Un Customer Relationship Management, o CRM, è un software di gestione delle relazioni di un’attività commerciale coi propri clienti ed è fondamentale per il business online. Il software permette di organizzare le informazioni di contatto, gestire relazioni, tracciare le interazioni sia online che offline con i clienti.
Utilizzando un CRM si potranno migliorare le relazioni commerciali, poiché consente di tracciare tutte le informazioni sui clienti, creando una rubrica che racchiude tutti coloro che hanno fatto acquisti o si sono avvalsi dei servizi offerti dall’azienda. L’attività potrà tenersi in contatto con i clienti già acquisiti inviando email, sms e coupon, oppure sviluppare nuovi contatti. Tutto questo può sembrare difficile, ma esistono strumenti che semplificano la guida di chi fa business online automatizzando il flusso di lavoro e permettendo a commercianti e imprenditori di concentrarsi sugli obiettivi finali da raggiungere.
CRM, cos’è e come funziona
La gestione del business online di un’attività passa quindi da una buona piattaforma CRM che consenta di mettere in atto azioni di marketing efficaci e in totale autonomia, consolidando la relazione coi clienti e acquisendone di nuovi. Questi software di gestione memorizzano le informazioni di contatto dei clienti, come email e numero di telefono, tengono traccia di acquisti e servizi, permettendo la profilazione dei clienti e delle loro abitudini in funzione di acquisti e ricerche, creando una importante rubrica dei contatti.
I CRM quindi permettono di aumentare la produttività e i ricavi, proponendo servizi e prodotti basati sulla profilazione del cliente, così da consolidare la relazione commerciale e avere più chance di ottenere una conversione, cioè portare a termine la vendita. Con diversi strumenti, le attività potranno attuare la propria strategia di marketing per far crescere il proprio business online.
CRM: dalla rubrica alle email, sms e coupon
Una solida e completa rubrica è il primo passo per un buon CRM, ma gli strumenti che consentono di creare la vera relazione con i clienti sono diversi: le email, gli Sms e l’invio di coupon personalizzati. Dalle semplici newsletter alle demo che propongono un prodotto o un servizio specifico, le campagne email sono tra gli strumenti più utilizzati. Si potranno inviare email a tutta la rubrica, oppure utilizzare la profilazione per dividere i contatti in mailing list, scegliere dei template predefiniti o inviare messaggi personalizzati.
I CRM consentono di attuare anche campagne via Sms, inviando messaggi promozionali ai propri contatti, per metterli a conoscenza di offerte, nuovi prodotti o servizi. Che siano inviati via email o via Sms, i coupon sono un metodo per fidelizzare il cliente, offrendogli sconti speciali dedicati alle sue abitudini, ad esempio con promozioni a tempo, o la possibilità di acquistare su altri siti web partner.
La certificazione è garanzia di trasparenza e ricerca costante della qualità.
Il riconoscimento di un’organizzazione che ha saputo ottimizzare i propri processi dotandosi di una gestione efficiente, di competenze adeguate e di strumenti idonei.
E’ una garanzia di affidabilità per i clienti, fornitori, dipendenti e collaboratori.
Dati che in tanti avete scritto per avere maggiori informazioni su cos’è una VPN e su come utilizzarla con un dispositivo Android, abbiamo deciso di realizzare questa guida. Ciò che cercheremo di fare con questa guida invece, è darvi il maggior numero di informazioni oggettive, basate sulla nostra esperienza, per aiutarvi al meglio nella vostra scelta. Proprio per questo motivo infatti, dopo aver testato negli anni decine e decine di VPN Android diverse, abbiamo deciso di mettere nero su bianco le nostre opinioni. Siete pronti a seguirci in questo viaggio?
Perché usare una VPN su Android
Ciò che accomuna gli utenti nella scelta di una VPN è la volontà di aumentare la privacy e proteggere maggiormente i propri dati personali, sia quando si naviga con la propria rete mobile o domestica che quando si utilizza un hot-spot pubblico. Nel primo caso sono i provider che registrano il maggior numero di informazioni sulle vostre preferenze di navigazione, creando un vero e proprio registro dei siti e delle pagine che visitate. Quando invece utilizzate una rete pubblica, come quella di un aeroporto o di un albergo, potrebbero essere in agguato dei malintenzionati in cerca dei vostri dati sensibili. Sono sempre di più infatti le informazioni personali che vengono trasmesse da uno smartphone Android, comprese le vostre preferenze (di ogni tipo), i vostri dati sanitari o quelli di pagamento.
Altri di voi invece avranno motivi totalmente diversi per utilizzare una delle migliori VPN Android. Applicando questo tipo di servizio allo streaming infatti, esiste la possibilità di accedere a cataloghi multimediali altrimenti disponibili solo in altre aree geografiche. Questa procedura vi permette di aggirare il geoblocking, pratica altrimenti irrealizzabile con il vostro account privato. In questo caso però dovrete fare estrema attenzione alla VPN che sceglierete, perché alcune si adattano meglio di altre allo streaming su Netflix, Amazon Prime TV o Disney+
Le migliori VPN per Android 2021
Ora che avete le idee un po’ più chiare è arrivato il momento di passare alla parte più concreta di questa guida, quella dove vi mostreremo le migliori VPN Android, anche quelle gratuite.Vi consigliamo di leggere attentamente ogni paragrafo e di non fermarvi alla prima che vi può sembrare interessante: ognuna di queste VPN infatti è assolutamente funzionale e perfetta per essere installata sul vostro smartphone. Come vedrete più avanti però, le differenze principali fra i singoli servizi saranno soprattutto relative alle funzionalità integrate, come la possibilità di effettuare lo streaming dei vostri servizi preferiti o la velocità di navigazione.
NordVPN
NordVPN è sicuramente uno dei nomi più conosciuti quando parliamo delle VPN per Android. Si tratta infatti di un servizio che nel tempo ha saputo ritagliarsi una buona fetta di mercato, grazie soprattutto alla velocità di connessione. L’azienda ha infatti realizzato una rete di ben 5000 server situati in circa 55 paesi. Questa caratteristica rende NordVPN perfetta per lo streaming dei contenuti multimediali, con cataloghi pressoché infinita grazie alla possibilità di accedere alla maggior parte dei paesi del mondo. Nel caso in cui vogliate vedere per esempio una serie TV in esclusiva su Netflix USA vi basterà connettervi al server più adatto situato negli Stati Uniti e far partire lo streaming.
Allo stesso modo NordVPN offre grandi vantaggi anche per chi utilizza molto le reti P2P, come quelle alla base di Torrent. Oltre a una notevole velocità in download infatti, sarete protetti da possibili interferenze grazie alla crittografia AES 256-bit, senza dimenticare che il log di navigazione non viene registrato e che pubblicità e malware vengono automaticamente filtrati. I prezzi di NordVPN sono di 4,18€ al mese per il piano annuale e viene applicata la politica del rimborso nei primi 30 giorni di utilizzo se non siete soddisfatti del servizio. Per scaricare NordVPN vi basterà cercare l’app correlata all’interno del Play Storeo direttamente nel sito ufficiale.
ExpressVPN
ExpressVPN è un altro dei grandi nomi del panorama delle VPN free per Android. Lanciato nel 2019, questo servizio ha saputo conquistare tantissimi utenti in ogni parte del mondo, grazie alla sua semplicità di utilizzo e alle funzionalità offerte. Una delle pietre preziose incastonate nella corona di questa VPN è sicuramente quella che riguarda la sicurezza durante la navigazione. Anche in questo caso infatti è presente la crittografia AES 256-bit, accompagnata dalla tecnologia TrustedServer, un vero toccasana se siete preoccupati per la vostra privacy. In questo modo infatti nessuno dei vostri dati di navigazione rimarrà all’interno dei server utilizzati.
