Gli screenshot arrivano direttamente all’interno di Google Chrome per Android: aggiunta la funzione attraverso il menu Condividi. Avevamo parlato già in precedenza di come fosse possibile condividere gli appunti, attraverso Chrome, tra diversi dispositivi. Il menu, rivisitato con la versione 85 la scorsa estate, presenta ora un nuovo pulsante. La funzione Screenshot, visualizzabile toccando l’opzione Condividi dal menu principale di Chrome per Android che permette di scattare, modificare e condividere un’immagine della pagina che si sta navigando in quell’istante. L’opzione, riportata dagli utenti con installato Chrome 91, può essere attivata anche manualmente per chi non riuscisse a visualizzarla, attivando semplicemente questa flag:
chrome://flags/#chrome-share-screenshot
Catturato lo schermo, comprensivo di tutta la Omnibox, abbiamo tre opzioni: Ritaglia, Testo e Traccia. Queste danno modo di modificare a piacimento l’immagine prima di condividere il risultato tramite le consuete app, salvarlo sul dispositivo oppure eliminarlo.
Mentre Ritaglia non necessita di grandi spiegazioni, Testo e Traccia danno entrambe accesso a un totale di 18 colori. La prima permette di spostare, ridimensionare e copiare il box prodotto. La seconda invece offre sei diversi tratti differenti, più o meno spessi, per disegnare a mano libera.
Si tratta solo dell’ultima aggiunta all’interno di un menù, quello di condivisione, che come dicevamo l’agosto scorso si è arricchito con una serie di aggiunte tra cui “Codice QR” e “Stampa”.
L’update dell’OS alla versione 12 di Android, verrà rilasciato per primo su smartphone Pixel. Questo porterà infatti con sé diverse novità, come per esempio delle piccole ma significative modifiche all’interfaccia, con un completo ridisegnamento dell’UI, widget impilati, una schermata di blocco inedita con un testo dell’orologio più grande e, in generale, un sistema operativo più colorato e personalizzabile.
Una delle sfide principali che affronterà ogni comparto che attraversa la propria inevitabile fase di transizione digitale, è quella della privacy, e in tal senso il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, e il Presidente della Fondazione Leonardo-Civilta’ delle Macchine, Luciano Violante, hanno sottoscritto un protocollo d’intenti della durata di due anni per l’avvio di una reciproca collaborazione istituzionale. Si lavorerà congiuntamente per definire la direzione che il tema della tutela della protezione dei dati personali dovrà intraprendere negli anni a venire.
Protezione dei dati e digitalizzazione
L’Autorità e la Fondazione, infatti, sono chiamate ad affrontare, pur sotto profili diversi, le sfide connesse all’accelerazione dei processi di digitalizzazione. Inoltre, la collaborazione volge a stimolare il dibattito sugli effetti e i potenziali benefici che queste importanti innovazioni comportano per la società civile. La finalità è quella di «accrescere, attraverso studi, ricerche e progetti, la consapevolezza e la rilevanza del ruolo dell’innovazione e delle tecnologie per la società civile, stimolando il dibattito sull’impatto e sui potenziali benefici che queste comportano, in un’ottica proiettata al futuro», attività meritevoli di interesse per il Garante.
Spiega il Protocollo all’articolo 1 che definisce oggetto e finalità della cooperazione:
Con il presente atto, le Parti intendono avviare, nell’ambito delle rispettive competenze, una collaborazione al fine di favorire le reciproche sinergie volte alla realizzazione di attività di interesse comune in relazione alle implicazioni giuridiche delle nuove tecnologie, con particolare riguardo al loro impatto sulla protezione dei dati personali, restando inteso che eventuali effetti vincolanti per le Parti sorgeranno solo con la sottoscrizione di eventuali specifici accordi che potranno essere oggetto di successiva negoziazione.
E aggiunge all’articolo 3:
Tra le attività e i progetti di comune interesse per le Parti, da avviare prioritariamente, è compresa, in particolare, la collaborazione del Garante nell’ambito della costituzione di un “Laboratorio sulla transizione digitale” funzionale allo svolgimento delle attività di cui in premessa, da realizzarsi secondo modalità che saranno definite dalle Parti con successivo accordo.
