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Come masterizzare o aprire un file ISO

In questa guida vi mostreremo come masterizzare o leggere in modo corretto i file ISO, cioè file immagine.

Un file ISO è genericamente detto “immagine” a causa del significato del termine ISO, che deriva dal greco “isos” ossia “uguale”. Un’immagine ISO è quindi un unico file che contiene esattamente gli stessi file e la stessa struttura (“uguale”) di un CD/DVD di cui è l’esatta copia, in tutto e per tutto. In questo modo il CD/DVD può essere diffuso in Internet con maggiore semplicità.

Avere tra le mani un file ISO, però, non serve a nulla finché non se ne ricostruisce la struttura su un CD/DVD. Per fare questo non è sufficiente prendere il file ISO e masterizzarlo, dal momento che l’unico risultato che si otterrebbe sarebbe di copiare il singolo file. Per arrivare al nostro scopo si deve sfruttare l’opzione “scrivi immagine ISO” che quasi tutti i programmi di masterizzazione mettono a disposizione.

Prendiamo ad esempio un paio di programmi per la masterizzazione e come usarli per masterizzare:

1. Utilizzando Nero bisogna andare sul menu Copia e Backup, scegliere Copia immagine da disco, selezionare il file e avviare il processo. O ancora, da Nero Burning Rom, andare su Masterizzatore, Scrivi immagine.

2. Con CDBrunerXP PRO: Download Cd Burnerxp le operazioni sono simili. Bisogna cliccare su File, Write Disc from ISO File, quindi è sufficiente selezionare il file ISO voluto e avviare la masterizzazione.

Chi non ha a disposizione un programma che masterizzi le immagini ISO può usare il piccolo software freeware.

3. BurnCDCC: Download BurnCdcc di Terabyte. BurnCDCC fa solo l’operazione di scrittura di file ISO su CD/DVD e non ha bisogno di installazione. L’archivio burncdcc.zip va decompresso in una qualsiasi cartella, quindi si fa doppio clic su “burncdcc.exe” e si sceglie l’immagine da masterizzare.

Aprire file ISO senza masterizzarli

file ISO

ISO non è l’unico formato di file che sta a indicare una immagine disco e si potrebbero incontrare anche file di tipo img, bin, mdf, mds ed altri meno comuni.

Per aprire quindi un file ISO IMG o simili, le opzioni sono:

– Con Windows 10 e Windows 8, non servono programmi aggiuntivi e basta cliccarci sopra col tasto destro del mouse e poi premere sull’opzione Monta.

In questo modo si troverà il contenuto dell’ISO come fosse un CD inserito nel lettore del computer, in Esplora risorse. Per smontarlo, premere col tasto destro sull’icona del CD virtuale creato poi su Espelli.

Aprire il file ISO o IMG come se fosse un archivio usando WinRar anche se, in questo caso, se all’interno vi fosse un programma o un videogioco da installare, non sarà utile la semplice estrazione dei file.

– Senza comprare e usare dischi che poi si rovinano, si tiene la copia di questo file iso sull’hard disk e lo si apre, all’occorrenza con un semplice programma gratuito che fa da drive virtuale ed emulatore di un lettore cd /dvd. Questa operazione prende il nome di “montare” un cd o dvd virtuale e per qualsiasi di questi programmi è indicato con la parola inglese “mount”. Su Windows 8 questo programma è già integrato. Infatti se si preme col tasto destro su un file ISO, compare la parola “Monta”.

Alcohol 120

Un programma molto popolare per montare immagini iso si chiama Alcohol 120 che però non è gratuito ed è pure molto pesante. Siccome qui preferiamo sempre la leggerezza e la velocità rispetto alla potenza ed alla eventuale presenza di opzioni che si usano una volta nella vita, citiamo i migliori programmi free che servono a montare un file iso ed a creare un cd rom virtuale. Tutti questi funzionano con qualsiasi versione di Windows 10 e 7.

Microsoft Virtual CD-ROM Control Panel

1) Microsoft Virtual CD-ROM Control Panel è il programma ufficiale per Windows 7, che non serve in WIndows 10, Windows 7 ed altre versioni.

Daemon Tools Lite

2) Daemon Tools Lite è uno dei programmi più popolari per montare immagini iso. Esistono varie versioni ma, quella gratuita, un po’ nascosta sul sito, si chiama Daemon Tools Lite. Questo software viene spesso aggiornato ed è uno dei programmi preferiti dai cracker di videogiochi perché riesce ad emulare anche le protezioni dei dischi originali (laserlock, securerom e altre). Usare Daemon Tools è facilissimo perché il programma installa un driver virtuale e, quando lo si avvia, in esplora risorse segnala un nuovo lettore cd/dvd che in realtà non esiste. Per montare l’immagine basta cliccare con il tasto destro sull’icona che appare in basso vicino all’orologio e poi selezionare “Mount”.

Con Daemon Tools si possono montare file immagine di tipo IMG, B5T, B6T, BWT, CCD, CDI, CUE, ISO, mds, nrg, pdi, ISZ. Si possono installare fino a quattro unità drive virtuali contemporanee. L’utilità Imaging fa l’operazione inversa ossia serve a creare i file immagine in MDS o in formato ISO da dischi fisici. I dati possono anche essere compressi o crittografati con una password. Non so dire se sia il miglior programma, di sicuro è uno dei più anziani e collaudati ma è anche il più pesante e grosso di questa lista. Durante l’installazione state attenti a non mettere anche la noiosa barra di gestione che non serve a nulla.

Virtual CloneDrive

3) Virtual CloneDrive è un programma di appena 1,5 MB che supporta tutti i formati di immagine più comuni quali ISO, BIN, IMG, CCD, UDF, DVD, e cosi via. Durante l’installazione viene chiesto di associare tutti questi tipi di file a CloneDrive in modo che poi, quando si scarica una di queste immagini, per montarla sul cd virtuale basta fare un doppio click sull’icona del file…

Virtual CloneDrive può montare fino a 15 drive virtuali contemporaneamente.

Nota: Durante l’installazione appare l’avviso che Virtual CloneDrive non ha superato il test dei driver compatibili con Windows ma è un avvertimento da ignorare perché non dà alcun problema futuro.

MagicDisc

4) MagicDisc è un altro software gratuito per creare un cd virtuale e supporta un gran numero di formati di immagine, come BIN, IMA / IMG, CIF, NRG, IMG / CCD, MDF / MDS, VCD, VaporCD, P01/MD1/XA, VC4/000, VDI, C2D, BWI / BWT, CDI, TAO / DAO e PDI.

MagicDisc consente la creazione di 15 unità virtuali e si possono anche montare le immagini su un computer collegato in rete.

Anche qui per aprire il file immagine è molto semplice e supportato anche dal programma che rileva automaticamente le immagini cd o dvd presenti sul computer.

Opzionale è la funzione di auto-montare le immagini ogni volta che se ne scarica una nuova.

MagicDisc, tra le altre cose, può anche creare immagini ISO da un disco fisico e le può comprimere e proteggere con password.

Virtual CD-ROM Control Panel

5) L’unico programma portable e anche il più leggero in assoluto di questa categoria si chiama Virtual CD-ROM Control Panel, sviluppato da Microsoft e gratuito. Il software si può copiare su una chiavetta USB e si può usare su qualsiasi pc anche se si devono avere i privilegi da amministratore. Il problema infatti è che, per farlo funzionare, si deve premere il tasto “Install Driver” e poi su “Start”. Al termine, dopo aver smontato tutte le immagini con il tasto “Eject”, si deve premere su “Stop” e poi su “Remove Driver” per farne scomparire le tracce.

Prismo File Mount

6) Pismo File Mount permette di montare anche i file ZIP oltre che le immagini CD, facendole visualizzare come normali cartelle. Si può quindi accedere ai contenuti di un archivio o di una immagine, senza dover masterizzare alcun CD o estrarre il file zip su una cartella separata.

WinCdEmu

7) WinCdEmu è considerato, per semplicità ed efficacia, il migliore programma che emula un lettore cd o dvd e che serve a montare i file immagine ISO. Molto simile a Daemon Tools ma molto meno pesante e capace di non fallire mai alcuna lettura.

