
Ora che sappiamo tutto sui processori per PC, vediamo come controllare questa componente in base al PC che intendiamo acquistare:
– se si deve comprare un computer già pronto e non si ha intenzione di fare personalizzazioni o upgrade particolari, può essere conveniente prenderne uno con CPU AMD perché costa meno. Tenere conto però che quando AMD rilascerà nuovi processori, può darsi che questi non saranno compatibili con le schede madri attuali.
– se dobbiamo assemblare un PC per uso generico, AMD conviene tantissimo ed offre ormai un numero di core e di frequenza molto elevato, adatto a qualsiasi programma che intendiamo utilizzare. Il risparmio può diventare quindi parametro fondamentale per assemblare questo tipo di PC.
– se si vuole un computer da gaming, puntiamo ad occhi chiusi su un processore Intel; anche se gli AMD di ultima generazione forniscono tutta la potenza necessaria per i giochi, consigliamo sempre di puntare sugli Intel quando assembliamo un PC destinato ai giochi.
Capita molto spesso di dover pulire le testine della stampante, poiché questa non stampa. Vediamo come in questo articolo.
Proprio quando hai necessità di stampare un documento, ti accorgi che la stampante proprio non ne vuol sapere e rilascia il foglio completamente bianco oppure solo con qualche traccia incomprensibile di inchiostro.
Ebbene, questo tipo di problema, legato principalmente ai modelli di stampante a getto di inchiostro (Inkjet), si riscontra molto frequentemente. Soprattutto se non si effettuano stampe ad intervalli più o meno regolari.
Infatti questo comune problema è causato dall’interruzione del corretto passaggio dell’inchiostro tramite gli ugelli di stampa. Tale imperfezione può interessare entrambi i componenti coinvolti nell’operazione di stampa, ovvero le cartucce e la testina di stampa, che vanno pulite.
Nelle comuni stampanti a getto, solitamente si trova un meccanismo di stampa composto da un gruppo mobile mosso mediante una cinghia. Questa veicola lo spostamento di un carrello, sul quale è installata la testina di stampa che a sua volta monta le cartucce di inchiostro.
Un chip regola ed indirizza lo spruzzo delle micro gocce di inchiostro che dalle cartucce, passando attraverso gli ugelli posti sotto la testina di stampa, vanno ad impattare il foglio di carta sottostante. Se il processo di stampa non avviene nel modo corretto, ovvero uno o più colori non vengono riprodotti sulla carta, è evidente che il difetto viene evidenziato tra le cartucce e la testina di stampa sottostante.
Problema sulle cartucce di inchiostro
Una volta installate, le cartucce si deteriorano col tempo e questo può portare all’essicazione dell’inchiostro in esse contenuto. Soprattutto nel caso in cui non stampiamo per lunghi periodi di tempo, permettendo così all’inchiostro di indurirsi ed ostacolare di conseguenza la corretta fuoriuscita dell’inchiostro.
Tale fenomeno risulta molto più accentuato nel caso si utilizzino prodotti non originali, come cartucce compatibili di scarsa qualità. Se quindi l’ostruzione viene riscontrata sulle cartucce, basterà tentare di ripristinarle con una pulizia della parte sottostante, dove risiede il foro di uscita dell’inchiostro. Oppure in casi estremi sostituire le cartucce compromesse per ristabilire il corretto procedimento di stampa.
Problema alla testina di stampa
Se nonostante la sostituzione delle cartucce la stampa risultasse ancora insoddisfacente, allora ad essere compromessa è la testina di stampa. Questa è la base su cui sono installate le cartucce, i quali ugelli consentono il passaggio delle micro gocce di inchiostro.
In questo caso il danno si delinea più serio poiché non è un’operazione sempre fattibile smontare e pulire la testina. Inoltre il più delle volte il risultato è peggiore della situazione attuale, e farla riparare presso un centro di assistenza autorizzato risulta anti conveniente. Allora quale soluzione adottare?
Purtroppo giunti alla situazione sopra descritta, si può solo tentare di pulire nel miglior modo possibile la testina ed il foro delle cartucce, con l’ausilio di alcool e cotton fioc. Successivamente poi svolgere tramite software la pulizia degli ugelli di stampa. Spesso, dopo insistenti tentativi si riesce a sciogliere l’inchiostro essiccato e a ripristinare la stampa.
La strategia migliore è sempre quella di prevenire la situazione
Stampando periodicamente anche solo una riga in vari colori in modo da evitare accumuli di inchiostro tra gli ugelli. Utilizzare cartucce di qualità comprovata, soprattutto in caso di cartucce compatibili. Per prevenire nell’avvenire questo tipo di problemi ed evitare di dover buttare una stampante semi nuova, potresti orientarti, per un tuo futuro acquisto, verso quelle stampanti prive di testina di stampa, poiché utilizzano cartucce con testina incorporata.
In questo modo se dovesse verificarsi una disfunzione riguardante la qualità di stampa, sostituendo la o le cartucce, risolveresti sicuramente il problema, senza dover smontare il carrello per tentare di pulire gli ugelli della testina.