A proposito dei server va detto che ExpressVPN ne mette a disposizione degli utenti ben 3000 sparsi in oltre 90 nazioni, Italia compresa. Ogni server supporta inoltre l’utilizzo dei Torrent e non ha limiti di banda. Questo significa che la velocità di navigazione e di download sarà sempre molto alta rispetto a servizi antagonisti che non hanno queste caratteristiche. Non va infine dimenticato che sarà possibile connettere un massimo di 5 dispositivi contemporaneamente. Il piano più vantaggioso di questa VPN Android è sicuramente quello che prevede 15 mesi di utilizzo a 5,64€ al mese, con la clausola “Soddisfatti o rimborsati” della durata di 30 giorni. Potete scaricare ExpressVPN sia dal sito ufficiale che dal Play Store.
Surfshark
Anche SurfShark si merita senza alcun dubbio un posto in questa guida alle migliori VPN Android del 2021. Uno dei motivi principali è sicuramente dovuto all’alto rapporto fra costi e benefici. Basta pensare infatti che i piani di abbonamento partono da 2,05€ al mese per il piano biennale, per un costo totale di poco meno di 50€, un’occasione da non lasciarvi sfuggire. Oltre al costo particolarmente basso infatti, Surfshark non è da meno dei concorrenti nemmeno per quanto riguarda le funzionalità e la velocità di navigazione. I server a disposizione degli utenti sono circa 1200 situati in più di 50 nazioni, fra i quali anche alcuni nel nostro paese, con velocità di download sempre sopra la media. Se avete in mente di utilizzare il protocollo P2P per scaricare file e contenuti multimediali, Surfshark ha realizzato dei server dedicati facilmente raggiungibili tramite l’applicazione per Android. Nonostante il prezzo così basso nemmeno la sicurezza è stata curata in maniera meno maniacale: tutto le connessioni sono infatti crittografate con lo standard AES 256-bit e i dati di navigazione non vengono registrati. Risulta presente anche una comodissima funzione chiamata “Blocco di rete”, che permette di prevenire la perdita di dati in caso di disconnessione dal server durante il download. Per finire, se siete dei maniaci dello streaming, Surfshark funziona alla perfezione anche per aggirare il geoblocking e godervi così i vostri programmi preferiti in palinsesto in altri paesi.
CyberGhost
Le alternative che vi abbiamo proposto fino a questo momento non vi hanno convinto fino in fondo? Allora dovete assolutamente leggere ciò che abbiamo da dirvi su CyberGhost. Questa è infatti un’ottima VPN per Android che permette di sbloccare tantissime funzionalità altrimenti non disponibili con la connessione tradizionale. Il primo punto forte di CyberGhost è senza dubbio l’anonimato che consente di mantenere durante la navigazione: oltre a mantenere una rigorosa politica di no-log infatti, questo servizio utilizza la più volte citata crittografia AES 256-bit, una vera fortezza in caso di tentativo di furto dei vostri dati.
Seppur leggermente inferiore a NordVPN o a Surfshark la velocità di navigazione è davvero molto buona. Ciò che manca viene compensato in maniera ottima grazie a una serie di server dedicati allo streaming: questi vi consentiranno di accedere a tutti i servizi più famosi, come Netflix o Disney+, grazie anche alla presenza in più di 90 paesi, Italia compresa. Ottimo il piano triennale, che consente di acquistare il pacchetto completo a 78€, ovvero 2€ al mese. Non manca l’applicazione per Android, davvero ben realizzata e funzionale.
Come scegliere una VPN su Android
Il primo punto da prendere in esame per scegliere una VPN su Android è sicuramente il livello di sicurezza offerto dal servizio. Tutti i provider che vi abbiamo presentato in questa guida se la cavano egregiamente su questo fronte, grazie alla crittografia AES e al fatto che non registrano i dati di navigazione. In secondo luogo, soprattutto se scaricate molti file, soprattutto tramite Torrent, è fondamentale che il servizio da voi scelto offra dei server ottimizzati per questo scopo, in maniera tale che la velocità di download sia costante e che non perdiate i dati se la connessione dovesse cadere. Infine, per gli amanti dello streaming, è necessario scegliere una VPN per Android che sia stata appositamente realizzata per questo motivo, così da sbloccare il maggior numero possibile di piattaforme.
VPN gratuite per Android: affidabilità e riferimenti
Solitamente tutte le VPN offrono un periodo di prova gratuito, che vi permette di provare il servizio e decidere poi se acquistare un abbonamento. Anche quelle che vi abbiamo presentato oggi seguono questa logica. Se state cercando una vera VPN gratuita per Android però, sono altri i servizi che vanno presi in considerazione. La prima cosa da sapere è che le VPN gratuite danno la possibilità agli utenti di accedere a dei servizi free limitati in alcune caratteristiche, come per esempio la banda mensile a disposizione. Questo particolare rende le VPN Android gratis perfette per un utilizzo saltuario, ma meno adatte se avete intenzione di scaricare file di grandi dimensioni o utilizzare lo streaming. Non fraintendeteci, le VPN free sono assolutamente affidabili, ma ciò che vi mettono a disposizione è una versione light del servizio a pagamento. Se ritenete che il vostro utilizzo tipico non si discosta molto da ciò che vi abbiamo detto, allora potete prendere in considerazione la possibilità di provare questi servizi:
Vi state chiedendo come configurare una VPN su Android? A primo impatto potrebbe sembrare una procedura difficile, soprattutto per chi è alle prime armi. Per vostra fortuna non è affatto così. La maggior parte dei provider offre ormai un’applicazione Android per il proprio servizio e l’integrazione all’interno del sistema operativo si è notevolmente semplificata rispetto al passato. Dopo aver scaricato l’applicazione di vostro gradimento infatti, al primo avvio, vi verrà chiesto di dare i permessi al servizio per impostare una connessione VPN. Vi basterà premere il pulsante “OK” e il gioco è fatto. Come avete visto configurare una VPN su Android è davvero un gioco da ragazzi. Se volete sapere anche come installare una VPN sugli altri dispositivi, vi consigliamo di leggere la nostra guida dedicata.
Una VPN è legale?
Questo è un tema da sempre molto dibattuto fra gli utenti e che spesso non trova una risposta precisa a meno che non si conosca a fondo l’argomento. Nella maggior parte dei paesi del mondo utilizzare una VPN non è affatto illegale e sono pochissime le nazioni che hanno dichiarato tale pratica parzialmente o totalmente fuori legge. Fra questi sono compresi Cina, Russia, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Turchia, Bielorussia, Oman e Iran. In Italia e in Europa non ci sono limiti particolari all’utilizzo delle VPN. Ciò che potrebbe creare problemi è il tipo di usa che ne andrete a fare. Scaricare file tutelati dalla legge sui diritti d’autore per esempio, è un reato. Allo stesso modo, in alcuni casi, aggirare il geoblocking non viene visto di buon occhio dai fornitori dei servizi, che potrebbero limitare o eliminare il tuo account. Ad ogni modo, per rispondere alla domanda che ha aperto questo paragrafo, una VPN è legale a meno che l’utilizzo fattone non vada a infrangere altre leggi. In questo caso potreste passare dei guai seri.
…e per Netflix?
Stabilire quale sia la migliore VPN per Netflix su Android non è affatto semplice. Sono tantissimi infatti i servizi che offrono server dedicati allo streaming e che permettono di accedere al catalogo estero del gigante dell’intrattenimento. Le caratteristiche che non devono assolutamente mancare alla Virtual Private Network sono la stabilità della connessione e la velocità di rete. Senza questi due capisaldi infatti, potreste incorrere in frequenti fenomeni di buffering, che andrebbero a rovinare l’esperienza di utilizzo. Dopo un’attenta riflessione siamo arrivati alla conclusione che la migliore VPN per Netflix su Android è senza ombra di dubbio ExpressVPN. Questo provider permette infatti di accedere al catalogo di ben 19 paesi, mantenendo sempre un’ottima velocità e permettendo lo streaming in full HD o in 4K.
Riepilogo e conclusioni
Ora che siamo arrivati al termine di questa guida dedicata alle migliori VPN per Android, siamo sicuri che sarete molto più sereni riguardo all’utilizzo delle stesse sul vostro smartphone. Come vi abbiamo spiegato, l’attivazione di una Virtual Private Network è davvero molto semplice e richiede soltanto pochi clic. Inoltre, con le informazioni che vi abbiamo dato, sarete perfettamente in grado di scegliere il servizio che più si adatta al vostro utilizzo tipico. Tutto ciò che vi rimane da fare quindi è fare clic su uno dei link che vi abbiamo lasciato e godervi la navigazione in totale libertà e sicurezza.