ISO Toolkit

8) Un ottimo programma per montare ISO su cd virtuale è anche ISO Toolkit, uno strumento di cui si parla in un altro articolo.

OSF Mount

9) OSF Mount è un ottimo e semplice programma per montare immagini disco ISO o IMG in modo da poterne sfogliare i file e poterli eseguire come se ci fosse davvero un disco nel lettore DVD del computer.

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Aprire e convertire foto e immagini in formato HEIC

Se avete deciso di aprire questo articolo è perché molto probabilmente vi siete imbattuti in uno strano formato di foto denominato HEIC. In realtà non si tratta di qualcosa di anormale. Anzi, ormai da diversi anni sta diventando sempre più popolare, grazie soprattutto all’enorme quantità di iPhone presente sul territorio mondiale. Per cercare di capire meglio di cosa si tratta però, abbiamo deciso di creare una guida un po’ più approfondita, cercando di analizzare anche i modi migliore per aprire e convertire foto e immagini in formato HEIC.

Qualora foste interessati alla cosa quindi, vi consigliamo di proseguire già con il prossimo paragrafo e vi auguriamo una buona lettura.

Cosa sono le foto HEIC

Le foto in formato HEIC, acronimo di “High Efficiency Image File Format”, hanno la peculiarità di presentarsi come una sorta di contenitore, all’interno del quale è possibile ritrovare una singola immagine, oppure una sequenza di immagini.

L’idea arriva dalla Moving Picture Experts Group, ma è stata resa famosa principalmente da Apple, che ha deciso di utilizzare il suddetto formato come standard per le foto scattate con iPhone e iPad.

iPhone formato heic

Il motivo principale di ciò, va ricercato nel fatto che i dispositivi dell’azienda di Cupertino possono scattare sia foto singole che sequenze o “Live Photos“, le quali necessitano quindi di questo formato “contenitore” per poter, appunto, contenere più immagini in un singolo file.

Ma purtroppo non bisogna soffermarsi solo su questo, visto che non mancano aspetti negativi e che potrebbero effettivamente risultare piuttosto fastidiosi per gli utenti.

Vantaggi e svantaggi delle foto HEIC

Vantaggi

Ma prima di passare agli svantaggi, concentriamoci sugli aspetti positivi e, in particolare, sull’aspetto “economico” delle foto HEIC.

Ovviamente per economico si intende la capacità degli HEIC di mantenere una qualità dell’immagine abbastanza elevata (praticamente identica a quella dei JPG), pur garantendone un peso in memoria quasi dimezzato.

Ad esempio, una foto in JPG da 4 MB convertita in HEIC può arrivare a pesare circa 2.4 MB, offrendo quindi la medesima qualità.

Inoltre, concentrando l’attenzione sulla questione intelligenza artificiale, grazie alle foto HEIC, è possibile riconoscere i vari elementi presenti all’interno dello scatto. Ed è possibile anche classificarli in base a precisi parametri.

In questo modo, il sistema operativo sarà in grado di offrire opzioni avanzate di riconoscimento e mostrare informazioni più precise su ciò che l’utente guarda ogni giorno (ad esempio la razza di un cane, oppure il nome di un palazzo).

Infine, i file HEIC, essendo di natura “contenitore”, rappresentano un vantaggio assoluto per chi ama operare di  foto editing.

Le immagini caratterizzate dal suddetto formato supportano infatti le trasparenze fino a 16 bit (il JPEG arriva a supportare solo quelle a 8 bit) e permettono anche modifiche di rotazione, ritaglio, sovrapposizione e aggiunta di testo senza dover necessariamente creare delle copie della stessa immagine.

Svantaggi

Per quanto riguarda gli svantaggi invece, ne abbiamo individuati principalmente due: la compatibilità e le poche speranze di futuro.

La seconda motivazione delle due è da attribuire al fatto che purtroppo, altre aziende importanti, come Google, non sembrano voler puntare molto su questo formato. Concentrando invece l’attenzione su altre tipologie di file.

La prima è probabilmente la più attuale e fastidiosa. Attualmente infatti, non tutte le applicazioni supportano i file HEIC. Per questo motivo, in tantissimi casi sarà quindi necessario convertire l’immagine in uno dei formati più compatibili come JPG.

Tuttavia, c’è da dire che dopo diversi anni, i servizi più popolari (soprattutto Social Network) hanno ricevuto gli aggiornamenti necessari per visualizzarli correttamente.

Come scattare foto HEIC

Attualmente il modo più semplice per scattare foto in formato HEIC è quello di utilizzare un iPhone (o un iPad) e, in particolare, l’applicazione “Fotocamera” presente di serie.

Già dalla prima configurazione infatti, tutti gli scatti eseguiti dai suddetti dispositivi saranno esportati in tale formato.

scattare foto heic

Qualora ciò non accadesse però, l’unica cosa da fare sarà: aprire l’app “Impostazioni”, continuare con “Fotocamera”, cliccare sulla voce “Formati” e selezionare “Efficienza elevata”, la quale ridurrà la dimensione dei file e catturerà foto e video in formato HEIC e HEVC (per i video).

A partire da Android Pie (nona versione del sistema operativo mobile di Google) però, anche tutti gli altri smartphone in commercio potranno scattare foto HEIC.

Tuttavia, tale formato non sarà abilitato di default e molte aziende produttrici di smartphone potrebbero anche decidere di non abilitarlo per le proprie lenti fotografiche.

Per verificare ciò bisognerà necessariamente controllare nelle impostazioni dedicate alla fotocamera.

Come evitare foto HEIC

Qualora quindi questo formato non vi convincesse fino in fondo, si potrà comunque disattivare ed evitare.

Per farlo su Android sarà sufficiente continuare ad utilizzare la fotocamera senza modificare alcun parametro riguardante i formati di scatto.

Su iPhone invece, bisognerà aprire l‘app “Impostazioni”, continuare con “Fotocamera”, cliccare sulla voce “Formati” e selezionare “Più compatibile”, la quale consentirà alle lenti di catturare immagini in JPEG.

Come aprire le foto HEIC

Ovviamente tutte le aziende esterne ad Apple si sono adeguate al formato HEIC. Hanno infatti deciso di supportare in piena regola tutte le foto esportate nel suddetto formato.

Su iPhone, iPad e Mac invece, c’è davvero molto poco da dire. Qualunque applicazione presente di default sui dispositivi dell’azienda di Cupertino si utilizzi infatti (Foto, Anteprima oppure anche semplicemente il Finder), non si presenterà alcun problema di compatibilità.

Anche le ultime versioni di Windows e Android riescono a supportare di default le immagini HEIC, ma qualora doveste riscontrare problemi, si potrà immediatamente rimediare.

Su Microsoft Store di Windows è infatti disponibile il plugin “Estensioni di immagine HEIF”, scaricabile gratuitamente da qui, il quale consentirà al sistema operativo di leggere qualsiasi immagine.

Su Android invece, sempre nel caso in cui la galleria non riuscirà ad aprire le foto, consigliamo di utilizzare un’applicazione di terze parti perfettamente compatibile.

La migliore e più conosciuta in questo campo è indubbiamente Dropbox, disponibile al download gratuito tramite questo link.

Come convertire le foto HEIC

Passiamo adesso ad un altro strumento utile per la modifica degli HEIC: cloudconverter.

convertire heic

Si tratta di un sito Web gratuito, accessibile da qualsiasi Browser e che permetterà a chiunque di convertire le foto da HEIC a JPG, PNG, PDF e tanti altri formati.

Non resta quindi che raggiungere la pagina dedicata cliccando su questo link e proseguire con la lettura dell’articolo.

Convertire HEIC in JPG

Una volta aperto il sito di cloudconverter, bisognerà modificare i formati alla destra di “convert” e “to”.

La prima delle due caselle dovrà quindi essere impostata con HEIC, mentre la seconda, in questo caso, in JPG.

Per farlo, sarà quindi sufficiente premere sul riguardo interessato e selezionare il formato dal menu a tendina che apparirà automaticamente.

