Tweet ironico di Google sul tema della Superlega, con riferimento ad alcuni club in particolare.
Annunciata in pompa magna come una rivoluzione e miseramente cancellata meno di 48 ore dopo, la Superlega verrà ricordata come uno dei più grandi flop nella storia del calcio moderno. Se i 12 club fondatori andranno incontro a sanzioni o conseguenze per il loro golpe lo stabiliranno le autorità e le federazioni competenti. Quel che è certo per il momento è che si trovano a dover fare i conti con l’irrisione e l’ironia del mondo online. Tra coloro che non hanno risparmiato una frecciatina c’è anche Google.
Se anche Google prende in giro la Superlega
Il profilo ufficiale Twitter della divisione britannica ha pubblicato un post riferito ad Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham, senza citarle in modo diretto. Sono queste le sei squadre inglesi che, in barba a UEFA e Premier League, avevano inizialmente deciso di aderire al progetto. Salvo poi ritirarsi in tutta fretta anche a causa delle proteste che si sono scatenate nei giorni scorsi nel Regno Unito. Insieme a loro, tra gli altri club artefici del ripensamento ci sono anche Barcellona, Atletico Madrid, Inter, Juventus, Milan e Real Madrid (in ordine rigorosamente alfabetico).
Il tweet in questione, dallo stile volutamente ironico e pungente, nonché inconsueto per la comunicazione del colosso di Mountain View , fa riferimento alla funzionalità di Gmail. Funzionalità questa che permette di richiamare un messaggio in seguito all’invio.
In realtà non si annullal’invio. Semplicemente lo si posticipa rispetto a quando si esegue il click, offrendo così all’utente la possibilità di intervenire su un intervallo di tempo.
Torniamo a parlare di WhatsApp: In questa guida vi spieghiamo come liberare lo spazio occupato dall’app, agendo direttamente dall’applicazione sia su Android sia su iOS.
Come liberare lo spazio occupato su WhatsApp
Dopo aver aperto WhatsApp, gli utenti possono facilmente eliminare dal proprio dispositivo i files ricevuti nelle varie chat . Può essere fatto in maniera selettiva, quindi scegliendo solo determinati files oppure solo alcune conversazioni. Ecco come cancellare file inutili su WhatsApp, sia su iOS che su Android
Procedura su iOS Apri l’applicazione, seleziona “Impostazioni” in basso a destra e da lì scegli “Spazio e dati” e poi “Gestisci spazio”.
Procedura su Android Apri l’applicazione, tocca sui tre puntini verticali in alto a destra e poi prosegui in Impostazioni > Spazio e dati > Gestisci spazio.
Dalla schermata che si apre, si vede lo spazio occupato interamente da WhatsApp e quello libero sul dispositivo.
Lo spazio occupato dall’app si divide fra “media di WhatsApp”, ( foto, video e documenti) e “app e altri elementi”. In questo caso, l’utente può agire sulla prima categoria di contenuti, perchè non tutto lo spazio occupato da WhatsApp è derivato da immagini o video condivisi sulle conversazioni.
Segue un elenco delle chat, che sono ordinate in base a quanto spazio occupano sullo smartphone. Toccando su una delle chat, l’utente avrà di fronte i vari media (anche i messaggi vocali), ordinati per dimensione.
Tenendo premuto su un contenuto, verrà selezionato; a quel punto, l’utente può selezionare altri file toccando le rispettive icone. Una volta fatto, bisogna toccare in alto l’icona a forma di cestino per eliminarli. Apparirà un avviso per confermare l’eliminazione; inoltre, è consigliabile di eliminare anche le copie di tale file in modo da risparmiare ulteriore spazio.
Disattivare il download automatico dei media
Se è attiva la funziona Download automatico dei media, ogni qualvolta si riceverà un qualsiasi file da altri utenti, verrà automaticamente scaricato sullo smartphone. In questo modo lo spazio occupato dai dati dell’app andrà via via aumentando, creando problemi di memoria.
