Uno dei problemi più comuni nel modificare il file Hosts di Windows è quello di non avere i permessi come amministratore.
I motivi per cui potreste voler modificare il file hosts di Windows possono essere diversi e in questa guida vediamo come modificarli non avendo gli accessi da amministratore oppure anche avendoli visto che a volte si potrebbe avere comunque difficoltà.
Come fare se avete già un account amministratore
Se siete già sicuri di avere un account amministratore potete passare già avanti al percorso in cui trovare il file hosts, altrimenti per verificare che siate amministratore ecco cosa dovrete fare:
Aprite da Start di Windows le Impostazioni tramite l’icona con l’ingranaggio;
Selezioniamo la voce Account;
Ora nella schermata che visualizziamo potremo già vedere se siamo Amministratore o meno, sotto il nostro nome;
In caso non ci sia la voce Amministratore potremo creare un account Amministratore andando in Famiglia e altri utenti ->Aggiungi un altro utente a questo PC
Al nuovo utente potremo dargli gli accessi come Amministratore;
Riavviamo il computer e colleghiamoci con il nuovo utente creato.
Modificare File Hosts Windows
Vediamo ora come e dove trovare il file hosts di Windows:
Colleghiamoci al seguente percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Sul file hosts clicchiamo con il tasto destro del mouse e selezioniamo Apri Con…
Selezioniamo il programma Blocco Note di Windows e modifichiamo il File come vogliamo
Una volta concluso salviamo il file in modo da sovrascrivere il precedente. Potremo cliccare su X oppure dal menu File-> Salva.
Se avete fatto tutto correttamente ora dovremo riuscire a fare quello che ci serve con la modifica del file hosts.
Come fare se non avete un account Amministratore
In caso di problemi potremo ovviare l’account amministratore procedendo in questo modo:
Torniamo sempre nel percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Copiamo e incolliamo il file per sicurezza in una cartella qualsiasi o sul Desktop in modo da poterlo recuperare in caso di problemi
Ora Apriamo con il Blocco Note il file Hosts e copiamo il suo contenuto in un altro nuovo File Blocco Note aggiungendo quello che ci serve
Salviamo il nuovo File con il nome Hosts dove successivamente potremo vedere il file salvato come Hosts.txt
Ora andiamo sulle impostazioni della cartella andando in Visualizza -> Opzioni
Modifica file host
Nella schermata Visualizzazione andiamo a togliere la spunta su Nascondi le estensioni per i tipi di file conosciuti e clicchiamo su Applica
Ora il nostro file Hosts.txt si chiamerà semplicemente Hosts che potremo trascinare nel percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Ci siamo dovreste essere riusciti a modificare il file hosts di Windows senza avere i permessi di amministratore.
Chi non è esperto del settore può ritrovarsi a fare confusione e non capire la sostanziale differenza che c’è tra modem, router e access point, in questo articolo cercheremo di chiarire il loro funzionamento e i ruoli che svolgono quando si decide di effettuare una connessione alla rete per la navigazione web.
Capire cos’è un modem, un router e un access point e come funzionano, è fondamentale per fare delle scelte consapevoli in merito alla tipologia di connessione che si vuole installare in un ambiente, che sia casa o ufficio.
Solitamente, se ci si può collegare ad internet senza avere dei grossi problemi è merito del modem e del router. Questi difatti permettono di entrare a far parte della Rete e scambiare dati con il server che si utilizza e con i tanti altri utenti collegati.
Conoscere anche solo le funzionalità base di questi apparecchi è utile per non commettere errori quando si deve installare una rete internet. Avere delle esigenze e conoscere il dispositivo che meglio può soddisfarle è senza dubbio essenziale per fare le scelte migliori.
Andiamo a scoprire la differenza che c’è tra modem, router e access point, parlando delle loro funzionalità e di come sono utili a seconda dei casi.
Che cos’è un Modem
Il modem è un dispositivo di rete che permette la ricetrasmissione di informazioni sfruttando la linea telefonica analogica, lavora da intermediario tra l’operatore telefonico e l’utente finale, è fondamentale per il funzionamento della rete.
Il nome Modem è un acronimo che sta per Modulatore e Demodulatore del segnale che trasporta le informazioni attraverso i cavi del telefono. Il suo compito è quello di tradurre i segnali elettromagnetici in arrivo dalla linea telefonica in dati digitali che possono essere compresi dal computer.
In termini più semplici, per modem si intende un dispositivo che permette di collegarsi a internet sfruttando una connessione ADSL/Fibra tramite modulazione e demodulazione degli impulsi elettrici.
Questo può essere analogico e digitale, interno ed esterno al dispositivo che si usa per navigare sul web. Solitamente il modem può essere collegato al pc con una porta usb, tramite chiavetta internet o via wireless.
Che cos’è un Router
Se il modem serve per collegare il pc alla rete telefonica permettendo di utilizzare il servizio ADSL/Fibra, il router è un dispositivo elettronico che permette di instradare i dati tra le reti. Distribuendo in pratica la connessione contemporaneamente tra diversi terminali.
Questa comunicazione con vari terminali può avvenire tramite cavo ethernet o via wireless grazie a delle antenne, interne o esterne, presenti nel router.
Il router offre una sicurezza maggiore in rete perché permette di configurare e selezionare le porte di ingresso. Cosa che non è possibile fare con un modem, che è più sensibile ai rischi in rete.
È preferibile scegliere questo dispositivo se si ha intenzione di collegare più di un dispositivo ad internet. Inoltre, è possibile configurarlo per un solo utente e in modalità multiutente.