Accordo di 2 anni
Il protocollo sottoscritto ha la durata di due anni, e sia il Garante della privacy che la Fondazione Leonardo, si impegnano anche a organizzare incontri periodici su materie di interesse comune. In più lo sforzo verrà volto a promuovere campagne di informazione e attività formative. Affrontare temi come studio e divulgazione, per far sì che il tema centrale della privacy in epoca di rapida transizione digitale non resti questione accademica. Si auspica inoltre che possa invece diventare pubblica discussione in pubblico dibattito. Le modalità di svolgimento delle attività saranno definite di volta in volta con specifici accordi tra le parti.
Dopo Apple e Amazon, anche Facebook nel mirino dell’antitrust, infatti la Commissione Europea sarebbe pronta ad aprire un’indagine formale. Indagine che riguarderebbe il modo in cui Facebook ha fatto valere la propria posizione sul mercato, creando di fatto una posizione disequilibrata rispetto ad altri gruppi che sono in qualche modo in concorrenza con il proprio marketplace.
L’ipotesi è scaturita dal Financial Times e mancano, al momento, ancora notizie ufficiali dalla Commissione. Ciò ci impedisce di conosce nel dettaglio il tenore delle accuse. Tutto sarebbe focalizzato sulla “classified advertising” e sul modo in cui Facebook avrebbe abusato delle dimensioni della propria community. Il lancio dell’indagine, è atteso a giorni: la tempistica esatta così come l’ampiezza dell’inchiesta sono ancora in via di definizione.
Concorrenza sleale
Le indagini antitrust sarebbero finalizzate alla verifica delle azioni Facebook con il proprio marketplace. Cioè nel modo in cui potrebbe aver agito ai danni dei marketplace rivali promuovendo gratuitamente il proprio. Insomma, avrebbe portato avanti una condotta scorretta in termini di concorrenza, traendo vantaggio diretto dalla propria posizione dominante nel mondo dei social network per trasferirne gli effetti nel mercato degli annunci economici.
L’Ue ha già inviato a Facebook e alle sue società rivali almeno tre round di domande per capire se il social abbia distorto il mercato della pubblicità promuovendo i suoi servizi su Marketplace gratuitamente ai suoi 2 miliardi di amici. Infatti Facebook ha lanciato Marketplace nel 2016 consentendo ai suoi utenti di vendere o acquistare prodotti senza commissioni.
Dopo Amazon e Apple, anche Facebook nel taccuino
Si attendono ora una presa di posizione ufficiale da parte delle autorità europee (che potrebbe arrivare a breve) e la conseguente reazione di Facebook prima che le indagini possano aver inizio. La Commissione UE, già attiva in ambito antitrust con pressoché tutte le big della Silicon Valley, ancora non aveva sul proprio taccuino Facebook sebbene il social network fosse probabilmente in agenda ormai da tempo. La questione del marketplace sembra poter essere una sorta di sfida diretta tra le autorità europee e il gruppo di Mark Zuckerberg. Quest’ultime infatti chiedono di non invadere campi contigui a quello dei social network o di farlo senza trarre vantaggio dalla posizione già conseguita nel proprio mercato di riferimento.
La richiesta di informazioni e la raccolta di prove ha rivelato da subito tensioni fra la Commissione Europea e Facebook. Quest’ultima si è addirittura rivolta a un tribunale per sollevare i suoi timori sull’invadenza delle domande dell’Ue in termini di privacy dei suoi dipendenti. Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha accusato formalmente Apple di distorcere la concorrenza imponendo elevate commissioni su servizi di streaming rivali. Nel mirino c’è anche Amazon per aver danneggiato i rivali più piccoli. Il faro è stato acceso anche sul potenziale comportamento anti competitivo di Google e di Coca-Cola.
Lo sapevi che puoi usare la fotocamera del tuo smartphone come webcam per il tuo Pc? E’ semplicissimo, basta seguire questa nostra guida.