Microsoft ha deciso di fare una sorta di “regalo di Natale” agli utenti del sistema operativo Windows 10. Nel corso degli ultimi giorni sono arrivate diverse novità interessante, tra cui rientrano tre funzionalità utili.
1. Disinstallare le PWA dalle impostazioni
La prima funzionalità arrivata in questi giorni per gli utenti di Windows 10, risiede nella possibilità di disinstallare le PWA (Progressive Web Apps) di Google Chrome direttamente dalle impostazioni del sistema operativo. Per chi non lo sapesse, le PWA possono essere installate mediante un semplice clic mentre si visita un sito Web e non è dunque inusuale che gli utenti si ritrovino con dei “collegamenti” ai portali direttamente sul desktop. Si tratta tuttavia di applicazioni vere e proprie, che vengono installate. Per disinstallarle, finora bisognava aprirle, premere sull’icona dei tre puntini e selezionare l’apposita opzione, mentre adesso anche queste app possono essere rimosse, come tutte le altre, direttamente dal percorso Impostazioni > App. Per il momento la feature è disponibile per gli sviluppatori e per Chrome Canary, ma dovrebbe arrivare per tutti nel corso delle prossime settimane.
2. Le webcam arrivano nella sezione Dispositivi
Dopo essere state per lungo tempo “nascoste”, ora Microsoft ha deciso, a partire dalla build 21277 di Windows 10, di aggiungere la sezione dedicata alle webcam direttamente nella pagina “Dispositivi” delle impostazioni dell’OS. La funzionalità è ancora in una fase sperimentale, ma porta con sé anche maggiori possibilità legate a luminosità, contrasto e anteprima dell’inquadratura. Il tutto direttamente dalle impostazioni di Windows 10. Insomma, il 2020 è stato un anno in cui questa tipologia di dispositivi si è rivelata molto utile e Microsoft vuole dare il giusto spazio alle webcam. La funzionalità dovrebbe arrivare presto per tutti gli utenti.
3. Effetto parallasse per la schermata di blocco
La terza e ultima funzionalità annunciata in questi giorni che precedono il Natale 2020 consiste nell’introduzione di un effetto parallasse per quel che concerne la schermata di blocco. A partire dalla build 21277 di Windows 10, Microsoft ha introdotto una feature sperimentale che utilizza l’accelerometro del dispositivo per dare vita a un leggere effetto panoramico all’interno della lock screen. Secondo le fonti, anche questa funzionalità potrebbe arrivare presto per tutti.
Microsoft ha voluto chiudere il 2020 con diverse novità per Windows 10, dando appuntamento a tutti per il 2021.
A prescindere da quanto sia fantastico macOS Big Sur, potresti riscontrare problemi di prestazioni mentre aggiorni il tuo Mac. La cosa buona è che puoi effettuare il downgrade alla versione precedente di macOS. Il processo è un po’ lungo e complicato, ma forniremo istruzioni dettagliate. Ecco dunque come eseguire il downgrade da macOS Big Sur a Catalina.
Per cominciare, esegui il backup di tutto
Il Mac probabilmente contiene i tuoi dati personali e documenti che non vuoi perdere. Quindi, per ritrovarli dopo il downgrade, dovrai eseguire il backup dei dati.
Puoi utilizzare OneDrive, Google Drive, iCloud Drive o qualsiasi altro servizio cloud che preferisci: assicurati di eseguire il backup di tutto.
Prima di copiare tutti i tuoi documenti, foto e video sull’unità, è meglio organizzare i vari tipi di dati per evitare disordine. Trasferendo le tue informazioni, potresti anche copiare sul disco la spazzatura e vecchi file di registro. Per evitare che ciò accada, potresti usare CleanMyMac X.
CleanMyMac X è un pulitore Mac dedicato che aiuta a gestire tutti i tipi di spazzatura: cache obsolete, vecchi file di registro, file temporanei e altro! Ecco come liberare lo spazio di archiviazione prima di eseguire il backup di tutti i dati:
Quando CleanMyMac X ha terminato la scansione, premi Esegui per rimuovere tutta la spazzatura, oppure
Fai clic su Controlla elementi per selezionare manualmente ciò che vuoi rimuovere.
Ora tutta la spazzatura e il disordine sono spariti, e potrai eseguire il backup di tutto!
Consiglio: apri questo articolo sul tuo telefono per assicurarti di fare tutto passo per passo.
Come eseguire il downgrade da macOS Big Sur
Se hai aggiornato macOS a Big Sur, ma le cose non sono andate come previsto, ecco come eseguire il downgrade.
1. Inizializza il disco del Mac
Il primo passo è collegare il tuo Mac alla corrente (il downgrade potrebbe richiedere del tempo ed è meglio evitare che il Mac si spenga inaspettatamente).
Dovrai inizializzare il disco del tuo Mac. Questo rimuoverà tutto dal Mac, ma puoi ripristinare i tuoi dati in seguito da un backup di Time Machine.
Riavvia il Mac (menu Apple > Riavvia).
Tieni premuti i tasti Comando-R al riavvio del Mac. Dovrebbe apparire il menu Utility.
Seleziona Utility Disco.
Fai clic su Continua e seleziona Disco di avvio (in genere si trova in alto nell’elenco ).
Premi Inizializza.
Seleziona il formato APFS.
Seleziona Mappa partizione GUID e conferma.
Attendi il completamento del processo. Solo dopo che tutti i dati sono stati rimossi potrai eseguire un’installazione pulita di macOS Catalina.
2. Utilizza Time Machine per ripristinare il backup
Ora puoi ripristinare tutti i tuoi file e dati e riportare il tuo Mac alle condizioni in cui si trovava prima di installare macOS Big Sur.
Consiglio: se il backup di Time Machine è archiviato su un’unità esterna, collegala al tuo Mac.
Quindi, per ripristinare il backup Time Machine di Catalina:
Riavvia il computer e tieni premuto Comando-R al riavvio.
Seleziona l’opzione Ripristina da backup di Time Machine nella finestra Utility.
Premi Continua.
Scegli il tuo disco di backup di Time Machine.
Seleziona il backup da cui vuoi ripristinare. Scegli il backup più recente che è stato eseguito prima di installare macOS Big Sur.
Poi seleziona un disco di destinazione, dove verranno archiviati i contenuti del backup.
Fai clic su Ripristina e premi Continua.
Il processo potrebbe richiedere del tempo. Il tuo Mac si riavvierà in macOS Catalina.
Ripristina macOS Catalina mediante un installer avviabile
Se non hai eseguito il backup del tuo Mac con Time Machine, è un problema. Tuttavia, puoi ancora eseguire il downgrade alla versione precedente del sistema operativo. Per fare ciò, dovrai creare un programma di installazione avviabile di macOS Catalina.
Se stai leggendo questo tutorial prima dell’introduzione ufficiale di macOS Big Sur, puoi andare all’App Store e cercare Catalina, quindi scaricarlo. Chiudi il programma di installazione, se tenta di installare il sistema operativo.
Se sul tuo Mac gira già macOS Big Sur, scarica macOS Catalina qui.
Prendi un disco esterno con almeno 12 GB di spazio disponibile e collegalo al tuo Mac.
Avvia l’app Utility Disco e cancella l’unità selezionando il formato Mac OS esteso.
Ora è il momento di trasferire il programma di installazione di Catalina sul disco:
Il file scaricato, che è il programma di installazione avviabile di Catalina, dovrebbe trovarsi nella cartella Applicazioni. MyVolume è il nome del disco rigido; se il tuo disco rigido o unità flash hanno un nome diverso, sostituisci MyVolume con il nome del tuo disco.
Se richiesto, inserisci la password di amministratore e premi di nuovo Invio. Il Terminale non mostrerà nulla quando inserisci la password.
Segui le istruzioni che appariranno nel Terminale.
Quando il Terminale visualizza “done”, il tuo disco rigido dovrebbe avere lo stesso nome del programma di installazione scaricato (per esempio, Install macOS Catalina).