Stampanti che utilizzano cartucce con testina incorporata
Sono diverse le stampanti a getto di inchiostro, comunemente definite Ink-Jet, che utilizzano cartucce con testina incorporata, come per esempio la serie Envy di HP: alcuni modelli sono HP DeskJet Serie 2600, 3700 e ENVY Serie 5010, 5020 e 5030…
Sicuramente, soprattutto dal punto di vista pratico, queste stampanti prive di testina risultano molto meno problematiche nel caso si verificasse un blocco causato dall’essiccatura di inchiostro, in quanto sarebbe sufficiente rimpiazzare la cartuccia per risolvere completamente il problema.
UPS: cos’è e come funziona un gruppo di continuità? Scopriamolo in questa nuova guida.
Oggi parliamo di UPS, un dispositivo importantissimo che può rivelarsi fondamentale contro danni e disastri hardware. Le cause più comuni sono a livello di scariche, sovratensioni e istantanee interruzioni di energia elettrica.
Cos’è un gruppo di continuità (UPS)
Un UPS (dall’inglese Uninterruptible Power Supply), o più comunemente chiamato gruppo di continuità, è uno strumento elettrico di difesa contro anomalie elettriche e soprattutto ha lo scopo di mantenere alimentati i dispositivi a esso collegati, per un breve periodo di tempo, in caso di interruzione di corrente elettrica. Un UPS va posto tra la presa di corrente principale, da cui trarrà alimentazione, e le periferiche collegate, come computer, monitor, stampante, ecc…
Tale strumento di sicurezza ampiamente utilizzato in campo informatico, serve a mantenere alimentate, quindi in funzione, tutte le periferiche ad esso collegate. Soprattutto in caso di sospensione della corrente, per un lasso di tempo limitato ma che spesso risulta essenziale per correre ai ripari. Permettendo in pratica di spegnere in modo adeguato i sistemi elettronici e informatici in uso e ad esso collegati.
Utilizzo del gruppo di continuità (UPS)
E’ un dispositivo molto usato negli uffici e aziende, ed è in grado di eliminare i disturbi (sbalzi o picchi di tensione) presenti nell’energia elettrica che arriva nelle nostre case. Oltre a questa funzione, il Gruppo di continuità “genera” corrente elettrica “pulita” per alimentare i nostri dispositivi (computer, schermo ..) in caso di mancata erogazione di corrente elettrica, permettendo, quindi, di salvare il nostro lavoro e spegnere in tutta tranquillità il dispositivo che stavamo utilizzando. I componenti fondamentali di un ups sono sostanzialmente 3: la batteria, un alimentatore e l’inverter.
Scelta la tipologia di Gruppo di continuità dobbiamo scegliere il voltaggio (Watt), espresso spesso in Volt-Ampere (VA). E’ una fase importante e bisogna scegliere con cura poiché si rischierebbe che, nel caso venisse a mancare la corrente, i dispositivi collegati si spengano perché il loro wattaggio è maggiore di quello che l’UPS è in grado di reggere. Per definire il wattaggio complessivo dovete sommare i Watt richiesti a pieno carico dai dispositivi che utilizzate contemporaneamente. Dd es.: usando il PC, è acceso anche lo schermo: PC (300W) +schermo LCD (50W): avete bisogno di un UPS di almeno 350W.
Come funziona un gruppo di continuità (UPS)
Tenere in considerazione che maggiore è il wattaggio in più, maggiore sarà il tempo di autonomia. Esempio: PC + schermo LCD consumano 350W (a pieno carico). Nel caso di un UPS da 350Watt, la durata sarebbe all’incirca di 2-3 minuti, ovviamente dipende dalla qualità dell’UPS.
Scegliere un Gruppo di continuità sovradimensionato (nel caso dell’es. prendessimo un UPS oltre i 500Watt), non solo avremmo la possibilità di collegare contemporaneamente altri dispositivi, ma, nel caso di PC+ schermo LCD potremmo ottenere un’autonomia anche oltre i 6-7 minuti. I fattori da tener presente sono: la rumorosità ed il raffreddamento (lo definirei correlato per via del rumore generato dalle ventole). Il rumore è dovuto all’inverter che produce corrente.
In pratica ups o gruppo di continuità, è composto per la gran parte da batterie, in genere due o tre, collegate in serie. Queste hanno il compito di alimentare le periferiche collegate al dispositivo in caso di interruzione di corrente. Tali batterie durante lo stato di riposo, ovvero quando non necessitano di intervenire per alimentare le periferiche collegate, rimangono cariche, essendo costantemente collegate alla presa elettrica. Così facendo si mantengono pronte ad intervenire in caso di necessità.
Modelli e tipologie di UPS
Esistono in commercio vari tipi di ups, con varie capacità di potenza. Solitamente sono in grado di generare alimentazione per svariati minuti, in casi di prolungati black out. Il tempo medio comunque si aggira sui 10 minuti, soprattutto quando le batterie interne non sono più nuove.
Solitamente dispongono di un ingresso a cui collegare l’alimentazione elettrica e di varie uscite a cui connettere le nostre periferiche, oltre ad almeno due porte telefoniche anch’esse filtrate. Esistono ups, come per esempio quelli della famosa marca Eaton, che presentano porte sia sul lato posteriore, che su quello superiore, apparentemente uguali. Ma devi sapere che se intendi effettuare un collegamento di sicurezza allo scopo di mantenere alimentata una periferica come per esempio il pc, dovrai collegare quest’ultimo alle porte posteriori e non a quelle superiori.
