Tech

Formazione, Sistemi, Tech

Domotica fai da te

Grazie alla domotica possiamo controllare con la voce o lo smartphone, luci termostati e tutti i dispositivi elettrici presenti nella nostra casa, comprese le telecamere di sicurezza.

Nelle nostre case ci sono diversi tipi di impianti: da quello elettrico al riscaldamento, da quello te­lefonico a quello di climatiz­zazione. Se abbiamo un giar­dino avremo probabilmente un impianto di irrigazione e in molti casi sarà presente an­che l’impianto di allarme. Nor­malmente ciascuno di questi funziona in modo indipenden­te rispetto agli altri, ma grazie alla domotica è possibile non solo farli interagire, ma anche gestirli a distanza.

Così, per esempio, verremo avvisati se si sta verificando un sovracca­rico di corrente. Oppure se un sensore di movimento o una videoca­mera di sicurezza individuano dei movimenti sospetti, men­tre il sistema di irrigazione non si attiverà in caso di pioggia. Il termine domotica deriva dal latino domus (casa) che, combinato alla desinenza finale di informatica, indica che ogni elemento può essere gestito attraverso la rete Internet in combinazione ad app e sof­tware di smartphone e PC.

Indice

Domotica fai-da-te

Negli appartamenti nuovi, così come in quelli ristruttu­rati da poco, è facile trovare impianti demotici evoluti che permettono di control­lare dalle luci alle tapparelle, al termostato. Questo però non significa che chi vive in un normale appartamento debba per forza rifare l’im­pianto elettrico per renderlo intelligente. Per farsi un’idea di cosa significhi avere in casa un impianto di domo­tica, basta acquistare uno dei tanti kit, disponibili su Amazon o su qualsiasi store online.

Questi kit compren­dono sensori, lampadine intelligenti, telecamere e non richiedono particola­ri competenze tecniche. Vanno semplicemen­te collegati alle prese elet­triche già presenti in casa e naturalmente alla rete Wi-Fi dell’appartamento. Si tratta di sistemi con un nume­ro ridotto di funzioni, che potremo però controllare attraverso lo smartphone o gli assistenti digitali Alexa e Google Home. Il costo può anche essere limitato a meno di un centinaio di euro.

Un aiuto per gli anziani

Un aiuto per gli anziani Per la maggior parte delle persone chiedere a un as­sistente digitale di alzare le tapparelle o spegnere la luce resta soprattutto un simpa­tico trucchetto. Ma per chi è anziano o ha problemi di lo­comozione, può contribuire a migliorare la qualità della vita.

Gli stessi servizi di teleassistenza e telesoccorso, che assicurano un pronto in­tervento nel caso di malori o di incidenti domestici, fanno a tutti gli effetti parte della domotica. E noi nelle pros­sime pagine mostreremo alcune delle soluzioni che ci hanno convinto maggior­mente e che abbiamo instal­lato nelle nostre case.

I 3 pilastri della domotica

Rendere smart la nostra abitazione significa prima di tutto migliorare la qualità della nostra vita. Infatti grazie alla domotica è possibile ot­tenere un aumento delle pre­stazioni e delle funzionalità dei diversi impianti e degli elettrodomestici presenti nella nostra casa.

Otterremo di conseguenza un mi­glioramento del comfort, del­la sicurezza e del risparmio energetico. E sono proprio questi i tre pilastri della do­motica che stanno spingendo sempre più persone a rendere smart le loro case.

Comodo è meglio

Al di là dell’effetto WOW, inevitabile nel momento in cui mostriamo ad amici e conoscenti come sia possibile comandare luci ed elet­trodomestici con la voce, è innegabile che informatiz­zare la nostra casa la renda anche molto più comoda da viverci. Un impianto de­motico può fare diventare normali situazioni che fino a oggi eravamo abituati a vedere solo nei film di fan­tascienza. Potremo così venire svegliati dall’aroma del caffè e dalla tapparella che si solleva in autonomia. Oppure avere la certezza di trovare le stanze sempre alla giusta temperatura, sia d’inverno che d’estate.

domotica
Tutto a portata di smartphone
Dalle luci alla temperatura, alla sicurezza. tutti gli impianti della casa smart possono essere comandati anche da remoto grazie alle app per smartphone.

Potremo anche programmare differenti scenari a seconda degli ambienti e delle situazioni. Così per esempio lo scenario ” m a l a t t i a ” può rendersi cura di chi ha la febbre abbassando le luci, aumentando la temperatura della stanza e limitando il volume del televisore. Mentre lo scenario “cinema”, oltre a impostare le luci giuste per godere il nostro film, consente anche di attivare in automatico la segreteria telefonica e rendere muto il campanello di casa. Altri scenari sono poi legati solo alla nostra fantasia. Certo, per ottenere i risultati migliori sarebbe meglio avere un impianto demotico evoluto. Questo andrebbe realizzato al momento della costruzione o della ristrutturazione dell’appartamento, con un investimento notevole. Ma oggi è possibile ottenere buoni risultati anche con il fai-da-te, inserendo da soli gli elementi che ci interessano.

Prima la sicurezza

Avere la certezza che la nostra abitazione, e di conseguenza la nostra famiglia, siano protetti da un sistema di sicurezza evoluto, è l’ambizione di tutti. Oltretutto il Bonus Sicurezza 2022, che è già stato confermato dal Governo per i prossimi due anni, permette di mettere al sicuro la nostra casa con una detrazione fiscale del 50% sulle spese sostenute, fino a un massimo di 96.000 €. Un motivo in più per valutare un impianto domotizzato evoluto. Impianto che comprenda telecamere e sensori anti intrusione e che tenga sotto controllo la nostra abitazione non solo quando non siamo in casa, ma anche quando ci sono i nostri familiari.

domotica

 

Serratura elettronica
Rendere smart la serratura della porta oltre ad assicurarci che sia chiusa correttamente. ci consente di essere avvisati in caso di necessità.

Potremo così sapere da remoto in ogni momento se le finestre sono chiuse e le luci sono spente e allo stesso tempo come stanno i figli e gli animali. Inoltre, anche se non possiamo investire grosse cifre per un impianto di sicurezza evoluto, potremo cavarcela con una telecamera collegata al router Wi-Fi dell’abitazione, con qualche sensore di apertura collegato a porte e finestre e, infine, a qualche sensore di movimento.

Risparmiare energia

Soprattutto in questo perio­do storico in cui la bolletta energetica continua a cre­scere, è utile avere a disposi­zione un impianto demotico che permetta di controllare quale e quanta energia viene utilizzata dai singoli elettro­domestici. Potremo così de­cidere di far partire gli elet­trodomestici nei momenti migliori, sia per il risparmio che per limitare il disturbo.





Per quanto riguarda il ri­scaldamento e il raffredda­mento, verranno regolati in automatico basandosi sugli orari della famiglia. Se poi abbiamo a disposizione un impianto fotovoltaico, avre­mo evidenti vantaggi sull’ot­timizzazione dei processi domestici. Oltretutto anche per i nuovi impianti fotovol­taici è prevista la detrazione del 50% sulle spese soste­nute, fino a un massimo di 96.000 €, che rimane valida fino al 31 dicembre 2024.

Domotica ”fai da te” low cost

Per realizzare un impianto domotica evoluto è neces­sario l’intervento di professio­nisti che dovranno adattare gli impianti esistenti della nostra casa ai vari dispositivi domati­ci. Andranno questi collegati a una o più centraline in modo da control­lare e programmare tutto ciò che avviene nell’appartamen­to. Occorre prevedere un inve­stimento di alcune migliaia di euro che dipende naturalmen­te dalle dimensioni e dalla complessità del sistema. Ricordiamo che può venire in parte compen­sato al 50% dall’Ecobonus del governo.

domotica

 

Tanti accessori, un produttore.
Anche se decidiamo di iniziare con un solo dispositivo, è meglio scegliere un produttore come SwitchBot che ha in catalogo accessori di ogni tipo.

Un’alternativa valida resta però quella della domo­tica Plug and Play. Questa preve­de dispositivi semplici da usa­re e configurare che non richiedono interventi da parte di specialisti e nessuna modi­fica strutturale all’abitazione.

Un passo alla volta

Prima di tutto dovremo de­finire quali elementi della nostra casa vogliamo ren­dere smart. Amazon e i vari stare online mettono a di­sposizione un grande assor­timento di luci e lampadine smart, prese e interruttori Wi-Fi, videocitofoni e serra­ture comandabili a distanza. Il nostro consiglio, però, è quello di affidarsi a un uni­co produttore specializzato del settore. In modo tale che metta a di­sposizione un proprio ecosi­stema completo di prodotti, come è il caso di SwitchBot, https://eu.switch-bot.com. SwitchBot è presente con i suoi dispositivi anche su Amazon. SwitchBot è ideale per chi ha un budget limitato ma vuole comunque prodotti certificati e facili da installare.

 

La qualità prima di tutto.
Soprattutto come luci è importante scegliere elementi di qualità e per questo le Philips Hue sono una garanzia. Per iniziare è ottimo lo Starter Kit.

Bastano 35 euro per acquistare SwitchBot Hub Mini Smart Remote. Un pic­colo scatolotto che una vol­ta collegato al router Wi-Fi dell’abitazione consentirà di comandare da remoto tutti gli elettrodomestici gestiti da un telecomando a infra­rossi, come l’impianto di aria condizionata, il televisore, l’impianto stereo. Tra gli altri accessori per la domotica di SwitchBot consigliamo il ri­levatore di movimenti Smart Motion Door Sensor, lo SwitchBot Curtain, un motore elettrico per tende compatibile con gli assistenti digitali Alexa e Google Home, lo SwitchBot interrutore intelligente che permette di coman­dare a distanza qualsiasi interruttore della nostra abita­zione. Potremo per esempio collegarlo all’interruttore del citofono in modo da aprirlo senza doverci spostare. Al momento l’ecosistema di SwitchBot comprende oltre dieci dispositivi tra teleca­mere, termostati, igrometri e strisce LED, tutti a prezzi accessibili. Il nostro consi­glio è quello di scegliere vol­ta per volta quello più adatto per noi.