Non riesci più ad avviare videochiamate su Skype, Teams e Zoom per colpa della Webcam? Tranquillo, puoi chiedere aiuto al tuo cellulare. Molti computer non hanno una webcam e, vista la grande richiesta derivante dalle esigenze collegate alla DAD (la didattica a distanza) adottata da moltissime scuole, trovarne una in negozio non sempre è una cosa semplice.
Se poi la si trova, spesso questa ha costi esagerati rispetto a qualche mese addietro perché l’enorme e improvviso aumento della richiesta ha fatto lievitare notevolmente anche i relativi prezzi, per cui spesso anonime webcam di dubbia qualità, con risoluzioni ben al di sotto del comune senso del pudore video-comunicativo, vengono venduti come fossero dei gioielli tecnologici di altissima qualità. In realtà, non abbiamo certo bisogno di acquistare una webcam per completare la con-figurazione del nostro computer. Possiamo tranquillamente utilizzare a questo scopo la fotocamera dello smartphone o del tablet Android o iOS che utilizziamo tutti i giorni.
Così facendo, oltre a risparmiare, potremo sfruttare una videocamera con risoluzione e qualità video sicuramente superiore a quella della gran parte delle webcam presenti in commercio. Due vantaggi da non sottovalutare di certo. Com’è possibile realizzare questa magia? In effetti non serve molto: basta avere uno dispositivo mobile Android o iOS e installare una delle tante applicazioni disponibili. Tra le di-verse che si possono reperire gratuitamente sul Play Store di Google o sull’App Store di Apple, ne abbiamo scelta una particolarmente semplice da utilizzare, ma non per questo meno efficace: DroidCam. Per il suo funzionamento, dopo aver installato l’app sullo smartphone, occorre procedere con l’installazione di un client sul computer dove verrà utilizzata la webcam. La configurazione è molto semplice da eseguire: occorre inserire solo l’indirizzo IP di connessione. Vediamo come procedere.
Installiamo l’app sullo smartphone
Avviamo lo store presente sul nostro smartphone (Google Play o App store) e scarichiamo l’applicazione DroidCam. Una volta installata tappiamo su Apri, scorriamo i suggerimenti che saranno proposti e infine su Got It. L’applicazione chiederà l’autorizzazione per accedere a microfono e camera. Concediamoli e proseguiamo.
2. Prepariamo il computer
Dal PC colleghiamoci al sito http://bit.ly/pcdroidcam e clicchiamo su Download Windows Client per scaricare l’applicazione DroidCam sul PC. Autorizziamo l’esecuzione e seguiamo i passi per installarla cliccando su Next, I Agree, Nexte Install. Terminiamo con un clic su Finish.
3. Avviamo il client
Da telefono e computer colleghiamoci alla stessa rete, avviamo DroidCam sullo smartphone e prendiamo nota dell’indirizzo IP visualizzato. Eseguiamo DroidCam Client sul PC, inseriamo l’IP nella casella Device IP, attiviamo l’audio (se voglia-mo) cliccando su Audio e infine clicchiamo su Start. Fatto!
4. Qualche impostazione
Tappando sulle impostazioni dell’app Android, e poi su Camera N° è possibile scegliere se utilizzare la fotocamera predefinita, cioè quella posteriore, oppure quella frontale. Sull’app iOS, invece, sempre dalle impostazioni, potremo anche scegliere la qualità video per ottimizzare la trasmissione delle immagini.
Oggi parleremo di un prodotto molto interessante: reMarkable 2, tablet-carta di prossima generazione, il più sottile del mondo. L’innovativo dispositivo per le annotazioni e l’esame di documenti senza distrazioni proviene dagli sviluppatori norvegesi autori del tablet-carta originale. Ha sbaragliato tutti i record di prenotazione durante il lancio avvenuto nel 2017.
Markable ha sede a Oslo (Norvegia) ed è il maggiore innovatore nella categoria dei tablet-carta attraverso lo sviluppo di innovativi tablet-carta digitale destinati all’annotazione, alla lettura e all’esame di documenti. La sua visione è creare prodotti amici dell’uomo, che aiutano le persone a pensare meglio.