Alcuni modem con una forma di configurazione più avanzata permettono la funzionalità multiutente, ma essendo collegati tramite porta USB, quando sono collegati più dispositivi simultaneamente si può assistere a un funzionamento più lento.
Quindi viene spontaneo chiedersi: “cosa scegliere tra modem e router?” Se dovete acquistare un modem o un router e non sapete cosa fare, una buona soluzione potrebbe essere quella di decidere di acquistare un router con modem integrato. Dispositivi che hanno la funzione di modem ma che hanno anche le funzionalità di router. In questo modo è possibile soddisfare tutti i tipi di esigenza e di collegare più dispositivi contemporaneamente senza perderne in prestazioni.
Che cos’è un Access Point
Infine, parliamo dell’Access Point, un dispositivo che permette di trasformare una linea cablata in una rete wireless, permette ai dispositivi di collegarsi senza fili.
A differenza di un modem o router che si collegano direttamente alla linea, l’Access point necessita di essere connesso a sua volta al modem/router che dialoghi con la centrale dell’operatore telefonico.
Il segnale viene trasmesso tramite onde ad alta frequenza, da 2,4 GHz e i più nuovi 5 GHz, che sono le frequenze adottate dai comuni modem/router wireless ed altri apparecchi senza fili.
Bisogna fare attenzione a non confondere gli Access point con i Range Extender. Quest’ultimi catturano il segnale Wi-fi da un modem/router e lo ripetono in altre zone dell’ambiente circostante.
Alcuni modelli più recenti di ripetitore wireless sono dotati anche di funzionalità Accesso point. Vengono solitamente venduti in coppia e permettono di trasportare la connessione ad internet laddove non è possibile farlo con il solo modem/router.
È chiaro che la scelta di acquistare un Access Point viene successivamente a quella dello scegliere un modem o router, poiché senza questi dispositivi non è possibile utilizzarlo.
In commercio esistono diversi modelli di Access Point con delle funzioni aggiuntive. Queste permettono di avere un segnale più potente e di collegare un numero elevato di dispositivi senza risentirne in termini di qualità. La scelta va fatta tenendo conto del tipo di esigenze da soddisfare.
Vediamo cos’è il file hosts e a cosa serve. In questa guida vediamo passo passo come modificare il file hosts di Windows in base alle nostre esigenze.
Cos’è il file hosts
Il file hosts è un file di testo senza estensione utilizzato dal sistema operativo per mappare i nomi host negli indirizzi IP. Consente ad esempio di assegnare un IP arbitrario ad un nome di dominio (Es. dominio.it).
Come possiamo notare la sintassi del file è molto semplice: a ciascuna riga corrisponde una coppia di valori, il primo rappresentato da un indirizzo IP e il secondo dal nome del sito. È possibile aggiungere commenti anteponendo il cancelletto (#) alla riga da commentare.
A cosa serve
Ci sono diversi motivi per modificare il file hosts, di seguito ne elenchiamo alcuni:
Visualizzare anteprima sito web. Utile in caso di trasferimento di un sito web da un hosting ad un altro, in quanto possiamo visualizzare l’anteprima del sito web che andrà in produzione, e quindi controllare che tutto sia configurato correttamente, senza dover attendere l’aggiornamento dei DNS.
Bloccare accesso sito web indesiderato. È possibile usare il file hosts per impedire la navigazione di siti con virus o malware, oppure siti di spam.
Assegnare un nome mnemonico al router di casa. Per visualizzare la pagina di configurazione del tuo router casalingo, digitando non più il classico IP 192.168.0.1 ma un nome più facile da ricordare (es. router)
Importante!
Prima di procedere assicuriamoci che il nostro antivirus non abbia attiva l’impostazione che blocca la modifica del file hosts, in caso contrario dobbiamo disattivarla temporaneamente.
Nel caso di Avira Antivir:
Tasto destro sull’icona dell antivirus e clic su “Gestione Antivirus”
Selezionare la tab “Generali” quindi “Sicurezza”
Spuntare la casella “Proteggi il file host di Windows da modifiche”
Clic su Applica.
Aprire il file hosts in Windows
Per aprire il file hosts in scrittura è sufficiente utilizzare il classico Blocco Note di Windows:
Aprire il menù Start
Digitare blocco note
Tasto destro sull’icona del Blocco Note, selezionare Esegui come amministratore (Figura 1)
Se si apre la finestra di Controllo account dell’utente cliccare su Si
Selezionare File quindi Apri
Selezionare Tutti i file (.) dal menù a tendina in basso a destra
Sfogliare le cartelle fino a C:\Windows\System32\drivers\etc
Doppio clic sul file hosts (Figura 2)
Testare le modifiche al file hosts
L’immagine successiva mostra il contenuto di default del file hosts.
Se ad esempio vogliamo bloccare l’accesso al sito sitospam.it, posizioniamoci col cursore del mouse alla fine del file e digitiamo la seguente riga:
127.0.0.1 sitospam.it
Quindi dal menù del Blocco Note andiamo su Apri e Salva, apriamo il nostro browser preferito e proviamo a navigare sitospam.it.
Il sito risulterà irraggiungibile.
Se invece vogliamo accedere alla schermata di configurazione del router attraverso un nome facile da ricordare anziché digitare l’IP, dobbiamo aggiungere la seguente riga:
192.168.1.1 router
dove192.168.1.1 è l’IP per del nostro router casalingo.
Ripristinare il file hosts
Per poter ripristinare il file hosts allo stato originale eliminiamo la riga o le righe che abbiamo aggiunto, quindi salviamo nuovamente il file.