Kit base per le luci

Quando si parla di domoti­ca molti pensano subito alle luci che si possono accende­re e spegnare da remoto e che possono creare migliaia di combinazioni cromatiche. E in effetti sono tantissimi i produttori che hanno in catalogo lampadine smart collegabili all’impianto Wi­Fi della casa e gestibili a di­stanza.

In questo caso però occorre considerare anche la qualità delle lampadine. Sotto questo punto di vi­sta le Philips Hue, https://www.philips-hue.com, anche se decisamente costose re­stano le migliori. Il consiglio è quello di iniziare con un kit base di partenza come il Lighting Hue White Starter Kit che comprende tre lampadine White E27, un telecomando Dimmer Switch e un Bridge Philips Hue per il controllo remoto.

Amazon Alexa per la casa domotica

Grazie anche a una poli­tica di prezzi decisamente aggressiva, che con­sente di acquistare uno dei modelli dell’assistente digi­tale Echo Dot anche a meno di 20 euro, Amazon copre ormai il 60% del mercato italiano. Uno dei suoi punti di forza sono le Skill che consentono di in­terfacciarsi con la maggior parte degli accessori per la domotica e comandarli con­ la voce. Quindi con le Rou­tine, particolari comandi scorciatoia che permetto­no di raggruppare le azioni. Difatti grazie a queste potremo per esempio fare accendere in automatico le luci e chiudere le tapparelle quando tramonta il sole. Oppure ascoltare le ultime notizie e riprodurre la no­stra musica preferita dopo la sveglia o una volta torna­ti a casa.

Se poi abbiamo diversi dispositivi per la casa intelligente compati­bili, potremo creare un gruppo per controllarli tut­ti. Per esempio, se abbiamo creato il gruppo “soggior­no”, potremo dire: “Alexa. accendi le luci in soggior­no” per comandare tutte le luci in quella stanza. Gran parte delle stesse azioni possono comunque essere svolte da Nest Mini, l’assistente digitale creato da Google.

La terza via di iotty

Tra una ristrutturazione completa, necessaria per realizzare un impianto di do­motica evoluto nella propria abitazione, e una soluzione fai-da-te, c’è sempre una ter­za via, ed è quella che propo­ne iotty, https://iotty.it/. Si tratta di un’azienda completa­mente italiana che da Porde­none è arrivata ad avere successo in tutto il mondo grazie ad accessori per la domotica che si distinguono non solo per la tecnologia, ma anche per il design.

Placche in vetro temperato

Si tratta in pratica di sostituire le placche esistenti con quelle smart di iotty. Queste oltre a es­sere in vetro temperato e quindi molto eleganti, integra­no i sensori per la temperatu­ra, la luminosità e la prossimi­tà. In questo momento il catalogo di iotty (il cui nome deriva dalle iniziali di Internet of Things) offre solo tre pro­dotti: la placca i3 Plus che funziona da Interruttore Intel­ligente per luci e cancelli, la i3S Plus Interruttore Intelli­gente per Tende e Tapparelle e OiT Plus, una presa Wi-Fi smart.

Queste placche, con i loro tre tasti soft touch, vanno inserite nelle classiche scato­le di derivazione 503 (quelle presenti praticamente in tutte le case italiane) e sono dispo­nibili nei colori bianco, nero, grigio, sabbia e azzurro. L’in­stallazione non richiede parti­colari abilità tecniche se è già presente il filo neutro che arri­va all’interruttore. In ogni caso è comunque sempre possibile prenotare l’intervento di un elettricista per l’installazione attraverso il sito di iotty.

Non solo Alexa e Google

Il vantaggio di una scelta di questo tipo è principalmen­te legato al design e alla semplicità d’uso. Una volta installata la placca basterà collegare l’app per ottenere tutti i dati relativi ai consumi effettivi e anche alla tempe­ratura dell’ambiente in cui si trova. Potremo programma­re accensione e spegnimen­to dei vari dispositivi in base alla nostra routine giorna­liera direttamente dall’app. Possiamo farlo anche con la voce grazie alla integrazione con i più comuni assistenti vocali. Oltre ad Amazon Alexa e a Google Home, gli accessori ergonomici di iotty sono in­fatti compatibili anche con la piattaforma HomeKit di Ap­ple e con quella Matter. Quest’ultima con ogni probabilità è desti­nata a diventare lo standard del futuro per la domotica.

Offerte speciali

Il prezzo per ciascuna delle placche di iotty è di 99 euro, ma controllando sul sito si possono trovare spesso of­ferte speciali che permet­tono di risparmiare fino al 30%. Il servizio di installa­zione costa 135 euro fino a 3 placche e 195 euro se voglia­mo installare fino a cinque placche. L’elettricista oltre a collegare le placche, prov­vederà anche a inserire il cavo neutro se necessario e a configurare il Wi-Fi. In ogni caso il sistema funzionerà in modalità manuale anche senza la presenza di un im­pianto Wi-Fi nell’abitazione.

Domotica senza Wi-Fi

Praticamente tutti gli im­pianti domotici, sia quelli più evoluti che richiedono un in­tervento di tecnici specializ­zati per la loro realizzazione, sia quelli fai-da-te che per­mettono di costruire da soli la propria casa intelligente, si affidano alla rete Wi-Fi dell’abitazione. Questo però non significa che non sia possibile creare un proprio impianto indipendente da In­ternet e dal cloud. Certo, bi­sognerà fare a meno della possibilità del controllo remoto, ma in compenso la privacy sarà garantita in quanto tutti i dati necessari al funzionamento dell’impianto domotico resteranno nell’abitazione. Anche le prestazioni risulteranno migliori. Per chi non vuole, o magari semplicemente non può, affidare il proprio impianto domotico a una connessione Internet, Samsung ha realizzato la piattaforma SmartThings Edge.

 

SmartThings Edge.
Tutti gli accessori Samsung compatibili con la piattaforma Smart Things Edge non si collegano a Internet ma a un Hub locale e a un ‘app specifica.

In pratica tutte le funzioni di programmazione dei vari elementi che compongono la casa domotica vengono gestite direttamente da uno SmartThings Hub. Questo sigifica quindi dallo smartphone, eliminando così la necessità di connessione basata su cloud e allo stesso tempo aumentando la velocità delle automazioni. Oltre ai dispositivi commercializzati da Samsung, anche quelli compatibili con le piattaforme ZigBee e Z-Wave saranno in grado di connettersi all’hub bypassando così il cloud.

Arriva Matter

Per funzionare al meglio, la domotica ha bisogno di propri protocolli wireless. Questi devono essere in grado di gestire le migliaia di dispositivi che già oggi vengono commercializzati e che sono inevitabilmente destinati a moltiplicarsi. Gli standard tradizionali Wi-Fi e Bluetooth non riescono infatti a svolgere questo compito. Tutto ciò accade sia per problemi di interferenze, sia perché richiedono un considerevole dispendio di energia. Soprattutto quando ci troviamo in un’abitazione o in un ufficio in cui gli accessori connessi sono alcune decine. Per questo motivo da alcuni anni accessori per la domotica hanno messo a punto nuovi standard, specifici per la domotica. Il più diffuso è oggi lo ZigBee che permette di connette re fino a 65.000 dispositivi. ZigBee ha consumi ridotti ed è compatibile con accessori di produttori come Amazon, Philips, Osram, Xiaomi e lkea.





Come accade spesso nel settore informatico, contemporaneamente sono stati realizzati standard concorrenti come Z-Wave. Difatti il rischio di ritrovarsi accessori che non dialogano tra loro è molto alto. Per questo motivo oltre 170 aziende, tra cui spiccano Apple, Samsung, Amazon, Google e gli associati della ZigBee Alliance hanno deciso di mettere a punto Matter. Questo nuovo protocollo di interoperabilità dal 2023 dovrebbe diventare quello dominante. La sua forza è la sua piena compatibilità non solo con gli accessori ZigBee ma anche con molti di quelli che oggi usano il Wi-Fi per connettersi. In pratica basterà un aggiornamento firmware e si passerà al nuovo standard. Matter 1.0 è stato presentato ufficialmente il 3 novembre dalla Connectivity Standards Alliance. La tecnologia si basa su una combinazione di Wi-Fi, Bluetooth LE e reti mesh intelligenti, la cui comunicazione risulterà semplificata.

LEGGI ANCHE:

Tech

Fotocamera per riprese a 6K

La nuova lnsta360 ONE RS 1-inch è la fotocamera a 360° con la risoluzione più alta al mondo. Giroscopio a 6 assi.

Se sei un appassionato di riprese outdoor, per svago o per lavoro, devi as­solutamente dare un’occhiata alla nuova fotocamera lnsta360 One RS 1-inch 360 Edition, una action camera sofisticata ed evoluta pensata e progettata specificamente per chi desidera qualità senza compromessi, in qualsiasi circostanza di ripresa. La principale prerogativa, di questo nuovo mo­dello, infatti, consiste nella presenza di due sensori CMOS da 1 pollice sviluppa­ti in collaborazione con Leica e in grado di registrare video a 360 gradi.