Esci dal Terminale ed espelli il disco.
Installa macOS Catalina
Ora puoi eseguire il downgrade da macOS Big Sur utilizzando il programma di installazione avviabile.
Collega il disco (che ora è l’unità di installazione avviabile) al tuo Mac.
Apri Preferenze di Sistema > Disco di Avvio. Scegli l’unità di installazione avviabile come disco di avvio e premi Riavvia.
Il tuo Mac dovrebbe avviarsi in macOS Recovery.
Assicurati che il tuo Mac abbia una connessione Internet per scaricare gli aggiornamenti del firmware (puoi usare il menu Wi-Fi nella barra dei menu).
Nella finestra Utility, seleziona Installa macOS.
Fai clic su Continua e segui le istruzioni visualizzate.
Il Mac inizierà quindi l’installazione di macOS Catalina e al termine si riavvierà.
Apri CleanMyMac X.
Vai alla scheda Manutenzione.
Premi Mostra tutte le 9 attività.
Seleziona le caselle accanto alle prime quattro opzioni e seleziona anche Ricostruisci servizi di avvio.
Premi Esegui.
Il Mac funziona lentamente dopo l’aggiornamento?
Se il tuo Mac è lento dopo l’aggiornamento, ma non vuoi eseguire questo lungo processo e ripristinare il sistema operativo precedente, puoi provare una soluzione rapida. CleanMyMac X possiede un’utile funzione Manutenzione che potrebbe risolvere eventuali problemi sul tuo Mac.
Attendi fino a quando CleanMyMac X esegue il set di correzioni per velocizzare il tuo Mac.
Personalmente uso password complesse (e dovresti anche tu) per il mio WiFi e spesso le dimentico, ma per fortuna Windows 10 semplifica la visualizzazione della password di rete quando necessario.
Se non ricordi la tua password WiFi e devi darla a qualcuno o usarla su un dispositivo diverso, ci sono diversi modi per visualizzarla direttamente dal tuo computer Windows.
Oggi mostrerò i tuoi diversi modi per visualizzare la password WiFi. Ogni metodo è utile a seconda delle tue preferenze e di quanto accesso hai alle impostazioni del PC se non sei l’amministratore.
1. Usa le impostazioni di Windows per visualizzare la password WiFi
Dato che sono l’amministratore del mio PC e non ho alcuna restrizione, questo è il mio metodo per trovare la password WiFi.
Ecco come:
Dal menu Start, fare clic su Impostazioni e quindi su Rete e Internet .
Nella sezione Stato, scorri verso il basso e fai clic su Centro connessioni di rete e condivisione .
Ora fai clic sul nome del tuo WiFi nella sezione Visualizza le reti attive .
Quando si apre la finestra Stato WiFi, fare clic su Proprietà wireless qui.
Successivamente, vai alla scheda Sicurezza e seleziona la casella di controllo accanto a Mostra caratteri per visualizzare la tua password WiFi.
2. Visualizza la password WiFi direttamente dal pannello di controllo
Sebbene il metodo sopra funzioni correttamente, cosa succede se non è possibile accedere alle impostazioni di Windows 10?
O forse preferisci un metodo più veloce e non ti dispiace ricordare un piccolo comando. Bene, puoi accedere direttamente alle impostazioni della tua rete WiFi usando il comando Esegui. Finché puoi accedere alle impostazioni di rete, questo metodo dovrebbe funzionare per te.
Apri la finestra di dialogo Esegui premendo i tasti Windows + R e digita ncpa.cplnel campo di testo, quindi fai clic su OK .
Questo comando aprirà direttamente la connessione di rete nel pannello di controllo: fare clic con il pulsante destro del mouse sulla rete WiFi qui e selezionare Stato dal menu contestuale.
Fare clic su Proprietà wireless nella finestra Stato WiFi.
Ora fai clic sulla scheda Sicurezza e quindi su Mostra caratteri per rivelare la tua password WiFi.
3. Usa un comando Power Shell
Venendo a un metodo più avanzato: in Power Shell, puoi utilizzare un comando Network Shell (Netsh) per visualizzare una serie di dettagli sulla tua rete, inclusa la sua password.
Inoltre, puoi anche utilizzare questo metodo per visualizzare le password di tutte le reti a cui il tuo PC si è connesso in precedenza. Ad esempio, se desideri conoscere la password della rete dell’ufficio mentre sei a casa, puoi farlo utilizzando questo metodo senza doverti connettere alla rete dell’ufficio. Tuttavia, questo non funzionerà se hai utilizzato l’ opzione Dimentica per dimenticare i dettagli di una rete.
Innanzitutto, devi conoscere il nome (SSID) della rete WiFi per utilizzare il netshcomando. Questo non è un problema se sei già connesso alla rete come puoi vedere il nome, ma sarà un problema se hai bisogno di vedere la password di una rete precedentemente connessa. Per fortuna, puoi usare un comando Power Shell per vedere l’elenco di tutte le reti a cui ti sei connesso in precedenza.
Nota: è possibile utilizzare questi stessi comandi anche nel prompt dei comandi, se per qualche motivo non è possibile accedere a Power Shell.
Fare clic con il pulsante destro del mouse sul menu Start e selezionare Power Shell dall’elenco.
Qui inserisci questo comando netsh wlan show profilese premi il tasto Invio. Vedrai tutti i nomi delle reti salvate nella sezione Profili utente .
Copia semplicemente il nome della rete da qui in modo da poterlo usare facilmente nel comando successivo.
Per conoscere la password di una qualsiasi delle reti salvate, utilizzare il comando indicato di seguito e sostituire la wifinameparte con il nome effettivo della rete.
netsh wlan show profile "name=wifiname" key=clear
Ad esempio, nel mio caso, il comando sarà netsh wlan show profile "name=SSID hidden" key=clear.
Dopo aver premuto il tasto Invio, vedrai un sacco di informazioni su questa rete. Qui nella sezione Impostazioni di sicurezza , la password verrà scritta accanto al contenuto della chiave .
4. Utilizza un visualizzatore di password WiFi di terze parti
Puoi anche utilizzare un’app di terze parti per visualizzare tutte le reti salvate e le relative password in un unico posto. Se hai spesso bisogno di visualizzare la tua password WiFi, l’utilizzo di una terza parte è utile in quanto rende un processo con un solo clic la visualizzazione di tutti i dati. Inoltre, potresti voler utilizzare software di terze parti se devi eseguire attività più avanzate come importare password WiFi da un altro PC / Windows o esportarle.
Se sei pronto, ti consiglio di provare WirelessKeyView di NirSoft. Sebbene ci siano molte app per questo scopo, mi piace WirelessKeyView per la sua interfaccia semplice ed è completamente gratuito.
Il software viene fornito come file .zip, quindi dovrai prima estrarlo. Una volta avviato, il programma cercherà ed elencherà automaticamente tutte le reti WiFi salvate con la relativa password elencata nella sezione Chiave (Ascii) . Puoi anche fare doppio clic su una rete per visualizzarne tutti i dettagli.
Se per qualche motivo non ti piace WirelessKeyView, puoi anche utilizzare Wifi Password Revealer . È un programma installabile che mostra tutte le password di rete salvate e ti consente di copiarle rapidamente in blocco.
I metodi di cui sopra dovrebbero funzionare bene per trovare la password WiFi in Windows 10. Tuttavia, ci sono anche altri metodi.
Dall’interfaccia web del router
È possibile accedere all’interfaccia web del router per accedere alle sue impostazioni. Di solito c’è un’opzione sia per cambiare la password che per visualizzarla. Non ci sono istruzioni universali che posso fornirti per aiutarti in quanto i router hanno indirizzi diversi per accedere all’interfaccia web e l’interfaccia stessa è diversa a seconda del produttore del router.
Tuttavia, per darti un’idea, devi utilizzare l’ indirizzo IP del router per accedere all’interfaccia web. All’interno, è necessario cercare un’impostazione wireless o un’opzione di impostazione WiFi . Dovrebbe esserci un’opzione per rivelare la password al suo interno.
Sul retro del dispositivo router
Se non hai modificato la password WiFi predefinita, molto probabilmente la password predefinita è scritta dietro o sotto il router. Raccoglilo e cerca una password su di esso; di solito è una password di 8 cifre.