Assicuriamoci che le modifiche abbiano avuto effetto, in caso contrario dobbiamo svuotare la cache DNS locale, eseguendo questi semplici passaggi:
Aprire il menù Start
Selezionare Esegui
Digitare ipconfig /flushdns e premere Invio
Programmi per modifica file hosts
Se dovessimo trovare qualche difficoltà con la procedura manuale, possiamo modificare il file hosts con un programma specifico come ad esempio Hostsman, un piccolo tool freeware disponibile per Windows, oppure in alternativa Hosts File Editor+. Entrambi hanno un’interfaccia molto intuitiva da usare quindi facilitano la procedura di modifica del file.
Conclusioni
In questa guida abbiamo visto quanto sia semplice modificare il file hosts in Windows per cambiare il comportamento dei DNS in locale sul nostro PC, e come questa viene in aiuto nel caso di migrazione sito web da un server all’altro.
È un attacco hacker che non ha precedenti in Italia quello avvenuto la scorsa notte contro il sistema informatico della Regione Lazio. L’intrusione ha mandato in tilt il sistema di prenotazione del vaccino, ma potrebbe avere causato danni ben più gravi, minacciando la riservatezza dei dati sensibili del 70% degli abitanti di Roma e Province vicine che si erano vaccinati. Mentre il virus informatico è ancora attivo, i servizi di intelligence italiani ed europei stanno indagando per ricostruire l’accaduto. Dai primi accertamenti della polizia postale è emerso che l’attacco è partito dall’estero, anche se non è ancora stato possibile circoscrivere l’area geografica.
I dati sensibili di milioni di cittadini vaccinati a Roma e nelle provincie potrebbero finire nelle mani dei pirati del web, che hanno chiesto un ingente riscatto in bitcoin: informazioni di comuni cittadini, ma anche di politici, dirigenti e imprenditori. Si teme che la minaccia diventi nazionale.
Fonti di sicurezza fanno inoltre sapere che i pirati non hanno avuto accesso alle storie cliniche dei milioni di utenti registrati sul Ced regionale, visto che la violazione ha interessato l’area delle prenotazioni Cup e vaccinali che hanno permesso loro l’accesso ai dati anagrafici.
Attacco hacker alla Regione Lazio: le piste
I pirati informatici sono entrati utilizzando la postazione aperta di un dipendente degli uffici della Regione, scrive il quotidiano. Gli hacker hanno utilizzato un malware poco complesso: il loro intento non consisterebbe nel rubare i dati di milioni di persone, ma di sabotare l’intero sistema e rendere le reti inutilizzabili, causando così un danno molto difficile da riparare. La componente dell’attacco sarebbe, quindi, di matrice criminale e non politica: inizialmente era stata considerata la pista no vax. Ma gli inquirenti non escludono ancora nulla.
Secondo la prima informativa inviata agli organi di sicurezza, come riporta ‘La Repubblica’, non si sarebbe trattato un attacco di uno Stato straniero.
La paura, però, è che i dati sanitari della classe dirigente italiana possano essere venduti sul mercato nero. E inoltre che possa essere messa all’asta la capacità di sabotare la campagna vaccinale del Lazio.
Dalle indagini è emerso che l’attacco è partito dalla Germania, anche se potrebbe trattarsi anche solo di una triangolazione studiata per rendere non riconoscibile il luogo di partenza degli hacker.
Attacco hacker alla Regione Lazio: come sono entrati nel sistema
Gli hacker si sono introdotti nel sistema informatico della Regione Lazio non attraverso una mail, bensì da una postazione lasciata aperta. In pratica un computer collegato alla rete dell’agenzia Lazio Crea.
In queste ore, tra le cose, si sta tentando di capire se a lasciare aperta la postazione sia stato per caso o dimenticanza oppure volontariamente.
Da quella postazione è stato inserito un malware abbastanza comune, ma che, a causa dell’inadeguato sistema di protezione delle reti sanitarie della Regione Lazio, è riuscito ad arrivare fino al CED (il Centro di Elaborazione Dati della Regione Lazio, dove sono contenuti tutti i dati sanitari).
Al momento non risultano cancellati i dati.
Per bloccare l’attacco, però, i tecnici hanno dovuto spegnere il CED. La paura è che, una volta fatto ripartire, i dati possano essere cancellati o resi inutilizzabili.
Attacco hacker alla Regione Lazio: il riscatto
Nel pomeriggio di domenica è stata trovata una mail in cui veniva indicato un indirizzo mail a cui pagare il riscatto, senza però indicare la cifra.
Secondo attacco hacker alla Regione Lazio
Nella notte tra domenica e lunedì, all’1,30, i tecnici hanno tentato di riavviare il CED ma è partito un nuovo attacco hacker.
Alla fine di luglio del 2015, gli utilizzatori di computer più accaniti avevano un solo desiderio: installare Windows 10sul computer. L’obiettivo era facilitato dalla possibilità di scaricarlo gratis, grazie alla promozione offerta da Microsoft. Tuttavia, i possessori di un vecchio PC tuttavia hanno desistito, con il timore che installare Windows 10 sul PC lento e datato, potesse essere troppo azzardato. Vi spieghiamo, in cinque mosse, come installare Windows 10 sul vecchio computer, senza ricorrere a particolari stratagemmi come fare Overclock della CPU.