Una volta correttamente impostati i parametri, non servirà altro che cliccare su “Select File”, importare la foto da esportare di JPG e avviare l’operazione con il tasto “Convert”.

Immediatamente partirà il download secondo le impostazioni del Browser utilizzato.

Convertire HEIC in PNG

I medesimi passaggi dovranno essere eseguiti anche per convertire le foto HEIC in PNG. In questo caso però, alla destra di “to” bisognerà ricercare il valore “PNG”, il quale si troverà nel menu a tendina “Image”.

Per semplificare la ricerca si potrà anche utilizzare il campo di testo che apparirà in alto dopo aver premuto sulla casella interessata.

Dopodiché, basterà importare il file tramite il collegamento “Select File”, avviare il tutto con “Convert”, attendere la fine del download e aprire la nuova fotografia.

Convertire HEIC in PDF

Cloudconvert ha il vantaggio di supportare perfettamente anche formati diversi da quelli prettamente incentrati sulle fotografie, come ad esempio i PDF.

Proprio per questo motivo, potrà essere utilizzato per convertire una foto HEIC in un documento PDF.

Per farlo, bisognerà sempre cliccare sulla casella alla destra di “to”, spostarsi nella sezione “Document”, selezionare “PDF”, importare la foto da convertire cliccando su “Select File”, avviare il tutto con “Convert” e attendere la fine del download.

Convertire HEIC su iPhone

Ovviamente, sia su iPhone che su iPad e tutti gli altri dispositivi con Browser integrato, si potrà avviare una rapida conversione online tramite il sito di cloudconvert.

Ma per semplificare tutte le operazioni e avere sempre uno strumento offline a portata di mano, consigliamo l’utilizzo di un’applicazione dedicata alla conversione da HEIC a qualsiasi altro formato desiderato.

Tra le più consigliate in questo campo c’è “Il Convertitore di Immagini“, scaricabile gratuitamente da App Store attraverso questo link.

Una volta aperto il servizio, basterà importare il file di input HEIC e successivamente scegliere la tipologia di conversione. Tutte le restanti operazioni verranno eseguite automaticamente dall’app.

Ovviamente sarà perfettamente compatibile sia con iPhone che con iPad.

Convertire HEIC su Android

Per quanto riguarda gli smartphone e tablet Android invece, oltre al solito sito Web di cloudconvert, proponiamo l’applicazione gratuita “Heic to JPG Converter Free”.

Quest’app consente in pochissimo tempo di importare la foto HEIC dall’archivio o dalla galleria del dispositivo in questione e di convertirla in un file di tipo “JPG”, pienamente supportato da qualsiasi servizio.

Può quindi essere scaricata direttamente dal Play Store tramite questo link.

Il suddetto software sarà però unicamente in grado di esportare i file in JPG. Qualora si preferisse un formato diverso, come PNG, PDF, GIF, WEBP o altro, non possiamo che consigliare “Heic converter – Heic to JPG-PNG-PDF Converter”, anch’esso gratuito e disponibile sul Play Store tramite questo link.

Una volta scaricata, installata e aperta l’app, basterà premere sul pulsante “Open HEIC” in alto a sinistra e selezionare la foto da modificare dall’archivio dello smartphone.

A questo punto bisognerà cliccare sull’icona della freccia in basso a destra, scegliere il formato di output preferito e avviare l’operazione con “Convert HEIC”.

A questo punto tutte le immagini convertite appariranno in una nuova schermata della stessa applicazione e potranno essere aperte, condivise, salvate o anche eliminate dopo aver premuto sull’icona con tre puntini presente nell’angolo in basso a destra di ogni immagine.

Convertire HEIC su Mac

Grazie alle opzioni avanzate presenti in “Anteprima” (applicazione presente di default su tutti i Mac), sarà possibile convertire qualsiasi HEIC in maniera semplice, rapida e senza dover necessariamente scaricare alcun programma aggiuntivo.

Ovviamente, prima di vedere come farlo, vi ricordiamo che la soluzione di cloudconvert rimarrà sempre comunque valida.

Prima di tutto, bisognerà quindi individuare la foto da convertire, successivamente bisognerà aprire il suo menu a tendina cliccando con due dita sul trackpad su di essa (oppure con il tasto destro del mouse), portare il puntatore su “Apri con…” e scegliere “Anteprima”.

Una volta avviata la schermata di Anteprima con la foto interessata, sarà necessario cliccare su “File” nel menu opzioni in alto a sinistra, scegliere la voce “Esporta…”. Dopodiché aprire il menu a tendina alla destra di “Formato”, scegliere quello preferito (sarà presente anche PDF), selezionare la cartella di esportazione e concludere con “Salva”. L’operazione si concluderà in pochissimi istanti.

Qualora preferiate uno strumento ancora più semplice e rapido e che non occupi neppure tanto spazio in memoria, consigliamo “HEIC Converter”, disponibile gratuitamente sul Mac App Store e accessibile tramite questo link.

Il suo funzionamento è piuttosto banale. L’unica cosa da fare per avviare la conversione sarà: trascinare la foto sulla finestra nera, attendere il raggiungimento del 100% e l’operazione sarà completa.

Il nuovo file sarà esportato in JPEG o PNG (in base alla scelta dell’utente) e potrà essere immediatamente aperto dalla cartella dei download del Mac.

Convertire HEIC su Windows

Ancora per l’ultima volta vi ricordiamo che il sito Web di cloudconvert potrà essere utilizzato anche su Windows attraverso un qualsiasi Browser web.

Anzi, sui PC dotati del sistema operativo di Microsoft risulta essere il modo migliore per completare la conversione.

L’alternativa più adeguata si chiama infatti “HEIC to JPG, JPEG & PNG Converter”, può essere scaricata dal Microsoft Store tramite questo link, ma per farlo bisognerà affrontare un costo di circa 5 euro (molto spesso in promozione a poco meno di un euro).

Una volta acquistata e aperta, basterà quindi trascinare il file HEIC all’interno della sua schermata. Qui scegliere il formato preferito di esportazione e proseguire con la conversione.

Dopo pochi istanti il file apparirà nella cartella scelta per il salvataggio. Bisogna però specificare che purtroppo l’app non è compatibile con la versione S di Windows 10.

Per tutte le versioni precedenti a Windows 10, consigliamo nuovamente di operare tramite il sito di cloudconvert.

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Piano Scuole Connesse e banda ultralarga: a che punto siamo?

Piano Scuole Connesse e banda ultralarga: a che punto siamo? In base ai dati pubblicati da Infratel sembra evidente che i lavori relativi al Piano BUL e al Piano Scuole Connesse proseguano piuttosto a rilento.

L’obiettivo del Piano Scuole Connesse è quello di fornire a circa 35.000 edifici scolastici un accesso a Internet basato su connettività a banda ultralarga di 1 Gbit/s in accesso per ogni scuola. E inoltre almeno 100 Mbit/s simmetrici garantiti fino ai punti di scambio Internet.

Fare il punto sullo stato di avanzamento dei cantieri della banda ultralarga nelle aree bianche – e dell’attivazione dei voucher nell’ambito del Piano Bul – nonché di quelli relativi al Piano Scuole Connesse e del progetto Piazza Wi-fi Italia che mira a dotare di connettività wireless gratuita i Comuni italiani. Questi gli obiettivi della riunione del Comitato Infratel – la in house del Mise guidata da Marco Bellezza – sotto la presidenza della Sottosegretaria Anna Ascani. “C’è la massima attenzione da parte del Governo all’attuazione dei progetti che mirano allo sviluppo digitale del Paese. Progetti questi quanto mai strategici nella fase di ripartenza del Paese. Anche in previsione dei nuovi progetti da attivare del Pnrr che sosterranno la crescita delle infrastrutture digitali”, sottolinea Ascani.

