Prende pertanto il via l’Edizione 2023 del BandoDigital Export: contributi a fondi perduti per la digitalizzazione 2023 per le micro, piccole e medie imprese dell’Emilia Romagna
Obiettivi
Con delibera di Giunta regionale n. 1616 del 25 settembre 2023 e in continuità con i bandi del 2020, 2021 e 2022, la Regione Emilia-Romagna e Unioncamere Emilia-Romagna hanno approvato un bando congiunto con cui intendono rafforzare la capacità delle imprese regionali di operare sui mercati internazionali, assistendole nell’individuazione di nuove opportunità di business nei mercati già serviti e nella ricerca di nuovi mercati di sbocco, contribuendo così a incrementare la competitività del sistema produttivo emiliano-romagnolo. Il bando prevede la concessione di contributi per la realizzazione di percorsi di internazionalizzazione e di promo-commercializzazione delle imprese e del sistema regionale, contribuendo ad accrescere il numero delle imprese esportatrici, oltre a supportare le imprese per accedere ai servizi offerti dagli strumenti digitali e/o per consolidare il loro utilizzo.
Stato
APERTO
Tipologia di bando
Agevolazioni, finanziamenti, contributi
Chi può fare domanda
Micro impresePMI
Data di pubblicazione
28/09/2023
Scadenza termini partecipazione
27/10/2023 14:00
Destinatari
Micro, piccole o medie imprese manifatturiere, esportatrici e non esportatrici con sede legale e/o unità operativa in Emilia-Romagna, senza vincolo di fatturato.
Tipologia e misura del contributo
Il contributo minimo sarà pari a 5 mila euro (a fronte di spese complessive pari a 10 mila euro), quello massimo ammonterà a 10 mila euro (a fronte di spese complessive pari a 20 mila euro). L’entità massima dell’agevolazione non può superare il 50% delle spese ammissibili
Ambiti di attività
Le imprese potranno presentare un solo progetto articolato in almeno 2 ambiti di attività (senza vincolo sul numero di Paesi target):
Temporary Export Manager e Digital Export Manager
B2B e B2C
Fiere e convegni specialistici a carattere internazionale
Marketing digitale
Business online
Sito web
Materiali promozionale
Contattaci Subito
La scadenza sarà il 27/10/2023 alle ore 14:00, contattaci subito per non perdere questa grande occasione:
Attualmente, catturare immagini, comprese quelle di libri o documenti, è un’operazione estremamente semplice. Con OneNote possiamo agevolmente convertire tali immagini in documenti utilizzabili nei nostri archivi
Fino a poco tempo fa, ottenere testi da libri e documenti richiedeva risorse e pazienza considerevoli, ed era un privilegio di pochi in possesso di un computer, uno scanner e una pazienza infinita. Il processo tradizionale di acquisizione, noto come OCR (Optical Character Recognition), presentava numerosi ostacoli e richiedeva frequenti interventi manuali per correggere errori.
Oggi, fortunatamente, la situazione è radicalmente diversa. Grazie alla potenza di estrazione di testi tramite Internet, i sistemi di riconoscimento dei caratteri funzionano in modo notevolmente migliorato rispetto al passato. Sono più agili e veloci, anche se persistono alcune limitazioni.
Acquisizione tramite Office
Il superamento di questa sfida è strettamente correlato alle decisioni prese da Microsoft. Strumenti per l’estrazione dei dati dalle immagini, comprese le fotografie, sono disponibili, ma sono limitati a determinati programmi. Ad esempio, Excel offre la possibilità di “leggere” numeri e tabelle, un processo che funziona notevolmente bene. Inoltre, OneNote, spesso sottovalutato all’interno della suite di applicazioni, offre questa funzionalità.
Tuttavia, in Word, nonostante le avanzate caratteristiche come la dettatura e la trascrizione nelle nuove versioni, manca un metodo diretto per l’acquisizione dei testi dalle immagini. Pertanto, per trasferire i testi in Word, dobbiamo cercare soluzioni alternative e quindi utilizzare una semplice operazione di copia e incolla.
OneNote
Per chi desidera rimanere all’interno dell’ecosistema Microsoft 365, precedentemente noto come Pacchetto Office, la scelta migliore è senza dubbio OneNote. Questa applicazione ci consente di prendere appunti in un formato piuttosto flessibile, permettendoci di combinare testo e immagini in modo più libero rispetto ai programmi convenzionali.