Primo Consiglio: disattivare gli effetti Aero
Windows 10 è un sistema operativo moderno e come tale, deve supportare gli effetti grafici Aero. Ma di cosa stiamo parlando? I Windows Aero sono alcune funzionalità grafiche gradevoli, anche se inutili dal punto di vista funzionale del computer. Si tratta di aspetti grafici introdotti a partire da Windows Vista che, seppure apparentemente semplici, possono contribuire al rallentamento delle performance nei computer più lenti e datati. Windows 10 supporta tre tipi di effetti grafici principali. Ovvero: Aero Snap, Aero Peek e Aero Shake.
Aero Snap, ingrandimento, iconizzazione e affiancamento delle finestre dall’angolo dello schermo. Aero Peek effetto di trasparenza nelle finestre sul desktop. E la terza Aero Shake effetto che consente di minimizzare una finestra aperta, tramite lo scuotimento del mouse, conservandone una sola attiva e nascondendo le altre.
Installare Windows 10 sul PC Lento, disattivando gli effetti Aero Windows
Come disattivare l’effetto Aero Snap
Premere la combinazione di tasti Win+S per accedere al menu di ricerca;
Digitare “Centro Accessibilità” e cliccare sul risultato;
Selezionare l’opzione “Facilita l’utilizzo del mouse”;
Selezionare l’opzione “Evita disposizione automatica delle finestre quando vengono spostate sul margine dello schermo”;
Premere Ok e chiudere il centro accessibilità.
Come disattivare l’effetto Aero Peek
Premere la combinazione di tasti Win+S per accedere al menu di ricerca;
Digitare “Impostazione dellaBarra delle applicazioni” e cliccare sul risultato;
Deselezionare l’opzione “Usa Aero Peek per visualizzare del desktop quando si sposta il mouse sul pulsante Mostra desktop…”;
Premere Ok.
Come disattivare l’effetto Aero Shake
Premere la combinazione di tasti Win+R;
Digitare “Regedit” per richiamare il registro di sistema e premere invio;
Nella parte destra della finestra cliccare su uno spazio bianco con il tasto destro;
Scegliere Nuovo/Valore DWORD (32 bit);
Assegnare il nome alla chiave “DisalowShaking” con valore 1;
Premere Ok;
Uscire dal registro e riavviare Windows.
Come disattivare tutti gli effetti Areo e migliorare le prestazioni di Windows 10
Premere la combinazione di tasti Win+S per accedere al menu di ricerca;
Digitare “Prestazioni” e selezionare “Modifica l’aspetto e le prestazioni di Windows”;
Sotto il TAB “Effetti visivi”, selezionare “Regola in modo da ottenere le prestazioni migliori”;
Premere Ok.
Secondo Consiglio: bloccare l’aggiornamento dei Driver
Le nuove policy di Windows Update, prevedono che l’aggiornamento dei driver di sistema avvenga in maniera automatica. In altre parole assieme al resto degli update. L’aggiornamento dei driver di vecchie periferiche, connesse a computer datati, potrebbe essere azzardato e deleterio. Tuttavia, esiste un sistema per bloccare l’aggiornamento dei driver con Windows 10 e precedenti versioni. Per bloccare l’aggiornamento dei driver con Windows update, seguire questa procedura:
Digitare la combinazione di tasti Win+S per effettuare una ricerca;
Digitare “Gestione Dispositivi” e selezionare il risultato;
Individuare la periferica che si vuole escludere dagli aggiornamenti;
Cliccarci sopra con il tasto destro, selezionando Proprietà;
Cliccare sul TAB Dettagli;
Dal menu a tendina del campo Proprietà scegliere ID hardware;
Selezionare l’intero identificativo della periferica;
Cliccarci sopra con il tasto destro e premere copia;
9. Premere la combinazione di tasti Win+R;
10. Digitare “gpedit.msc” per accedere alla console dei criteri di gruppo;
11. Nella parte sinistra, sotto “Configurazione Computer”, selezionare Modelli Amministrativi\Sistema\Installazione Dispositivi\Restrizioni per l’installazione di dispositivi
12. Nella parte sinistra cliccare due volte su “Impedisci l’installazione dei dispositivi che corrispondono a uno di questi ID”;
13. Cliccare su Attiva;
14. Selezionare Mostra e incollare, uno alla volta, gli ID hardware selezionati nel punto 7;
15. Cliccare su OK per chiudere la finestra di “Mostra Contenuto”;
16. Cliccare su Applica e Ok per applicare le modifiche;
17. Chiudere l’editor dei criteri di gruppo locali e tornare a Windows.
Terzo Consiglio: disattivare il servizio di ricerca
Ne abbiamo già parlato nell’articolo che spiegava i metodi su come velocizzare Windows 10, ovvero delle decine di servizi di Windows, alcuni possono essere “sacrificati” per velocizzare il computer lento. Disattivare il servizio Windows Search potrebbe essere una mossa intelligente per migliorare le prestazioni del PC. Sia chiaro: la disattivazione del servizio di ricerca di Windows non implica l’impossibilità di effettuare ricerche di file e documenti sul computer, ma potrebbe rallentarne le funzionalità.
Per disattivare il servizio Windows Search seguire questa procedura:
Premere il tasto Windows + R (contemporaneamente) per accedere ad Esegui;
Accedere ai servizi di Windows digitando services.msc e INVIO;
Dalla lista dei servizi, individuare Windows Search e fare doppio click;
Nel menu a tendina “Tipo di Avvio” selezionare “Disabilitato”;
Premere OK e Riavviare il computer.