Piano Bul, ecco a che punto è

Dall’avvio operativo del Piano Bul sono in totale 2.462 i comuni in commercializzazione (731 in più rispetto a dicembre 2020), 1.371 i comuni collaudati positivamente (742 in più rispetto a dicembre 2020), 4.768 i cantieri aperti (1.053 in più rispetto a dicembre 2020). Ad agosto 2021 l’importo cumulato dei lavori ordinati al Concessionario da inizio Piano è pari a 1.555.313.409,57 di euro, di cui 15.586.261,54 impegnati nel mese di agosto. Nello stesso periodo Infratel ha verificato 89 progetti di cui 46 approvati e 43 rifiutati. I comuni completati con Cuir sono stati 59. Al 31 agosto 2021 Infratel ha collaudato positivamente 1.371 comuni FTTH e altri 106 con prescrizioni. Sono stati inoltre collaudati positivamente 352 siti Fwa ed altri 7 con prescrizioni.

Tutti i lavori sono eseguiti da Open Fiber. L’importo totale da inizio piano ammonta a 1.555.313.409,57 di euro. La relazione pubblicata da Infratel illustra in dettaglio lo stato delle cinque fasi operative principali: progettazione definitiva, progettazione esecutiva, esecuzione dei lavori, collaudo e avvio dei servizi.

Piano Scuole Connesse: previsione sbagliata

I tre operatori (Fastweb, TIM e Intred), impegnati nella realizzazione di connessioni FTTH a 1 Gbps secondo il Piano Scuole, avevano previsto l’attivazione dei servizi per oltre 5.000 istituti entro settembre. In base ai dati comunicati da Infratel, la fibra ottica è stata portata in 2.072 scuole (1.676 con intervento Infratel e 396 con intervento delle società regionali).

banda larga

Il numero, rilevato a fine agosto, è inferiore a quello fornito dalla sola Fastweb (2.195). Sembra quindi chiaro che l’obiettivo delle 5.000 scuole entro il 30 settembre sarà difficile da raggiungere. A meno che le attivazioni non subiscano una brusca accelerazione nei prossimi giorni.

Piazza Wi-Fi Italia: 8.738 gli hotspot attivati

Sono 8.738 gli hotspot attivati, 3.812 i Comuni e ospedali registrati e 451.231 gli utenti dell’app WiFi Italia. Il Progetto WiFi Italia ha come obiettivo principale quello di permettere a cittadini e turisti, italiani e stranieri, di connettersi gratuitamente e in modo semplice tramite app ad una rete Wi-Fi libera e diffusa su tutto il territorio nazionale. Realizzando hotspot gratuiti in tutti i 7.900 Comuni italiani e federando reti Wi-Fi già esistenti sul territorio.

Qui la mappa dei territori connessi.

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Apple: firmate fondamentali concessioni sui pagamenti in-app

Una piccola concessione, ma estremamente significativa: nel muro contro muro che ha opposto Apple agli sviluppatori in tema di pagamenti in-app, il gruppo di Cupertino ha ceduto sul punto ed ha firmato una prima, minima, simbolica, ma fondamentale apertura. Minima, poiché ancora scevra degli effetti che le controparti vorrebbero; ma simbolica, perché laddove prima non c’erano margini di trattativa, ora c’è una firma che ammette l’abilitazione di strumenti alternativi.

La scelta di Apple sui pagamenti

L’accordo firmato con gli sviluppatori USA (chiudendo così questa prima class action, in attesa di altre e più importanti vertenze) prevede che Apple continui a mantenere il controllo circa gli strumenti di pagamento in-app utilizzati su App Store, ma al tempo stesso lascia agli sviluppatori la possibilità di contattare gli utenti per informarli circa la possibilità di strumenti di pagamento alternativi. Una concessione formale importante, un varco che si apre e riduce la pressione che andava accumulandosi sul caso.

Non è un terremoto, non ancora, ma è sicuramente un passo avanti importante. Mentre gli sviluppatori pretendono di abbandonare il monopolio imposto sui sistemi di pagamento utilizzabili sullo store di Cupertino, Apple rivendica il fatto che solo così possa mantenere in piedi il proprio modello di business sul più efficiente marketplace per applicazioni al mondo. La scelta è complessa anche per le authority antitrust, poiché ambo le parti adducono valide argomentazioni alle proprie rispettive tesi.

L’accordo

Apple ha voluto giungere ad un accordo, insomma, per evitare che i rischi della via giudiziaria potessero imporre soluzioni più radicali. Un accordo completo e complesso, che coinvolge molti aspetti del rapporto tra le parti, ma nel quale il passaggio cruciale è quello legato ai pagamenti:

Per dare agli sviluppatori maggior flessibilità nel coinvolgimento degli utenti, Apple concede l’uso di comunicazioni, quali le mail, per condividere informazioni a proposito dei metodi di pagamento esterni alla propria app iOS. Come sempre, gli sviluppatori non pagheranno ad Apple commissioni su qualsiasi acquisto avvenga al di fuori della loro app su App Store. Gli utenti devono consentire tali comunicazioni ed avere il diritto di opt-out.

pagamenti in-app apple

Gli sviluppatori potranno quindi stabilire connessioni parallele con la clientela e puntare maggiormente sulle vendite in-app facendosi forza di sistemi di fidelizzazione e monetizzazione nuovi. Apple, ovviamente, farà il proprio gioco per mantenere vivi i canali odierni, restando al centro dell’ecosistema per continuare a renderlo fruttuoso quanto è stato negli anni.

Sarà sufficiente?

La domanda è però lecita: basterà questa apertura all’Antitrust? Apple prevede infatti che gli sviluppatori possano fornire queste informazioni soltanto al di fuori dell’app, così che la “bolla” dell’App Store possa rimanere integra. La strada per gli sviluppatori resta infatti piena di ostacoli, tale per cui i modelli di acquisto extra-app possano rivelarsi ancora oltremodo impervi. Ecco perché l’accordo, pur se importante, resta simbolico e – forse – non sufficiente. Epic Games, nome sul quale si giocherà la partita più importante, non si accontenterà delle briciole. Con un primo statement, infatti, la “Coalition for App Fairness” definisce l’accordo come un “disperato tentativo” da respingere in toto.

La partita resta aperta e la concessione Apple, pur rappresentando un atto virtuoso, è probabilmente il classico “too little, too late“. Ma è comunque una mossa, in una scacchiera di interessi nella quale nulla va dato per scontato.

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Green Pass su Wallet Iphone e Android

Ormai è ufficiale, anche in Italia, a partire dal mese di agosto del 2021, sarà obbligatorio esibire il Green Pass per accedere a determinati servizi nella vita di tutti i giorni. Chi non ne possederà una copia, non potrà infatti entrare all’interno dei locali pubblici, nei cinema e neppure nei mezzi di trasporto più affollati. Di conseguenza, avere il codice sempre a portata di mano è sicuramente la cosa migliore da fare. Gli attuali metodi di accesso però, non sono sicuramente così immediati. Bisogna infatti accedere all’applicazione IO, oppure a quella Immuni (con connessione ad internet perennemente attivata), o ancora, cercare il QR code tra la miriade di foto salvate nella galleria. Per questo motivo, è assolutamente consigliato esportare il pass all’interno dei propri portafogli digitali. In particolare, oggi vedremo come salvare il Green Pass su Wallet di iPhone e Android e averlo sempre a portata di mano.

Per quanto riguarda gli smartphone Android, andremo a ricercare le migliori alternative. Così da offrire anche a tutti gli altri utenti una soluzione altrettanto comoda e immediata. Prima di immergerci però nella guida, cerchiamo di capire i propositi dell’app IO e come la Pubblica Amministrazione ha intenzione di gestire in futuro questo tipo di salvataggio.

Salvare Green Pass su Wallet iPhone con l’app IO

L’app IO è indubbiamente il portale più comodo per la richiesta del Green Pass. Questa infatti, grazie alla profonda integrazione con i dati recuperati dall’account SPID o CIEID, riuscirà automaticamente a capire la situazione sanitaria dell’utente e ad inviare anche il codice senza particolari richieste. L’unica cosa da tenere attiva, sarà il toggle relativo agli aggiornamenti della certificazione verde europea.

Green Pass su Wallet: come averlo a portata di mano su iPhone e Android

Per farlo, basterà semplicemente accedere all’app IO inserendo le proprie credenziali, raggiungere la sezione “Servizi” dalle opzioni in basso, cliccare su “Certificazione verde COVID-19” e assicurarsi che i toggle alla destra di “Contattarti in app” e “Inviarti notifiche push” siano correttamente attivi.