Tra le funzioni “uniche” di OneNote, ne spicca una dedicata all’estrazione di testo da immagini inserite nei fogli del programma. Questa funzione ci consente di estrarre il testo “nudo”, privo di formattazioni, rendendolo disponibile per l’uso in qualsiasi altra applicazione di testo. È importante notare che in questa guida ci riferiamo all’app completa di OneNote inclusa in Microsoft 365 e non a OneNote for Windows 10, una versione più semplice integrata nel sistema operativo che, sfortunatamente, non dispone di questa funzione.
Non proprio perfetto
Nonostante i significativi miglioramenti nell’acquisizione di testo negli ultimi anni, è raro che la lettura sia perfetta al 100%. Questo può dipendere da molteplici fattori, tra cui la formattazione, il tipo di carattere utilizzato e la qualità dell’immagine di partenza. Nei nostri esempi, abbiamo scelto deliberatamente di non utilizzare immagini perfette per mettere in evidenza le capacità, ma anche i limiti, dei moderni sistemi OCR (riconoscimento ottico dei caratteri).
In ogni caso, anche se una revisione sarà sempre necessaria, i sistemi attuali svolgono gran parte del lavoro in modo relativamente semplice, soprattutto quando si tratta di caratteri appartenenti alle famiglie standard, come quelli comunemente utilizzati nei libri e nei manuali.
L’alternativa, Google Keep
Il collegamento tra l’acquisizione di testo e le note è molto stretto, e anche Google Keep, l’applicazione web per prendere appunti di Google, offre una comoda funzione per svolgere questo compito. La differenza principale in questo caso è che le note su Keep sono generalmente meno strutturate. Pertanto, possiamo iniziare direttamente caricando le immagini dalle quali desideriamo acquisire il testo.
Questo sistema è più semplice ma anche più diretto, richiedendo però il caricamento delle immagini attraverso un browser, che rimane l’opzione più pratica. L’ulteriore vantaggio è che le nostre note rimarranno collegate a Keep e al nostro account Google, permettendoci di recuperarle facilmente tramite qualsiasi browser.
Usare PowerToys
Se il testo che desideriamo trascrivere è già visualizzato sul nostro computer, esiste un metodo più pratico. Tra gli strumenti offerti da Microsoft PowerToys, disponibili all’indirizzo https://bit.ly/cipowertoys, è incluso anche Text Extractor. Questo strumento si attiva tramite una scorciatoia da tastiera, Windows+Maiusc+T, e consente di selezionare ed estrarre il testo direttamente dallo schermo, anche se appare leggermente deformato.
Questo può essere un metodo molto utile quando si desidera raccogliere rapidamente testo visualizzato su uno schermo del computer.
A partire da questo momento, i residenti hanno il diritto di selezionare il loro indirizzo digitale di residenza, indicando un indirizzo PEC al fine di ricevere tutte le comunicazioni ufficiali dalla Pubblica Amministrazione. A partire dal 6 luglio, sarà possibile accedere a questo indirizzo digitale (INAD) e consultare le comunicazioni ricevute
Al via l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD), consentendo ai cittadini di registrare il proprio domicilio digitale su questa piattaforma. Un domicilio digitale può essere un indirizzo PEC già attivato in precedenza, dove le comunicazioni ufficiali della Pubblica Amministrazione verranno inviate. La registrazione è semplice: è sufficiente accedere al sito https://domiciliodigitale.gov.it utilizzando SPID, CIE o CNS, e inserire il proprio indirizzo certificato.
INAD è il risultato della collaborazione tra AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio e Infocamere, la società delle Camere di commercio per l’innovazione digitale, che ha sviluppato la piattaforma.
“Si tratta di un progresso significativo. Il domicilio digitale, insieme alla Piattaforma Notifiche, rappresenta un passo fondamentale per la digitalizzazione del Paese e semplifica le interazioni tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Grazie al domicilio digitale, cittadini, professionisti e aziende potranno ricevere comunicazioni ufficiali dalla Pubblica Amministrazione in modo semplice e immediato, risparmiando tempo e costi significativi”, ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione tecnologica.
Cos’è il domicilio digitale
A partire da oggi, è possibile registrare il proprio indirizzo elettronico certificato come domicilio digitale presso un servizio di posta elettronica certificata, in conformità al Regolamento eIDAS. Questo domicilio digitale avrà validità legale per le comunicazioni elettroniche.
Le persone che hanno compiuto 18 anni, i professionisti che non sono membri di ordini o albi professionali e gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’INI-PEC possono scegliere il proprio domicilio digitale.