Quarto Consiglio: disinstallare le app preinstallate
Le app di Windows 10 sono davvero molte, spesso utili ma all’accortezza futili e sacrificabili. Purtroppo, alcune di esse sono preinstallate nel sistema operativo e di conseguenza su computer lenti o datati potrebbero rappresentare un problema. Esistono due metodi per disinstallare le app: il primo metodo automatizzato, consiste cliccare con il tasto destro sull’app dal menu avvio e premere disinstalla. Il secondo metodo, permette di disinstallare app in sequenza, utilizzando la console Powershell.
Come disinstallare le app di Windows 10 con Powershell:
Digitare la combinazione di tasti WIN+S;
Nel box di ricerca digitare Powershell;
Cliccare con il tasto destro sul risultato di ricerca e premere Esegui come amministratore;
Digitare Get-AppXpackage e premere INVIO per visionare l’elenco della app installate;
Per rimuovere singole app, utilizzare la sintassi “Get-AppXpackage nomeapp | Remove-AppxPackage;
Comandi PowerShell per disinstallare le app principali di Windows 10
Disinstalla 3D Builder Get-AppxPackage *3dbuilder* | Remove-AppxPackage Disinstalla Alarms and Clock Get-AppxPackage *windowsalarms* | Remove-AppxPackage Disinstalla Calculator Get-AppxPackage *windowscalculator* | Remove-AppxPackage Disinstalla Calendar and Mail: Get-AppxPackage *windowscommunicationsapps* | Remove-AppxPackage Disinstalla Camera Get-AppxPackage *windowscamera* | Remove-AppxPackage Disinstalla Get Office Get-AppxPackage *officehub* | Remove-AppxPackage Disinstalla Get Skype Get-AppxPackage *skypeapp* | Remove-AppxPackage Disinstalla Get Started Get-AppxPackage *getstarted* | Remove-AppxPackage Disinstalla Groove Music Get-AppxPackage *zunemusic* | Remove-AppxPackage Disinstalla Maps Get-AppxPackage *windowsmaps* | Remove-AppxPackage Disinstalla Microsoft Solitaire Collection Get-AppxPackage *solitairecollection* | Remove-AppxPackage Disinstalla Money Get-AppxPackage *bingfinance* | Remove-AppxPackage
Quinto consiglio: gestire l’esecuzione automatica dei software
Windows è un sistema operativo intelligente e furbo. La prassi comune di questo e di altri sistemi operativi è quella di caricare in memoria alcuni servizi o programmi per facilitarne il funzionamento e di conseguenza migliorare le performance. Quando premiamo il bottone di accensione del computer, avviamo un processo infinito, che da una parte avvia il caricamento del sistema operativo e dall’altra richiama tutte le app in background, ospitandole in memoria. Va da sé comprendere che in più saranno numerose e pesanti i processi in memoria e maggiori saranno le ripercussioni sulle prestazioni del computer.
Come disattivare l’avvio automatico dei programmisu Windows 10
Cliccare su Gestione Attività;
Accedere al Tab Avvio;
Cliccare su app e programmi da escludere e selezionare Disabilita;
E’ emersa nei giorni scorsi la nuova vulnerabilità zero-day di Windows critica: PrintNightmare. Prende di mira il servizio Print Spooler di Windows, che gestisce il processo di stampa all’interno del sistema operativo, e permette di eseguire delle righe di codice non autorizzate da remoto. Microsoft, successivamente, ha confermato che la vulnerabilità conosciuta come CVE-2021-34527è presente in tutte le versioni di Windows. L’azienda ha anche divulgato alcuni consigli di mitigazione per bloccare gli attacchi che prendono di mira questa vulnerabilità
Controllo dei server da parte di malintenzionati
Come riporta Bleeping Computer, questo bug di esecuzione del codice remoto (RCE), ora tracciato come CVE-2021-34527, ha un impatto su tutte le versioni di Windows, secondo quanto afferma Microsoft, con la società che sta ancora indagando se la vulnerabilità sia davvero sfruttabile su tutte. CVE-2021-34527 consente agli aggressori di assumere il controllo dei server interessati tramite l’esecuzione di codice remoto con privilegi di sistema in quanto consente loro di installare programmi, visualizzare, modificare o eliminare dati e creare nuovi account con diritti utente completi.
La società ha aggiunto in un avviso di sicurezza appena rilasciato che PrintNightmare è già stato sfruttato almeno una volta. Microsoft non ha voluto condividere altri dettagli, come chi c’è dietro lo sfruttamento scoperto (se hacker o security researchers). Tuttavia, in un report separato, Microsoft afferma che gli aggressori stanno attivamente sfruttando la zero-day PrintNightmare.
Al momento non sono disponibili delle patch per poter risolvere questa vulnerabilità, Microsoft infatti sta ancora indagando sul problema e sta lavorando a una soluzione. L’azienda ha anche fugato i dubbi riguardo il bug affermando che è “simile ma distinto dalla vulnerabilità assegnata a CVE-2021-1675”, corretta a giugno.
In ogni caso Microsoft ha condiviso alcune misure di mitigazione per impedire agli aggressori di assumere il controllo dei sistemi vulnerabili. La prima soluzione è quella di disattivare il servizio interessato, ma non si potrà più stampare né in locale né in remoto; la seconda invece è quella di disattivare la stampa remota tramite i Criteri di Gruppo, mantenendo attiva la stampa locale dal dispositivo direttamente collegato alla stampante.