In questo modo, non appena l’azienda sanitaria nazionale rilascerà il certificato, l’app IO invierà una notifica al proprio smartphone e potrà essere visualizzato nei messaggi ricevuti. Ma arriviamo ora alla questione del salvataggio.

Sul sito Web ufficiale dell’applicazione IO, nella sezione dedicata alla Certificazione verde, viene più volte segnalata la possibilità di salvare il Green Pass su Wallet di Apple, tuttavia, al momento, l’opzione risulta essere in fase beta e quindi non disponibile per il pubblico. Di conseguenza, al momento della stesura di questo articolo, non si potrà esportare il biglietto digitale direttamente dall’app IO. Vi consigliamo quindi di tenere sotto controllo gli aggiornamenti del servizio, tramite l’App Store, così da essere certi di poterlo fare il prima possibile.

Green Pass su Wallet Apple: come salvarlo

Nell’attesa che l’app IO rilasci ufficialmente la possibilità di salvare il Green Pass su Wallet di iPhone, vediamo come farlo attraverso il sito Web di CovidPass. Oppure in alternativa tramite l’applicazione di Stocard, disponibile anche su Android.

Salvare green pass su wallet con CovidPass

CovidPass è un progetto al quale si può accedere gratuitamente e da qualsiasi nazione europea. Si tratta banalmente di un portale Web capace di scansionare o importare il QR code relativo al proprio Green Pass e di generare rapidamente un biglietto digitale perfettamente compatibile con Apple Wallet. Tra l’altro, tale biglietto potrà anche essere personalizzato nel colore, così da renderlo più personale e facilmente riconoscibile in mezzo alle altre tessere.

Su iPhone, per esportare il Green Pass su Wallet, sarà necessario utilizzare il browser Safari. Una volta avviato infatti, bisognerà accedere al sito web di CovidPass, cliccando su questo link, e subito dopo iniziare con la configurazione del biglietto.

Per recuperare le informazioni della Certificazione verde, basterà scegliere se cliccare su “Avvia Fotocamera” oppure “Seleziona un File”. Optando per la prima delle due opzioni, si avvierà automaticamente la fotocamera, con la quale bisognerà inquadrare il codice QR del Green Pass. Automaticamente tutti i dettagli verranno rilevati. Scegliendo la seconda opzione invece, sarà possibile importare il codice dall’app “File”, oppure dalla galleria delle immagini.

In seguito, non servirà altro che scegliere il colore del biglietto da esportare (tra quelli disponibili), accettare la “Privacy Policy” disponibile nel punto 3 e infine confermare prima con il tasto verde “Aggiungi a Wallet” e poi con “Aggiungi” in alto a destra.

Green Pass nel wallet iPhone con Stocard

L’alternativa migliore al Wallet di iPhone, è sicuramente l’applicazione di Stocard. In molti infatti utilizzano questo servizio per conservare tutti i propri biglietti digitali. Recentemente, si è aggiornata per consentire a tutti gli utenti di registrare al suo interno anche la Certificazione verde relativa al COVID-19. Vediamo quindi in che modo sfruttarla.

Prima di tutto però, qualora non foste già in possesso dell’app, vi consigliamo di scaricarla direttamente da questo link. Una volta installata, bisognerà creare un account gratuito, oppure accedere più rapidamente tramite i profili social disponibili per la registrazione.

A questo punto, si potrà quindi avviare la configurazione del Green Pass. La prima cosa da fare, sarà cliccare su “+ Aggiungi carta” in basso a destra, successivamente cercare e cliccare sull’opzione relativa alla “Certificazione Verde COVID-19” e scansionare il codice QR del proprio biglietto. In alternativa, sarà anche possibile inserire manualmente il codice identificativo connesso alla certificazione.

A configurazione completata, il biglietto del Green Pass apparirà automaticamente nella lista delle tessere collegate al servizio. Stocard supporta perfettamente l’esportazione delle tessere in Apple Wallet, tuttavia, almeno per il momento, non sembra essere disponibile per la Certificazione verde. Per questo motivo, vi consigliamo di tenere sempre aggiornata l’app per scoprire quando sarà disponibile.

Green Pass su Android: come salvarlo

Purtroppo su Android non è disponibile il salvataggio del Green Pass sul Wallet. Questo semplicemente perché il suddetto servizio è di proprietà di Apple e accessibile unicamente da iPhone. Tuttavia, esistono delle alternative altrettanto valide e che in futuro saranno anche compatibili con Google Pay, ovvero il “Wallet” di Google.

Green Pass su Android con Stocard

Ma iniziamo con la piattaforma più universale e che abbiamo già analizzato in precedenza. Stocard è infatti disponibile pure su Android e si tratta anche dell’unico portafogli digitale attualmente disponibile per gli smartphone dotati del sistema operativo di Google e compatibile con la certificazione. Per iniziare la configurazione, vi invitiamo quindi ad effettuare il download dell’app direttamente dal Play Store cliccando su questo link.

Ad installazione completata, bisognerà quindi accedere (o creare) al proprio account inserendo le credenziali, oppure cliccando sull’icona del profilo social preferito. A questo punto, non servirà altro che cliccare su “+ Aggiungi carta” in basso a destra, premere sulla voce relativa alla “Certificazione Verde COVID-19” nell’elenco in basso e scansionare il codice QR del proprio biglietto, oppure, si potrà anche digitare manualmente il codice identificativo connesso alla certificazione.

L’interfaccia di Stocard per Android sarà esattamente la stessa di quella per iOS, di conseguenza, il biglietto potrà essere visualizzato direttamente dal portafogli digitale e accessibile dalla schermata principale dell’app. Attualmente il servizio non supporta l’integrazione con Google Play, ma non è esclusa la possibilità che venga integrato in futuro.

Green Pass su Android con Google Pay

La situazione ideale per tutti gli utenti Android è quella di conservare tutti le proprie tessere all’interno dell’app di Google Pay, la quale attualmente supporta le carte di pagamento, le tessere fedeltà, i coupon, i biglietti per gli eventi e quelli per i trasporti pubblici e gli aerei.

Subito dopo l’annuncio ufficiale del Green Pass però, Google si è messa subito al lavoro con lo sviluppo di un biglietto capace di supportare al suo interno tutti i dati relativi alla Certificazione. La cosa interessante però, è che per effettuare il download della carta, non servirà utilizzare alcuna applicazione esterna (come ad esempio IO o Immuni), in quanto tutte le API saranno accessibili direttamente dal servizio di Google Pay (o meglio, dei Google Play Services).

Attualmente però, tutto ciò sarà disponibile soltanto negli Stati Uniti, anche se in futuro verrà ampliato a tutte le nazioni europee, ovvero dove il Green Pass risulta essere realmente utile e obbligatorio. C’è da specificare inoltre, che il Certificato verde europeo di Google Pay non sarà conservato sul cloud come le altre tessere, così da limitare la condivisione dei dati e conservare la privacy dell’utente. L’accesso alla carta sarà quindi protetto da codice PIN e identificazione biometrica (impronta digitale o riconoscimento facciale).

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Green Pass: l’app VerificaC19 ha un grave bug

A partire da oggi, non appena scatterà l’obbligo di esibire il Green Pass per l’accesso ad attività e luoghi pubblici, l’applicazione VerificaC19 sarà impiegata per eseguire milioni e milioni di scansioni dei codici QR relativi al Certificato Verde. Sappiamo come funziona e in che modo effettua il controllo tutelando la privacy del cittadino. Ora sappiamo anche che l’app VerificaC19, usata per la verifica del Green Pass, è affetta da quello che può essere definito un grave bug.

Modificare la data del dispositivo per cambiare la validità di un certificato

A portare alla luce il problema Niccolò Segato, studente di ingegneria al Politecnico di Milano, nella sezione Issues del progetto su GitHub. Riportiamo di seguito in forma tradotta la segnalazione.

Nell’applicazione è sufficiente modificare la data del dispositivo per cambiare la validità di un certificato. Ad esempio, anticipando la data del dispositivo, un certificato già scaduto può essere verificato.