A partire dal 6 luglio 2023, le comunicazioni ufficiali della Pubblica Amministrazione avranno valore legale se inviate al domicilio digitale presente nell’elenco. Inoltre, da quella data, chiunque potrà consultare liberamente il domicilio digitale di una persona inserendo il suo codice fiscale, senza bisogno di autenticazione.
Le Pubbliche Amministrazioni, i gestori di pubblico servizio e i soggetti privati autorizzati potranno consultare l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD) attraverso l’interfaccia fornita dalla Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) a partire dal 6 luglio. Inoltre, a partire da quella data, anche i professionisti non iscritti in ordini o albi professionali e gli enti di diritto privato non presenti nell’INI-PEC potranno scegliere il proprio domicilio digitale.
Vantaggi
INAD offre la possibilità di ricevere direttamente nella propria casella di posta elettronica tutte le comunicazioni ufficiali della Pubblica Amministrazione che hanno valore legale, come rimborsi fiscali, detrazioni d’imposta, accertamenti e verbali di sanzioni amministrative. Questo domicilio digitale registrato su INAD permette al cittadino di gestire in modo autonomo le comunicazioni ricevute.
Grazie a questa registrazione, le notifiche arriveranno in tempo reale, senza ritardi o problemi di consegna, con notevoli benefici in termini di riduzione dell’uso della carta e di risparmio sui costi di invio tramite servizi postali. Inoltre, il cittadino ha immediato accesso alla documentazione senza dover fare spostamenti fisici per ottenerla. Allo stesso tempo, la Pubblica Amministrazione beneficia di un sistema centralizzato, automatizzato e sicuro per le comunicazioni, che garantisce maggiore efficienza.
Come registrarsi
Per scegliere il proprio domicilio digitale, è necessario accedere al sito qui e completare la registrazione utilizzando il Sistema Pubblico d’Identità Digitale (SPID), la Carta d’Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).
Durante il processo di registrazione, verrà richiesto di fornire l’indirizzo PEC da designare come domicilio digitale. A partire dal 6 luglio 2023, il domicilio digitale selezionato sarà attivo e sarà possibile consultarne le comunicazioni.
Per i professionisti cosa cambia?
Secondo il Codice dell’Amministrazione Digitale, il domicilio digitale dei professionisti iscritti nell’INI-PEC (indice nazionale degli Indirizzi PEC delle imprese e dei professionisti) viene importato automaticamente su INAD come domicilio digitale della persona fisica. Tuttavia, è ancora possibile modificare tale domicilio digitale indicando un diverso indirizzo PEC, se necessario.
La firma digitale è un metodo sicuro e affidabile per firmare documenti elettronici. Grazie a questo strumento, è possibile evitare la necessità di stampare documenti e di conservare copie cartacee.
La nostra società ha sempre affrontato il problema della burocrazia, ma le nuove tecnologie hanno reso alcune attività amministrative più semplici e accessibili.
Grazie a strumenti digitali come software, applicazioni e servizi online, le persone possono ora gestire i loro documenti, fare richieste e comunicare con le autorità in modo più efficiente e veloce. Questo ha ridotto i tempi di attesa, semplificato i processi e migliorato l’esperienza utente. In generale, la digitalizzazione ha reso la burocrazia meno frustrante e più gestibile.
Sappiamo ormai come gli strumenti digitali abbiano semplificato le attività amministrative, tra cui l’uso di firme digitali e file firmati digitalmente.
Noi raccomandiamo di utilizzare GoSign di Infocert per aprire i file. p7m e verificare l’identità del firmatario. Inoltre, viene espressa la necessità di un’opzione per estrarre il documento originale dal file firmato digitalmente.
Vantaggi dell’utilizzo della firma digitale in azienda
L’utilizzo della firma digitale in azienda offre numerosi vantaggi. Innanzitutto, consente di risparmiare tempo e denaro, eliminando la necessità di stampare, firmare e archiviare documenti cartacei. Inoltre, la firma digitale garantisce l’autenticità e l’integrità dei documenti elettronici, proteggendoli da modifiche non autorizzate.
Comprendere gli aspetti legali della firma digitale
La firma digitale è un mezzo legale per firmare documenti elettronici. La legge italiana riconosce la validità della firma digitale, purché venga utilizzata una soluzione certificata.
La firma digitale è basata su un sistema di criptografia a chiave pubblica/privata. Il documento viene firmato digitalmente utilizzando la chiave privata dell’autore della firma, e viene verificato utilizzando la chiave pubblica corrispondente.