4,7 mm
ReMarkable 2 ha uno spessore di 4,7 mm (0,19″) ed è il tablet più sottile al mondo. E’ dotato di una batteria che dura settimane. Presenta inoltre un display innovativo di seconda generazione CANVAS, che in parte si avvale della tecnologia e-ink, ed è il dispositivo digitale più affine alla carta che si sia mai visto nel settore.
ReMarkable si ispira alla carta ed è uno strumento per le annotazioni, la lettura e il commento di documenti privo di distrazioni. “Il mondo di oggi è un luogo frenetico affollato di tecnologia in continua evoluzione che richiede una porzione sempre maggiore di tempo e attenzione da parte nostra. ReMarkable 2 rappresenta un passo che va maggiormente in direzione dell’uomo. È studiato per aiutare le persone a “pensare”, ha affermato Wanberg, CEO di reMarkable.
reMarkable 2 offre la possibilità di convertire in testo le note scritte, oltre alla possibilità di organizzare, condividere, annotare e ricercare documenti. Tra le svariate altre caratteristiche digitali, il servizio su cloud di reMarkable rende accessibile il contenuto attraverso le app satelliti multipiattaforma per desktop e per dispositivo mobile. La sua serie di funzionalità è destinata a chiunque ami scrivere a mano, ma voglia riutilizzare quanto ha scritto nel suo flusso digitale.
L’azienda ha passato gli ultimi sei anni a sviluppare e perfezionare il suo innovativo tablet-carta per fornire un’esperienza realistica simile a quella su carta. Questa favorisce la concentrazione dell’attenzione e un pensiero migliore, conservando però il legame con il mondo digitale.
Gucci fa provare le scarpe, Amazon la pettinatura, L’Oréal il trucco. Il mercato della realtà aumentata è in forteespansione, e un consumatore su due è disponibile al sovrapprezzo. Moda, visite virtuali, ma soprattutto acquisti online, quello della realtà aumentata è un mercato in piena crescita.
Questi i settori cresciuti nel 2020, in tempo di pandemia. Dietro l’incremento dell’offerta, che ha saputo rispondere in modo efficace alla domanda digitale generata dalla chiusura di negozi e musei, ci sono le nuove piattaforme software in realtà aumentata, l’Augmented reality (Ar). Una tecnologia semplice e immediata da usare, con in più servizi via smartphone quasi sempre gratuiti. Basta inquadrare gli oggetti di interesse per ottenere informazioni e immagini che aumentano le percezioni sensoriali.
I numeri
Il mercato mondiale della realtà aumentata è in forte crescita. Secondo le stime di ReportLinker, è passato dagli 8,8 miliardi di dollari del 2019 ai 12,6 miliardi dello scorso anno e la stima per il 2023 è intorno ai 58 miliardi.
Sono questi gli effetti secondari del Covid. Eventi e manifestazioni sono stati tra i primi settori a essere trasmessi con sistemi digitali. È avvenuto lo scorso febbraio con la Milano Fashion Week, per esempio: 61 sfilate e 57 presentazioni.
Secondo la Camera nazionale della moda italiana, l’evento ha raccolto oltre 50 milioni di visualizzazioni sul portale e sui canali streaming. Sfilate dal vivo e visite agli showroom, grazie alla piattaforma creata da Accenture Interactive e Microsoft che già aveva reso digitale la settimana della moda nel luglio dello scorso anno.
Si contribuisce così a mantenere le relazioni all’interno del settore e ad affrontare le sfide dell’attuale contesto di mercato. L’esperienza di acquisti su misura è tra le maggiori richieste dei clienti. Così i grandi marchi della moda hanno iniziato a offrire prodotti differenziati.
I grandi marchi
Gucci dà la possibilità agli utenti di visualizzare sul cellulare i suoi modelli di scarpe e di provarli in modo virtuale. Basta inquadrare i piedi con la fotocamera dello smartphone.