È dunque sufficiente modificare la data per ottenere un esito diverso dal processo di verifica.

Dalle impostazioni di sistema è sufficiente modificare la data del dispositivo per cambiare il risultato della verifica. È stato testato con un certificato emesso 11 giorni dopo la prima dose del vaccino, quindi non ancora valido per legge. E’ stato correttamente identificato come non ancora valido dall’applicazione su un dispositivo con la data impostata nel modo giusto. Posticipandola a 15 giorni dopo la prima dose, dunque dal giorno di inizio validità del certificato, effettuando una nuova scansione restituisce esito positivo.

grave bug verifica19 data green pass

La soluzione

Quale la possibile soluzione? A fornirla è lo stesso autore della segnalazione, suggerendo l’ottenimento della data e dell’ora necessarie a eseguire il controllo da un server centrale o comunque da una fonte diversa dal dispositivo stesso.

La data e l’ora dovrebbero essere ottenute da una fonte unica e certificata, come un server governativo, anziché dal dispositivo.

Essendo l’utilizzo di VerificaC19 garantito anche offline, dunque in assenza di una connessione Internet (per un massimo di 24 ore), difficilmente potrà essere questo il rimedio senza impattare sulle modalità di funzionamento dichiarate finora.

Dovrebbe essere sufficiente il buon senso per capirlo, ma a scanso di equivoci lo mettiamo comunque nero su bianco: l’esistenza del problema non autorizza a sfruttarlo per aggirare o alterare i controlli. Doveroso sottolinearlo, considerando la necessità di includere tra le FAQ sul sito istituzionale la risposta alla domanda È possibile falsificare o manomettere una Certificazione Verde COVID-19?

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Google Health, la “nuova” app per la salute

Secondo quanto rivelato dal noto leaker Ishan Agarwal, Google starebbe lavorando a una applicazione per la salute che consentirebbe agli utenti di raccogliere e avere quindi sempre a portata di mano le proprie informazioni sanitarie. Il colosso di Mountain View vorrebbe rilanciare un vecchio progetto per la gestione intelligente delle informazioni relative alla salute degli utenti. Si tratta della “nuova” app per la salute Google Health.

Il lancio nel 2008

Google Health era stato lanciato da Google inizialmente nel 2008, e interrotto dal 1º gennaio 2012. Inoltre Google ha dichiarato di aver interrotto Google Health perché non ha avuto un impatto ampio come era stato previsto. Le informazioni volontarie potevano comprendere “condizioni di salute, farmaci, allergie e risultati di laboratorio”.

Una volta inserite, Google Health utilizzava le informazioni per fornire all’utente una cartella clinica personale globale, informazioni sulle condizioni e possibili interazioni tra farmaci, condizioni di salute e allergie integrandole poi in apposite cartelle cliniche digitali. Queste potevano essere condivise con i familiari e col proprio medico curante, le farmacie e gli istituti ospedalieri presso i quali si è soliti andare per le proprie esigenze di salute. Google concluse le attività di questo servizio per mancanza di diffusione dello stesso. Il 24 giugno 2011, Google ha annunciato la sospensione di Google Health.

Il ritorno di Google Health

A giudicare dalle prime presunte immagini condivise online, dovrebbe proporre un’interfaccia abbastanza standard. Quest’ultima raccoglierà i dati sanitari personali, con la possibilità di aggiungere contatti e condividere le informazioni con gruppi o persone specifiche. Come accennato prima, si potranno collegare alla app tutti gli account online dei luoghi in cui un utente ha ricevuto assistenza sanitaria. Oltre alle informazioni sul loro stato di salute, i pazienti potrebbero essere in grado di consultare le loro cartelle cliniche. Queste poi potranno essere messe eventualmente a disposizione di altri medici.

google health

Google Health nasce infatti come strumento per offrire agli utenti la possibilità di gestire in modo più intelligente le informazioni relative alla propria salute. Il progetto intende generare un sistema di comunicazione. Tale sistema riguarderà il rapporto tra medico, paziente e sistema sanitario così che la documentazione sia sempre disponibile, sempre archiviata e veicolata con sempre maggior rapidità.

Google Health, la “nuova” app per la salute

Questo dovrebbe aiutare le persone a condurre una vita più sana e a controllare le proprie condizioni di salute, grazie a uno scambio di informazioni più efficiente e interattivo tra dottori e pazienti.

Inoltre si potranno consultare le prescrizioni dei medicinali da assumere e una serie di informazioni a carattere divulgativo per meglio comprendere le patologie da cui sono affetti. Google Health è ancora nelle prime fasi di sviluppo. Inoltre da quanto emerso fino a ora potrebbe essere separata dall’app Google Fit, ma godere di una potenziale integrazione software.

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chiamare gratis da pc o mac
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Chiamare da PC o Mac gratis

Anche le chiamate sono ormai progredite grazie all’arrivo dei Social Network e ai servizi di chiamata via Internet. Questo significa che non è più necessario possedere una SIM (o quasi) per affrontare una conversazione audio, ma semplicemente una connessione Wi-Fi. Inoltre, tutto potrà essere fatto anche semplicemente da computer e senza il bisogno di recuperare il proprio smartphone. Oggi andremo quindi a vedere come telefonare/chiamare da PC o Mac gratis, concentrando l’attenzione sulle piattaforme più popolari e utilizzate in questo campo.

Chiamare da PC con WhatsApp

Iniziamo con il Social Network per eccellenza, ovvero WhatsApp. Diciamo che, per poter effettuare delle chiamate con WhatsApp tramite PC bisognerà utilizzare necessariamente l’applicazione desktop disponibile per PC. Attualmente non è infatti possibile sfruttare la funzione sfruttare il portale online di WhatsApp Web.

Prima di tutto quindi, sarà necessario effettuare il download del programma, disponibile sia per PC Windows a 64-bit che a 32-bit. Per farlo basterà raggiungere la pagina ufficiale cliccando su questo link e subito dopo utilizzare il tasto “Scarica per Windows” in basso a destra. Il sito riconoscerà automaticamente la versione del sistema operativo da scaricare, ma, qualora fosse errata, si potrà comunque scegliere una versione alternativa cliccando su uno dei collegamenti in basso.

Chiamare da PC con WhatsApp

Una volta concluso il download, bisognerà effettuare un doppio click sul file scaricato e avviare la procedura di installazione e prima configurazione. A questo punto ovviamente sarà necessario impugnare il proprio smartphone per inquadrare il codice QR da connettere. Tutta la procedura sarà comunque opportunamente illustrata dalle schermate del programma su PC.

codice qr whatsapp web

Quando la configurazione sarà completa, si potrà chiamare da PC e procedere con l’avvio della chiamata o videochiamata. Per farlo basterà ricercare il nome del contatto desiderato e cliccarci su (la rubrica verrà duplicata direttamente dall’app per smartphone), così da avviare la schermata di conversazione. In alto appariranno quindi due icone: quella della cornetta, utile per avviare una chiamata audio e quella della videocamera, necessaria invece per effettuare videochiamate. Una volta cliccata l’apposita icona, la telefonata partirà immediatamente.

Chiamare da Mac con WhatsApp

Tutto ciò che abbiamo detto nel paragrafo precedente ha esattamente lo stesso valore anche su Mac, in quanto i limiti e i passaggi da seguire risulteranno sostanzialmente gli stessi. Il sito utile per effettuare il download è anch’esso identico e può essere raggiunto cliccando su questo link.

Chiamare da Mac con WhatsApp

Il processo di installazione varierà leggermente, in quanto, in questi caso non servirà altro che trascinare l’icona di WhatsApp nella cartella “Applicazioni” e il gioco sarà fatto. Ora basterà aprire l’app appena scaricata e completare la configurazione del servizio attraverso il codice QR e l’applicazione per smartphone.

Se non ti viene mostrato il tutorial iniziale, pigia invece sul pulsante + collocato in alto a destra oppure sulla voce Scannerizza il codice QR e inquadra il codice QR come spiegato in precedenza.