Anche non partecipando ad una conversazione, l’utente potrebbe trovare la galleria del dispositivo piena di video e foto.
Per evitare che ciò accada, l’utente in Impostazioni > Spazio e dati può scegliere se scaricare i media sotto rete mobile (3G, 4G, 5G), quando è coperto dalla rete Wi-Fi oppure è in roaming.
È possibile anche scegliere quale media (foto, audio, video e documenti) scaricare automaticamente: deselezionando tutte le caselle per tutti i casi. Il download automatico dei media si disattiva su WhatsApp.
L’utente potrà comunque scaricare i file condivisi nelle conversazioni: basterà toccare il singolo file nelle conversazioni per far partire il download.
Se il tuo vecchio cellulare ti sta dando forfait, eccome come fare il backup del tuo smartphone Android in poche mosse!
Il tuo smartphone ti sta abbandonando e vuoi sostituirlo con uno più recente, ma sei preoccupato di trasferire tutti i dati, foto, video, account sul nuovo? Oppure vuoi semplicemente mettere al sicuro tutto quello che hai per un eventuale ripristino del tuo telefonino? Niente paura basta fare un backup android e trasferirlo sul tuo nuovo smartphone.
Preparazione del backup dello smartphone
Questa guida è dedicata principalmente al backup degli smartphone Android.
Con il dispositivo che si sta utilizzando, collegato al proprio account di Gmail, è necessario cercare la parola “backup” fra le Impostazioni per arrivare a una schermata simile a quella che si vede qui sotto. Cliccando sull’interruttore in alto si autorizza un backup periodico di tutto il telefono su Google Drive, comprese ovviamente le app installate, che da quel momento in avanti avverrà automaticamente.
Sempre da questa schermata si può decidere se consentire il backup solo quando si è sotto copertura wifi (scelta consigliata), o di effettuarne uno subito. Questo magari perché si è appunto pronti per passare al nuovo smartphone. La “copia” della memoria interna del telefono andrà a occupare parte del nostro spazio su Drive. Al momento, ogni account ha a disposizione 15 Gb nel cloud di Google. E’ presente poi una pagina specifica per sapere quanti se ne stanno utilizzando ed eventualmente acquistarne ulteriori.
Il piano “base”, quello da 19,99 euro l’anno, è più che sufficiente per la maggior parte degli utilizzi non professionali.
Attenzione: questo backup memorizza tutte le app presenti sul telefono, ma non la loro posizione sulle varie schermate. Quando lo si utilizzerà per configurare un nuovo telefono, sarà poi necessario riposizionarle dove si vuole, secondo le proprie preferenze e abitudini.
Fatto questo, si è abbastanza sicuri di non perdere nulla di importante, anche nel caso della caduta accidentale di cui si diceva all’inizio.
Backup di Whatsapp e Telegram
Fanno eccezione le due app di messaggistica per eccellenza suddette, che anche in questo sono piuttosto diverse fra loro. Telegram non ha necessità di backup, ma vi “riconoscerà” quando sarete passati al vostro nuovo smartphone. Tendenzialmente non dovreste perdere nulla, mentre con Whatsapp bisogna fare il backup se volete essere sicuri di ripristinare i messaggi di tutti i vostri contatti.
La procedura è piuttosto semplice.
Dopo aver aperto Whatsapp, si clicca in sequenza su Impostazioni, Chat, Backup delle chat e si arriva a una schermata simile a quella sottostante. Possiamo effettuare un backup immediatamente, scegliere ogni quanto farlo in maniera automatica (settimanalmente è più che sufficiente), se farlo solo sotto copertura wifi oppure no e se includere anche i video.
Una volta attivato, anche il backup periodico di Whatsapp su Google Drive avviene in automatico. Quando invece lo si fa manualmente (di nuovo, perché si è pronti a passare dal telefono vecchio a quello appena comprato) risulterà essere uno dei passaggi più lenti di tutta la procedura. Non è colpa dell’app o dello smartphone, ma degli operatori di telefonia italiani, che continuano a offrire velocità di upload drasticamente inferiori a quelle di download.