Una comodità da non sottovalutare, perché in fase di acquisizione il dispositivo in pra­tica riprende la scena da qualsiasi ango­lazione, lasciando all’utente la possibilità e la libertà di scegliere successivamente le inquadrature da mantenere durante la fase di editing e finalizzazione.

Indice

lnsta360 One RS 1

Oltre alla capacità di riprese a trecentosessanta gradi, la fotocamera lnsta360 One RS 1-inch 360 Edition implementa tutta una serie di algoritmi per il livellamento dell’orizzonte e la stabilizzazione delle, immagini­, che garantiscono immagini stabili an­che in circostanze di ripresa difficili. Que­sto modello è disponibile perfino in una speciale versione upgrade-kit, destinata a chi già possiede una lnsta360 One R op­pure una One RS.


Tale pacchetto di aggiornamento viene venduto al prezzo di € 769,99 e include l’obiettivo a 360°, la batteria e il telaio di montaggio.

La videocamera che rivoluziona il mondo delle riprese

lnsta360 One RS 1-inch 36,0 Edition è indicata soprattut­to per effettuare riprese in altissima risoluzione: i suoi sensori, infatti, sono in grado di catturare filmati 360 fino a 6k a 30 FPS, e fotografie panoramiche da 21 MP. Grazie alla certificazione IPX3, questo modello ben si presta per quegli utenti che desiderano utilizzarla in situazioni e contesti ambientali più audaci, ad esempio in presenza di acqua, pioggia e umidità. Tra le funzionalità più specifiche per la fotografia spiccano le modalità PureShot H DR e Shot Lab, che permettono di combinare più scatti per migliorare, utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale, la gam­ma dinamica e la resa cromatica delle fo­to, nonché di ottenere effetti e risultati creativi e inusuali in pochi secondi.

 lnsta360

Inol­tre, la cancellazione del selfie stick per­mette di ottenere riprese mozzafiato in terza persona o di avere la prospettiva di un drone. L’editing delle registrazio­ni viene effettuato direttamente dallo smartphone: questo richiede un dispo­sitivo dotato di una buona memoria e di un processore veloce. Ottima anche l’autonomia: con una sola ricarica, per la quale sono richiesti 90 minuti, è possibile girare per circa 62 minuti.

Insta 360 Studio

Può sembrare una cifra alta ma non lo è, specie se confronta­ta con le specifiche e i risulta­ti che offre. In dotazione an­che un software proprietario chiamato lnsta360 Studio che permette di effettuare l’editing e la finaliz­zazione dei contenuti acquisiti, in modo semplice e intuitivo. One RS 1-inch 360 Edition è una action cam destinata so­prattutto a professionisti e utenti evolu­ti particolarmente esigenti. Nel nuo­vo modello di casa lnsta360 possono tro­vare decisamente pane per i loro denti.

Convenienza: 9

Caratteristiche: 10

Innovazione: 10

LEGGI ANCHE

contattaci
Formazione, Tech

Tablet Onyx BOOX Nova Air

Tablet Onyx Boox Nova Air da 7,8 ” a inchiostro elettronico con sistema Android 1O che permette di leggere e prendere appunti su tutti i documenti ed ebook grazie alla penna in dotazione.

Chi ama leggere ebook ma vuole un dispositivo che sia superiore ai clas­sici lettori realizzati da Amazon Kobo, può dare un’occhiata a questo Nova Air 7.8” E-lnk di Boox. Si tratta a tutti gli effetti di un tablet, visto che utilizza la versione 10 di Android, ma allo stesso tempo è anche un e-reader considerata la tecnologia a inchiostro elettronico ad alta definizione (1872×1404 pixel).

Il suo vantaggio è che può gestire direttamente ogni formato di libro elettronico e, grazie al pennino capacitivo a 4.096 li­velli di sensibilità, permette non solo di evidenziare testi, ma an­che di inserire appunti. Un sistema OCR di riconoscimento del testo consentirà poi di usa­re questo speciale tablet anche per prendere appunti durante riunioni e lezioni. Il limite è la ri­sposta, che non è paragonabile a quella dei classici display LCD e la mancanza del colore. L’ au­tonomia arriva alle 20 ore. Onyx BOOX Nova Air: la solita esperienza di lettura di sempre ma con un design inedito e con una penna attiva rinnovata.

Indice

Anche per gli audiolibri

La presenza di un doppio altoparlante consente di usare il Nova Air 7.8” E-lnk anche per ascoltare gli audiolibri, magari contemporaneamente alla loro lettura. In alternativa è comunque possibile utilizzare degli auricolari Bluetooth vista la presenza della connessione wireless.

Tablet Boox Nova Air da 7,8
Tablet Boox Nova Air da 7,8

Come in tutti i tablet, anche in questo è presente il Wi-Fi che consente di collegarsi ai vari servizi in cloud e di scaricare le app presenti nel Play Store, comprese quelle per gli ebook di Kindle e Kobo.

Nuova identità

Il tablet Onyx BOOX Nova Air segna una piccola ma importante tappa nella storia di questo produttore di ebook reader perché porta con sé una nuova identità stilistica che potrebbe anticipare il design dei prossimi modelli del brand.

I lettori di ebook sono dispositivi maturi sia sul versante delle funzioni sia su quello delle tipologie di impiego, ma il tablet Onyx Boox riesce sempre a sorprenderci con qualche innovazione. È stato un precursore nell’uso della penna attiva e del display a colori sugli e-reader. Ha sperimentato concept originali come quello del notebook e dello smartphone E-ink, e questa volta ci regala un nuovo design.

Giudizio

PRO Leggero e sottile, bello scher­mo E-lnk. Può essere usato come let­tore o tablet, il pennino è in dotazione.

CONTRO Piuttosto lento, manca il colore, OCR poco preciso.

LEGGI ANCHE

Tech

Un monitor ultralargo per la produttività e il gioco

Tra le prime periferiche a marchio Legion, l’Y44W è un monitor ultralargo curvo che può attrarre i gamer ma anche chi, per motivi di lavoro, ha bisogno di un’area ampia in cui affiancare molte finestre.

Chi lavora al Pc mantenendo spesso aperte molte finestre conosce bene i vantaggi di una configurazione con due monitor affiancati. Se la scrivania è abbastanza spaziosa, infatti, si possono sfruttare i due pannelli per visualizzare più applicazioni e finestre. Oppure per sfruttare a fondo lo spazio disponibile e controllare simultaneamente più schermate o attività senza essere costretti a intervenire sullo zoom. Per esempio nel caso dei software di montaggio video o di elaborazione audio multitraccia.

Ma questo setup, per quanto pratico e abbastanza semplice da realizzare, ha qualche difetto non trascurabile. Innanzitutto, l’utente si trova con la linea di demarcazione tra i due schermi proprio al centro del suo campo visivo. Inoltre servono monitor con cornici sottili per limitare la larghezza dello spazio vuoto tra i due pannelli. La configurazione con due schermi non è molto adatta all’utilizzo multimediale. Se ad esempio si riproduce un video a tutto schermo, questo ne occupa soltanto uno dei due, lasciando l’altro attivo e luminoso (o costringendo a spegnerlo a mano). Lo stesso vale per le sessioni di gioco. A meno di tentare la fortuna con improbabili configurazioni avanzate capaci di estendere la finestra su più schermi.

Un’alternativa interessante ai setup multimonitor sono gli schermi ultrawide. Le prime generazioni avevano un rapporto d’aspetto di 21:9, ma più recentemente hanno iniziato a fare la loro comparsa modelli ancor più spinti, con rapporto di 32:9 o 32:10. Queste sono le caratteristiche del Legion Y44W di Lenovo. Uno schermo di grandi dimensioni pensato per i giocatori e gli utenti evoluti, che cercano un’area di lavoro particolarmente ampia.

Indice

Lenovo Legion Y44W

Il Legion Y44W è un monitor 32:10, con una risoluzione di 3.840 x 1.200 pixel e un rapporto d’aspetto di 32:10. L’area disponibile è quindi simile a quella fornita da una coppia di più tradizionali monitor wide con risoluzione Full HD. È importante evidenziare non soltanto l’estensione orizzontale, esattamente doppia rispetto a un monitor panoramico tradizionale, ma anche quella verticale. Ogni colonna è composta da 1.200 pixel, e quindi garantisce uno spazio verticale leggermente superiore rispetto allo standard Full HD, prezioso per ottenere il massimo da tutte le applicazioni a scorrimento verticale (dal browser Web fino ai software di produttività come Word o Excel).

monitor ultralargo Lenovo
Artery integra una semplice procedura di calibrazione, ma per ottenere la massima corrispondenza cromatica bisogna utilizzare un colorimetro e
un software di calibrazione più potente.

In genere, il rapporto 16:10 è meno adatto alla riproduzione multimediale, poiché costringe il software ad aggiungere piccole bande nere orizzontali sopra e sotto il video. In questo caso la larghezza è così elevata da offrire spazio in abbondanza per allargare qualsiasi contenuto fino a occupare tutto lo schermo in altezza.

Più spazio per tutti

La diagonale è pari a 43,4 pollici, pari a circa 110 cm, mentre l’altezza del pannello è di circa 32,5 cm. Nel complesso, l’ingombro e l’impatto visivo sono simili a due monitor 16:10 posizionati uno a fianco all’altro con un leggero angolo tra loro. Lo schermo dell’Y44W, infatti, non è piatto, ma ha invece un raggio di curvatura di 1,8 metri (1800R). Il risultato è un dispositivo abbastanza imponente e certamente capace di catturare l’attenzione, ma non mastodontico o impossibile da collocare.