Resetta il router
Puoi anche ripristinare il router, che ripristinerà tutte le tue impostazioni insieme alla password WiFi. È quindi possibile utilizzare la password predefinita per connettersi alla rete. Dovrebbe essere presente un pulsante di ripristino sul router da tenere premuto per 5-10 secondi per ripristinare il router. Si trova all’interno di un foro sulla maggior parte dei router, quindi dovrai usare una puntina di carta o qualcosa di simile per tenerlo premuto.
Nonostante siano prodotti che abbiano riscosso un certo successo negli ultimi anni, i barebone non sono ancora molto conosciuti dal grande pubblico perché non tutti hanno la capacità di sfruttarli appieno. Si tratta di un’interessante alternativa per chi ha bisogno di un computer fisso. Il primo vantaggio sta nelle dimensioni, incredibilmente ridotte rispetto agli ingombranti case da tenere sotto la scrivania. I modelli della migliore marca stanno addirittura nel palmo di una mano e, quindi, possono essere trasportati con grande facilità per essere utilizzati ovunque.
Sono, dunque, PC in miniatura che vengono pre-assemblati dalle aziende produttrici le quali forniscono solo le componenti fondamentali come la scheda madre e il piccolo case. Ma oggi c’è la possibilità di scegliere tra diverse opzioni perché i produttori mettono a disposizione un’ampia gamma di opzioni, naturalmente con un prezzo differente.
Il vantaggio per l’utente è che può costruirsi il computer che vuole, selezionando i vari elementi in base alle specifiche esigenze. Il risultato finale sarà un computer completo, personalizzato e anche più economico di un modello tradizionale. Bisogna, però, fare attenzione a selezionare le parti compatibili con la scheda madre, altrimenti si farà un pessimo investimento. Chi non è in grado di provvedere da sé all’assemblaggio delle componenti può demandare il compito a un professionista.
Cosa permette di fare?
Perché bisognerebbe costruirsi un computer partendo da poche componenti base, quelle presenti nel barebone? Un paio di ragioni sono già emerse: chi confronta prezzi e prestazioni avrà notato il risparmio che si può ottenere rispetto ai modelli fissi con le medesime performance; l’ottimizzazione degli spazi e la trasportabilità sono altri fattori importanti.
Molte volte gli utenti acquistano un barebone da affiancare a un PC tradizionale per potenziarne alcune funzionalità, in particolare quelle legate allo streaming video o al gioco. Spesso, per esempio, un buon barebone è la soluzione ideale per chi ha un televisore 4K e intende godersi tutte le serie scaricate da Internet con la massima qualità delle immagini. In molti casi si riescono a gestire tre monitor contemporaneamente.
I barebone a volte vengono venduti con pratici telecomandi inclusi che permettono di controllarne le funzioni comodamente a distanza; in altri casi esistono applicazioni che consentono di gestirli da remoto via smartphone.
Altre caratteristiche…
Ci sono un paio di fattori a cui gli utenti tengono particolarmente e che spesso rivestono un ruolo importante nella scelta del barebone giusto; uno è la silenziosità: più è accentuata e maggiore sarà il vantaggio di questi apparecchi rispetto ai computer fissi. L’altro è la quantità di calore emesso, minima nei modelli migliori.
Tra le caratteristiche più apprezzate dagli utenti c’è anche la possibilità di sostituire il coperchio in modo da personalizzare il barebone ancora di più.
I 5 Migliori Barebone – Classifica 2020
Dopo aver spiegato le caratteristiche principali dei barebone PC cerchiamo adesso di facilitarti ulteriormente la ricerca del modello migliore per le tue esigenze analizzando i nostri consigli d’acquisto. Scopri quali sono, fai una comparazione e in pochi minuti potresti trovare finalmente quello che stai cercando.
1. NUC5i3RYH di Intel
Il barebone NUC5i3RYH di Intel è un sistema compatto che poco più grande di un palmo della mano e fornisce le prestazioni di un processore Intel Core i3-5010U dual core Broadwell con grafica Intel HD Graphics 5500 integrata. Dispone di due slot SODIMM che possono accettare fino a 16 GB di RAM DDR3L da 1.333/1.600 MHz.
Per l’archiviazione a lungo termine si può collocare al suo interno un disco rigido o SSD da 2,5″, nonché un’unità mSATA collegata allo slot M.2. Una volta aggiunta un’unità di archiviazione, è possibile installare un sistema operativo opzionale come Windows e Linux. Dispone anche di un mini-HDMI e un mini DisplayPort per fornire contenuti ad alta definizione al monitor o alla TV a cui viene collegato.
Con Bluetooth 4.0, è possibile associare in modalità wireless altoparlanti o mouse. Chicca la presenza di un sensore a infrarossi che permette di utilizzare un telecomando opzionale per controllarlo direttamente dal divano di casa.
Pro
Doppio disco: In questo barebone è possibile installare due dischi, uno con interfaccia SATA (SSD o HDD) o un mSATA con interfaccia M.2.
Spazio a disposizione: Per risparmiare spazio sulla scrivania, è possibile montare il barebone sul retro del monitor se compatibile con il sistema VESA (75 x 75 mm e 100 x 100 mm) utilizzando la staffa inclusa.
Sensore a infrarossi: Visto che verrà probabilmente utilizzando per contenuti video da riprodurre su TV è possibile gestire film e via dicendo con un telecomando opzionale, visto la presenza di un sensore a infrarossi.
Contro
Lettore ottico: Le dimensioni molto contenute non lasciano spazio all’inserimento di un lettore ottico, DVD o Blu-Ray
Prezzo indicativo: 350 euro.
2. Gigabyte BRIX GB-BACE-3150
Tra i migliori barebone sul mercato un posto al vertice della nostra classifica spetta a questo Gigabyte, un modello che si caratterizza per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, ideale per chi non vuole spendere una cifra eccessiva ma senza rinunciare a buone prestazioni.
Dalle dimensioni estremamente ridotte e design molto elegante, è un modello che si fa apprezzare per i consumi minimi, la quantità decisamente ridotta di calore prodotto anche dopo un utilizzo prolungato e la straordinaria silenziosità.
Come spesso succede, l’utilizzo preferito che ne fanno gli utenti è la possibilità di vedere film e serie preferite scaricate da varie piattaforme su grande schermo ad alta definizione. Se questo è anche il tuo obiettivo, troverai in questo Gigabyte BRIX un valido alleato; lo testimoniano numerosi consumatori che hanno espresso il loro apprezzamento per l’elevata compatibilità con i vari programmi di streaming e la notevole fluidità delle immagini che non si interrompono proprio sul più bello, nemmeno col nuovo formato 4K.
Non male, per un prodotto venduto a prezzi bassi come questo, ideale per chi vuole dotare il proprio televisore di un barebone senza spendere troppo. Concludiamo la recensione del prodotto con un riassunto dei suoi vantaggi e dei suoi svantaggi.
Pro
Prezzo: Rispetto alla sua qualità, probabilmente questo è il barebone più economico che si può trovare sul mercato online.
Compatto: Oltre al design molto elegante, il modello ha dimensioni compatte che lo rendono ideale per chi non dispone di molto spazio sul mobile del televisore o sulla scrivania.
Consumi: I consumi minimi permettono di risparmiare ulteriormente sulla bolletta della luce, inoltre produce poco calore e rumore.
Alta definizione: Secondo i pareri degli utenti, il modello si comporta molto bene quando si tratta di vedere film e serie TV in altissima definizione sul proprio televisore, con un’ottima fluidità anche se usato in 4K.
Contro
Videogiochi: Le specifiche un po’ basse del prodotto non lo rendono il massimo per i videogame, specialmente per quelli più moderni.
Prezzo indicativo: 150 euro.
3. Intel NUC BOXNUC713BNH di Intel
L’Intel NUC7i3BNH è un modello di PC barebone che offre una configurazione di medio livello. Come normale offre un processore e una serie di componenti installati. La scelta dell’utente è sulla quantità di memoria da installare e sul tipo di disco fisso da utilizzare.