La crittografia P7M è un metodo di cifratura basato sullo standard PKCS#7. Essa viene utilizzata per proteggere i dati sensibili, come ad esempio le informazioni personali, le informazioni finanziarie e le informazioni aziendali. In pratica, la crittografia P7M consente di trasformare i dati in un formato illeggibile per chi non possiede la chiave di decrittazione.
La crittografia P7M offre una serie di vantaggi rispetto ad altri metodi di cifratura. In primo luogo, essa è molto sicura e affidabile, poiché utilizza un algoritmo di cifratura asimmetrica che rende molto difficile per gli hacker decrittografare i dati.
In secondo luogo, la crittografia P7M è molto flessibile e può essere utilizzata in una vasta gamma di situazioni. Essa è particolarmente utile quando si tratta di proteggere i dati sensibili, come ad esempio le informazioni personali, le informazioni finanziarie e le informazioni aziendali.
Infine, la crittografia P7M è molto facile da implementare e utilizzare. Molti software di crittografia supportano il formato P7M, il che significa che è possibile utilizzarlo con molte applicazioni diverse.
La crittografia P7M è utilizzata in una vasta gamma di situazioni diverse. Ad esempio, essa può essere utilizzata per proteggere le informazioni personali, le informazioni finanziarie e le informazioni aziendali. Inoltre, essa può essere utilizzata per proteggere le comunicazioni digitali, come ad esempio le e-mail e le chat.
Per implementare la crittografia P7M nella tua organizzazione, sarà necessario utilizzare un software di crittografia che supporti il formato P7M. Molti software di crittografia sono disponibili sul mercato, quindi sarà necessario scegliere quello che meglio si adatta alle tue esigenze.
Inoltre, sarà necessario formare il personale sulla corretta gestione della crittografia P7M e sui migliori pratiche per l’utilizzo dei dati sensibili nelle comunicazioni digitali.
La crittografia P7M funziona utilizzando un algoritmo di cifratura asimmetrica, che utilizza due chiavi diverse per crittografare e decrittografare i dati. La chiave pubblica viene utilizzata per crittografare i dati, mentre la chiave privata viene utilizzata per decrittografarli.
Il futuro della firma digitale è molto promettente, con sempre più aziende che stanno adottando questa tecnologia per semplificare i processi aziendali e migliorare la sicurezza dei documenti elettronici.
In conclusione, la firma digitale è una tecnologia sicura e affidabile che può semplificare notevolmente i processi aziendali e migliorare la sicurezza dei documenti elettronici. Per utilizzarla correttamente, è importante scegliere la soluzione giusta per la tua azienda e seguire le best practices appropriate.
Scopriamo chi è Satoshi Nakamoto, l’ideatore di Bitcoin, uno degli uomini più ricchi del mondo
Ormai, già da qualche tempo Bitcoin, criptovalute, blockchain sono parole sulla bocca di tutti. Alcuni ne parlano con cognizione di causa. Molti invece ripetono a pappagallo quello che hanno trovato in rete o hanno sentito da un amico, magari tra l’altro ben poco informato.
C’è chi li considera un fenomeno passeggero e chi, invece, il primo passo di un cambiamento epocale. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: non si ha idea di chi, o cosa, si nasconda dietro al nome “Satoshi Nakamoto”, formalmente l’ideatore di Bitcoin nonché una delle persone più ricche del pianeta, che potenzialmente è anche in grado di condizionarne per sempre gli equilibri.
Nessuno sa chi sia davvero, ma tutti sanno cosa ha fatto: Satoshi Nakamoto è l’inventore del Bitcoin e del suo protocollo. Ha pubblicato un documento che spiegava il funzionamento della criptovaluta nel novembre 2008. Ha lanciato la prima versione del software Bitcoin nel 2009 ed è poi scomparso dalla scena a fine 2010. Sebbene dal nome possa sembrare giapponese, è bene non giudicare mai dalle apparenze. “Satoshi” significa “intelligente, saggio”. “Naka” può significare “interno, relazione”. “Moto” indica invece “origine”, o “creazione”.
Sono tutte caratteristiche che qualificano una persona che ha creato un movimento su un algoritmo alquanto ingegnoso. Ma ogni parola può avere diversi significati e il mistero dell’identità di Satoshi Nakamoto sembra destinato a rimanere tale.
A Satoshi Nakamoto è anche colui che per primo ha utilizzato il sistema blockchain. All’interno del processo, Nakamoto è stato il primo a risolvere il problema della doppia spesa per la valuta digitale. All’interno del network del Bitcoin, Satoshi Nakamoto è stato attivo almeno fino a dicembre 2010.