Infatti solo le uscite poste sul retro dell’ups dispongono di un circuito mantenitore, il quale interviene in caso di mancanza di corrente. Mentre le uscite poste sul lato superiore sono solamente prese stabilizzate, e in caso di interruzione di corrente non potranno alimentare le apparecchiature a loro collegate.
Questa peculiarità genera spesso molta confusione presso l’utenza, soprattutto se non si leggono attentamente le istruzioni di utilizzo.
Come scegliere un UPSEsistono principalmente tre tipologie di UPS che si distinguono per tipologia costruttiva e modalità di intervento; possono essere raggruppati secondo le seguenti categorie:
OFFLINE
LINE INTERACTIVE
ONLINE/ATTIVI
UPS OFF-LINE
Gli ups definiti offline, sono i più tradizionali ed economici. Le periferiche collegate a questa tipologia di dispositivo, sono alimentate dalla presa di corrente e le batterie intervengono solo in caso di bisogno. Non dispongono dei filtri Emi per stabilizzare la corrente e poiché non hanno una capacità di intervento immediata come gli ups online, (ma intervengono solamente dopo circa 5/10 millisecondi), non sono indicati per un uso professionale, come in ambito server o data center. In pratica la corrente non viene filtrata e stabilizzata, per cui eventuali sbalzi in ingresso, si ripercuotono anche in uscita:
UPS LINE INTERACTIVE
Esistono poi gli ups definiti line interactive, che pur non convertendo in maniera costante la corrente, da alternata a continua, intervengono in tempi brevissimi (circa 4/5 millisecondi) per ripristinare e filtrare la corrente nel caso in cui il dispositivo percepisca un’interruzione di alimentazione:
UPS ONLINE
Quelli di tipo online, ora evoluti in “a doppia conversione” rappresentano i modelli più performanti e sicuri, in quanto garantiscono le migliori garanzie di protezione in qualsiasi situazione. Convertono costantemente la corrente da alternata in continua per cui non risulteranno interferenze nella linea, neanche minime, in caso di black out.
Sono decisamente più costosi rispetto alla tipologia offline, ma offrono una garanzia di sicurezza decisamente maggiore. Sono indicati per collegare data center, sistemi server, e apparecchiature mediche, dove si rende necessario un isolamento elettrico a protezione di apparecchiature altamente sensibili alle fluttuazioni di corrente, anche minimali.
La corrente viene convertita due volte; la prima viene eseguita in ingresso, la quale transita da alternata in continua, viene successivamente stabilizzata, per poi essere nuovamente convertita da continua in alternata, anche se in uscita può presentare una frequenza differente rispetto a quella che si riscontrava precedentemente in ingresso:
In sostanza pur essendo esteriormente identici ai modelli precedentemente descritti, mantengono la corrente costantemente filtrata mediante l’impiego di un trasformatore.
Quanto dura un gruppo di continuità (UPS)
Un gruppo di continuità UPS è composto da più batterie e da un circuito elettronico che mantiene le pile in carica ed in stand by durante il normale utilizzo, che interviene facendo scattare una sorta di commutatore elettrico appena il flusso di corrente che lo alimenta si interrompe, attingendo così l’alimentazione dalle batterie, mantenute sempre cariche.
Quando un gruppo di continuità inizia a dare segnali di malfunzionamento o cedimento, probabilmente dopo anni di utilizzo ininterrotto, mantenendo sempre meno la carica, significa che le sue batterie interne si stanno deteriorando, e stanno man mano perdendo le loro proprietà funzionali. In questi casi può risultare conveniente sostituire solo il gruppo batterie, e non l’intero ups, anche se la spesa si avvicinerà abbastanza al costo del gruppo completo, dato che questo è composto all’80% dalle batterie.
In questo nuovo articolo parleremo di come forzare lo spegnimento del computer, in particolari circostanze.
Il sistema non vuole più permettere lo spegnimento completo del computer? Il questo caso è sconsigliato scollegare violentemente la presa del computer ma, esistono altri modi per forzare lo spegnimento del computer. Ecco come fare.
Se hai esigenza di spegnere il computer e questo proprio non ne vuole sapere, perché magari il mouse è bloccato e la tastiera non risponde, puoi procedere in un modo più consono che estrarre di forza il cavo di alimentazione. Così facendo rischierai di fulminare l’alimentatore del pc.
Tenere premuto il tasto di alimentazione
Per forzare lo spegnimento di qualsiasi computer, esiste un sistema che scollega l’alimentazione direttamente convogliata sulla scheda madre all’interno del computer. Per eseguire questa operazione occorre premere e mantenere premuto per diversi secondi (circa 6 o 7) il tasto di accensione del pc stesso:
Mantenendo premuto il tasto di accensione per un certo numero di secondi, invieremo al pc le istruzioni che porteranno allo scollegamento energetico da tutto ciò che è in attività. Questo interromperà di fatto il flusso di alimentazione attraverso la scheda madre del computer.
Tale forzatura risulta indispensabile in quei frangenti in cui il computer è bloccato sotto ogni punto di vista. Aquando ad esempio non risponde a nessun comando tramite mouse e tastiera, essendo il sistema operativo in crash. Dopo aver eseguito una manovra inconsueta come quella dello spegnimento forzato del sistema, il BIOS della macchina riconoscerà l’intervento come un’anomalia. Al riavvio successivo sicuramente comparirà a video il messaggio in cui si chiede all’utente se intende avviare Windows normalmente, oppure in modalità provvisoria.