Rubrica, foto e video
Non di minore importanza sono la copia della rubrica, delle immagini e dei video. Anche qui, il nostro consiglio è di affidarsi a Google e usare leapp Contatti e Foto, al seguente link.
Al primo utilizzo, Contatti chiederà (o dovrebbe chiedere) il permesso di accedere al contenuto della Rubrica dello smartphone.
Memorizzerà tutti i nominativi e tutte le informazioni relative, compresi gli indirizzi di posta elettronica. Da quel momento in poi, la userete come app predefinita per il salvataggio dei numeri di telefono (selezionando Sempre, quando vi verrà chiesto), al posto di quella magari già installata. Sarete così certi non solo di non perdere più nulla, ma pure di ritrovare tutto su ogni dispositivo su cui farete accesso con il vostro account Google.
In questo caso non serve impostare alcun backup del tuo smartphone Android. Viene salvato un nuovo numero di telefono e ne viene effettuata una copia nel cloud praticamente in tempo reale.
Google Foto funziona in maniera simile. Al primo utilizzo chiederà il permesso di accedere alla Galleria dello smartphone e ne memorizzerà tutto il contenuto. Da quel momento in poi, si sostituirà all’app predefinita e ogni volta che scatterete una foto o girerete un video ne verrà creata una copia nel cloud. La ritroverete non solo sul vostro prossimo telefono, ma anche su ogni dispositivo su cui farete accesso con il vostro account Google.
Nel caso di Foto, il backup va attivato, cliccando prima su Impostazioni e poi su Backup e sincronizzazione (schermata più sopra), anche decidendo come farlo e su quali elementi.
Come fare il backup dello smartphone Android
E’ sempre consigliabile procedere con i backup automatici e periodici (del telefono, delle chat, della rubrica e delle immagini) in modo da essere al riparo da qualsiasi imprevisto.
Quando invece dobbiamo sostituire il nostro smartphone, sono fondamentalmente due i passaggi da seguire: – prima il backup manuale dell’intero smartphone Android su Google Drive (che include anche Contatti e Foto); – poi il backup manuale delle chat di Whatsapp (che poi si può disinstallare, così da non perdere nemmeno un messaggio).
Al primo accesso al nuovo smartphone, sarà sufficiente scegliere Ripristina dal Cloud per vederselo configurato come il precedente.
È vero che ormai molti produttori hanno app dedicate per il passaggio da un telefono all’altro, ma non sempre funzionano da una marca all’altra.
In arrivo la versione di Instagram per gli under 13, si chiama Instagram Kids.
L’attuale policy di Instagram – come molti social – vieta ai minori di 13 anni di utilizzare il servizio. Secondo le indiscrezioni, il progetto sarebbe supervisionato da Adam Mosseri, capo di Instagram, e guidato da Pavni Diwanji. Quest’ ultimo assunto da Facebook a dicembre, e che in precedenza ha lavorato per Google al progetto YouTube Kids.
“Sono entusiasta di annunciare che per il futuro prossimo abbiamo individuato nei giovanissimi una priorità per Instagram“, ha scritto Vishal Shah, vicepresidente del prodotto di Instagram su una bacheca destinata alle comunicazioni tra i dipendenti. Proprio pochi giorni fa la piattaforma ha messo in campo una stretta per gli ‘under 13’, con tecnologie di Intelligenza artificiale e avvisi di sicurezza. Tutto questo con lo scopo di far capire ai giovani di essere più cauti nelle conversazioni con gli adulti.
Nel 2017, Facebook aveva rilasciato una versione speciale di Messenger per bambini, controllata dai genitori. Due anni dopo l’azienda ha dovuto correggere un bug che consentiva ai più piccoli di chattare con contatti adulti, anche non approvati. A febbraio di quest’anno, a seguito di un intervento del Garante della protezione dei dati personali italiano dopo fatti di cronaca, TikTok ha deciso di richiedere agli utenti la loro età, con la promessa di mettere in campo anche sistemi di intelligenza artificiale per scovare eventuali false ammissioni, così da cancellare i profili degli iscritti con meno di 13 anni.