La larghezza complessiva, infatti, è di “soli” 122 cm, mentre l’altezza minima è inferiore a 47 cm. La scrivania che dovrà ospitarlo deve comunque garantire una buona profondità, poiché il piedistallo è piuttosto voluminoso. I dati di targa indicano una profondità minima di 37,6 cm, ma il cablaggio potrebbe richiedere un paio di centimetri in più.

Attacco Vesa

A proposito di piedistallo: è voluminoso e piuttosto ingombrante anche visivamente. La base, infatti, ha una V rovesciata che si estende l’utilizzatore, superando la verticale del pannello. Il vantaggio offerto da questa struttura è un’eccellente solidità: lo schermo rimane sempre stabile, nonostante una dimensione molto generosa e un peso tutt’altro che trascurabile. Lo stand è regolabile in altezza e consente di angolare il pannello lungo l’asse orizzontale (verso l’alto o verso il basso) e verticale (verso destra o sinistra). Nel complesso, le regolazioni consentono una discreta flessibilità. Rimangono sempre almeno 10 cm tra il tavolo e il bordo inferiore dello schermo, anche nella posizione più bassa.

Chi non riuscisse proprio a sopportare la forma dello stand, o avesse bisogno di collocarlo in posizioni non supportate, può sfruttare l’attacco Vesa 100×100 e acquistare un braccio o un sistema di installazione alternativo. Deve comunque fare naturalmente attenzione a scegliere un modello capace di sopportare il peso e le dimensioni del pannello. Lenovo reclamizza questo monitor come “near edgeless”, ma questa dicitura non è del tutto veritiera. La cornice vera e propria lungo i lati verticali e superiore è pari a soli 3 mm, ma, una volta acceso il pannello, si nota un’ulteriore cornice nera che porta lo spessore complessivo del bordo a circa 1 cm.

Caratteristiche e prestazioni

Il pannello è di tipo VA, ha una luminosità di picco dichiarata a 450 cd/m2, che scendono a 380 nella modalità tipica. Il monitor supporta i segnali Hdr (è certificato Vesa DisplayHdr 400). Tuttavia le sue caratteristiche tecniche non consentono una riproduzione efficace dei segnali a gamma dinamica estesa. La luminosità è accettabile (anche se certamente non eccezionale), ma ancor più penalizzante è l’assenza di qualsiasi tecnologia di local dimming, che limita i valori di contrasto, specialmente nella parte più scura dello spettro. I nostri test hanno confermato le attese. Il processore del monitor è tecnicamente in grado di supportare i segnali Hdr, ma la resa è mediocre. Si nota soltanto un leggero incremento della luminosità di picco, che supera le 500 cd/m2.

L’ingombro laterale del monitor non è trascurabile, sia per la curvatura (1800R) del pannello, sia per il suo spessore, sia infine per le dimensioni dello stand, che assicurano per contro un’ottima stabilità.
La dotazione di porte presenti sul retro è piuttosto ricca dal punto di vista quantitativo, ma mancano alcuni dettagli: i due ingressi Hdmi, per esempio, si fermano alla versione 2.0 dello standard.

Calibrazione di fabbrica, un aspetto su cui migliorare

A questo proposito, un altro aspetto negativo è la calibrazione di fabbrica. Le misurazioni con un colorimetro hanno evidenziato errori davvero elevati, con valori DeltaE superiori a 4. Con un po’ di lavoro si può ricondurre il pannello a un’accuratezza molto superiore (DeltaE medio di 1.2), ma servono competenze e attrezzature che non sono alla portata di tutti. Questo, probabilmente, è l’aspetto più deludente per un monitor venduto con un prezzo di listino che sfiora i 1.200 euro. Sicuramente il suo costo è dovuto al formato, alle dimensioni o alle molte funzioni aggiuntive, e non alla particolare accuratezza nella riproduzione dei colori. Ma i risultati ottenibili con una calibrazione accurata sono ottimi, ed è un peccato che almeno una parte degli acquirenti non sfrutterà mai tutto il potenziale di questo monitor.

Lenovo Legion Y44W perfetto per il gaming

Per quanto riguarda il gaming, l’Y44W è compatibile con le modalità FreeSync 2 di Amd e GSync di Nvidia, e vanta una latenza gray to gray minima di 4 millisecondi (6 ms in modalità normale). Proprio la resa in ambito videoludico è uno dei punti di forza dell’Y44W. La dimensione orizzontale e la curvatura riempiono il campo visivo in modo molto convincente garantiscono una sensazione di immersione superiore a quella ottenibile con un monitor classico, e anche con un ultrawide da “soli” 21:9.

Anche se la risoluzione non è elevatissima, a causa del rapporto d’aspetto estremo la quantità di pixel da muovere è comunque elevata. Serve quindi un sistema, e in particolare una scheda video, capace di garantire prestazioni almeno discrete per potersi godere i titoli più immersivi senza scendere a troppi compromessi sul fronte della qualità. Bisogna anche mettere in conto di perdere qualche minuto per convincere molti titoli a lavorare alla risoluzione nativa. La situazione migliora con i giochi più recenti, ma il supporto non è sempre immediato.

Nulla che una ricerca sul Web e qualche minuto di lotta con le impostazioni non possa quasi sempre risolvere. Per quanto riguarda la dotazione di ingressi, il y44w è piuttosto ben fornito. Il pannello posteriore ospita 2 prese Hdmi 2.0, una DisplayPort 1.4, una Usb TypeC 3.1 Gen2 (DisplayPort 1.4 Alt Mode) e una Usb TypeC 3.1 Gen1 (DisplayPort 1.2 Alt Mode); manca il supporto Hdmi 2.1, un’assenza che tradisce l’età del progetto.

USB 3.1

È invece disponibile un hub Usb 3.1 con quattro porte Type A, due delle quali collocate in un elemento estraibile con una pressione lungo il margine inferiore dello schermo (lo stesso pannello ospita anche una presa audio jack da 3,5 mm). A proposito di audio, nella confezione del monitor si trova anche un curioso speaker a forma di tronco di cono, pensato per essere montato nella base dello stand.

Lo speaker integrato nella base propone una fila di tasti non troppo evidente, che permettono di accendere e spegnere il dispositivo, regolare il volume e controllare i led Rgb integrati.

Questo accessorio è marchiato Harman/Kardon e ospita anche un’illuminazione a Led Rgb piuttosto scenografica, che può comunque essere disattivata tramite un piccolo pulsante collocato sullo speaker stesso. Altri pulsanti controllano l’accensione dell’altoparlante e consentono di regolare il volume. Lungo la base si trova una seconda presa per le cuffie, anch’essa con jack da 3,5 mm.

Sotto il logo,
al centro del bordo inferiore,
è presente un elemento estraibile che offre due prese Usb 3.1 di tipo A, collegate all’hub integrato nel monitor, e un jack da 3,5 mm per le cuffie.

Il collegamento con il monitor e l’alimentazione richiedono un cavetto dedicato, che occupa due prese Usb (esaurendo la dotazione di porte Type A posteriori). Nonostante qualche difetto, quest’accessorio sarebbe anche interessante se garantisse una qualità audio almeno discreta. Il logo Harman/Kardon ci aveva fatto sperare, ma invece la resa acustica è piuttosto scadente. Difatti è adatta al massimo a un uso casuale (ad esempio per riprodurre i suoni di sistema o qualche video proveniente da Internet), principalmente a causa di un vuoto pressoché totale sulla gamma bassa.

Le funzioni avanzate del Lenovo Legion

Sfruttare adeguatamente un monitor con un formato così particolare non è sempre un’impresa semplice. La classica suddivisione dello schermo con due finestre affiancate è infatti poco adatta a un rapporto d’aspetto così sbilanciato in orizzontale. Diventa quindi preziosissima la funzione snap layouts di Windows 11, che permette di organizzare le finestre anche in più di due colonne. Ma chi è rimasto alla versione precedente del sistema operativo può sfruttare l’impagabile FancyZones, uno strumento estremamente flessibile e potente che fa parte della collezione PowerToys di Microsoft.

monitor ultralargo gaming lenovo
Il Legion Y44W
integra funzioni Kvm che permettono di utilizzare mouse
e tastiera con due sistemi diversi, collegati a due ingressi del monitor; raggiungerle però è davvero scomodo, a causa dell’intricato menu Osd.

Lenovo Artery

Interessanti sono anche le opzioni offerte dal software di gestione Lenovo Artery. Questo tool consente per esempio di attivare le funzioni picture in picture (che mostra in una finestra le immagini provenienti da un secondo ingresso). E soprattutto picture by picture, che consente di dividere lo schermo in verticale in due sezioni distinte (di dimensioni uguali oppure con rapporto 2 a 1), assegnando poi un ingresso diverso a ciascuna metà.

monitor ultralargo lenovo
Per sfruttare al massimo l’ampia superficie del monitor si possono attivare diverse modalità picture by picture (Pbp), che dividono lo schermo in due zone alimentate da ingressi diversi.

In questo modo si possono collegare al monitor più dispositivi, anche se il passaggio da un contesto all’altro non è semplicissimo. L’Y44W offre una funzione Kvm (per sfruttare le stesse periferiche di input con due computer), ma le procedure necessarie per attivare questa funzione (tramite i menu Osd) sono talmente laboriose che spesso è più veloce spostare i cavi da un computer all’altro. O ancor meglio sfruttare le funzioni di continuità offerte da applicazioni come Synergy, Barrier o ShareMouse. Più in generale, Artery è un software piuttosto povero e poco ergonomico, che avrebbe bisogno di essere svecchiato e reso molto più rapido nelle risposte. Invece, purtroppo, non si registrano aggiornamenti ormai da molti mesi.