Con un emendamento della Camera al Decreto Sostegni, lo smart working ha trovato estensione fino a fine 2021. Prorogando lo status quo che è andato affermandosi durante i mesi della pandemia. In particolare la Camera ha approvato un “fringe benefit” detassato per lavoratori in smart working portato anzitempo a quota 516,46 euro (di fatto raddoppiandolo) e così mantenuto fino a fine anno (nonostante sia stato fin qui ancora poco sfruttato). Ogni intervento più radicale sul tema “home working” sarà possibile dunque a partire dal 2022. Nel frattempo il voto dei deputati ha voluto porre l’accento sulle misure con cui aziende e lavoratori possono affrontare questo periodo di adattamento ad una nuova realtà che sta andando via via istituzionalizzandosi.
Questa misura dovrebbe consentire ai datori di lavoro di elargire bonus ai dipendenti che si organizzano in casa con l’acquisto di beni e servizi utili all’allestimento di una postazione di lavoro domestica.
Fringe benefit: soglia di esenzione
L’articolo 6-quinquies del dl 41/2021 prevede che, anche per il 2021, «l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito» in base all’articolo 51 del Testo unico imposte sui redditi (dlgs 917/1986), sia elevato a 516,46 euro (il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti normalmente). Si tratta dell’estensione di una misura già prevista dal Decreto Agosto (all’articolo 112). I fringe benefit possono essere destinati a diverse spese, catalogabili come welfare aziendale. Questo di fatto può favorire lo smart working laddove si ricorra a piattaforme che offrono beni e i servizi per il lavoro da remoto, non solo beni tecnologici ma anche arredi per ufficio domestico, ad esempio.
Benefit per lo smart working
Il benefit contempla spese in mobili per l’ufficio, scrivanie, sistemi di illuminazione e altro ancora. Da una parte v’è una mano tesa ad aziende e dipendenti affinché possa essere semplificato il ricorso allo smart working. Dall’altra v’è un indiretto incentivo per il rilancio di aziende duramente colpite in questi mesi. Ad esempio, tutto il settore della produzione di mobili e strumenti ergonomici per il lavoro di ufficio.
Lo smart working è uno dei cambiamenti nel mondo del lavoro abilitati dalla pandemia. In base alla stragrande maggioranza delle analisi di mercato, è destinato a restare anche nel new normal. Secondo la survey sulle PMI innovative di Willis Tower Watson, solo il 17% delle imprese non prevede di cambiare le proprie policy rispetto al passato, mentre il 39% prevede di far lavorare in smart working i propri dipendenti per un determinato numero di giorni alla settimana e il 33% continuerà il lavoro agile senza vincoli di orario da rispettare. Un caso studio condotto sull’INAIL indica che quasi la totalità dei rispondenti riterrebbe utile lavorare ancora in modalità di lavoro agile.
Con 516,47 euro è sicuramente possibile acquistare una scrivania, una luce dedicata e una seduta ergonomica. Tutta strumentazione minima essenziale per l’allestimento di una postazione comoda e sicura. Spendendo di più ci si può sistemare ancor meglio, attrezzandosi davvero con tutto quanto necessario, ma nel fringe benefit non vuole esserci la soluzione ad ogni problema: vuole celarsi semmai una mano tesa, un incoraggiamento, un modo per avvicinare le parti e favorire un passo utile e virtuoso. Per le decisioni permanenti è tutto rinviato all’anno 2022, quello che si auspica depurato dalle deviazioni della pandemia.
A chi di noi non è mai capitato di non riuscire a trovare la borsa, lo zaino o le chiavi di casa? A risolvere il problema ci pensa l’AirTag di Apple: agganciamo il piccolo gadget al portachiavi, mettiamone uno nello zaino e questi piccoli dischetti grazie alle tecnologie Bluetooth ,e UWB ci permettono di ritrovare gli oggetti smarriti. Saranno in grado di ritrovarli usando l’applicazione “Dov’è“.
La cosa interessante è che questo sistema non funziona solo nel ristretto raggio d’azione della connessione Bluetooth (per esempio per trovare il mazzo di chiavi smarrito in casa). Tale sistema esegue il tracciamento in tutto il mondo in modo del tutto anonimo.
Questa tecnologia infatti sfrutta la connessione alla rete di milioni di dispositivi Apple.
Così se abbiamo smarrito lo zaino in cui avevamo inserito un AirTag, sarà sufficiente che questo entri nel raggio d’azione di qualcuno che ha un iPhone o un iPad per permetterci di ricevere un segnale che ci indica dove si trova. Naturalmente per le ricerche ravvicinate il dispositivo può anche emettere suoni per essere subito localizzato.
Ogni AirTag è dotato del chip Ul progettato da Apple. Quest’ultimo utilizza la tecnologia Ultra Wideband, abilitando il Precision Finding per gli utenti di iPhone 11 e iPhone 12.
Questa tecnologia avanzata può determinare con maggiore precisione la posizione di un AirTag perso quando si trova nel raggio d’azione.
In caso contrario il sistema userà la classica tecnologia Bluetooth. Invece, per quanto riguarda le ricerche a distanza, tutto è gestito tramite crittografia end-to-end in modo che solo il proprietario del dispositivo smarrito abbia accesso ai suoi dati di posizione e nessuno, inclusa Apple, possa tracciare l’identità o la posizione del dispositivo che ha aiutato a trovarlo.
Se qualcuno trova un AirTag smarrito, può toccarlo utilizzando il proprio iPhone o qualsiasi dispositivo compatibile con NFC. A questo punto verrà indirizzato a un sito web che visualizzerà un numero di telefono di contatto per il proprietario, se ne ha fornito uno.
L’AirTag è alimentato da una batteria sostituibile che dura circa 1 anno. Apple ha anche preparato una serie di accessori opzionali che consentono di agganciare con semplicità gli AirTag ai nostri oggetti. Un AirTag costa 35 €.