La questione è delicata anche sotto il profilo legale: a settembre 2019, la Federal Trade Commission americana ha inflitto a Google una multa di 170 milioni di dollari per aver raccolto dati dei minori su YouTube, senza il consenso dei genitori, per mostrare loro annunci rilevanti.
È un nuovo social. Diverso dagli altri perché permette di utilizzare solamente la voce. In una ”stanza virtuale” potete parlare (ad alzata di mano), potete ascoltare e niente altro. Tutto però in diretta e tutto con la libertà che comporta questo tipo di utilizzo.
Clubhouse è senza dubbio la parola più ricercata e utilizzata del momento. Chiaramente non stiamo parlando di un bar o di un qualche locale dove ritrovarsi, anche se come vedremo non si differenzierà poi troppo da questi, bensì stiamo parlando del nuovo social network che sta imperversando un po’ ovunque in queste ultime settimane. Che poi tanto nuova non è perché in USA è già attiva da circa un anno, con addirittura 2 milioni di utenti e 100 milioni di dollari di investimento dalla nota società di venture capital Andreessen Horowitz.
La sua caratteristica principale è quella di semplificare al massimo tutti gli artefizi che troviamo su altri social network in giro. Niente foto da scattare, niente video da condividere, niente post da scrivere. Solo una foto profilo, una piccola biografia (se la si vuole) e la possibilità di entrare in una stanza (o room come viene denominata in Clubhouse) per ascoltare gli altri o per dire anche la propria, raccontando quello che si vuole o quello che riguarda l’argomento della conversazione. Tutto qui. Un vero e proprio grande “circolo” (appunto Club) in cui creare stanze dove rinchiudersi per parlare proprio come si farebbe fisicamente in una casa con amici o magari all’università.
Al momento però Clubhouse è accessibile solo agli utenti iOS ossia con un iPhone o un iPad. E non solo perché è possibile accedere al social solo tramite un invito di chi è già in possesso di un account attivo all’interno di Clubhouse. Questo significa che per il momento la nuova piattaforma possiede un accesso limitato, una specie di Beta che permetterà agli sviluppatori di sistemare il tutto per poi promuovere il social in futuro anche ad utenti Android e senza inviti. In questo articolo vi spieghiamo come funziona, per chi è fatta e soprattutto quale sarà il suo futuro soprattutto in concorrenza con i vari Facebook, Instagram, LinkedIn e chi più ne ha più ne metta.
La storia del nuovo ”audio” social
Partiamo innanzitutto dal capire come è nato Clubhouse. L’idea è partita da due sviluppatori, Paul Davison e Rohan Seth, che nel 2011 si sono conosciuti grazie all’amore condiviso per i social. All’epoca, Rohan stava lavorando ad alcune app per aiutare gli amici a ritrovarsi nelle loro città e Paul stava creando un’app chiamata Highlight per aiutare le persone a stringere amicizie. Come spiegano loro stessi “Nei dieci anni successivi abbiamo entrambi continuato a lavorare su prodotti social, sperimentando nuove app, fallendo e ricominciando.” Nell’autunno del 2019, si sono ritrovati e hanno deciso di collaborare e creare un qualcosa insieme.
Dopo molte iterazioni nello spazio audio hanno partorito Clubhouse nel marzo dello scorso anno. Il loro obiettivo era creare un’esperienza social che sembrasse più umana possibile, dove invece di postare pensieri o foto, sarebbe stato possibile riunire le persone con altre persone e parlare. “La nostra stella polare era creare qualcosa per cui una volta chiusa l’app al termine della sessione, ci si sarebbe sentiti meglio di quando era stata aperta, perché avevi stretto amicizie, incontrato nuove persone e imparato molte cose”. Questo era l’obbiettivo di Clubhouse e dei suoi realizzatori.