Conclusioni

Il Legion y44w dai Lenovo offre un formato non comune, un’ampia area di lavoro e un pannello curvo perfetto rendere più immersivi i titoli videoludici. Non tutte le caratteristiche tecniche sono a livello di un progetto così ambizioso (l’Hdr in particolare non brilla), ma chi cerca un prodotto così particolare deve scendere a qualche compromesso. Buona la fedeltà cromatica dopo la calibrazione, che però è necessaria perché la configurazione di fabbrica è davvero scadente.

LEGGI ANCHE

contattaci
Apple iPad air 2022
Tech

iPad Air 2022, nuovo tablet di Apple

Grazie all’aggiunta di 5G, chip M1 e USB C più veloce, il nuovo tablet IPad Air 2022 intermedio targato Apple offre il miglior rapporto fra prezzo e caratteristiche tecniche: è il modello da comprare.

Il nuovo iPad Air 2022 di quinta generazione, presentato da Apple durante l’evento Peek Perfomance e disponibile in Italia da venerdì 18 marzo. E’ l’aggiornamento perfetto di un prodotto che possiamo considerare già ottimo. L’azienda di Cupertino aveva rivoluzionato la linea Air a ottobre 2020, con l’introduzione del primo modello dal design analogo a quello degli iPad Pro.

L’intenzione era chiara: portare sul suo tablet intermedio alcune caratteristiche chiave dei modelli di fascia più alta, mantenendo però un prezzo più abbordabile.

Indice

5G, chip M1 e USB ultraveloce

Oggi la filosofia è la stessa, ma viene da pensare che a Cupertino i progettisti si siano lasciati quasi prendere la mano. Sull’iPad Air 2022 arrivano il chip M1, lo stesso degli iPad Pro e dei Mac, il 5G sulla versione Cellular, la fotocamera frontale che abilita Center Stage e l’USB C ultraveloce da 10 Gpbs.

nuovo tablet di Apple

Tutte caratteristiche avanzate che riducono molto il gap tecnologico con i modelli Pro, in particolare quello da 11”. È una strategia che abbiamo visto altre volte, per esempio con l’iPad Mini e il precedente iPad Air. Apple non si fa problemi a scaglionare i cicli di aggiornamento, con il risultato che modelli di fascia più bassa possono risultare più convenienti e allettanti per qualche mese, fino all’arrivo di nuovi modelli aggiornati.

iPad Air, ieri e oggi

Il design del nuovo iPad Air 2022 non cambia: le linee squadrate sono le stesse del modello di precedente generazione. Il tablet rimane leggero e maneggevole, grazie a un ottimo rapporto tra le dimensioni e il peso (461 grammi). Anche lo schermo è lo stesso. Un Liquid Retina da 10.9” (contro gli 11” esatti del modello Pro di base) con tecnologia True Tone, gamma colore P3, e rivestimento antiriflesso. Non è il componente più al passo coi tempi, ma la qualità è ancora molto alta. È luminoso, anche in piena luce, e l’unica vera pecca è la frequenza di refresh a 60 Hz. La differenza la si nota davvero solo se si ha l’abitudine ai 120 Hz variabili dei display ProMotion degli iPhone 13 Pro o degli iPad Pro M1.

5G

Una delle novità più importanti è invece l’introduzione del 5G nella configurazione Wi-Fi + Cellular. Caratteristica che porta finalmente l’iPad Air alla pari con tutta la famiglia dei tablet Apple, escluso il modello base con design smussato.  Abbiamo provato la connessione 5G del nuovo Air con una SIM tedesca a Berlino. Quando la rete offre una buona copertura, le velocità sono superiori all’Adsl di casa, ma non superano mai i 280 Gpbs di picco in download. Potrebbe andare meglio, ma la colpa è di Telekom Deutschland e dello stato pietoso in cui versano le reti mobili tedesche, non dell’iPad Air. Da segnalare che nell’uso prolungato l’effetto del 5G sull’autonomia della batteria si fa sentire, proprio come sui modelli Pro.

5G
Introduzione del 5G nella configurazione Wi-Fi + Cellular

Le restanti caratteristiche di connettività rimangono invariate (a parte l’USB C, di cui diremo più avanti) e offrono tutto quel che serve su un dispositivo del 2022. Wi-Fi 6, Bluetooth 5.0, dual-band simultanea per connettersi al Web e alla Apple TV allo stesso tempo, eSim per attivare il piano dati direttamente dalle opzioni di iOS. Confermato anche il Touch ID sul tasto home, tecnologia che aveva debuttato proprio sul modello 2020 dell’iPad Air per poi arrivare anche su iPad Mini.

Funziona benissimo, con molti meno errori del riconoscimento facciale, e lo sblocco è istantaneo. Continuiamo ad apprezzare molto questa soluzione. Anche se la speranza che arrivi pure su iPhone è stata in parte mitigata dall’aggiornamento 15.4 di iOS, che abilita l’utilizzo del Face ID anche quando si indossa la mascherina.

Fotocamera frontale

Seppure non dotata di sensore di profondità per il riconoscimento del volto, la fotocamera frontale dell’iPad Air fa comunque un salto in avanti rispetto al modello precedente. Ha una risoluzione di 12 MP e monta un obiettivo grandangolare che abilita Center Stage, la funzione che mantiene i soggetti al centro dell’inquadratura durante le videochiamate.

iPad Air 5
Telecamera frontale con risoluzione di 12MP

Anche in questo caso Apple ha messo in pari il nuovo iPad Air con tutti gli altri modelli della gamma, inclusa la versione entry level. Center Stage, che qui apprezziamo molto (ma che secondo alcuni “fa un po’ venire il mal di mare” se ci si muove troppo) è ormai funzionalità ubiqua e trasversale. E’ arrivata pure sul nuovo Apple Studio Display presentato sempre all’evento dell’8 marzo.

iPad Air 5: come va

La differenza più importante fra l’iPad Air 2022 e la precedente generazione del dispositivo la fa il processore. Apple ha sorpreso un po’ tutti portando anche su questa fascia di tablet il suo chip M1, lo stesso degli iPad Pro e dei Mac. Non è neppure la versione base che si trova sul MacBook Air meno costoso, bensì quella con CPU e GPU da 8 core ciascuna e Neural Engine con 16 core dedicati alle operazioni di machine learning.

I numeri ufficiali di Apple parlano di un 60% in più di potenza di calcolo e grafica del doppio più veloce. I benchmark che abbiamo realizzato con Geekbench mostrano una parità assoluta di prestazioni con gli iPad Pro. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la configurazione del chip è esattamente la stessa.

La differenza rispetto all’iPad Air con A14 Bionic non si nota nella fluidità dell’interfaccia, già ottima sul modello precedente, bensì nelle applicazioni che sfruttano al meglio i core multipli e le GPU. È un deja-vu del passaggio dagli iPad Pro con A14 ai primi con chip M1. La ripetibilità prestazionale che i nuovi chip Apple hanno garantito agli ingegneri di Cupertino è impressionante. A differenza dei concorrenti, Apple può garantire una ripetibilità assoluta dei passaggi generazionali tra un dispositivo e il successivo, al punto da poter traslare l’intera esperienza di aggiornamento hardware da una linea di prodotti a un’altra, senza soluzione di continuità. Un vantaggio competitivo straordinario, che nessuno nel settore è in grado di eguagliare nel breve termine.

Grafica

Al netto di considerazioni teoriche e sui benchmark, la differenza si vede nel concreto quando si utilizzano app come Lightroom, Photoshop, LumaFusion (e pure iMovie). Oppure giochi dalla grafica tridimensionale avanzata (come Genshin Impact, che Apple promuove soprattutto per la popolarità sul mercato cinese). Su Lightroom i filtri e le funzioni smart basati sull’intelligenza artificiale ora sono velocissimi. Abbiamo messo a confronto il pennello per la selezione rapida del soggetto su iPad Air di quinta generazione e sul modello del 2022. La differenza è nell’ambito di un paio di secondi, a seconda della risoluzione dell’immagine.

iPad Air 5 design

Lo stesso vale per Luma Fusion, dove l’esportazione e il rendering dei filmati in 4K è visibilmente più veloce, e anche per iMovie, l’app di editing video di Apple. Abbiamo fatto qualche confronto esportando lo stesso filmato in 4K. Anche in questo caso si guadagnano secondi preziosi, con prestazioni migliori quanto più è lungo il rendering.

Su Photoshop per iPad la nostra prova del nove è il cosiddetto Spot healing Brush, il timbro clone che rimuove le imperfezioni e corregge l’immagine sulla base del contenuto circostante. Passando con la Apple Pencil sull’immagine, la correzione è pressoché immediata. Mentre sul modello del 2020 con A14 Bionic è sempre possibile notare un leggero ritardo.

USB 10 Gbps

Per i fotografi c’è infine un dettaglio fondamentale, che abbiamo volutamente lasciato per ultimo: la porta USB C dell’iPad Air non si ferma più a 5 Gbps, ma arriva a 10.

Anche qui la differenza è sostanziale, soprattutto se si lavora con un disco SSD esterno ultra-veloce per salvare e caricare un gran numero di foto. Non solo: grazie a questa opzione di connettività l’iPad Air si può collegare a schermi ad altissima risoluzione (fino a 6K), caratteristica utile per elaborare le immagini in studio.

iPad air 5 e iPad Pro: le differenze

L’aggiunta del chip M1 su iPad Air ha scombinato l’ordine naturale della gamma iPad, con una sostanziale parità prestazionale fra questo modello e gli iPad Pro del 2021. La differenza con il modello Pro da 12,9” è rappresentata soprattutto dal display: ha dimensioni maggiori ed è un Liquid Retina XDR con tecnologia mini-LED.