Anche L’Oréal sfrutta le potenzialità della tecnologia Ar: la principale azienda mondiale del settore beauty e cosmetici ha lanciato Signature Faces, un software di realtà aumentata per truccarsi virtualmente, scegliendo tra diversi prodotti di make up.
Amazon invece ha debuttato nel mondo delle acconciature. La scorsa settimana il colosso dell’e-commerce ha aperto a Londra il primo parrucchiere in realtà aumentata. I clienti possono valutare sullo smartphone tagli e tinte, guardandosi sullo schermo con le diverse acconciature, prima di procedere con il taglio o la piega nel salone tradizionale.
Lo studio
A fotografare la crescita sull’uso delle tecnologie di realtà aumentata per gli acquisti online è la recente indagine di Accenture«Try it, trust it, buy it».
Condotta su un campione di oltre 3 mila consumatori in Europa (Italia inclusa), Nord America e Asia-Pacifico, la ricerca ha indagato su come la tecnologia sta cambiando le abitudini degli acquirenti digitali. Interessanti i risultati per il nostro Paese.
Il 65% degli intervistati conferma di comprare con più facilità dai marchi che usano sistemi di realtà aumentata (54% la media europea). Il 58% ritiene che l’Ar consenta di «sentire» fisicamente un prodotto (44% Europa). Ma, soprattutto, «oltre un consumatore su due è disposto a pagare di più per i prodotti da personalizzare — dice Zanotti — proprio in seguito all’uso della realtà aumentata».
In questo scenario da Minority Report, anche il mondo della scuolascopre le applicazioni Ar. A Bari, l’istituto “Preziosissimo Sangue” è il primo che in tempo di pandemia ha consentito ai genitori di visitare da casa la scuola durante gli Open Day.
Lo smartphone diventa un vero e proprio cicerone virtuale. Attraverso il quale si visitano aule, laboratori e spazi comuni, con informazioni aggiuntive e contenuti grafici degli studenti: la trasposizione digitale delle tradizionali visite con i professori. Tutto questo grazie all’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni digitali.
Il progetto è stato condotto dalle Medie e dal Liceo linguistico, guidati dagli esperti di Augmented. City, startup barese dell’associazione VRARA, che già nel 2019 ha mappato, in realtà virtuale, l’intera città di Bari.
Un’app “Ac Turist” utile a turisti e cittadini per scoprire la cultura e i tesori architettonici del capoluogo pugliese.
OnePlus Watch vuole somigliare ad un orologio tradizionale. Niente cassa e display squadrati in stile Apple Watch per intenderci, ma un impianto circolare che lo tiene vicino al segmento degli orologi a lancette. La cassa da 46 millimetri – l’unica misura disponibile – è realizzata in acciaio inossidabile che l’azienda precisa essere “di alta qualità”. Così come per il resto della costruzione, per la quale si è dato fondo alla “stessa maestria e qualità costruttiva riservata agli smartphone OnePlus, dando vita ad un prodotto potente da usare e bello da indossare”.
Design
Pensate che l’arco liscio sul lato della cassa viene lucidato a mano con più di 20 trattamenti al fine di ottenere una finitura raffinata. Il vetro utilizzato per proteggere il display AMOLED circolare da 1,39 pollici e 454 x 454 pixel di risoluzione è leggermente curvo ai bordi (2.5D) e dovrebbe essere, almeno nelle attese, duro sufficientemente per tenere lontani graffi ed abrasioni superficiali.
OnePlus Watch Cobalt
Non dovrebbe avere il minimo problema a farlo l’edizione limitataOnePlus Watch Cobalt, che promette un livello di design e di finiture superiore. La Cobalt Limited Edition certamente saprà rimanere bella a lungo grazie al vetro zaffiro che offre una durezza di livello 9 nella scala di Mohs. Questo anche grazie alla lega di cobalto utilizzata per la cassa, materiale ipoallergenico due volte più duro e resistente alla corrosione rispetto al tradizionale acciaio inox.