E il successo degli ultimi mesi ha premiato i due fondatori. Clubhouse infatti, avvantaggiata sicuramente dalla pandemia e dalla necessità di dover stare in casa forzatamente a causa del distanziamento sociale, è riuscita in pochissimo tempo a divenire già una comunità di oltre due milioni di persone in tutto il mondo dai musicisti, scienziati, creatori, atleti, comici, genitori, imprenditori, operatori di borsa, leader senza scopo di lucro, autori, artisti, agenti immobiliari, appassionati di sport e altro. Tutti sono entrati in Clubhouse per parlare, imparare, ridere, intrattenere, incontrare e connettersi. Praticamente una famiglia digitale (ma poi nemmeno tanto) dove poter parlare liberamente.
Come funziona Clubhouse?
Clubhouse dunque è un nuovo tipo di social basato sulla voce. La sua struttura è decisamente semplice ma anche immediata e comoda per tutti, anche per i meno conoscitori dei mezzi digitali. La home si divide in modo abbastanza netto, mettendo in primo piano le stanze suggerite: non appena si fa tap su una di queste si entra nella conversazione ed è possibile ascoltare fin da subito cosa stanno dicendo gli utenti al loro interno. Entrare dunque in ogni stanza è come diventarne parte anche se di default come spettatore, perché in questo caso non si ha la possibilità di interagire ma solo di ascoltare.
Se l’argomento è interessante e si ha la volontà di dire la propria, ecco che basterà tappare sull’icona a forma di mano e come per magia si farà capire al moderatore della stanza che si vuole prendere la parola. A questo punto, se il moderatore lo vorrà, ci si trasformerà in ”Speaker” ossia un membro della stanza con la possibilità di parlare. In questo caso si avrà la possibilità di attivare il microfono e dunque di poter interagire con la stanza e gli altri membri sempre nel rispetto delle regole di Clubhouse e soprattutto nel rispetto anche del moderatore, il quale in qualunque momento potrà comunque togliere la voce agli speaker.
La base dunque su cui è stata creata Clubhouse è quella delle ”Rooms” ossia delle stanze. Una casa con tante stanze dove poter parlare di argomenti differenti in ognuna. Chiunque avrà la possibilità di creare una propria stanza dove avere i poteri di moderatore (poteri che potrebbero anche essere donati ad altri membri della stanza). Tre le differenti modalità con cui creare la nuova room: Open, Social e Closed. I nomi parlano chiaro perché si avrà la possibilità di aprire una stanza completamente pubblica dove tutti potranno entrare liberamente. Se invece si vorrà creare una stanza solo per pochi intimi ossia dove le persone potranno entrare solo ed esclusivamente se invitate si dovrà creare una stanza Closed e in questo caso la stanza non sarà visibile agli altri pubblicamente. E poi la Social che sarà invece visibile solo alle persone interconnesse tra di loro ossia quelle che ogni utente segue.
Le varie stanze vengono proposte sulla Home principale dell’applicazione in una sorta di lista verticale con in alto, fissati, gli appuntamenti della giornata per le stanze che sono state ”programmate”. E poi via via tutte le altre rooms già attive in quell’istante. Facile trovare quella più interessante visto che ogni stanza potrà menzionare il proprio topic, ossia l’argomento su cui basare la conversazione. Oltre a questo è presente in alto l’icona della lente che permetterà di fare una ricerca specifica per trovare gli utenti su Clubhouse o anche per le stanze su di un argomento specifico.
C’è poi anche la sezione degli inviti. Sì, perché come detto in apertura per il momento Clubhouse è un ”circolo per pochi eletti” che possono entrare solo se vengono invitati dagli altri già dentro. Ogni nuovo utente ha la possibilità di sfruttare 2 o 5 inviti personali da donare a chi meglio vuole. C’è anche la sezione ”Upcoming” ossia una pagina in cui l’app non fa altro che riepilogare tutte le stanze e le conversazioni in programma durante la giornata. Una sorta di agenda che permetterà di non perdere mai una conversazione di interesse. E infine la campanella che indica la sezione “Activity” ossia la vera sezione delle notifiche dove vengono menzionati all’utente tutti i nuovi follower ma anche tutte le conversazioni a cui lui stesso ha chiesto la notifica.