In pratica si ottiene subito una CPU Intel Core i3-7100U dotato di 3 MB di cache e velocità di clock di 2,40 GHz e una GPU integrata Intel HD Graphics 620. Per funzionare però, come detto, è necessario inserire (e quindi acquistare) la RAM, e un disco fisso.
Nel primo caso si può installare RAM fino a un massimo di 32 GB, mentre per quanto riguarda l’hard disk si può optare o per un classico con connessione SATA o uno degli ultimi modelli che presente un’interfaccia M.2. I relativi slot di collegamento sono ben evidenti sulla scheda madre, quindi l’installazione è agevole e avviene in pochi minuti.
Pro
Doppia interfaccia: La possibilità di scegliere su quale tipologia di disco fisso installare rende questo barebone uno dei più versatili in commercio.
Installazione semplificata: L’inserimento della RAM e l’installazione del disco fisso può essere fatta da chiunque visto il cablaggio ordinato all’interno del barebone e gli slot facilmente accessibili.
Porte i/O: Completa la dotazione di porte input/output offerte, tra cui una HDMI e una USB 3.0 una USB 3,1 type-C che svolge anche funzioni di invio dei flussi video a una connessione DisplayPort.
Contro
Grafica: Non brilla la GPU integrata, che è una Intel HD Graphics 620, perfetta per un utilizzo multimediale non molto spinto, ma inadatta per giocare con i titoli più recenti.
Prezzo indicativo: 350 euro
4. MSI Barebon Hetis
Se non sai ancora quale barebone comprare ti proponiamo un’interessante alternativa, Hetis di MSI. Il prezzo è vantaggioso, mentre il design non è accattivante e, soprattutto, le dimensioni sono superiori a quelle di altri modelli presenti in questa classifica. Le prestazioni, però, sono di tutto rispetto. In particolare, va sottolineata la capacità di espansione che arriva fino a 16 GB, non male per un barebone di questo livello.
Può ospitare processori Haswell di ultima generazione e, quindi, sarà possibile usufruire di performance elevate, soprattutto in termini di grafica avanzata e riduzione dei consumi.
È dotato di quattro porte USB 2.0 e di due USB 3.0 che assicurano notevole velocità nel trasferimento dei dati.
In conclusione, possiamo dire che il modello MSI si adatta alle esigenze di chi cerca le prestazioni piuttosto che la comodità. Se non si hanno problemi di spazio, si potrà portare a casa un nuovo barebone configurabile e performante, del quale andiamo a vedere pregi e difetti.
Pro
Configurabile: Può essere personalizzato come meglio si preferisce ed espanderne la memoria fino a 16 GB. Una buona soluzione per chi vuole usare il computer per lavoro o per giocare.
Haswell: A differenza di altri modelli, questo supporta i processori Haswell di ultima generazione, dotati di una capacità di calcolo superiore alla media.
USB: Il modello è dotato di sei porte USB, due delle quali 3.0 che consentono di ricaricare velocemente tutti i dispositivi portatili e di trasferire i dati con più efficacia da chiavette o hard disk esterni.
Contro
Da assemblare: Chi non ha voglia di assemblare un nuovo computer comprando i pezzi giusti e montando tutto correttamente, forse dovrebbe cercare qualcos’altro.
Dimensioni: Si tratta di un modello di grandi dimensioni che potrebbe risultare parecchio ingombrante se non si ha lo spazio sufficiente sotto o sopra la scrivania.
Prezzo indicativo: 170 euro.
5. Shuttle SH81R4 Barebon 1150
Non sarà tra i barebone più venduti sul mercato ma questo modello della Shuttle merita, comunque, un’occhiata. La struttura è solida perché realizzata in alluminio e il pannello frontale può essere personalizzato in base alle esigenze di ognuno.
Presenta numerosi collegamenti – sia avanti che dietro e tutti facilmente accessibili – che lo rendono completo e versatile; ricordiamo, per esempio, le otto porte USB 2.0 a cui si aggiungono altre due 3.0 per soddisfare la fame di connettività di tutti gli utenti.
Tra i punti di forza di questo barebone c’è la possibilità di espandere la memoria RAM fino a 16 GB per potenziare le prestazioni; si tratta di un ottimo valore per un entry level come questo. Il design, pur compatto, è leggermente più ingombrante di altri visti in questa classifica.
Per completare la recensione del prodotto, presentiamo qui di seguito i suoi pro e i suoi contro.
Pro
Espandibile: La sua memoria RAM può essere espansa fino a 16 GB per potenziare al massimo le sue prestazioni.
Completo: Ha ben dieci porte USB, per poter collegare un gran numero di periferiche esterne e dispositivi portatili.
Contro
Design: Sebbene sia compatto, il barebone in questione è una bella scatolona che potrebbe essere ingombrante su una scrivania o su un mobile.
Da configurare: Chi vuole un prodotto pronto all’utilizzo dovrebbe tenersi alla larga da questo barebone che deve essere completamente assemblato.
Prezzo indicativo: 160 euro.
Come utilizzare un barebone
Se proprio non sapete dove installare un computer desktop perché magari il case non entra, la soluzione per voi potrebbe essere un barebone, un computer che si caratterizza non solo per le dimensioni ridotte ma per il suo carattere essenziale, nel senso che ha il minimo indispensabile per funzionare, almeno nella maggior parte dei casi; questo minimo indispensabile consiste in: scheda madre, processore e alimentatore.
Personalizzabile
Un computer barebone è personalizzabile. Essendo composto da pochi elementi, dà all’utente la possibilità di scegliere personalmente quali installare, come, per esempio, la memoria RAM. Insomma, l’utente si assembla il suo computer in base alle proprie esigenze. Ci teniamo comunque a precisare che qualche limite c’è ed è rappresentato dalla compatibilità che deve necessariamente esserci, per il corretto funzionamento, tra la scheda madre e le parti che si vogliono aggiungere.
È chiaro che ciò fa salire il costo finale del barebone, da molti scelto proprio per il prezzo contenuto. Inoltre, in fase di upgrade, se non si sa dove mettere le mani, è necessario rivolgersi a un professionista e anche questo va, inevitabilmente, a incidere sul costo.
Il processore
Abbiamo visto come il processore sia una delle poche componenti che non mancano quando si acquista un barebone. Sappiamo quanto sia importante la Cpu nel determinare la performance del computer, per tale ragione è necessario tenere conto delle sue caratteristiche al momento di scegliere il modello. Ricordate però che più è potente e performante il processore, è più sale il costo del Pc.
Barebone da zero
I più smanettoni non possono esimersi dalla sfida di assemblare un barebone partendo da zero. A vantaggio di chi sta prendendo in considerazione una ipotesi del genere, ma non sa bene come muoversi, indichiamo alcuni degli elementi di cui c’è bisogno. Innanzitutto il case, sceglietene uno compatto e con l’alimentatore integrato, salvo particolari esigenze.
È importante che il case abbia un sufficiente numero di porte USB. Serve, poi, la scheda madre. In questo caso bisogna verificare la compatibilità con il case scelto, meglio, che il sistema di raffreddamento sia fanless, ovvero, senza ventola. Il vantaggio è di avere un mini Pc più silenzioso. Ma una scheda madre si sceglie anche in base agli slot per la RAM e per le porte SATA, senza trascurare, naturalmente le porte HDMI.
Quanto alla memoria, riteniamo che il minimo di cui disporre siano due banchi da 4 GB. Infine, per collegare il computer a internet, senza cavi, si può fare affidamento a un adattatore USB.
Qualche settimana fa era stato annunciato e ora si torna a trattare l’argomento del nuovo menu Start di Windows 10, atteso da molti.
Oggi vi spieghiamo come anticipare i tempi per quanto riguarda questa funzionalità.
Stando anche a quanto riportato da MSPowerUser e Windows Latest, è già possibile testare sin da ora il nuovo menu Start attraverso una semplice procedura. In origine, pensate si vociferasse che questo design dovesse iniziare a circolare solamente a partire dalla primavera del 2021, ma negli ultimi giorni Microsoft ha avviato la prima fase di test con alcuni utenti. Aggiungiamo che nelle prossime settimane tramite la versione 20H2 del sistema operativo, dovrebbe diventare disponibile per tutti.