Le caratteristiche che differenziano l’iPad Air dall’iPad Pro da 11”, cioè quello che ne condivide le dimensioni, sono invece queste:

  • Display: su iPad Pro 11” è un Liquid Retina con Pro Motion, cioè ha refresh variabile da 24Hz a 120Hz; la luminosità massima è 600 Nits, contro i 500 dell’iPad Air
  • Face ID al posto di Touch ID
  • Speaker: su iPad Air sono due, l’iPad Pro ne ha quattro; la differenza si sente soprattutto quando si guardano film e serie (in particolare su Apple TV+)
  • Spazio di archiviazione: iPad Air è disponibile solo nei tagli da 64 e 256 GB, mentre iPad Pro 11” parte da 128 e si può configurare con 256, 512 e ancora 1 o 2 TB; il prezzo sale vertiginosamente di conseguenza.
  • Porta USB C compatibile Thunderbolt 4
  • Doppia fotocamera con grandangolo e ultra grandangolo da 12 e 10 MP. 
  • Sensore Lidar
iPad Air 2022
Differenza con il modello Pro da 12,9”

La domanda è dunque quante e quali di queste caratteristiche sono necessarie per garantire un miglioramento sensibile dell’esperienza d’uso. A nostro parere ben poche, anche nel caso di un utente professionale.

Display

Il display, soprattutto per fotografi ed editor video, non offre un salto qualitativo così evidente (come nel caso del modello mini-LED da 12,9”); Touch ID non è né più lento né meno sicuro di Face ID (si potrebbe dire casomai il contrario); chi ha bisogno di più spazio può comprare un hard disk esterno a una frazione del prezzo; le doppie fotocamere non sono importanti come su uno smartphone e il sensore Lidar è utile per un numero ancora abbastanza ristretto di applicazioni pratiche.

Prezzi, accessori e disponibilità

Va poi considerato il prezzo: la versione base dell’iPad da 64 GB Wi-Fi costa 200 euro in meno dell’iPad Pro da 11” Wi-Fi da 128 GB. Entrambe le versioni da 256 GB dell’iPad Air, sia quella Wi-Fi sia quella Wi-Fi + Cellular fanno risparmiare invece 30 euro sulla corrispondente versione base da 128 GB del modello Pro.

iPad Air 5 (a destra) e iPad Air 4 a confronto
iPad Air 5 (a destra) e iPad Air 4 a confronto 

Considerato che l’iPad Air offre anche un più ampio ventaglio di opzioni cromatiche (Space Gray, Starlight, Pink, Purple e Blue), l’iPad Air è dunque il tablet Apple da 10.9” da comprare in questo momento e almeno fino al prossimo aggiornamento degli iPad Pro, anche per chi voglia usarlo per applicazioni professionali.

Si può già preordinare e arriverà negli Apple Store e nei negozi di elettronica venerdì 18 marzo. È compatibile con la Apple Pencil di seconda generazione (che costa 135 euro), con le cover con tastiera Magic Keyboard (339 euro) o Smart Keyboard Folio (199 euro), e con la Cover Smart Folio per iPad Air (89 euro), disponibile in nero, bianco, English Lavender, Electric Orange, Dark Cherry e Blue Marino.

LEGGI ANCHE

contattaci
Lon Angeles wireless powerfoyle
Tech

Los Angeles: cuffie wireless e ad energia solare

Grazie alla tecnologia Powerfoyle integrata nell’archetto, le cuffie Los Angeles wireless targate Urbanista sono alimentate a energia solare.

Musica senza fili e ad energia solare. Il catalogo di prodotti au­dio targato Urbanista è stato sviluppato per il set­tore consumer e per sod­disfare un pubblico gio­vane, dinamico e al passo con i tempi.

Le cuffie Los Angeles wireless con tecnologia Powerfoyle (ricarica ad energia solare) sintetizzano questa impostazione in un prodotto dal design semplice. Adatto a chi è in movimento, a chi sta all’ aperto e agli amanti della musica ricca di bassi.

Indice

Come sono fatte

Le Los Angeles sono cuffie wireless di tipo on-ear, con il padiglione che appoggia e copre l’intero orecchio sen­za però avvolgerlo in modo completo. La struttura delle cuffie esercita molta pressione a discapito della comodità; la sensazione di schiacciamento è compensata – solo in parte – dalla voluminosa imbottitura dei padiglioni stessi.

Los Angeles on ear cuffie wireless

All’ in­terno di ciascuno di questi è presente un driver da 40 mm. Il collegamento con la sorgente audio è solo di tipo Bluetooth e queste cuffie implementano lo standard 5.0 con supporto ai codec SBC e AAC, ma non a quello AptX.
Sul padiglione sinistro è pre­sente un tasto multi funzione; la pressione ripetuta permet­te di navigare tra le modali­tà ANC con riduzione attiva del rumore, Ambiente o con entrambi questi profili disat­tivati. La pressione lunga ser­ve invece per invocare l’as­sistente virtuale del proprio telefono. Il passaggio da una modalità all’altra è accompa­gnato da w1a conferma vocale. A fianco di questo tasto è pre­sente una porta Usb-C per la ricarica della batteria in caso di necessità. Già perché la par­ticolarità delle Urbanista Los Angeles è quella di integrare una cella per la ricarica solare sulla superficie esterna dell’ ar­chetto delle cuffie.

Powerfoyle: ricarica con la luce del sole

La tecnologia impiegata e de­nominata Powerfoyle impiega una stratificazione di materiali fotosensibili in grado di gene­rare corrente elettrica quando esposti alla luce, in modo si­milare a quanto avviene in un pannello solare. Il vantaggio del Powerfoyle sta nella flessi­bilità: il materiale si adatta così a forme curve e a oggetti fles­sibili. L’integrazione di questa tecnologia permette di avere una fonte di ricarica presso­ché continua e inesauribile: nel corso delle prove l’auto­nomia residua delle cuffie non è mai scesa sotto al 70% del totale.

Los Angeles energia solare

Urbanista stima in circa 80 ore totali l’autonomia complessiva della batteria nelle situazioni la fonte di luce non sia sufficiente alla ricarica. Maggiore è l’intensità della luce maggiore è la capacità di ricarica, ma il materiale Powerfoyle riesce a cattura­re anche la poca luce naturale che filtra da una finestra in un giorno nuvoloso o quel­la di una piccola lampadina.

A proposito di ricarica è in­teressante sottolineare l’inu­suale design adottato per la custodia delle Los Angeles: la forma è quella di una bor­setta aperta in cui inserire le cuffie.

powerfoyle technology

L’apertura, che in altri casi avremmo criticato per la mancanza di protezio­ne a una parte del prodotto e per l’esposizione ad agenti esterni, permette di avere il Powerfoyle sempre pronto a catturare il minimo raggio di luce per ricaricare la batteria.


Riduzione attiva del rumore

La tecnologia ANC (Active Noise Cancellation) delle Los Angeles riduce piuttosto be­ne i rumori bassi e profondi ma non riesce a fare altrettan­to con le frequenze medie e alte. Questo si nota in modo particolare anche nel confronto tra la modalità ANC e quella Ambiente. Infatti quest’ultima esalta le frequenze medie e alte per facilitare la comprensione del parlato.

L’ ANC ha un im­patto evidente anche nella nitidezza delle frequenze medie e alte dell’impronta sonora ge­nerale. Sebbene l’ ANC non sia all’ altezza di prodotti indiriz­zati a un pubblico più esigente dal punto di vista musicale, le Los Angels fanno molto bene per il prezzo a cui sono offerte.



Come vanno

Le Los Angeles presentano un suono con bassi molto presenti e corposi, ovvero con un sound molto vicino ai gusti moder­ni. Questa spinta sui bassi, apprezzabile con alcuni bra­ni o generi musicali, è smaccatamente eccessiva con altri, soprattutto quando a volume medio e alto. Purtroppo l’ app per lo smartphone fornisce so­lo informazione sullo stato di carica mentre non offre alcuna possibilità di intervenire sull’ e­qualizzazione.

È apprezzabile l’uso di tecnologie che sfruttano fonti di energia green. Per quanto riguarda il sound, lontano dall’essere perfetto ed equilibrato, vi consigliamo di valutare queste cuffie solo se vi piace una equalizzazione che enfatizza molto i bassi.

Conclusioni

Le Urbanista Los Angeles sono cuffie molto diverse dallo standard di mercato. Il loro punto di forza è il sistema di ricarica solare che rende l’autonomia pressoché illimitata. Sul fronte audio potrebbe andare meglio: l’equalizzazione dal gusto molto giovanile eccede con i bassi; in alcuni casi i bassi sono così prevalenti da rendere indecifrabili le altre frequenze. Sono un ottimo punto di partenza per un prodotto davvero innovativo.

LEGGI ANCHE

contattaci
Tech

Pixel Buds-A: gli auricolari di Google pensati per Android

I pixel Buds-A sono gli auricolari pensati per gli smartphone Android di casa Google. Questi auricolari sono economici e pratici. Potrebbero essere la versione Google degli AirPods, ma c’è ancora da migliorare.

I Pixel Buds-A sono gli auricolari true wireless proposti da Google agli amanti degli smartpho­ne Pixel. Per intenderci quelli prodotti e commer­cializzati direttamente dall’azienda di Mountain View e più in generale di quelli basati su sistema operativo Android. L’approccio è quin­di simile a quello adottato da Apple all’interno del proprio ecosistema.