Abbandonando le finezze della Cobalt Edition, a livello funzionale entrambe le versioni dell’orologio smart di Shenzhen consentono di visualizzare e rispondere alle notifiche. E’ possibile per giunta inoltrare e rispondere alle chiamate, scattare foto (attraverso la fotocamera dello smartphone), e riprodurre musica in virtù dei 4 GB di memoria interna (2 GB dei quali a disposizione dell’utente), il che è utile a lasciare a casa o in auto lo smartphone. Caratteristica questa che risulta molto interessante specialmente se si pratica attività fisica all’aperto, beneficiando del collegamento Bluetooth per ascoltare musica attraverso auricolari wireless.
Autonomia
OnePlus Watch si presta bene ad essere utilizzato intensamente. La batteria da 402 mAh secondo le rilevazioni della Casa può assistere per circa due settimane con un utilizzo medio o una con uno stile di vita più probante. Niente paura nel caso si arrivasse corti: grazie alla ricarica rapida in 5 minuti si ottiene energia a sufficienza per un’intera giornata di utilizzo.
OnePlus Watch, inoltre, è resistente alle immersioni fino a 5 atmosfere (quindi 50 metri). Possiede inoltre la certificazione IP68 contro acqua e polvere. Supporta oltre 110 tipi di allenamento diversi e riconosce automaticamente jogging e corsa, con il percorso che può essere tracciato utilizzando il GPS integrato. Oltre a ciò è capace di tracciare pulsazioni, distanza, calorie, monitoraggio della velocità ed efficienza SWOLF per i nuotatori. Permette in più di monitorare la saturazione di ossigeno nel sangue, il livello di stress e allenare la respirazione. Inoltre offre avvisi di frequenza cardiaca rapida e promemoria di sedentarietà, possibilità gestibili attraverso l’app OnePlus Health.
Il prezzo è di 159 euro, che è destinato a salire a seconda della versione scelta. Per quanto riguarda le colorazioni invece, quelle disponibili al lancio sono due: Silver e Black. Nulla invece è ancora noto in merito all’edizione limitata OnePlus Watch Cobalt Edition.
La digitalizzazione aziendale è una delle tante sfide imposte dall’attuale periodo storico. Nonostante la tecnologia sia diventata parte integrante della nostra esistenza, molte aziende faticano a inserirla nei propri processi in modo sicuro e costante. Questo succede soprattutto nelle imprese vecchio stampo che, oltre ad acquisire figure professionali e strumenti adatti, devono operare un profondo cambio di mentalità. D’altronde, digitalizzare non significa esclusivamente inviare un’e-mail al posto di una lettera commerciale. Vuol dire adattare tutti i processi aziendali alle esigenze imposte dall’era digitale, dove velocità d’esecuzione ed efficienza rivestono ruoli cruciali.
Questa operazione si rivela importante soprattutto per le piccole e medie aziende che devono muoversi in un mercato sempre più competitivo e caratterizzato da cambiamenti continui. I consumatori pretendono risultati ottimi in tempi brevissimi e se un’azienda non è in grado di offrire tutto questo, fatica a rimanere a galla. Fortunatamente negli ultimi anni molti imprenditori italiani hanno compreso l’importanza della digitalizzazione. Ciò si deve anche alle agevolazioni statali pensate per chi vuole operare la cosiddetta digital transformation. Sapere cos’è la digitalizzazione, conoscerne i vantaggi e le agevolazioni a disposizione delle aziende è il primo passo per operare un cambiamento efficace
Che cosa è la digitalizzazione?
Molti imprenditori si illudono che digitalizzare la propria attività significhi semplicemente convertire i documenti cartacei in file elettronici da conservare dentro il computer. In realtà la digitalizzazione è un percorso complesso, che richiede un cambio di mentalità e di organizzazione aziendale soprattutto da parte delle imprese con molti anni di attività sulle spalle. Far capire al management che per restare competitivi in un mondo globalizzato le strategie dei primi anni 2000 non sono più efficienti è la parte più difficile. Molto vedono il processo di digitalizzazione come una spesa superflua e non come un investimento ad alto rendimento. L’obiettivo è sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia in modo da aumentare le performance.