Inevitabile, dunque, che alcuni appassionati siano riusciti a carpire il modo per attivare subito il rinnovato menu Start di Windows 10 e dare un’occhiata alla funzionalità che l’azienda di Redmond sta sviluppando ormai da un po’ di tempo.
Ecco la guida: attiviamo il nuovo menu Start su Windows 10
Se volete provare anche voi il rinnovato menu Start, vi lasciamo di seguito il metodo per farlo.
Installate, tramite Windows Update, l’aggiornamento opzionale KB4568831 (che contiene il codice del nuovo menu Start);
Aprite un editor di testo e digitate quello che vedete nell’immagine presente in calce alla news (lo trovate su Pastebin);
Salvate il file con il nome di 20H2.reg;
Avviate il file e applicate le modifiche al registro;
Riavviate il dispositivo e, una volta che quest’ultimo si sarà riacceso, troverete il nuovo menu Start.
Windows 10 è un sistema operativo in continuo divenire. che “cambia spesso pelle” e ciò avviene ormai due volte l’anno – di norma ad aprile e ottobre – quando vengono rilasciati i nuovi feature update. Di seguito presentiamo quelle che sono caratteristiche di Windows 10 ancor oggi poco conosciute ma, in molti casi, certamente utili.
Timeline: per accedere subito ai file sui quali si stava lavorando, anche su dispositivi diversi
Introdotta con il lancio di Windows 10 Aggiornamento di aprile 2018, la Timeline è una funzione utile per coloro che vogliono avere il massimo controllo sui documenti via a via aperti, sui file sui quali si è lavorato, sui siti web visitati. Accessibile dalla stessa schermata di Visualizzazione attività, che nella parte superiore mostra le miniature delle finestre aperte in Windows 10, oppure premendo la combinazione di tasti Windows+TAB, la Timeline permette di “navigare” comodamente tra i file e le pagine web aperti nei giorni e nelle settimane precedenti. Allo stato attuale non permette di ripristinare una precedente versione di uno stesso file (non supporta il versioning), funzionalità che ci auguriamo possa essere introdotta in futuro, ma è comunque utile per accedere istantaneamente al contenuto di un file che non si ricorda dove sia memorizzato
Desktop virtuali: come evitare di fare confusione e separare le attività
Cliccando sempre sull’icona Visualizzazione attività nella barra delle applicazioni di Windows 10 o premendo Windows+TAB, si troverà (in alto a sinistra) anche la voce Nuovo desktop.
Chi non ha la possibilità di lavorare con più monitor, cosa assolutamente consigliata agli utenti più evoluti, può ripiegare sul supporto multi-desktop di Windows 10. All’interno di ciascun desktop virtuale, l’utente può caricare un insieme di applicazioni così da ridurre la confusione che inevitabilmente si ingenera tenendo tanti programmi contemporaneamente aperti. Funzionalità palesemente ispirata a Linux, nel caso di Windows 10 suggeriamo di annotarvi le combinazioni di tasti Windows+CTRL+tasto freccia destra e Windows+CTRL+tasto freccia sinistra che permettono di spostarsi rapidamente da un desktop virtuale all’altro senza passare per la finestra Visualizzazione attività. Per creare un nuovo desktop virtuale si possono usare i tasti Windows+CTRL+D mentre la combinazione Windows+CTRL+F4 consente di chiudere velocemente il desktop virtuale sul quale si sta lavorando.
Area degli appunti intelligente: per conservare in memoria più informazioni e più file
Sappiamo tutti che premendo CTRL+C, l’informazione, l’immagine o il file che si collocano nell’area degli appunti di Windows sostituiscono automaticamente quanto già presente. Digitando Impostazioni Appunti nella casella di ricerca di Windows 10 (a patto di aver aggiornato almeno alla versione 1809) e attivando Cronologia appunti, si potranno mantenere in memoria tutte le informazioni copiate premendo CTRL+C o usando la funzione Modifica, Copia dei vari programmi.
Tenendo premuti i tasti Windows+V, si potrà accedere al contenuto dell’area degli appunti di Windows e scegliere l’elemento da usare e incollare.
Se ci si trovasse all’interno di un editor di testo, un wordprocessor, un form di una pagina web, cliccando su un qualunque elemento contenuto nella Cronologia degli appunti questo verrà immediatamente incollato. Altrimenti sarà inserito come ultimo oggetto nell’area degli appunti e potrà essere incollato altrove semplicemente premendo CTRL+V. Attivando anche l’opzione Sincronizza nei dispositivi, si potrà condividere un’area degli appunti unica tra tutti i propri device Windows 10 usando sempre la combinazione Windows+V per selezionare gli elementi d’interesse. In quest’ultimo caso, ovviamente, verranno usati i server cloud di Microsoft come punto di riferimento per la condivisione dei dati tra i dispositivi. Il pulsante Cancella permette di rimuovere non solo il contenuto dell’area degli appunti locale ma anche quanto memorizzato lato Microsoft.
In alternativa si può creare un file batch (ad esempio cancella-appunti.cmd) contenente le seguenti righe:
@echo off %windir%\system32\cmd.exe /c “echo off | clip” wmic service where “name like ‘%%cbdhsvc_%%'” call stopservice wmic service where “name like ‘%%cbdhsvc_%%'” call startservice
Il file dovrà essere aperto cliccandovi con il tasto destro del mouse quindi selezionando Esegui come amministratore. I diritti amministrativi sono infatti necesssari per arrestare e riavviare il servizio che si occupa di gestire gli appunti intelligenti di Windows 10.
Condivisione tra dispositivi vicini
Digitando Condividi tra dispositivi nella casella di ricerca di Windows 10 si accederà a una finestra molto simile a quella riprodotta in figura. Talvolta può infatti capitare di avere la necessità di condividere rapidamente un file o delle informazioni con un dispositivo che si trova nelle immediate vicinanze ma di non avere a disposizione, per esempio, una chiavetta USB.
Condividi tra dispositivi utilizza i moduli WiFi e Bluetooth (ove presente) per condividere in modalità wireless file, testi e link.
Dopo aver selezionato tra quali dispositivi si desiderano condividere i dati, basterà cliccare con il tasto destro su un file o su una cartella, scegliere Condivisione quindi indicare il device di destinazione. Il destinatario riceverà una richiesta di conferma per attivare la ricezione delle informazioni.
Cronologia file e versioni precedenti
In tanti nostri articoli abbiamo visto come l’utilizzo di sistemi che garantiscono il versioning ovvero la gestione di più versioni degli stessi file sia fondamentale per proteggersi da perdite di dati e incidenti di vario genere.
Cronologia file è una funzionalità sulla quale Microsoft ha deciso di investire in Windows 10: essa si occupa, a intervalli regolari, di creare copie di backup dei file dell’utente consentendo – in caso di necessità – di tornare indietro nel tempo e ripristinarne versioni precedenti.
Per configurare Cronologia file basta selezionare una qualunque cartella dall’interfaccia di Windows, cliccare sul pulsante Cronologia quindi sul pulsante in alto a destra raffigurante un piccolo ingranaggio e infine sulla voce Configura Cronologia file.
Il bello di Cronologia file è che tale funzionalità permette di creare backup dei dati in qualunque locazione di memoria, in locale ma anche su cartelle condivise in rete o, addirittura, sulle unità rimovibili. Nel caso delle unità rimovibili, il backup avverrà nell’esatto momento in cui esse saranno collegate o ricollegate al sistema in uso Con Cronologia file è ovviamente possibile definire anche la periodicità dei backup, escludere determinati elementi e stabilire i criteri di retention ovvero per quanto tempo dovranno essere conservate le precedenti versioni degli stessi file. Ancora più utile è secondo noi la funzionalità Versioni precedenti, particolarmente apprezzata in Windows 7 e oggi relegata a ruolo piuttosto marginale. Versioni precedenti è comunque ancora attivabile anche in Windows 10 e anzi, con alcune semplici regolazioni, si può proteggere l’intero sistema con la possibilità di ripristinare qualunque file personale.