Indice

Come sono fatti

I Pixel Buds-A si presentano con un design essenziale e funzionale, in perfetto stile Goo­gle. Le dimensioni compatte, la buona vestibilità e il peso ridotto – ciascun auricolare pesa circa 5 grammi – garan­tiscono un’esperienza d’uso confortevole.

Nella confezio­ne sono forniti cappucci in tre dimensioni – S, M, L – per adattare il dispositivo al pro­prio orecchio. I Pixel Buds-A non sono progettati per sigil­lare in modo completo il cana­le uditivo, tanto è vero che è presente un apposito foro che serve a mettere in equilibrio la pressione dell’aria all’interno e all’esterno dell’orecchio. La piccola scocca racchiude un driver da 12 mm, le batterie e il SoC che gestisce le funzioni audio e il collegamento Bluetooth con lo smartphone o il dispositi­vo che opera da sorgente audio. Questi auricolari true wireless supportano il protocollo Blue­tooth 5.0 ma non supportano connessioni a più dispositivi in simultanea. Ciò significa che per passare da un dispositivo a un altro è necessario eseguire ogni volta la procedura di ab­binamento.

pixel buds A

All’interno di cia­scun auricolare sono presenti due microfoni che servono sia per intercettare la propria voce mentre si telefona o si usano piattaforme di comuni­cazione – tipo Google Meet – e che supportano la tecnologia Adaptive Sound che approfon­diremo a breve. Le elevate sensibilità dei microfoni e gli algoritmi di analisi audio permettono di isolare in modo eccellente la voce anche in ambienti molto rumorosi.

Pur essendo mol­to compatti, i Pixel Buds-A prevedono due zone sensibili al tocco e configurabili attra­verso l’ app per gestire alcune delle funzioni principali degli auricolari: avvio e pausa della riproduzione audio, risposta e riaggancio delle chiamate vocali e invocazione dell’ As­sistente Google.



Design

ln quest’ultimo caso serve tenere premuto l’auricolare per l’intera durata della richiesta; in questo mo­do l’utente ha un maggiore controllo nel delimitare il te­sto che deve essere analizzato dall’algoritmo Google e ot­tenere così risultati migliori.

La custodia a pillola riprende lo stile di design introdotto anni fa da Apple con i primi AirPods. In questo caso le linee sono molto più curve e rispetto a molti altri prodotti manca il supporto alla ricarica wireless. Se da un lato la scelta di optare per la sola alimentazione via Usb-C può sembrare limitante, dall’altro tale scelta contribui­sce a contenere la complessità e i costi del prodotto.

Pixel Buds-A

Sul fron­tale della custodia è presente un unico led che indica se il prodotto è in ricarica e l’unico modo per conoscere l’autono­mia residua della custodia è quello di consultare l’app sullo smartphone. La batteria inte­grata negli auricolari garanti­sce un’autonomia di circa 5 ore di ascolto musicale – abbiamo misurato un valore simile du­rante le prove – e circa 2,5 ore di conversazione al telefono. La ricarica nella custodia è rapida e in circa 15 minuti si recuperano almeno 2,5 ore di autonomia per la musica. La custodia permette di ricaricare gli auricolari più di tre volte.

Adaptive Sound

I Pixel Buds-A non implemen­tano una tecnologia di ridu­zione attiva del rumore (ANC) ma utilizzano un approccio denominato Adaptive Sound – suono adattivo – abbinato all’isolamento passivo dai suoni e rumori dell’ambiente circostante. In pratica gli au­ricolari compensano il rumore esterno regolando il volume di riproduzione audio in modo sovrastarlo possibilmente con la medesima intensità. Il meccanismo automatico replica in sostanza ciò che facciamo abitualmente quando – ad esempio -alziamo il volume della musica quando siamo sul treno o sulla metropoli­tana e lo abbassiamo quando invece siamo in un luogo si­lenzioso e privo di disturbi.

pixel bud a adaptive sounds

I Pixel Buds-A fanno esatta­mente questo e la presenza di questa funzione è con molta probabilità il motivo per cui non è possibile regolare ma­nualmente il livello dell’au­dio dagli auricolari – dallo smartphone ovviamente sì. Questa soluzione è molto di­versa da quella più comune che sfrutta la combinazione dell’i­solamento passivo – ottenuto sigillando il condotto uditivo – e tecnologie attive di riduzio­ne del rumore (ANC). Queste ultime sfruttano i microfoni degli auricolari per generare un’onda acustica inversa che, sommata a quella del rumore reale, determina un’interferen­za di tipo distruttivo.

Il risulta­to è un abbattimento effettivo del rumore che raggiunge i timpani e ciò permette di man­tenere volumi di ascolto bassi anche in ambienti rumorosi. Al contrario l’approccio Adaptive Sound compete con il rumore esterno alzando il volume d’ a­scolto: il risultato in questo caso non è solo decisamente soggettivo – c’è chi il volume alto pro­prio non lo sopporta – ma anche molto dipendente dal tipo di segnale audio in riproduzione.

Qualità ottima

L’ Adaptive Sound funziona piuttosto bene con le chiama­te telefoniche. La voce di chi parla, infatti, riesce sempre a spiccare sopra il rumore di fondo e questo permette di mantenere la concentrazio­ne senza perdere il filo del discorso.

La tecnologia usata da Go­ogle ha una risposta rapida e questo permette di com­pensare bene anche rumo­ri di fondo che non han­no un volume costante. Il giudizio cambia in modo radicale quando consideria­mo l’ascolto di musica. In ambienti silenziosi o con un rumore di sottofondo costante le variazioni di volume appli­cate dall’algoritmo Adaptive Sound non disturbano.

pixel buds a qualità

In si­tuazioni con un sottofondo molto disomogeneo, la tecno­logia Adaptive Sound tende a rovinare la dinamica della traccia musicale: l’effetto, po­co piacevole in alcuni casi, è equivalente a quello di conti­nuare a ruotare la manopola del volume avanti e indietro. Il leggero ritardo nella rego­lazione del volume, che nel caso delle chiamate vocali è quasi impercettibile, si avver­te non poco nell’ascolto del­la musica. Per questi motivi consigliamo di disattivare la tecnologia Adaptive Sound durante l’ascolto di brani musicali.

Come suonano

I Pixel Buds-A sono pensati per essere versatili. Questo approccio garantisce una buona esperienza nelle più disparate condizioni di utiliz­zo ma significa anche che non esiste un campo d’uso in cui eccellono; attenzione ciò non significa che siano auricola­ri scadenti, ma indicano una scelta progettuale ben precisa: versatili e usabilità prima di tutto.

Come suonano pixel buds a

Ciò non significa nem­meno che la loro resa audio in campo musicale non sia vali­da. I Pixel Buds-A offrono due modalità d’uso corrisponden­ti a due risposte di frequenza diverse: una standard e una con funzione Bass Boost atti­vata. L’app di gestione degli auricolari non fornisce altri sistemi per regolare l’equalizzazione audio. L’impostazio­ne standard è caratterizzata da frequenze medie e basse con una presenza sottotono rispetto alle frequenze alte.

Questa impostazione sembra pensata appositamente per le chiamate vocali: le voci risul­tano brillanti e ben distaccate dal rumore di fondo. Attivan­do la modalità Bass Boost si ottiene una risposta più bilan­ciata e un un audio più pie­no. Il risultato è simile a una equalizzazione neutra e mai esagerata visto che i bassi e i medi standard partono da un livello limitato.

Come vanno

Abbiamo provato i Pixel Buds-A con un Google Pixel 4a – ora in Italia sono dispo­nibili i nuovi Pixel 6 – per poter sperimentare appieno l’esperienza d’uso immagi­nata da Google. Il processo di abbinamento con lo smartphone è sempli­cissimo: scaricate l’app dei Pixel Buds-A e aprite la cu­stodia con il Bluetooth dello
smartphone attivo; in pochi e semplici passi tutto viene configurato in automatico.

Adaptive Sound


L’integrazione con i servizi Google funziona molto bene e non poteva essere altrimenti: l’Assistente Google può esse­re invocato dagli auricolari e se utilizzate questa tecno­logia allora questi auricolari vi risulteranno molto utili e pratici. I Pixel Buds-A sono molto leggeri e possono essere indossati per lunghi periodi di tempo senza avvertire disagio. Purtroppo la vestibilità non è adatta a chi pratica sport intensi, ma con un po’ di cerotto adesivo è possibile fissarli alle orecchi e uscire a correre senza preoccupazioni.

Conclusioni

I Pixel Buds-A di Google aspirano a replicare l’esperienza d’uso degli Appie AirPods e, a dire il vero, non sono lontani dall’obiettivo. L’integrazione con Android è ottima così come il supporto all’Assistente Google. Diverso il discorso musicale: la tecnologia Adaptive Sound funziona, ma il risultato non è paragonabile a quello di un ANC puro.

LEGGI ANCHE

thinkvision m15
Tech

Lenovo ThinkVision M15: monitor IPS per chi viaggia

Lenovo ThinkVision M15 con display da 15,6″, pensato per lavorare in mobilità, da usare come secondo schermo o come supporto per le presentazioni.

Presentato al Mobile World Congress del 2019, il ThinkVision M15 targato Lenovo e’ un monitor per la produttività on the road. Fratello mag­giore del modello M14 che rac­chiude un pannello da 14 polli­ci Full HD in soli 570 grammi, l’M15 offre caratteristiche simi­li in un formato che aumenta la superficie visiva ma non la risoluzione. La diagonale da 15,6 pollici si adatta bene a un notebook di pari dimensioni. Mentre la risoluzione Full HD è il giusto compromesso che permette di non affaticare gli occhi pur garantendo un livel­lo di dettaglio adeguato per la produttività classica e per la la­vorazione di contenuti digitali (fotografie e video).