Selezionando “Avvia Windows normalmente” e premendo il tasto invio, oppure lasciamo terminare il countdown di avvio automaticamente, dovrebbe caricarsi il sistema operativo ed eseguire un regolare avvio. Tale procedura può essere applicata indifferentemente sia su pc desktop che notebook.
In questo articolo spiegheremo tutto quello che c’è da sapere sulla fibra ottica, funzionamento e impiego.
Cos’è questa fibra ottica di cui tanto si sente parlare e con cui si effettuano i cablaggi delle connessioni veloci? La fibra ottica rappresenta l’evoluzione della linea ADSL e permette di trasportare il segnale internet molto più velocemente del vecchio cavetto telefonico, garantendo un valore molto maggiore in termini di Mega per secondo, fino al valore effettivo di 1 GB (1 Gigabyte).
COS’È LA FIBRA OTTICA E COME FUNZIONA
Trattandosi di una tecnologia molto avanzata ed evoluta, la fibra ottica ha un meccanismo di funzionamento piuttosto complesso, tuttavia possiamo indagarne insieme gli aspetti salienti. Con parole semplici e senza troppi tecnicismi.
La fibra ottica rappresenta oggi la tecnologia più veloce per la trasmissione di dati digitali. Ormai i precedenti cavi di rame impiegati per la connessione della banda internet sono stati sostituiti dai cavi in fibra ottica, i quali consistono in un fascio di sottilissimi cavi in fibra di vetro o polimeri, della grandezza approssimativa di un capello.
La particolarità di questi cavi, che ne rende estremamente vantaggioso l’utilizzo, è la capacità di trasportare molti più dati a parità di tempo, oltre al fatto che resistono meglio agli sbalzi di temperatura, e risultano molto meno soggetti a guasti ed inconvenienti. Presentano anche una struttura che li rende molto più maneggevoli, leggeri e flessibili. La fibra ottica sfrutta una tecnologia che non ha nulla a che fare con la rete telefonica tradizionale.
Il paragone che viene utilizzato per descrivere il funzionamento strutturale di un singolo filamento di fibra ottica, è quello di un tubo riflettente internamente, nel quale il segnale transita, rimbalzando sulle pareti e prolungandosi per lunghe distanze, esente da interferenze esterne.
I cavi di fibra ottica sono realizzati in silicio o polimeri plastici tenuti insieme da una guaina metallica.
Materiali
Il segreto delle sue performance è proprio nei materiali: si pensi, infatti, che l’ADSL, invece, usa un cavo di rame che è comunemente conosciuto come “doppino”.
Infatti la diffusione del segnale della fibra ottica si propaga sfruttando la riflessione e la rifrazione della luce secondo le leggi fisiche che la contraddistinguono. Il segnale in fibra ottica si mantiene a livelli alti e costanti senza subire degradazioni significative lungo il percorso per cablare centrale e utenza.
Velocità fibra ottica
Per comparare le due tecnologie pensiamo che la fibra ottica può arrivare a una velocità di 1024Mb/s oppure di 1Gb/s mentre l’Adsl ha una velocità media di 7Mb/s in download.
La fibra ottica è una tecnologia di nuova generazione che trasmette dati ad altissima velocità, offrendo numerosi vantaggi:
alta velocità di download, per scaricare file anche molto pesanti in pochissimo tempo
alta velocità di upload, per inviare, ad esempio, allegati di grandi dimensioni via email senza dover ricorrere a compressioni o altri metodi
stabilità e velocità per lo streaming video, per poter guardare film, serie tv ma anche qualsiasi altro contenuto senza fastidiose pause e con un’ottima risoluzione.
Stessa cosa vale per i videogiochi o le videochiamate: si può sostenere un’intera sessione di giochi online o una conversazione anche molto lunga senza avere ritardi di audio o problemi di alcun genere con il video.
Tipi di collegamenti della fibra ottica
Una connessione alla fibra ottica può presentare diversi scenari che condizionano il rendimento del servizio. Nella maggior parte dei casi infatti si tratta di un allacciamento ibrido, ovvero la fibra ottica proveniente dalle centraline dell’ISP giunge in prossimità dell’abitazione dell’utente finale e si allaccia alla al cablaggio preesistente, che solitamente consiste nell’ormai obsoleto cavetto in rame o misto rame, che rappresenta il classico collo di bottiglia che riduce drasticamente l’efficienza sella linea.
Inutile abbonarsi a un servizio fibra da 1GB se poi la casa è dotata di cavi in rame che consentono una velocità di soli 20 MB. Purtroppo questa è la condizione che caratterizza la maggior parte delle abitazioni, escluse quelle di recente costruzione. Una connessione mediante fibra ottica pura (FTTH: la fibra giunge direttamente sino in casa) è in grado di fornire 1 GB (1000 Mega) in download e 200 MB in upload.La fibra non solo giunge fino all’armadio stradale, ma raggiunge anche le singole abitazioni, garantendo la massima velocità possibile.
FTTH Fiber To The Home
Una connessione a fibra FTTH (Fiber To The Home) è quella definita “pura” e garantisce il massimo delle prestazioni oggi consentite, con un Gigabyte al secondo, in quanto la linea della fibra ottica reale, arriva direttamente a connettersi al nostro router di casa. Particolari applicazioni della trasmissione mediante fibra ottica non condivisa, pare abbiano superato i 2,5 Gigabyte per secondo in download.