I tecnici della società di Redmond hanno probabilmente posto in secondo piano Versioni precedenti perché il backup dei dati e la memorizzazione delle versioni precedenti di uno stesso file o del contenuto di una cartella avvengono sulla stessa unità. Un problema a livello hardware oppure un attacco ransomware che cancelli le cosiddette copie shadow può vanificare la protezione impostata. Questo è certamente vero ma a nostro avviso, Versioni precedenti resta comunque uno strumento validissimo per annullare modifiche avventate applicate a file e cartelle riportando tali elementi a uno stato precedente. È ovvio che affidarsi solamente a Versioni precedenti non va bene ed è fondamentale individuare e adottare un’efficace policy per la gestione dei backup, il ripristino dei dati e il disaster recovery
God mode e menu per gli amministratori di sistema
Premendo la combinazione di tasti Windows+X o semplicemente cliccando con il tasto destro del mouse sul pulsante Start di Windows 10, si accede a un menu che permette di accedere rapidamente ai programmi installati (App e funzionalità), alle regolazioni legate allo spegnimento dello schermo e alla sospensione del sistema (Opzioni spegnimento, al visualizzatore eventi, alle informazioni generali sul sistema (per accedere alla finestra classica premere Windows+R quindi digitare sysdm.cpl), alla finestra per la gestione dei dispositivi hardware che compongono il dispositivo in uso, alla schermata delle connessioni di rete (per accedere alla lista delle interfacce di rete presenti bisognerà cliccare su Modifica opzioni scheda oppure premere Windows+R e scrivere ncpa.cpl), alla gestione di unità e partizioni (Gestione disco), alla finestra per la gestione del computer (con la possibilità, a partire dalla edizione Pro di Windows 10 di gestire direttamente anche utenti – locali e Microsoft – e gruppi), al prompt di PowerShell (apribile eventualmente con i diritti di amministratore). Ricordiamo che per accedere da PowerShell ai comandi abituali utilizzabili al prompt dei comandi tradizionale basta digitare cmd al prompt di PowerShell e premere Invio. Da questo menu è anche possibile accedere a una serie di impostazioni aggiuntive per la gestione del sistema, come l’ibernazione (vedere il successivo paragrafo).
Avvio rapido e ibernazione
Avete notato che a ogni riavvio di Windows 10 il sistema operativo tende a riavviare e ripristinare automaticamente le applicazioni in esecuzione nella precedente sessione di lavoro? Ciò dipende dall’impostazione della funzionalità Avvio rapido, accessibile premendo Windows+R quindi powercfg.cpl quindi cliccando su Specifica comportamento pulsanti di alimentazione.
Per un ripristino rapido della sessione di lavoro di Windows 10 consigliamo sempre l’utilizzo della funzione di ibernazione che Microsoft – almeno per impostazione predefinita – sembra aver dimenticato nel suo sistema operativo più recente.
Bloccare automaticamente Windows 10 quando ci si allontana dal sistema
Quando si lavora con Windows 10 e si decide di abbandonare temporaneamente la propria postazione, è importante bloccare il sistema in uso in modo che altri utenti non possano assumerne il controllo.
Digitando Blocco dinamico nella casella di ricerca di Windows 10, si può accoppiare con il dispositivo in uso un altro device, ad esempio lo smartphone. Ogni volta che ci si allontanerà con lo smartphone in tasca, Windows 10 si bloccherà automaticamente chiedendo di effettuare nuovamente il login. Questa funzionalità sfrutta Bluetooth ma è comunque possibile disporre il blocco automatico di Windows 10 sfruttando altri sistemi Va tenuto presente che esiste una particolare possibilità che permette ai possessori di un account amministratore sulla macchina in uso di accedere al desktop altrui (quindi visualizzare file e finestre aperti impossessandosi della sessione di lavoro) di accedere a qualunque account senza conoscere la password corrispondente. Se questo tipo di espediente è molto utile in ambito aziendale, ad esempio per un amministratore di sistema che deve risolvere un problema riscontrato da un utente, in altri frangenti potrebbe esporre le attività in corso di svolgimento sul PC.
Per godere del massimo livello di protezione si dovrebbe attivare Bitlocker con richiesta della password all’avvio del PC (così come al ripristino dallo stato di ibernazione): Non solo. Premendo la combinazione di tasti Windows+R, digitando powercfg.cpl quindi selezionando Specifica comportamento pulsanti di alimentazione e Specificare cosa avviene quando viene chiuso il coperchio, scegliendo Ibernazione si potrà fare in modo che premendo il tasto di accensione/spegnimento del PC o chiudendo lo schermo del notebook, il sistema vada automaticamente in ibernazione e al successivo riavvio compaia la richiesta di inserimento password di Bitlocker.
Sensore memoria: cancellazione automatica dei file superflui
Le ultime versioni di Windows 10 integrano una funzionalità chiamata Sensore memoria che per impostazione predefinita si attiva automaticamente nel momento in cui lo spazio di archiviazione disponibile su disco o su SSD dovesse cominciare a scarseggiare. Per verificarne le impostazioni basta digitare Sensore memoria nella casella di ricerca di Windows 10 e premere Invio.
Con un clic su Cambia il modo in cui viene liberato spazio automaticamente previa attivazione di Sensore memoria, si può scegliere cosa deve essere rimosso nel caso in cui lo spazio disponibile scendesse in maniera significativa.
Attenzione però: Sensore memoria può cancellare anche il contenuto della cartella Download di Windows 10. Se si tenesse al contenuto ivi conservato, bisognerà aver cura di impostare il menu a tendina Elimina dalla cartella Download i file presenti da più di su Mai.
Monitoraggio affidabilità: verificare a colpo d’occhio quali problemi si sono verificati nel corso del tempo
Una funzionalità poco conosciuta è quella richiamabile digitando Visualizza cronologia affidabilità nella casella di ricerca di Windows 10.
In questa finestra il sistema operativo mostra le eventuali problematiche rilevate durante il funzionamento di Windows 10, suddivise per tipologia.
Cliccando sui vari giorni e verificando quanto riportato nel riquadro Dettagli sull’affidabilità è possibile conoscere i componenti di sistemi e/o le applicazioni che avessero provocato eventuali malfunzionamenti.
Monitoraggio risorse: per capire quali processi stanno utilizzando processore, memoria, hard disk e SSD, interfaccia di rete
Windows 10 conserva l’utile strumento Monitoraggio risorse, avviabile premendo la combinazione di tasti Windows+R quindi digitando resmon oppure facendo clic sul pulsante in basso alla scheda Prestazioni del Task Manager CTRL+MAIUSC+ESC.
In breve, nella scheda Panoramica di Monitoraggio risorse cliccando sulle colonne Media CPU, Totale (B/sec) e Working set (KB) è possibile, in ciascun riquadro, capire a colpo d’occhio i processi che stanno impegnando il maggior quantitativo di risorse (processore, disco, rete e memoria).
Considerando come Raspberry Pi 4 sia ormai acquistabile con poche decine di euro, il passo in avanti registrato oggi per il progetto amatoriale che rende Windows 10 ARM compatibile con la scheda merita una segnalazione: grazie allo sviluppatore Amir Dahan ora è possibile sfruttare fino a 3 GB di RAM con un significativo passo in avanti rispetto al supporto per 1 GB offerto in precedenza.
W10 sulla scheda Raspberry Pi 4: ora va meglio
Dal punto di vista delle risorse hardware questa particolare incarnazione del sistema operativo consente adesso di adoperare le porte USB, l’uscita video HDMI per il collegamento a uno schermo, il modulo Bluetooth e la connessione cablata (anche se c’è bisogno di un dongle). Pienamente funzionanti inoltre software come YouTube, il browser Edge, Paint e il Microsoft Store. C’è invece ancora da lavorare sullo slot Ethernet, l’accelerazione grafica e il WiFi integrato.
Insomma, non se ne ottiene certo un PC adatto al lavoro quotidiano né per il gaming, ma gli smanettoni troveranno sicuramente pane per i loro denti scaricando l’immagine da Discord e seguendo le istruzioni fornite per l’installazione. Per quanto riguarda la microSD è necessario utilizzare un’unità da almeno 32 GB (meglio 64 GB) di classe 10.
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