Secondo gli ultimi dati del 2022, si pensa che Satoshi Nakamoto possieda tra i 750 mila e un milione di Bitcoin, per un valore stimato di circa 19,1 miliardi di dollari secondo la quotazione al 30 giugno 2022.
Nell’ottobre del 2008, in uno dei momenti più bui dei mercati azionari, Nakamoto ha pubblicato un articolo su The Cryptography Mailing list per il sito metzdowd.com. dove per la prima volta descriveva una valuta digitale. Il sistema di pagamento elettronico peer-to-peer ideato ha preso subito il nome di Bitcoin. Nel gennaio 2009, Nakamoto ha lanciato il primo software che ha dato inizio al network e ha creato le prime unità della criptovaluta Bitcoin. Satoshi Nakamoto ha lanciato la versione 0.1 del software Bitcoin su Sourceforge il 9 gennaio 2009.
La scrittura del software, secondo lo stesso Nakamoto ha avuto inizio nel 2007. L’inventore di Bitcoin sapeva bene che per la modalità di funzionamento avrebbe dovuto essere in grado di supportare un’ampia gamma di tipologie di transazioni. La soluzione implementata ha permesso ai codici specializzati e ai campi dati di utilizzare uno script predicativo fin dall’inizio.
Nakamoto ha creato un sito web con dominio bitcoin.org e ha continuato a collaborare con altri sviluppatori sul software Bitcoin fino alla metà del 2010. Da quel momento in poi ha ceduto il controllo del codice sorgente e delle chiavi del network a Gavin Andresen, e ha trasferito diversi domini correlati a favore di vari membri importanti della community del Bitcoin. In poche parole, ha dato fine al suo coinvolgimento nel progetto. Fino a poco prima del suo passaggio di consegne, Nakamoto ha compiuto tutte le modifiche al codice sorgente da solo.
Le voci circolanti all’interno del settore delle criptovalute affermano che Nakamoto è un uomo che vive in Giappone, nato il 5 aprile del 1975. Ad ogni modo, la ricerca della vera identità di Nakamoto si è concentrata principalmente su un certo numero di esperti di crittografia e di informatica non di origine giapponese, ma europea o statunitense.
Nel corso del tempo, Nakamoto non ha fatto trapelare quasi nessuna informazione personale, stando attento a non far scoprire la sua identità. Solo nel 2012, sul suo profilo della P2P Foundation ha dichiarato di essere un maschio di 37 anni che viveva in Giappone, ma alcuni ipotizzano non sia davvero giapponese per il suo uso perfetto dell’inglese. Secondo un’analisi fatta dal programmatore svizzero Stefan Thomas, esaminando gli orari di pubblicazione di ogni post del forum del network firmato Nakamoto (più di 500), risulta la quasi totale assenza di post tra le ore 5 e le ore 11 della mattina (orario di Greenwich), suggerendo che Nakamoto dormisse durante quella fascia oraria.
Se Nakamoto è un singolo individuo con abitudini di sonno convenzionali, si può dedurre che risiede in un’area con un fuso orario UTC-05: 00 o UTC-06: 00. Ne consegue che l’area di pubblicazione dei post include parte degli Stati Uniti e del Nord America, alcune parti dell’America centrale, dei Caraibi e del Sud America.
Uno dei sospettati è Michael Clear, uno studente di crittografia laureato presso il Trinity College di Dublino, secondo Joshua Davis del New Yorker. Analizzando 80.000 parole è arrivato a questa conclusione, grazie ad alcuni indizi di natura linguistica. L’altro sospettato è invece il sociologo finlandese specializzato in economia e ex sviluppatore di videogame Vili Lehdonvirta. Tuttavia entrambi hanno negato di essere il fondatore di Bitcoin.
Addirittura c’è chi crede, come Adam Penenberg della FastCompany, che ci siano invece tre persone dietro allo pseudonimo di Satoshi Nakamoto: Neal King, Vladimir Oksman e Charles Bry. Penenberg sospetta che i tre abbiano lavorato in Team, ed ha analizzato le frasi del primo documento esplicativo sul Bitcoin, redatto da Nakamoto, su Google. Tutto questo per vedere se tali frasi fossero state utilizzate altrove. Nella fattispecie ha analizzato le parole «computationally impractical to reverse», scoprendo che era stata utilizzata all’interno di una domanda di brevetto inoltrata da questi tre personaggi
Il nome di dominio bitcoin.org utilizzato originariamente da Satoshi per pubblicare il suo primo documento risulta registrato tre giorni dopo la presentazione della domanda di brevetto in Finlandia, dove uno degli autori del brevetto era stato sei mesi prima che il dominio fosse registrato. Ovviamente tutti negano. Michael Clear ha smentito pubblicamente di essere Satoshi in occasione del Web Summit del 2013.