FTTC – Fiber To The Cabinet
Purtroppo la maggior parte degli allacciamenti subisce un consistente calo prestazionale direttamente proporzionale alla distanza dalla centrale. Non è raro infatti sottoscrivere un contratto da 300 MB e ritrovarsi poi un picco massimo di download che non supera i 30 MB. Questo dipende da vari fattori, primo fra cui, la distanza dall’abitazione alla centralina di collegamento, ma anche la qualità del cablaggio svolge una funzione determinante.
Molto spesso la limitazione di banda è da attribuire ad un fattore fisico del collegamento; infatti spesso la fibra NON giunge fino all’abitazione dell’utente, ma si ferma al cabinet più vicino sulla strada (FTTC – Fiber To The Cabinet), percorrendo l’ultimo tratto sui comuni doppini in rame, che rappresentano il classico collo di bottiglia, limitando drasticamente la velocità della connessione. Questo tipo di connessione dovrebbe comunque garantire un valore di circa 100 MB al secondo, o superiore. Collegamento fibra ottica in una cassetta di derivazione.
La connessione a fibra ottica si sta sempre più espandendo su tutto il territorio e sono in continuo aumento le abitazioni raggiunte da questa tecnologia, che è destinata a migliorare sempre più il suo già notevole livello di qualità.
Fibra ottica in Italia e Open Fiber
Con il progetto Open Fiber Enel con il supporto di Cassa Depositi e Prestiti ha investito in nuove infrastrutture che permettono agli italiani di navigare a una velocità fino a 1Gb/s.
Un bando di gara ha, infatti, assegnato proprio ad Open Fiber 2,7 miliardi di euro di finanziamenti regionali, statali ed europei per sviluppare la copertura della fibra FTTH, cioè Fiber To The Home, che porta la fibra direttamente nelle case.
Recentemente, però, si sono sollevate alcune polemiche sulla presunta inadeguatezza della copertura in fibra nel nostro Paese, ma Open Fiber si è difesa dichiarando che sta portando avanti i lavori per portare la fibra nei 7712 comuni italiani inclusi nel bando.
Gestore Wholesale Fibra
Quando parliamo di fibra, come accennato sopra, sentiamo spesso parlare di Open Fiber. E quando si parla di Open Fiber, si fa spesso riferimento al modello wholesale. Che cosa è il gestore wholesale? Che cosa sono Open Fiber e Flash Fiber?
In pratica, si tratta di gestori all’ingrosso. Ovvero di operatori che hanno il solo specifico compito di costruire la rete e gestirla, senza però rivendere direttamente servizi al cliente finale. Nessuno di noi sarà mai cliente diretto di Open Fiber. Ma indirettamente lo siamo in molti.
Questo perché i clienti di Open Fiber per la fibra ottica sono in realtà i vari WindTre, Vodafone e altri operatori più piccoli locali, che per rivendere i propri servizi alla clientela, affittano l’infrastruttura di Open Fiber. Il gestore telefonico paga l’affitto a Open Fiber. Il cliente finale paga il gestore telefonico. Chiaro?
Quali sono i gestori fibra in Italia
Sul sito Open Fiber si trova un elenco completo dei gestori che in Italia operano vendendo connessioni in fibra ottica. Qui non li citiamo tutti perché esiste una nutrita lista di operatori piuttosto piccoli, anche locali. Questo perché, come spiegato nel paragrafo in alto, le modalità per entrare nel settore fibra come gestore, affittando l’infrastruttura di Open Fiber, sono piuttosto semplici.
Diciamo comunque che, negli ultimi mesi hanno puntato parecchio sulla fibra, con offerte abbastanza convenienti Fastweb, Vodafone e WindTre. Oggi i tre operatori più interessanti per quanto riguarda la fibra.
Il ritorno del leggendario Winamp, il programma che per anni ha permesso di riprodurre contenuti musicali prima dello streaming.
L’annuncio arriva dal sito web della storica app. La nuova versione sarà un rifacimento completo, pensato per il mondo della musica in streaming, dei podcast e delle radio. Ecco tutte le novità.
Winampè stato uno dei programmi più amati per la riproduzione di contenuti multimediali su PC: prima della diffusione dello streaming, la pratica comune era estrarre gli MP3 dai CD musicalio scaricarli da internet, per riascoltarli con un media player. Per molti la scelta era proprio Winamp che, con le sue infinite possibilità di personalizzazione grazie a skin personalizzate e animazioni a tempo di musica, è diventato il simbolo di una generazione. Sfortunatamente il progetto è stato praticamente abbandonato e non ha avuto ulteriori sviluppi dopo il rilascio della versione 5.5 nel lontano 2007.
Gli mp3 negli anni 90
Prima di Spotify, Pandora e Apple Music, prima degli smartphone e prima degli iPod, la musica in digitale si ascoltava davanti al PC con Winamp. Era il lontano 1997 ed Il software di riproduzione multimediale ha rappresentato una vera e propria pietra miliare nella storia dell’ascolto di musica. Pur non essendo il software stesso legato all’invenzione degli Mp3. Chi ha vissuto in quegli anni si ricorderà certamente le modalità di estrazione digitale dei brani, dai CD nel formato Mp3. Winamp ha contribuito alla popolarità dello storico formato di ascolto, gettandone le basi per la sua diffusione.