A questo punto tutto ciò che bisognerà fare sarà cercare il contatto interessato tramite il campo di testo in alto a sinistra. Selezionare il suo nome per aprire la schermata di conversazione e cliccare sull’icona della cornetta in alto per effettuare una chiamata vocale o quella della videocamera per avviare una videochiamata.

Chiamare da PC con Skype

Per chiamare da PC con Skype, si dovrebbe fare un discorso un po’ più ampio. Questo perché grazie al “credito”, si potranno effettuare anche delle classiche chiamate verso numeri di telefono fissi o mobili, senza quindi la necessità che l’interlocutore disponga di un account Skype. Tuttavia, il suddetto credito deve essere acquistato e visto che in questa guida affronteremo solo i metodi gratuiti per effettuare chiamate, lasceremo perdere questo particolare strumento.

Chiamare da PC con Skype

Detto questo, per utilizzare correttamente le chiamate e le videochiamate di Skype tramite Internet, sarà necessario possedere un account di Microsoft e anche l’applicazione del servizio sul proprio PC. Quest’ultima potrà essere scaricata cliccando su questo link e utilizzando il tasto nella colonna di sinistra. Invece per creare un account Microsoft gratuito, qualora non si possedesse già, si potrà proseguire tramite questo link.

Una volta scaricato il programma, basterà quindi aprirlo e successivamente accedere tramite l’account Microsoft creato precedentemente. Ora bisognerà ricercare l’account dell’utente da chiamare o videochiamare (che dovrà ovviamente possedere un account Skype) utilizzando la barra di testo. Oppure possiamo cliccare sull’icona della rubrica nel caso in cui il contatto sia già stato invitato in precedenza. Selezionando il suo nome si aprirà la schermata di conversazione, con all’interno l’icona della cornetta, utile per avviare una telefonata audio e quella della videocamera per avviare una videochiamata.

Come telefonare da Mac con Skype

Anche in questo caso, per effettuare delle chiamate con Skype su Mac, varranno le stesse considerazioni viste per PC Windows. Per effettuare il download dell’app bisognerà quindi utilizzare l’opportuno tasto presente in questa pagina. Mentre, per creare un account Microsoft gratuito si potrà proseguire tramite questo link.

Come telefonare da Mac con Skype

Dopo aver installato l’applicazione sarà quindi possibile accedere tramite l’account gratuito di Microsoft creato in precedenza e procedere con la ricerca dei contatti. Per farlo, bisognerà utilizzare il campo di testo in alto a sinistra per ricercare il nome utente interessato oppure cliccare sull’icona della rubrica per selezionare un contatto già salvato.

Selezionando il nome preferito si avvierà quindi la schermata di conversazione. Una volta qui si potranno avviare delle chiamate vocali o videochiamate, cliccando rispettivamente sull’icona della cornetta o della videocamera. Ovviamente anche l’interlocutore dovrà possedere Skype, altrimenti non apparirà tra i contatti disponibili.

Telefonare da PC con Facebook Messenger

Quasi tutte le funzionalità di chiamata di Facebook Messenger sono disponibili sia sul sito Web di Messenger che sull’applicazione gratuita per PC Windows e Mac, scaricabile attraverso questo portale. Tuttavia, qualora si volessero effettuare delle videochiamate di gruppo, bisognerà utilizzare necessariamente l’applicazione, in quanto non sarà possibile farlo dal sito Web. Inoltre, per accedere a Messenger non sarà necessario possedere un account Facebook, ma sarà anche possibile attivare, eventualmente, un nuovo profilo esclusivamente dedicato alla piattaforma di messaggistica, utilizzando soltanto il numero di telefono.

In ogni caso, sia l’interfaccia Web che dell’app per PC Windows e Mac sarà esattamente la stessa e i passaggi per effettuare delle chiamate non varieranno in alcun modo. Per procedere basterà quindi utilizzare la barra di ricerca in alto a sinistra per cercare il nome dell’utente preferito (che dovrà possedere un account Messenger). Una volta qui cliccarci su per aprire la schermata di conversazione. Qui saranno quindi presenti le icone della cornetta per avviare una chiamata vocale e quella della videocamera per avviare invece delle videochiamate (anche di gruppo, ma solo con l’app).

Telefonare da PC con Facebook Messenger

Telefonare da PC Windows collegando uno smartphone Android

All’interno dei computer con Windows 10 (e successive versioni) è presente l’applicazione “Telefono”. Tale app sarà in grado di sfruttare uno smartphone Android (a partire dalla versione 7) per effettuare delle chiamate attraverso la connessione Bluetooth. Questo significa che, tutto ciò che occorrerà per completare l’operazione sarà possedere due dispositivi dotati dei suddetti sistemi operativi e giusto qualche secondo di tempo per connetterli tra loro.

Per avviare la connessione sarà infatti sufficiente aprire le impostazioni del PC Windows. Poi successivamente avviare la schermata dedicata alle connessioni, all’interno della quale bisognerà scegliere l’opzione “Bluetooth” e ricercare un nuovo dispositivo. A questo punto basterà rendere visibile lo smartphone Android dalle impostazioni del Bluetooth (in genere risulta essere visibile di default) e automaticamente apparirà tra i device disponibili per l’accoppiamento sul computer. Cliccando sul suo nome si stabilirà immediatamente una connessione fra i due..

Arrivati a questo punto, si potrà procedere con la chiamate. Per farlo basterà aprire l’applicazione “Telefono”, selezionare la voce “Chiamate” e concludere la configurazione rapida. Da questo momento in poi sarà possibile sfruttare la stessa app per avviare delle chiamate (classiche, senza connessione Internet). Quest’ultime saranno effettuate tramite la SIM dello smartphone Android, il quale dovrà comunque rimanere nel raggio del Bluetooth (circa dieci metri da PC).

Telefonare da Mac collegando un iPhone

Infine, chiudiamo con la controparte della famiglia Apple, ovvero la connessione diretta tra iPhone e Mac, sia che esso sia fisso o portatile. Partiamo col dire che, quasi tutte le funzioni di “sincronizzazione” tra smartphone e computer dell’azienda di Cupertino passano per un servizio definito Continuity (o Continuità in italiano), il quale funzionerà esclusivamente a partire da iOS 8. Per quanto riguarda macOS invece, basterà tenere aggiornato il software ad una qualsiasi versione a partire da OS X Yosemite.

Vediamo quindi quali sono le condizioni necessarie per sfruttare le chiamate su Mac attraverso iPhone. Innanzitutto, entrambi i dispositivi dovranno avere il Wi-Fi attivo e, ovviamente, dovranno essere connessi alla stessa rete (Wireless o cablata). Inoltre, di fondamentale importanza, tutti e due i device dovranno essere configurati con lo stesso Apple ID e dovranno aver eseguito l’accesso all’app di FaceTime (basta aprirla e inserire l’account dell’Apple ID).

chiamata da iphone a mac

A questo punto, su iPhone, bisognerà aprire l’applicazione “Impostazioni”, continuare con “Telefono” e assicurarsi che all’interno di “Chiamate su altri dispositivi” siano attivi i toggle relativi a “Consenti chiamate” e al nome del Mac dal quale rispondere. Su Mac invece, sarà necessario aprire l’app di “FaceTime”, continuare con “FaceTime” nella barra dei menu in alto a sinistra, cliccare su “Preferenze”, spostarsi nella sezione “Impostazioni” e abilitare la voce “Chiamate da iPhone”.

Da questo momento in poi, ogni volta che l’iPhone connesso riceverà una chiamata, questa verrà duplicata anche sul Mac, offrendo ovviamente la possibilità di rispondere tramite il microfono del computer. Per poter avviare una nuova chiamata invece, bisognerà utilizzare l’applicazione “Contatti” o “FaceTime”, all’interno delle quali appariranno le icone della cornetta e della videocamera, utili per avviare una telefonata o una videoconferenza.

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UE: approvato il Green Pass

Gli eurodeputati hanno completato il lavoro legislativo sul documento per facilitare gli spostamenti all’interno dell’Unione e contribuire alla ripresa economica. Il testo dovrà ora essere formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, per l’entrata in vigore e l’applicazione immediata dal primo luglio 2021. Il certificato sarà rilasciato gratuitamente dalle autorità nazionali e sarà disponibile in formato digitale o cartaceo con un codice QR. Il Parlamento Europeo da quindi l’ok in via definitiva la nuova formulazione del Green Pass.