Tuttavia la teoria di Penenberg sembra non reggere poiché il dominio bitcoin.org è stato registrato il 18 agosto 2008. Tra l’altro utilizzando un servizio di registrazione anonimo giapponese tramite un ISP giapponese. La registrazione del sito è stata trasferita in Finlandia solo il 18 maggio 2011 facendo cadere l’ipotesi di Penenberg. Altri pensano che sia Martii Malmi, uno sviluppatore che vive in Finlandia coinvolto nel network del Bitcoin sin dall’inizio e che ha sviluppato l’interfaccia utente.
Il mistero dell’identità di Satoshi Nakamoto col tempo non si è affatto placato. Tanto che i produttori di Arte.Tv ne hanno fatto una docuserie di sei puntate, raccogliendo elementi e prove esistenti. Chiunque siano i sospettati, secondo gli autori della serie, Nakamoto faceva parte dei Cypherpunk. Per chi non lo sapeppe è un gruppo di attivisti dell’area di San Francisco, che dal 1993 ha iniziato a promuovere la crittografia per garantire la privacy.
Per decenni il gruppo, tra i cui esponenti spiccano Nick Szabo, Hal Finney, Adam Back e Wei Dai, lavora al progetto blockchain e alla creazione valute peer-to-peer, approfittando della sfiducia verso il sistema finanziario tradizionale dopo la crisi dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers.
Secondo alcuni dietro a Satoshi potrebbe esserci proprio Hal Finney, crittografo scomparso prematuramente nel 2014. Molti gli indizi ad avvalorare la tesi: è sua la prima transazione Bitcoin di sempre e la sparizione di Nakamoto nel 2010 coincide con il ritiro di Finney a causa della malattia. Tra gli altri sospettati c’è Nick Szabo: fu lui a inventare il Bit Gold, la criptovaluta che ha poi ispirato il Bitcoin (sebbene nel white paper non ve ne sia traccia). Un altro indizio che fa puntare il dito su Szabo è la similarità del suo stile di scrittura con quello degli scritti di Nakamoto, in primis la presenza di due spazi all’inizio di ogni frase.
Nel 2016 è il turno dell’imprenditore informatico Craig Steven Wright che ha tentato di convincere i media di essere lui il creatore dei Bitcoin. Per dimostrarlo, Wright ha firmato un messaggio con la chiave di crittografia privata associata alla prima transazione in Bitcoin. Questa prova gli è valsa l’assegnazione di 1,1 milioni dei primi Bitcoin a conclusione di un processo che lo vedeva coinvolto nell’eredità di un suo ex-collaboratore, David Kleiman, con cui avrebbe creato Bitcoin. Ma non è stata considerata una prova sufficiente per dimostrare che Nakamoto fosse davvero lui.
Come usare l’assistente vocale di Sky Glass? Pronunciando la frase “Ciao Sky” è possibile fare di tutto: comandare l’accensione e lo spegnimento del televisore, cercare contenuti nel catalogo di Sky, nelle app e nei canali in chiaro, cambiare canale, regolare il volume, comandare la riproduzione dei contenuti e tanto altro!
Come attivare e disattivare l’assistente vocale di Sky Glass
L’assistente vocale di Sky Glass si attiva solo quando si pronunciano le parole “Ciao Sky” o quando si tiene premuto il tasto microfono sul telecomando: fino a quel momento non traccia nulla di ciò che viene detto nell’ambiente circostante.
Allo stesso modo, dopo la ricezione del comando smette di ascoltare e non registra alcunché.
Oltre a questo, sappi che è possibile disattivare la funzione “Ciao Sky” e lasciare che l’assistente vocale si attivi solo quando si tiene premuto il tasto microfono del telecomando: per ottenere questo risultato, basta premere il tasto microfono presente sul lato destro di Sky Glass o si può accedere al menu Impostazioni del televisore, selezionare l’opzione Privacy e impostare su OFF la levetta relativa al Microfono TV.
Ancora, si può agire direttamente dall’assistente vocale di Sky Glass pronunciando il comando “Disattiva il microfono”.
È possibile anche disattivare la funzione per accendere Sky Glass con la voce senza andare a disattivare la funzione “Ciao Sky”.