Nei suoi anni di onorata carriera ha avuto parecchi avversari, ma per tutta l’era pre-smartphone è stato semplicemente il programma più scaricato e utilizzato del settore grazie alla sua semplicità e all’ampia personalizzabilità offerta agli utenti. La possibilità di scegliere moltissime skin e animazioni a tempo di musica, ha fatto si che diventasse l’icone di un’ intera generazione. Di fatto però il celebre programma aveva chiuso i battenti nel 2013. Dopo 15 anni di onorata carriera, lasciando poco spazio all’immaginazione circa un suo eventuale ritorno, creando molta tristezza e malinconia di chi aveva fatto di Winamp un vero e proprio simbolo generazionale.
Il ritorno
A ottobre 2018 un leak ha confermato che il progetto era in qualche modo ancora attivo e, poco tempo dopo, gli sviluppatori hanno pubblicato il download della versione 5.8 sul sito ufficiale con Radionomy, l’azienda proprietaria di Winamp, che dichiarava grandi piani per il futuro, poi smentiti dalla totale mancanza di novità. I pochi aggiornamenti pubblicati provenivano dalla Winamp Community Update Project (WACUP) e riguardavano principalmente bugfix.
Oggi però Winamp, con il suo imminente ritorno, ha importanti novità, a partire dal nuovo logo e dalla presentazione di un sito web rinnovato, dove viene viene presentato il programma beta a cui possibile registrarsi per provare la futura versione del media player. Il nuovo logo di Winamp.
Le novità
Sul portale si parla di un prodotto per la prossima generazione – non di un semplice aggiornamento ma di un rifacimento completo pensato per l’ascolto di musica in mobilità. Il linguaggio utilizzato sul sito è vago, ma lascia intendere che la nuova app conterrà funzionalità social per rimanere più vicini agli artisti. Inoltre presenterà la possibilità di ascoltare podcast, web radio e stazioni radiofoniche.
Mp3 e non solo
Tra le novità del nuovo WinAmp ci saranno inoltre funzioni dedicate agli artisti e ai creator. Questi ultimi infatti saranno aiutati a “entrare in contatto ravvicinato con fan e ascoltatori, e a guadagnare in modo equo” dalle proprie attività. L’idea insomma è che Winamp potrebbe proporsi come una piattaforma, per l’ascolto e la pubblicazione di musica e programmi, della quale l’app sarà semplicemente il punto di accesso. Come questa visione si porrà nei confronti degli attuali colossi del settore è qualcosa che emergerà solamente quando l’app sarà effettivamente pubblicata.
Dove scaricare il nuovo Winamp
Il nuovo Winamp in effetti non è ancora disponibile. Lo sarà a breve, in una versione preliminare che darà modo agli sviluppatori di applicarle le ultime correzioni prima del debutto ufficiale. Chi vuole mettere le mani su questa versione al più presto può iscriversi al programma beta direttamente dalla sezione del sito di Winamp. Chi nell’attesa desidera ridare una spolverata alla vecchia app può scaricarne l’ultima versione uscita sul mercato: la 5.8 del 2018, che contiene la vecchia interfaccia grafica unita all’edizione più recente e sicura del codice sorgente.
Nell’ articolo di oggi parleremo di uno strumento molto importante per il cloud storage, OneDrive: cos’è e come funziona.
Ovunque ti trovi, con chiunque tu desideri, su qualsiasi piattaforma tu stia lavorando: è questo il principio della condivisione di OneDrive, il servizio di cloud storage di Microsoft. Sai cos’è il cloud storage?
Si tratta di uno spazio online. Di un luogo virtuale quindi, che ti permette di archiviare su Internet i file che desideri. (supporta più di 270 tipi di file). Di condividerli in maniera facile e veloce con altre persone e di sincronizzarli su altri dispositivi semplicemente servendoti delle apposite app.
Nulla di più comodo e, alle volte, una vera e propria salvezza per chi lavora da pc.
Cos’è OneDrive
OneDrive è un servizio di cloud storage offerto da Microsoft. Abbiamo detto che i servizi di cloud storage sono come degli “hard disk” online che permettono di archiviare i file su Internet. Di sincronizzarli automaticamente su una vasta gamma di dispositivi (tramite apposite app) e di condividerli facilmente con altre persone.
Punti di forza
Uno dei principali punti di forza di OneDrive è la compatibilità multipiattaforma. Il servizio di Microsoft, infatti, è compatibile con tutte le versioni più recenti di Windows e macOS. Inoltre con i principali sistemi operativi per smartphone e tablet, cioè Android e iOS/iPadOS. Inoltre è accessibile da Xbox e direttamente via browser. Questo permette di visualizzare tutti i file archiviati sul proprio spazio e di modificarli tramite le Web application di Office.
La sincronizzazione e la compatibilità multipiattaforma sono il principale punto di forza di OneDrive, che ti permette di creare un file sul pc, ad esempio, e di modificarlo poi sul tablet o sullo smartphone, salvando tutti i cambiamenti apportati.
OneDrive è compatibile con Windows Phone, Android, iOS e anche con Xbox. Questo ti permette di accedere allo stesso file da qualsiasi dispositivo, senza necessariamente doverlo inviare per e-mail o doverlo salvare sulla chiavetta per poterne disporre ovunque, e (caratteristica molto importante) ti consente di vedere le modifiche apportatein tempo reale.