Privacy e sicurezza: più facile con la sola voce?
Quando si parla di Social non si può non pensare subito alla Privacy e alla sicurezza per gli utenti. In questo caso Clubhouse sembra partire avvantaggiata visto che l’esperienza vocale è più semplice da proteggere rispetto ad una piattaforma dove tutto viene scritto e reso visibile. Se l’utente è un mero ”ascoltatore” chiaramente l’applicazione lo lascia in muto e non interviene nell’attivare il suo microfono. Di fatto se l’ascoltatore diviene uno speaker tutte le conversazioni risultano criptate e si dissolvono nel momento in cui la stanza viene disattivata e quindi chiusa.
Chiaramente le regole sono quelle di un classico social. L’iscrizione avviene con il proprio nome e cognome e numero di telefono ed è possibile solo dopo aver compiuto 18 anni. In essa non sono consentiti “abusi, bullismo e molestie nei confronti di nessuna persona o gruppo”. Tutti possono segnalare queste situazioni. In questo caso seppure violenza e incitamento all’odio siano vietati, come detto, le eventuali infrazioni devono sempre passare da una segnalazione egli utenti. E visto che alla chiusura della stanza il social cancella gli audio, i tempi e i modi di una possibile indagine sono ristretti. Sarà dunque efficace effettuare una segnalazione in tempo reale durante la conversazione. Secondo il regolamento, nel caso in cui l’indagine interna desse esito positivo, la piattaforma prevede una serie di provvedimenti, che vanno dall’ammonimento alla sospensione, fino all’espulsione e alla segnalazione alle forze dell’ordine.
Clubhouse e il suo futuro
Tutto bello o forse non tutto. Se da una parte Clubhouse sembra aver catturato l’attenzione di tutti coloro ingordi di social network è altrettanto palese che ci sono dei limiti che al momento l’applicazione non risolve e che riguardano non solo cose pratiche come l’esistenza solo su iOS ma anche cose più legali come il GDPR. Da una parte infatti la nuova piattaforma è per ora disponibile solo sugli smartphone di Apple, come spesso accaduto anche con altre applicazioni in sviluppo. La volontà degli sviluppatori è chiaramente quella di ampliare l’accesso anche a coloro che sono in possesso di uno smartphone Android ma i tempi non sono ancora noti. Questo aspetto chiaramente taglia, e di molto, l’accesso alla maggior parte degli utenti che magari sono in possesso di un solo smartphone e per giunta Android.
Altro limite è senza dubbio quello degli inviti. Gli utenti che posseggono già un account e sono entrati in Clubhouse hanno a disposizione un numero fortemente limitato di inviti per altre persone. In questo caso 2 o al massimo 5. Tutto ciò comporta una limitazione forte per quanto concerne l’espansione del social in tempi in cui invece è proprio la velocità di diffusione che rende una piattaforma più o meno interessante per i nuovi digital.
Altro aspetto importante riguarda anche l’impossibilità, più o meno generica, di moderare “super partes” una stanza e i loro argomenti. Sì, il moderatore può togliere la parola ad uno speaker ma non c’è modo di evitare che vengano create delle rooms in cui magari si diffondono fake news o si discutono argomenti poco legali. È accaduto già che in alcune stanze create ad hoc si parlasse di attentati terroristici in cui sono uscite affermazioni poco veritiere o addirittura pericolose. Il piano per moderare meglio queste situazioni non è chiaro e questo potrebbe essere poco vantaggioso per l’intera piattaforma, una volta presa d’assalto.