Il kit da 4 AirTag è proposto a 119 € e acquistandoli sullo store online di Apple è anche possibile personalizzarli.
Microsoft Teams è uno spazio di lavoro via chat concepito con in mente Office 365, e come suo complemento per la gestione del flusso di lavoro di aziende e organizzazioni. Annunciato alla fine del 2016, e poi lanciato ufficialmente nel Marzo 2017, comprende una suite di comunicazione completa, integrando chat testuale, riunioni video virtuali, storage su cloud e integrazione con applicativi di terze parti.
Inizialmente una semplice evoluzione di Skype for Business, è diventato un punto nevralgico dell’offerta della compagnia di Redmond per aziende ed organizzazioni di ogni composizione. È possibile considerare Microsoft Teams come la piattaforma di lavorocondiviso, creata da Microsoft e omologa per molti aspetti a quella di Google, denominata G Suite.
Ecco una breve guida all’uso di Microsoft Teams e allo sfruttamento delle sue potenzialità.
Come si usa
Come funziona Team, esattamente? Molte persone sono confuse dal suo funzionamento, in quanto non riescono a comprendere il modo in cui la piattaforma ed i servizi offerti da Microsoft Teams possano aiutare piccoli gruppi aziendali o grandi compagnie a migliorare la produttività.
Con Teams è possibile interagire in più persone sugli stessi file di lavoro, grazie all’integrazione con strumenti di lavoro Office tra cui anche Microsoft 365.
Se volete sapere come usare Microsoft Teams al meglio, sappiate che la sua forza risiede nella sua versatilità e le sue spiccate funzioni dedicate alla collaborazione e alla comunicazione. Si possono gestire ed integrare vari team all’interno di una stessa realtà aziendale, separati ma all’occorrenza capaci di collaborare insieme.
Per iniziare, collegati al sito dedicato a Microsoft Teams e clicca sui pulsanti “Scarica per il desktop” e “Scarica Teams“. Dopo qualche secondo, inizierà il download del file eseguibile per installare Teams (Teams_windows_x64.exe).
Al termine potrai avviare l’installazione di client di Teams con un doppio clic sul file in questione.
Il processo d’installazione di Teams inizia dopo che clicchi sul tasto “Esegui” ed è la stessa schermata di installazione del software che ti propone di effettuare l’accesso al tuo “account Microsoft” (quello da usare in Microsoft Teams). Inserisci, quindi, l’Indirizzo di accesso nel campo apposito, clicca sul pulsante “Accedi”, immetti anche la Password nell’apposito box e clicca, infine, sul pulsante “Accedi”.
Dato che è la prima volta che avvii Microsoft Teams dal tuo PC, l’installazione stessa ti notificherà la necessità di iscriverti a Teams, premendo il pulsante “Iscriviti a Teams“.
Una volta cliccato su quest’ultimo, chiudi la finestra e attendi l’apertura della pagina di iscrizione, da cui puoi cliccare sul pulsante viola “Iscriviti gratis“.
Per proseguire, inserisci ancora una volta il tuo indirizzo email e rispondi alla domanda Come si vuole usare Teams?. Nel caso scegliessi “Per il lavoro“, dovrai inserire le tue informazioni personali come amministratore, quindi “Nome, Cognome, Nome azienda e Paese o area geografica“.
La scelta “Per la scuola” richiede invece l’inserimento dell’indirizzo email in modo tale da iscriversi a “Office 365 Education“. Ovviamente, c’è anche la possibilità di iscriversi “Per amici e parenti” per un uso personale e gratuito.
Completata l’iscrizione apri il client di Microsoft Teams. Lo stesso programma riconoscerà l’associazione o l’azienda con cui sei iscritto a Teams. Nel caso ne avessi più d’una, potrai cambiarla tramite l’apposito menu a tendina e confermarla, cliccando sul tasto “Continua” collocato al centro.
A questo punto, la prima finestra che si apre ti avverte della creazione di un “link di collegamento” al tuo team, che puoi condividere con le persone con cui vuoi collaborare.
Clicca, dunque, sulla voce “Copia collegamento“, per poter incollare il link in questione e condividerlo con chi vuoi; dopodiché clicca sul tasto “OK“.
Bene, così facendo sei dentro il programma Microsoft Teams. La parte sinistra della schermata ti mostra il menu Team, il quale mostra il o i team di cui fai parte. In questa schermata, subito sotto la voce “Generale2, c’è un sottomenu del team, ovvero un canale: quest’ultimo può essere tematico, dedicato a un gruppo più specifico di collaboratori.
Per avviare una conversazione con il team, ti basta scrivere qualcosa nella barra bianca sotto con la scritta “Avvia una nuova conversazione“, mentre se intendi indirizzare un messaggio a una specifica persona puoi usare la formula “@nomeutente“.
Prima di fare questo però, potresti avere la necessità di aggiungere persone al tuo team. Questa operazione è fattibile cliccando sul pulsante “Aggiungi altre persone” posto nella parte centrale della schermata.
Il pulsante accanto, “Crea altri canali“, serve invece per aggiungere dei canali di conversazione a quello Generale già esistente.
Dal menu delle schede in alto puoi passare dal tab “Post” a quello “File2, utile per visualizzare l’elenco dei file del team, oppure a quello “Wiki” dove invece si condividono guide e nozioni importanti al gruppo.
Successivamente, c’è il menu “Chat” che viene popolato dalle conversazioni private o di gruppo alle quali si è preso parte. Anche qui è presente una funzione di “filtro“, più quella per “invitare persone2 (posta in basso), utile per creare nuove conversazioni.