Più leggero. Più sottile. Più vincente

Il Lenovo Think Vision M15 costituito da due parti principali: il dis­play – risoluzione 1.920 x .1080 pixel – e il supporto pieghevole che integra le connessioni e i tasti di controllo. La scocca in nero opaco richiama in modo esplicito la livrea dei portatili ThinkPad.

Lenovo ThinkVision M15

Le cornici sottili in­torno al pannello permettono di contenere le dimensioni com­plessive. Ma con una diagonale da 15,6 pollici questo display risulta meno pratico da trasportare rispetto alla versione M14 (seb­bene rientri nelle dimensioni di borse e zaini per notebook di pari dimensioni).

Connettore Kensing­ton

Ai lati della piccola base di sup­porto del Lenovo ThinkVision M15 (si ripiega sulla faccia po­steriore del dispositivo) sono integrate due porte Usb-C (una per lato), il connettore Kensing­ton e i tasti di controllo. Ci sono un pulsante di accensione e spegnimento, una coppia di tasti adiacenti tra loro per re­golare la luminosità. Inoltre un tasto per l’attivazione del filtro per la luce blu. La posizione delle porte Usb-C permette di col­legare e collocare il monitor nella posizione più adatta a creare una postazione di la­voro confortevole anche in condizioni non ideali.

Alimentazione passante

Le due porte sono di tipo pas­sante e ciò permette di creare una catena tra alimentatore, monitor e computer; questo aspetto è utile se non addi­rittura essenziale quando il numero delle porte sul dispositivo principale è ridotto o li­mitato a una sola Usb-C.

Lenovo ThinkVision M15

Sotto la base del Lenovo ThinkVision M15 è presente un’ aletta che permette di innalzare il bordo del monitor rispetto al piano di lavoro. La piccola base è dotata inoltre di un attacco Vesa 100 che in condizioni di mobilità estrema può sempli­ficare molto l’ancoraggio del monitor.

IPS

Per quanto riguarda il Lenovo ThinkVision M15, la qualità dell’immagine e dei colori offerti dal pannello con finitura antiriflesso è di buon livello. Si tratta di una solu­zione adatta a chi necessita di maggiore spazio di lavoro in condizioni di mobilità estrema, ma che non può essere utilizza­ta come soluzione calibrata per operare su immagini e video. Con soli 860 g di peso e non più di 6 mm di spessore, questo monitor portatile realizzato con cura raddoppia lo spazio visivo per gli utenti sullo schermo IPS (In-Plane Switching) Full HD da 39,62 cm (15,6″), la risoluzione perfetta per un monitor di queste dimensioni.

Grazie alla superficie visiva estesa, attività come il confronto di fogli di calcolo dettagliati sono molto più semplici. Il multitasking è un gioco da ragazzi e colleghi o venditori possono estendere lo schermo o eseguirne il mirroring per offrire a potenziali clienti una presentazione sullo schermo, faccia a faccia, anche in ambienti pubblici. Grazie al supporto pieghevole integrato regolabile in altezza del modello M15, il monitor può essere sollevato alla stessa altezza del notebook. Tutto questo per un’esperienza utente assolutamente coerente.

Lenovo ThinkVision M15

Il filtro per la luce blu è poco utile perché il punto di bianco e i colori virano in modo troppo evidente da quelli corretti. Nel complesso il ThinkVision M15 ci ha soddisfatti e lo con­sigliamo a chi cerca un mo­nitor esterno e portatile per il proprio notebook, tablet o smartphone compatibile.

Conclusioni

Lenovo propone un display elegante e funzionale. Il ThinkVision M15 dispone di due porte Usb-C grazie
alle quali è possibile alimentare e connettere il monitor al notebook. Il supporto è ottimo e stabile, così come la qualità del pannello. Questo è un prodotto che consigliamo senza riserve a chi lavora in mobilità.

LEGGI ANCHE

contattaci
Lenovo legion y90
Creative, Digitalizzazione, Formazione, Hardware, Smartphone, Tech

Lo smartphone da gaming Android più potente mai realizzato

Lenovo Legion Y90 ovvero lo smartphone Android da gaming più potente mai realizzato, il rilascio sul mercato è previsto per Febbraio 2022.

Tra le console da gaming possono essere annoverati alcuni smartphone che presentano caratteristiche non indifferenti e per certi versi superiori a molti dei comuni pc che troviamo nelle nostre case. Tra gli smartphone da gaming più interessanti sul mercato non è possibile non annoverare il “Lenovo Legion Y90”. Le caratteristiche, recentemente rivelate, lo renderebbero lo smartphone Android più potente sul mercato.

Lenovo Legion Y90: prestazioni incredibili

Le informazioni, rilasciate dall’utente Pandaisbald su Weibo, noto social network cinese, mostrano uno smartphone dalle caratteristiche uniche. 22 GB di RAM totale, di cui 18 GB saranno vera RAM fisica e 4 GB virtuali. Lo spazio di archiviazione è altrettanto impressionante di 640 GB, reso possibile dalla combinazione di due stick separati da 512 GB e 128 GB. Il display del Legion Y90 sarà un pannello AMOLED Samsung E4 da 6,92 pollici con una frequenza di aggiornamento pazzesca di 144 Hz. Una frequenza di campionamento del tocco di 720 Hz, il che significa che sia le normali operazioni, sia i giochi, dovrebbero essere abbastanza fluidi. Sotto il cofano ci sarà il processore Snapdragon 8 Gen 1 top di gamma che aiuterà il telefono da gioco a gestire ogni attività senza sforzo.

smartphone gaming android lenovo

Per la fotografia, il Lenovo Legion Y90 sarà dotato di un sensore OV64A 1/1.32 da 64 MP di OmniVision abbinato a un altro sensore da 16 MP sul retro. In anticipo ci sarà il sensore GH1 da 44 MP di Samsung. La batteria del dispositivo è adeguatamente dimensionata a 5600mAh e può essere inoltre ricaricata rapidamente grazie alla presenza del supporto alla ricarica rapida da 68W. Altre caratteristiche includono doppie ventole di raffreddamento e sei pulsanti dedicati per il gioco. Il rilascio sul mercato è previsto per il 28 Febbraio 2022 (nel mercato cinese).

Frost Blade Cooling System

Non molto tempo fa, il famoso leaker Evan Blass aveva pubblicato una serie di immagini del Lenovo Legion Y90, rivelando tutte le sue varianti di colore. La sua parte posteriore ha un design piuttosto interessante e unico con un enorme modulo allineato al centro. Quest’ ultimo sembra essere costruito per le telecamere, ma racchiude anche alcune luci RGB elaborate e persino un sistema a doppia ventola di raffreddamento.

contattaci
Applicazioni, Digitalizzazione, Formazione, Hardware, Smartphone, Tech

L’ iPhone diventa un POS

Apple presenta il Tap to Pay: tutti gli iPhone diventano un POS per accettare pagamenti da Apple Pay o carte di credito.

Grandissima novità da Apple che la stessa renderà ufficiale nel corso dell’anno. L’iPhone potrà accettare pagamenti proprio come se fosse un POS attraverso l’NFC ed apposite applicazioni su iPhone XS o successivi.

Nel 2020, il gruppo di Cupertino ha acquisito la startup Mobeewave proprio con l’obiettivo di arrivare un giorno a introdurre una tecnologia di questi tipo. L’API necessaria al funzionamento è stata introdotta con la beta 2 del sistema operativo iOS 15.4, appena rilasciata

Tap to Pay

Entro la fine dell’anno, Apple introdurrà il Tap to Pay su iPhone. Si tratta di una nuova funzione che permetterà a milioni di negozianti sparsi per tutto il territorio americano, di accettare pagamenti dai clienti direttamente da iPhone.

Sostanzialmente l’iPhone diventerà un vero e proprio POS. Utilizzando un’applicazione specifica ed il sensore NFC dello smartphone, i clienti potranno pagare con Apple Pay o con le carte di credito contactless semplicemente avvicinandosi all’iPhone del negoziante.

iPhone diventa un POS

Privacy

Nel comunicato di annuncio, la mela morsicata sottolinea come il sistema sviluppato terrà in considerazione l’esigenza di tutelare la privacy: ogni transazione è criptata e non sono raccolti dettagli in merito ai prodotti acquistati. Chiudiamo riportando in forma tradotta le parole di Jennifer Bailey, Vice President di Apple Pay e Apple Wallet.

Con sempre più clienti effettuano pagamenti con wallet digitali e carte di credito, Tap to Pay su iPhone fornirà ai business un metodo sicuro, privato e semplice per accettare pagamenti contactless e offrire una nuova esperienza di acquisto, basandosi sulla potenza, l’affidabilità e la convenienza di iPhone.

Inserendo l’importo da pagare in un’apposita applicazione ed avvicinando una carta o un iPhone si potrà pagare senza nessun hardware aggiuntivo.

Stripe sarà il primo fornitore con una piattaforma in grado di offrire il Tap to Pay e questo porterà benefici anche per chi utilizza Shopify.

Tap to Pay richiede un iPhone XS o successivo per funzionare. La privacy resta uno dei valori fondamentali di Apple per cui anche attraverso questo sistema di pagamento ci sarà la massima sicurezza possibile.

Le tempistiche

Inizialmente la funzione Tap to Pay inizierà il suo percorso negli Stati Uniti ma Apple continuerà a lavorare con altri partner per allargare il servizio sia nel territorio nazionale che negli altri Paesi. Tap to Pay sarà già disponibile in versione beta con il prossimo aggiornamento del firmware (beta).

contattaci