Le modifiche, inoltre, possono essere apportate anche da un’altra persona con cui hai scelto di condividere il file, potendo così facilmente collaborare al medesimo progetto.
Con OneDrive puoi accedere ai tuoi file in tutta sicurezza ovunque ti trovi. Tutto quel che ti serve è una connessione a internet e un dispositivo. Ed eccolo qui l’altro vantaggio da non sottovalutare: la sicurezza.
Su OneDrive i tuoi file sono sempre al sicuro e qualsiasi cambiamento apporterai sarà salvato automaticamente e su tutti i dispositivi sincronizzati. Tutto ciò senza doverti preoccupare di fare ogni volta il backup. Quel che devi fare è solo attivare l’opzione di salvataggio automatico.
OneDrive: come funziona?
Per poter utilizzare OneDrive devi possedere un account Microsoft, ovvero un indirizzo e-mail con Outlook oppure con Hotmail o con Live.
Se utilizzi un sistema operativo Windows 8.1 o Windows 10 troverai il tuo account Microsoft già integrato nel sistema. Tutto quel che dovrai fare sarà cliccare sulla nuvoletta bianca, che puoi vedere a destra in basso vicino alla data e all’ora.
Oppure dovrai andare su Start e avviare OneDrive, dovrai inserire i dati dell’account Microsoft (indirizzo e-mail e password) e seguire il tutorial che ti sarà proposto. Quando avrai terminato (è tutto molto semplice), OneDrive sarà pronto per essere usato.
E se possiedi un sistema operativo Windows 7 o Windows 8 (non è supportato da Windows XP) oppure Mac OS? In questi casi per poter utilizzare OneDrive dovrai installarlo e, prima ancora, dovrai creare il tuo account Microsoft. Come fare?
Come iscriversi a OneDrive
Collegati a questa pagina, clicca su Avvia OneDrive, segui le istruzioni per creare il tuo account e per installare OneDrive sul tuo pc, scaricando e lanciando l’apposito file.
Quando la procedura sarà terminata, dovrai cliccare su Accedi, effettuare il login al tuo account Microsoft e scegliere la posizione predefinita in cui vuoi salvare la cartella di OneDrive.
Ora clicca su Avanti e decidi se sincronizzare tutti i file del tuo pc con OneDrive o se selezionarne solo alcuni, quelli che vuoi sincronizzare. In ogni caso, questa è una scelta che potrai modificare anche in futuro.
Come usare OneDrive su PC
Adesso vediamo come funziona OneDrive su PC. Come accennato in apertura del post, il servizio è compatibile con tutte le principali versioni di Windows. Tuttavia c’è da fare un paio di precisazioni importanti.
OneDrive non è supportato da Windows XP.
OneDrive è incluso “di serie” in Windows 10 e in Windows 8.1, quindi se sul tuo PC c’è installata una di queste versioni del sistema operativo Microsoft, puoi utilizzare il servizio senza scaricare software aggiuntivi.
Per tutte le altre versioni di Windows, vale a dire Windows 7 e Windows 8.0, per utilizzare OneDrive è necessario installare un client disponibile sul sito Internet di Microsoft: per scaricarlo sul tuo PC, clicca sul pulsante Scarica collocato sotto la dicitura OneDrive per Windows.
A download completato, apri il file OneDriveSetup.exe che hai appena scaricato sul tuo PC, clicca sul pulsante Sì e attendi che vengano scaricati da Internet tutti i componenti necessari al funzionamento di OneDrive. Non dovrebbe volerci molto.
Ti avviso che è disponibile anche l’applicazione OneDrive sul Microsoft Store. Questa permette solo di eseguire l’upload di documenti in cloud e di sfogliare le cartelle online. Mentre il client desktop consente anche la sincronizzazione dei dati del PC.
Al termine della procedura d’installazione o nel caso in cui OneDrive fosse già installato sul tuo PC, puoi trovare l’icona del client di OneDrive (quella con il simbolo di una nuvoletta) nell’area in basso a destra, sulla barra delle applicazioni, vicino all’orologio di Windows.
Fai, dunque, doppio clic sull’icona in questione e premi sul pulsante Accedi. A questo punto, effettua l’accesso al tuo account Microsoft e scegli se confermare la posizione predefinita della cartella di OneDrive (quella in cui verranno scaricati tutti i file sincronizzati con il servizio) o se cambiarla, cliccando sul pulsante Cambia posizione.
Usare OneDrive su smartphone o tablet
Per utilizzare OneDrive su dispositivi mobili Windows Phone, Android e iOS devi semplicemente scaricare l’apposita app dal rispettivo Store e, anche in questo caso, devi effettuare l’accesso la tuo account Microsoft.
Che sia da pc o da dispositivo, una volta lanciato OneDrive, dall’interfaccia potrai creare nuove cartelle, caricare o modificare i file che desideri, copiare e gestire i file già presenti sul tuo dispositivo fisso o mobile. In più puoi condividere i file o le cartelle con chiunque tu desideri, invitando le persone a visualizzare e/o a collaborare con te.
E c’è anche un’altra caratteristica importante e vantaggiosa. Con OneDrive puoi decidere di attivare il salvataggio automatico delle foto e dei video presenti sul tuo dispositivo mobile. Come fare?
Attivare salvataggio automatico
Accedi alla galleria fotografia del tuo smartphone e, tra le opzioni, attiva quella del salvataggio automatico su OneDrive.