Per fare questo basta andare nel menu Impostazioni di Sky Glass, selezionare l’opzione Accensione e standby e disattivare la funzione Esperienza completa.
Come funziona l’assistente vocale di Sky Glass
Comandare Sky Glass
Tra le prime operazioni che si possono compiere con l’assistente vocale di Sky Glass ci sono sicuramente quelle relative al controllo del televisore.
Innanzitutto, se non si è disattivata la funzione di accensione con la voce è possibile accendere Sky Glass pronunciando il classico comando “Ciao Sky”; a quest’ultimo è possibile aggiungere anche un’indicazione relativa al canale da vedere, ad esempio “Ciao Sky, canale 100” per accendere il televisore e vedere il canale 100.
A TV accesa è possibile passare a un canale specifico o fare zapping con la voce semplicemente pronunciando comandi del tipo “[nome o numero canale]”, “Canale successivo” o “Canale precedente”.
Si può inoltre passare da una sorgente all’altra con comandi del tipo “Vai su HDMI <N>”, in modo da visualizzare il dispositivo collegato alla porta HDMI indicata.
Con la stessa semplicità è possibile anche spegnere Sky Glass: in questo caso si possono pronunciare varie frasi, come “Spegni la TV”, “Spegniti” o “Buonanotte”.
Cercare contenuti
Sky Glass offre un’interfaccia unica per accedere ai contenuti di tutte le app, quindi non solo ai contenuti del proprio abbonamento Sky ma anche a quelli di Netflix, Prime Video, Disney+, Paramount+ e delle altre applicazioni supportate.
Questo significa anche poter cercare con la voce i propri contenuti preferiti e trovare le giuste corrispondenze in varie app.
Entrando più nello specifico, è possibile cercare il titolo esatto di un film, una serie TV o un programma (es. “X Factor” o ), contenuti in base al genere o all’anno di produzione (es. “Film d’azione” o “Film del 2022”) o addirittura singoli attori/attrici (es. “Film con Nicole Kidman”).
Con la stessa semplicità è possibile anche trovare stagioni ed episodi specifici di una serie e cercare contenuti sportivi (es. “Calcio” o “Tennis”).
C’è anche la possibilità di effettuare delle ricerche in modo specifico all’interno di alcune app supportate.
Ad esempio è possibile cercare contenuti in base a genere o titolo su Netflix (es. “Commedie su Netflix”) e contenuti di qualsiasi tipo su YouTube (es. “Queen su YouTube”).
Infine, pronunciando i nomi delle sezioni tematiche del menu di Sky Glass (es. Serie TV e show, Cinema, Sport e Calcio, Bambini, News e Musica) è possibile accedere rapidamente a queste ultime.
Controllare la riproduzione
Una volta trovato un contenuto e avviata la sua riproduzione, l’assistente vocale di Sky Glass consente anche di controllarne la visione con dei comandi molto intuitivi.
Per esempio è possibile regolare il volume con comandi del tipo “Alza il volume”, “Abbassa il volume”, “Metti muto” e “Riattiva il volume”.
È possibile poi specificare di quanto alzare o abbassare il volume con comandi come “Alza il volume di <N>” e “Abbassa il volume di <N>”, o impostarlo a un valore specifico tramite il comando “Volume a <N>”.
Non mancano i classici comandi “Play” e “Pausa” e quelli per andare avanti e indietro nella riproduzione, ad esempio “Vai al minuto <N>” per andare al minuto indicato; “Vai avanti di <N> minuti” o “Vai indietro di <N> minuti” per andare avanti o indietro del tempo indicato.
Molto comoda anche la possibilità di attivare e disattivare i sottotitoli semplicemente pronunciando comandi come “Attiva i sottotitoli” e “Disattiva i sottotitoli”.
Navigare nei menu
L’assistente vocale di Sky Glass consente di navigare facilmente nei menu del televisore.
Con comandi del tipo “Impostazioni” o “Vai alle impostazioni” è dunque possibile accedere al menu con le impostazioni di Sky Glass, pronunciando “Guida TV” o “Vai alla guida TV” è possibile visualizzare la Guida TV, pronunciando “Playlist” o “Vai alla playlist” è possibile visualizzare la propria Playlist, e così via.
Insomma, come avrai sicuramente intuito, ti basta dire “Ciao Sky” e usare un linguaggio naturale per interagire con il tuo televisore e goderti tutti i contenuti che desideri in modo ancora più comodo e veloce.
Tutto ciò che c’è da sapere sui Bitcoin, cosa sono, come funzionano e dove spenderli. La criptovaluta più famosa al mondo.