546 voti favorevoli, 93 contrari e 51 astensioni. Con una votazione a larga maggioranza il Parlamento Europeo ha ufficialmente approvato il Certificato COVID digitale dell’UE (comunemente ribattezzato “Green Pass”). “Il certificato“, spiega il comunicato del Parlamento Europeo, “attesterà che una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o ha effettuato un test recente con esito negativo o che è guarita dall’infezione. In pratica, si tratta di tre certificati distinti. Un quadro comune dell’UE renderà i certificati compatibili e verificabili in tutta l’Unione europea, oltre a prevenire frodi e falsificazioni“.

Durata di 12 mesi

Il progetto ha inizio il 1 luglio 2021 ed avrà durata prevista di 12 mesi, ossia il tempo che si prevede necessario per scavallare l’emergenza pandemica ed entrare nella nuova normalità post-Covid. Come da trattative con i Paesi membri, rispetto alla prima formulazione del Parlamento Europeo sono state però introdotte alcune novità che consentono ai singoli Stati di poter agire in modo indipendente qualora la situazione richieda interventi particolari. Il Green Pass sarà dunque comunemente accettato e generalmente valido con pari condizioni su tutto il territorio europeo. Tuttavia potrà subire declinazioni nazionali nel caso in cui la pandemia dovesse tornare ad incidere in modo speciale su alcune zone specifiche.

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Le eventuali restrizioni

Durante i negoziati tra le istituzioni, gli eurodeputati hanno ottenuto un accordo che stipula che gli Stati dell’Unione non potranno imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – “a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica”. Si dovrà tenere conto delle prove scientifiche, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”

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Cloud nazionale: a luglio la gara

Via al cloud nazionale: una rete supersicura per gli enti pubblici che ospiterà dati e applicazioni di utenti e amministrazioni. Il governo inoltre sta studiando uno scudo per i dati italiani che passeranno al Polo strategico nazionale (Psn) e alla modalità cloud. Il ministro Colao prepara la procedura per designare il gestore del Polo strategico che dovrà gestire e proteggere i dati di 200 amministrazioni. Pronte a partecipare le cordate Tim-Google, Fincantieri-Amazon e Leonardo-Microsoft, ma altri potrebbero aggiungersi. Il Pnrr assegna 900 milioni al progetto e nelle schede inviate alla Commissione europea si parla di un partenariato pubblico-privato come base per la gestione del servizio. A luglio partirà la gara per il Polo strategico, che dovrà concentrare e proteggere i dati di 180 amministrazioni e gestirli in modalità cloud, un vero e proprio cloud nazionale.

Cloud, gli inizi

Sappiamo esattamente la prima volta che si è parlato di “cloud” come metafora del futuro funzionamento di Internet e modello di business miliardario. Era il 14 novembre 1996 e non fu nella Silicon Valley ma a Houston, in Texas. C’era una riunione dei manager della Compaq, una multinazionale di computer che si era da poco comprata una piccola startup (NetCentric) la quale sosteneva che il futuro sarebbe stato un software per far funzionare Internet.

L’idea era che le applicazioni e i dati un giorno non sarebbero più stati su personal computer degli utenti ma in rete. Come su una nuvoletta sopra di noi: il cloud appunto. Quell’idea finì nella presentazione di 50 pagine di un certo George Favaloro e il mondo è cambiato. C’è voluto un sacco di tempo in effetti e in Italia sta capitando adesso. Non per gli utenti: quando salviamo le foto dei nostri smartphone già usiamo il cloud. Noi salviamo le nostre foto sul cloud, altrimenti sul telefono si bloccherebbe, vista la mole di dati e lo spazio che ogni immagine occuperebbe. Molte applicazioni funzionano in effetti tramite questa tecnologia. E questa ha i suoi vantaggi: Il costo, la sicurezza e gli aggiornamenti.

Entro il 2022 Colao vuole un sistema che funzioni sulla “nuvola”

Ma se gli utenti della rete usano già il cloud in ogni istante, spesso a loro insaputa; diverso è il discorso per quanto concerne la pubblica amministrazione e le imprese. La situazione qui è in netto ritardo. Domenica il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao ha detto che oltre il 90% dei server della pubblica amministrazio­ne sono obsoleti.

Per le quattro mi­lioni e mezzo di piccole e medie im­prese nostrane il dato non è molto diverso. Obsoleti vuol dire costosi, inefficienti e soprattutto insicuri anche perché non dotati di cloud. Le prime due ragioni sarebbero suffi­cienti a dire che è ora di passare al cloud, la terza lo rende urgentissi­mo.

Cloud nazionale

L’ultima frontiera degli attacchi informatici prevede il sequestro dei server e di tutti i dati contenuti e la richiesta di un riscatto miliona­rio. È accaduto qualche settimana fa negli Stati Uniti ad un fornitore di energia, e poi in Irlanda, al sistema sanitario con il blocco degli ospedali. Sono questi fatti ad aver impresso un’accelerazione della partita del cloud in Italia. Tra un mese la gara, ha deciso il ministro.

Entro la fine del 2022 dobbiamo avere un sistema dove mettere in sicurezza i dati e le applicazioni di almeno 180 enti pubblici. Va chiarito che in tutto gli enti pubblici sono oltre 22 mila, compresi i comuni più piccoli: qui parliamo di un operazione che deve in prima battuta coinvolgere solo quelli più importanti e delicati. Insomma la creazione di un Polo Strategico Nazionale (PSN) dove ospitare le applicazioni della pubblica amministrazione e i dati dei cittadini è la madre di tutte le battaglie per la trasformazione digitale dell’Italia.

Il ministro guarda al modello francese

Nel 2016 a far marciare le cose è arrivato da Seattle Diego Piacentini, che era uno dei vice presidenti di Amazon. Qualcuno esagerando gridò al conflitto di interessi visto che Amazon è uno dei tre grandi player globali di servizi cloud, il primo in ordine cronologico: A WS è stata creata nel 2006; Google Cloud è del 2008; Microsoft Azure del 2010.

Sono la trinità che si contende un mercato che nel 2019 valeva oltre 300 miliardi di dollari (dopo la pandemia molti di più). Quando lo scorso anno c’è stata la gara da 10 miliardi di dollari per il cloud del Pentagono, il ministero della Difesa americano, lo spareggio tra Microsoft e Amazon, è stata una questione epocale (vinse Microsoft, secondo alcuni perché il presidente Trump volle punire Jeff Bezos per le critiche che gli faceva il Washington Post, di proprietà dello stesso Bezos).

cloud

In Italia la prima a muoversi per candidarsi a realizzare il PSN è stata Tim. Ha stretto una partnership strategica con Google e poi ha creato una società dedicata chiamata Noovle dove ha conferito i suoi datacenter; e l’ha affidata allo storico capo di Google Europa, Carlo D’Asaro Biondo. Pole position, si sarebbe detto in Formula l. Ma poi si sono mossi
anche gli altri: il 13 maggio è arrivata la partnership fra Amazon e Fincantieri (controllata al 71,6% da Cassa Depositi e Prestiti) Il 26 maggio è stata la volta di Microsoft e Leonardo, campione della difesa e quindi della cyber-security (al 30% del ministero dell’Economia).

Adesso il ministro Colao aspetta dalle imprese un progetto da valutare e mettere a gara. In palio la gestione del cloud strategico (il cosiddetto private cloud) per almeno 10 anni in cambio del fatto che i singoli enti non potranno spendere più di oggi avendo servizi migliori. Come andrà? È ancora tutto aperto. Colao spinge per il modello francese, quindi di una forte presenza pubblica di garanzia (Cdp? Sogei?). Le imprese stanno cercando di capire se invece che dividersi in tre squadre non possono unirsi. Altri potrebbero aggiungersi: Fastweb ha appena annunciato di voler essere parte della partita, e dalla Sili con Valley è in arrivo Oracle. Tutto può succedere, non che si perda altro tempo.

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