Digitalizzazione delle imprese
Occorre rivedere completamente strategia e processi produttivi. Il primo passo è operare una riorganizzazione, introducendo o formando professionisti con competenze digitali. Il secondo passo che facilita la digitalizzazione nelle imprese è l’introduzione di tecnologie capaci di rendere i processi aziendali più fluidi, efficienti e veloci. Non basta avere un computer, creare un indirizzo di posta elettronica oppure usare uno smartphone per sentirsi digitali.
Una delle tante sfide lanciate dalla trasformazione digitale è quella di eliminare la carta dagli uffici. In quest’ottica, i documenti vengono creati, elaborati e archiviati all’interno di computer e con l’aiuto di altri dispositivi elettronici. Non serve più avere registri cartacei, fogli, faldoni, cartelle e quant’altro. Al loro posto compaiono file, cartelle elettroniche, software gestionali, terminali e quant’altro.
Accanto alla creazione e l’archivio di documenti, l’azienda deve pensare ad un nuovo modo di comunicare e condividere informazioni e documenti. Al posto dell’enorme armadio poggiato alla parete dell’ufficio principale, appare quindi una rete aziendale dove i documenti sono facilmente accessibili e condivisibili dai singoli computer dei dipendenti.
Insomma, per capire a colpo d’occhio se un’impresa è coinvolta in un processo di digital transformation basta guardare le scrivanie del personale: se non è presente neanche un faldone e tutto è gestito tramite computer, allora sicuramente si è a buon punto.
Digitalizzazione: quali sono i vantaggi?
Come abbiamo accennato, la digitalizzazione è un processo fondamentale per le piccole e medie imprese, che devono lottare ancora più duramente per imporsi sul mercato. Le loro risorse sono minori rispetto a quelle di una grande azienda: occorre gestire capitali in modo più attento e consapevole.
La digitalizzazione si rivela quindi una scelta necessaria, capace di apportare tanti vantaggi in un’azienda. Innanzitutto, l’eliminazione della carta è una scelta sostenibile e permette di avere un risparmio in termini di spazio: tutto viene conservato e gestito tramite un computer poggiato sulla scrivania, senza archivi e armadi dove magari regna il caos.
Infine, dopo aver definito e assimilato le nuove competenze e gli strumenti digitali, ecco che i tempi necessari per raggiungere un risultato si riducono sensibilmente. Questo è sicuramente il vantaggio competitivo più importante che convincerà definitivamente anche gli imprenditori più incerti. D’altronde il tempo è denaro, quindi meglio sfruttarlo al meglio e introdurre fin da subito la trasformazione digitale in azienda.
Come digitalizzare l’azienda: le agevolazioni
Avviare un processo di digitalizzazione dell’azienda ha un costo, che in alcuni casi può rivelarsi anche piuttosto elevato. Per questo motivo il Ministero dello Sviluppo Economico ha varato una misura economica che aiuti le imprese. L’agevolazione prende il nome di “Voucher per consulenza in innovazione” e prevede un supporto finanziario per le imprese che chiedono aiuto a un Innovation manager per rivoluzionare l’organizzazione e la struttura dell’azienda.
Il MiSE ha anche creato un albo degli Innovation Manager dove le PMI possono scegliere il consulente che meglio si adatta alle proprie necessità. Il Voucher prevede che l’Innovation Manager lavori con l’azienda per un periodo di almeno nove mesi. Le risorse stanziate superano i 90 milioni di euro e per il 2020 e 2021 sono previsti ulteriori fondi.
Il “Voucher per consulenza in innovazione” non è l’unico strumento che le aziende possono utilizzare per avviare il processo di trasformazione digitale. Il MiSE, Ministero dello Sviluppo Economico, mette a disposizione anche fondi per l’acquisto di macchinari intelligenti, mentre le singole Regioni hanno avviato programmi di accompagnamento con fondi dedicati. Il processo di digitalizzazione è ineluttabile e non può essere rimandato: il rischio è di diventare obsoleti e perdere quote di mercato.
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