E poi c’è anche la questione dei contatti. L’applicazione infatti, come altri social, non fa che chiedere in fase di registrazione di poter accedere alla rubrica completa presente nel proprio smartphone in modo da poter rendere più facile l’invio degli inviti ai propri amici o conoscenti o colleghi. A detta di esperti di cybersecurity, Clubhouse non rispetterebbe i requisiti del Regolamento europeo sulla privacy, il GDPR. Questo perché nella dichiarazione del social sulla protezione dei dati degli utenti non viene menzionata una spiegazione su dove finiscano i dati importati della rubrica.
Di fatto, almeno al momento, Clubhouse sembra essere più che una mera piattaforma social, un vero e proprio club di esperti digital, imprenditori, marketer, esperti tech e altri del settore che si incontrano, chiedono consigli, parlano delle loro esperienze e mettono sul tavolo delle rooms argomenti più o meno interessanti. C’è quel sapore di podcast ”live”, quella volontà di creare un evento a cui partecipare ma da smartphone e c’è anche quell’essenza di nuovo che poi tanto nuovo forse non è.
Per ora però sembra funzionare: l’app si ascolta bene, il sistema è fluido e tutti sembrano essere davvero contenti di poter parlare con altri anche a distanza di chilometri e non davanti ad una classica videocamera del proprio computer.
Quest’anno è cambiato il modo di vivere il digitale, sono esplosi i consumi dello streaming e delle piattaforme per lavorare, è aumentato di oltre il 100 per cento la pubblicazione di video e di fotografie.
“Durante il primo lockdown le persone hanno combattuto il distanziamento sociale sfruttando la messaggistica e raddoppiando i normali flussi di chiamate per potersi tenere in contatto” fa ad esempio sapere Facebook. “Ma sono cambiate anche le modalità di interazione, ad esempio le chiamate di gruppo – quelle con tre o più partecipanti – aumentate di oltre il mille per cento solo a marzo. E ad aprile, oltre tre milioni di italiani erano parte di gruppi locali impegnati a offrire supporto durante l’emergenza Covid-19”.
“Andrà tutto bene” lo ricorderemo a lungo. Un messaggio che ha unito quattro milioni di persone quando il nostro Paese venne colpito duramente dalla prima ondata. E poi ovviamente “Io resto a casa”. Google fra le parole più cercate mette al primo posto “Coronavirus”, seguito da “Elezioni Usa”, “Nuovo Dpcm” e “Diego Armando Maradona”.
Il 2020 infatti è stato l’anno di lutti eccellenti che vanno dall’ex campione argentino a quello del basket Kobe Bryant fino a Paolo Rossi. E poi i musicisti Ezio Bosso e Ennio Morricone, l’attore Sean Connery, i comuni cittadini come George Floyd che negli Usa ha innestato la protesta di “Black Lives Matter”.
La rivolta in America seguita dall’uccisone di Floyd è stata fra i temi più discussi su Facebook, anche se in cima alla lista in Italia c’è il concerto di Andrea Bocelli da Piazza del Duomo a Milano. Seguono l’esplosione nel porto di Beirut e le proteste ad Hong Kong. Proteste delle quali il social network cinese TikTok, grande protagonista del 2020 sia per la crescita di utenti sia per essere stato al centro dello scontro fra Washington e Pechino, non fa menzione. Cita invece fra le parole d’ordine più usate gli hashtag #IoRestoaCasa, #ActivePlank, #UsoLaMiaVoce: #AmoIlMioCorpo e #MuseoaCasa.
Google classifica anche le richieste di imparare a fare qualcosa; i primi in questo ordine: come imparare a fare il pane, come costruire le mascherine antivirus, come fare il lievito di birra, la pizza, il lievito madre, gli gnocchi.
Di certo che il 2020, fra le tante cose, sia stato un anno d’oro per il digitale entrato definitivamente nella vita di tutti, anche di coloro che fino a ieri lo frequentavano solo di sfuggita.
Linguisti e sociologi lo ripetono ormai da tempo: internet continua a cambiare il modo di comunicare; in questo articolo ci occuperemo dei cambiamenti riguardanti la scrittura, in particolar modo quelli relativi alle chat. A chi non è capitato di esprimersi in chat in modo semplice e immediato, sostituendo le parole con caratteri brevi ma ricchi di significato?