Superato anche questo passaggio, clicca sui pulsanti Non ora, Avanti, Avanti e Apri la mia cartella OneDrive, per concludere il setup.
OneDrive sincronizza automaticamente tutte le tue cartelle in cloud sul tuo PC. Se vuoi modificare questo comportamento, fai clic sulla sua icona sulla barra delle applicazioni e seleziona le voci Altro > Impostazioni nel riquadro che ti viene mostrato.
Nella nuova schermata che visualizzi, fai clic sulla scheda Account e premi sul pulsante Scegli cartelle. A questo punto, non devi fare altro che togliere la spunta a fianco delle caselle relative ai nomi delle cartelle che non vuoi sincronizzare. Conferma, dunque, le modifiche premendo sul tasto OK.
Per accedere alla cartella dei file sincronizzati su PC, fai clic sull’icona di OneDrive sulla barra delle applicazioni e premi sul tasto Apri cartella, nel riquadro a schermo. OneDrive è accessibile anche tramite Esplora File di Windows: puoi trovare la scorciatoia rapida alle cartelle in cloud facendo clic sulla voce OneDrive che trovi sulla barra laterale di sinistra.
Condivisione dei file
Se vuoi condividere un file o un cartella pubblicamente, puoi eseguire quest’operazione facilmente direttamente da PC. Per fare ciò, apri la cartella di OneDrive tramite Esplora File o il pannello del client, usando l’apposito tasto Apri cartella.
Fatto ciò, clicca con il tasto destro sulla cartella o il file da condividere, così da mostrare il menu contestuale: tra le opzioni che visualizzi, seleziona quella denominata Condividi, per aprire il pannello avanzato per la gestione delle condivisioni dei file.
Adesso, devi valutare se effettuare la condivisione pubblica oppure con specifici contatti. In quest’ultimo caso, devi digitare l’indirizzo email del destinatario nell’apposito campo Immetti un nome o un indirizzo e-mail. Premi, infine, sul tasto Invia, affinché venga inviata una notifica via posta elettronica al destinatario relativa alla condivisione da te effettuata.
Genera un link per la condivisione di file
In alternativa, puoi generare un link che puoi condividere con chiunque: in questo caso, non devi inserire alcun indirizzo email, ma semplicemente gestire le opzioni di modifica del file. Se vuoi che chiunque sia in possesso del link possa modificare il file da te condiviso, devi assicurarti che sia indicata la dicitura Chiunque abbia il collegamento può modificare.
In caso contrario, se vuoi che il documento sia soltanto in lettura, impedendo qualsiasi tipo di modifica al file, fai clic sulla precedente dicitura e togli il segno di spunta dalla casella Consenti modifica. Se sei in possesso di un piano a pagamento di OneDrive, puoi anche impostare una password di accesso al file oppure la data di scadenza della condivisione. Premi poi su Applica, per confermare la tua scelta. In questo caso, l’opzione di condivisione sarà cambiata in Chiunque abbia il collegamento può visualizzare.
Il link di condivisione è disponibile premendo il tasto Copia collegamento, situato in basso. In questo modo, il link verrà copiato nella clipboard di Windows per essere incollato in un’e-mail o inviato tramite un servizio di messaggistica istantanea. Facendo clic sul pulsante Altre app, potrai condividere direttamente il link tramite altri servizi di terze parti.
Puoi verificare se un file o una cartella è attualmente in condivisione dall’icona di un omino a fianco al suo nome, nella colonna Stato di Esplora File. Per interrompere una condivisione, fai clic con il tasto destro del mouse sul file o la cartella condivisa, seleziona la voce Condividi dal menu contestuale e, nel pannello che ti viene mostrato, premi l’icona (…) collocata in alto, scegliendo l’opzione Gestisci accesso dal menu proposto.
Adesso, per rimuovere una condivisione di un file o una cartella, devi soltanto premere sul tasto X a fianco all’URL generato oppure del nome dell’utente con cui hai condiviso il file. Immediatamente, verrà cancellata la condivisione del file.
OneDrive per Mac
Se utilizzi un Mac, puoi scaricare il client ufficiale di OneDrive direttamente dal Mac App Store. Tutto quello che devi fare è raggiungere il link che ti ho fornito e premere sul tasto Ottieni/Installa, per eseguire il download e l’installazione automatica di OneDrive. Ti potrebbe essere chiesto di verificare la tua identità tramite password dell’ID Apple o Touch ID.
In alternativa, puoi scaricare il file .PKG per l’installazione “manuale” del client dal sito ufficiale di Microsoft, premendo sul pulsante Scarica. Al termine del download, fai doppio clic sul file ottenuto e, nella schermata che ti viene mostrata, premi sui tasti Continua e Installa. Fatto ciò, inserisci la password del Mac e premi sul pulsante Installa software.
I due client sono esattamente uguali, quindi, puoi scaricarlo sia dal Mac App Store che tramite il sito Web ufficiale, ma ti consiglio la prima soluzione, in quanto più immediata.
Inoltre, il funzionamento del client di OneDrive è praticamente identico a quello della controparte Windows, di cui ti ho parlato in questo capitolo. La differenza risiede nel fatto che nel client per macOS non è possibile eseguire la sincronizzazione automatica dei file multimediali o il backup delle cartelle personali dell’utente. Queste procedure devono essere eseguite manualmente, spostando i file e le cartelle all’interno di quelle di OneDrive sul Mac.
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