Riunioni
Il menu successivo si chiama “Riunione” ed è utile nel caso volessi creare una Riunione immediata, oppure accedere allo strumento “Pianifica una riunione2. Con la prima scelta il programma ti chiede di inserire i nomi dei partecipanti, con la seconda, oltre ai nomi devi anche inserire data e orario.
Il terzultimo menu a sinistra è quello “Chiamate“, da cui puoi importare i contatti Skype,fare una chiamata tramite l’opzione “Composizione veloce“, sfogliare la lista dei tuoi “Contatti“, la “Cronologia” delle chiamate e ascoltare la “Segreteria” delle chiamate perse.
Per aggiungere un nuovo contatto da chiamare, clicca sulla voce “Contatti” e poi sul tasto “Aggiungi contatti“, al centro.
Esiste quindi sia la possibilità di comunicare personalmente con i membri del team, attraverso la chat privata singola o di gruppo. Cioè poter parlare all’intero gruppo di lavoro attraverso i post dei canali.
All’inizio sembra che tutta l’organizzazione sia confusionaria, ma la verticalità di Microsoft Teams è a tutto vantaggio di chi esige un controllo capillare sul flusso di lavoro. Il programma punta ad una efficiente comunicazione con tutti i membri dello staff che lavorano su di un obbiettivo comune.
App disponibile per tutte le piattaforme desktop (Windows/Mac/Linux) e mobile (Android/iPhone/iPad)
Versione web accessibile tramite browser
Organizzazione riunioni fino ad un massimo di 10.000 persone
Riunioni sicure con audio, video e condivisione schermo di alta qualità
Storage condiviso tra i membri del team
L’ultimo menu che puoi vedere, distaccato rispetto a quelli che ti ho descritto prima, è chiamato “App“. Si tratta di vere e proprie applicazioni da integrare in Microsoft Teams. Ce ne sono tra le più svariate, come YouTube, Wikipedia, Zoom e tantissime altre ancora.
Per facilitarti la ricerca delle applicazioni di tuo interesse, ti suggerisco di cliccare sulla barra “Cerca tutte” e digitarne il nome, oppure puoi aiutarti cliccando sulle “categorie” poste più sotto la barra di ricerca.
Questo è quanto puoi fare su Microsoft Teams, ma non è ancora tutto.
Infatti, è possibile regolare le impostazioni personali del profilo, come il proprio stato, il messaggio di stato e altre preferenze d’uso.
Per farlo, clicca da qualsiasi schermata sull’icona raffigurante un omino con un pallino verde accanto. Qui tramite il menu tendina che si apre, esprimi le tue preferenze. Oppure effettua un controllo degli aggiornamenti, così da assicurarti di usare sempre l’ultima versione di Teams.
Record di installazioni per Windows 10: raggiunti 1.3 miliardi di dispositivi. Il gruppo di Redmond ha celebrato il raggiungimento di un traguardo importante seppur con un ritardo significativo rispetto a quanto pronosticato inizialmente. Quello relativo al miliardo di dispositivi basati su Windows 10 presenti nel mondo.
Rispetto al passato, la strategia aggressiva di Microsoft per spingere i nuovi aggiornamenti sta evidentemente pagando i suoi frutti: i 4/5 degli utenti Windows dispongono dell’ultima versione del sistema operativo: ossia May 2020 (40,6%) o October 2020 (40,1%). Sul podio troviamo la versione 1909, che risale a novembre del 2019.
In questi giorni, insieme alla pubblicazione dei risultati finanziari raccolti con l’ultima trimestrale, la conferma di un ennesimo forte incremento: ora sono 1,3 miliardi i dispositivi attivi raggiunti su base mensile, che usano Windows 10. Un incremento di 300 milioni di nuovi utenti rispetto ai dati di Windows 10 annunciati lo scorso anno. Lo conferma il CEO Satya Nadella affermando che l’incremento è legato a doppio filo a quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno a livello globale.
Lo Smart working, determinante ai fini dei numeri riguardanti l’incremento, ha giocato un ruolo fondamentale spingendo molti ad acquistare un nuovo dispositivo (e licenza Windows 10 connessa) per rimanere operativi e lavorare da casa.
Il ruolo dello smart working
Tendenze legate a doppio filo alle dinamiche che sono andate innescandosi nel corso dell’ultimo anno, anzitutto in conseguenza della massiccia adozione su larga scala dello smart working. Anche la didattica a distanza ha fatto la sua parte.
Lo testimoniano le statistiche del mercato PC. In un tweet di Frank X. Shaw si legge inoltre del trend di crescita che ha interessato gli abbonamenti alle edizioni consumer della suite 365, per la prima volta oltre la soglia dei 50 milioni. A renderlo noto i vertici di Microsoft, in primis il CEO Satya Nadella nel suo intervento per commentare l’andamento positivo del business.
Nella relazione trimestrale relativa ai primi tre mesi dell’anno, Microsoft ha riportato un fatturato di 41,7 miliardi di Dollari contro i 41,04 miliardi stimati. L’utile netto è stato invece di 15,5 miliardi di Dollari, in crescita del 44% su base annua. In tema di frammentazione, stando al report di Ad Duplex, oltre l’80% dei circa 80.000 computer presi in considerazione esegue una versione 2020 della piattaforma.
Gli abbonamenti Microsoft 365 Consumer hanno superato la quota di 50 milioni.
Office 365 può contare su 300 milioni di utenti a pagamento.
Microsoft Teams annovera ben 145 milioni di utenti attivi al giorno.
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