Tra i “monosillabi” più utilizzati troviamo soprattutto gli acronimi in inglese, alcuni di essi entrati a far parte ormai anche della nostra lingua. Abbreviazioni che è diventato fondamentale conoscere se si vuole comprendere una conversazione a pieno ed evitare così di incorrere in magre figure. E sarebbe sbagliato pensare che a utilizzare questi nuovi anglicismi siano soltanto le classi di età più giovani, figli delle nuove tecnologie: i cambiamenti linguistici infatti riguardano tutti e si manifestano nelle conversazioni scritte di qualsiasi tipo e genere. Anche in quelle meno informali. Se non volete restare indietro è quindi importante impararne qualcuno. Ecco una lista degli acronimi più utilizzati su internet.
Gli acronimi più utilizzati su Internet
ASAP: acronimo di “as soon as possible“, che in italiano può essere tradotto con “il più presto possibile”.
GMAB: “give me a break”, ossia “concedimi una pausa”, utile quando si vuole chiedere a qualcuno di lasciarci in pace, di darci una tregua.
HAND: la parola in inglese significa mano, ma l’acronimo sta per “have a nice day“, in italiano “buona giornata”. Potremmo utilizzarlo per terminare una conversazione.
OMG, ovvero “oh My God“, “oh mio Dio!”. Può essere utilizzato per esprimere stupore, sorpresa.
ILY: “I love you“. Tra i più utilizzati, non ha bisogno di traduzione.
JFTR: “just for the record“, cioè “giusto per la cronaca”.
JK: “just kidding“, che tradotto sarebbe “sto solo scherzando” o è “solo una battuta”.
LMK: “let me know“, “fammi sapere”.
LTNS: “long time no see“, ossia “non ci vediamo da tanto tempo!” Potremmo usarlo per introdurre una conversazione
LOL: “laugh(ing) out loud“, letteralmente significa “rido” o “sto ridendo molto forte”. Può essere paragonato al nostro “hahahhahaha”.
BRB: “be right back“, cioè “sarò di ritorno molto presto”.
CU: “see you“, la C gioca con la pronuncia in inglese della parola see e significa “ci vediamo”. Utilizzato spesso per chiudere una conversazione.
DND: “do not disturb“, ossia “non disturbare”. Da impostare come status quando non vogliamo essere disturbati dai nostri contatti.
Questi sono alcuni degli acronimi più utilizzati nelle chat e nelle conversazioni su internet. Vi conviene impararli il più presto possibile, anzi ASAP.
Anche se WhatsApp risulta ancora essere l’app di messaggistica più usata, chi non si rinnova è perduto. Così si sta lavorando per permettere di utilizzare WhatsApp con una modalità di collegamento multiplo su più dispositivi contemporaneamente con lo stesso numero di telefono.
Ad oggi l’account è legato alla SIM dell’utente. Ora però concorrenti come Telegram, che danno all’utente la possibilità di una modalità di collegamento multiplo, stanno prendendo sempre più piede e per questo è arrivato il momento di cambiare anche per WhatsApp.
Multiconnessione
Precedentemente , un grande passo avanti è stato fatto con la possibilità di accedere a WhatsApp da un computer o da un tablet, attraverso la versione Web, sia da browser che scaricandola e installandola direttamente sul nostro Pc. Gli sviluppatori dell’app di messaggistica di proprietà di Facebook puntano alla multiconnessione.
Magari , visto che si è in vena di cambiamenti, speriamo che in futuro si possa usare WhatsApp senza badare troppo ai media che si ricevono, questo eviterebbe di riempire il proprio smartphone, creando spesso seri problemi di saturazione della memoria, costringendo a backuppare una grande quantità di dati su una sd. Insomma proprio come funziona Telegram, che in questo risulta essere ancora nettamente superiore all’app di messaggistica in questione.
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