Sicuramente avrai sentito parlare almeno una volta di Bitcoin, ovvero la criptovaluta che ha acquisito un enorme valore in poco tempo. In questo articolo, visto il grande interesse suscitato, vedremo di fare chiarezza sul tema in modo semplice e, talvolta, volutamente semplicistico.
Il Bitcoin è una moneta virtuale che fa parte della grande famiglia delle criptovalute. Queste sono quelle monete che possono essere scambiate mantenendo il completo anonimato dell’acquirente e del venditore. Questa moneta non è legata a nessuna banca e a nessun ente monetario; quindi, è libera e disponibile per gli scambi tra diversi utenti (P2P) o per gli acquisti sulla rete Internet.
Basta pochissimo per effettuare una transazione in Bitcoin. Si può utilizzare uno dei tanti canali disponibili o uno dei numerosi siti di intermediazione che accettano di gestire la transazione in Bitcoin per conto nostro. Il Bitcoin ormai vale così tanto da essere accettato anche in borsa come moneta sui cui fare investimenti. Questo visto anche l’elevata volatilità del titolo legato al Bitcoin (con relative grosse oscillazioni di prezzo).
I Bitcoin, anche se virtuali, non sono infiniti, ma sono disponibili in quantità ben definita fin dalla loro creazione. Il numero massimo di Bitcoin disponibili è pari a circa 21 milioni di unità. Di questi 21 milioni, poco più di 18 milioni è già immesso su Internet. La restante parte è ancora da scoprire tramite un processo chiamato mining. Visto il valore di un intero Bitcoin, per comodità vengono utilizzate unità più piccole. La più piccola unità in cui può essere suddiviso il Bitcoin è un Satoshi, equivalente a 0,00000001 Bitcoin.
L’ inventore
Il Bitcoin è nato da un anonimo inventore, conosciuto con lo pseudonimo di Nakamoto Satoshi. È stato “commercializzato” per la prima volta il 5 ottobre 2009, data in cui 1 Bitcoin valeva 0,00076 dollari, ovvero erano necessari 1.309 Bitcoin per 1 dollaro. La sua crescita di valore è stata inizialmente lenta, per poi crescere vertiginosamente e raggiungere il record di 16.000 euro per 1 solo Bitcoin nel 2017 e sfondare la barriera dei 34.000 euro a inizio 2021.
Come fare Bitcoin
I Bitcoin possono essere ottenuti in due modi:
Mining
Mining: possiamo diventare “minatori” di Bitcoin (miner) e contribuire a produrre nuova criptovaluta utilizzando la potenza di elaborazione del nostro PC per risolvere problemi matematici molto complessi. Per ricompensare questo lavoro o questa condivisione delle risorse quando si fa mining in più persone, una volta risolto questo problema matematico, l’utente riceve nuovi Bitcoin (ovviamente nella percentuale rimasta ancora a disposizione), in proporzione al lavoro svolto. All’inizio dell’era Bitcoin era sufficiente un PC casalingo per generare un intero Bitcoin, oggi le transazioni sono così numerose e la potenza di calcolo richiesta è talmente elevata che si fa fatica anche con una serie di centinaia di PC moderni di fascia alta per generare un intero Bitcoin, oltre al fatto che sono nati computer specifici per questo tipo di operazione ben più performanti!
Oggi i miner singoli, possono ottenere come ricompensa per il loro sforzo solo frazioni molto piccole del Bitcoin lavorando in squadra, ma diciamo che ormai il gioco non vale più la candela per gli utenti singoli, visti i costi di consumo energetico generati e i costi dei componenti sia in fase d’acquisto, sia in fase di sostituzione dovuta a guasti per l’intenso lavoro. Questa ormai è una strada impossibile da seguire a livello casalingo, visto che i Bitcoin diminuiscono nel tempo e diventa sempre più difficile produrne di nuovi.
Compravendita
Compravendita: utilizzando un wallet, ovvero un portafoglio virtuale protetto è possibile comprare e scambiare la valuta già presente in circolazione. Puoi comprare Bitcoin da chi già ne possiede (anche piccole frazioni, non per forza uno intero) e, una volta ottenuta la criptovaluta, utilizzarla per acquistare online o per scambiarla con un altro utente che a sua volta ha creato il suo wallet. Questo attualmente è il metodo più veloce per prendere possesso di un Bitcoin o di una sua parte frazionaria. Il miglior modo per effettuare la compravendita è tramite i siti di exchange come Coinbase, con il quale non solo potrai comprare Bitcoin, ma anche tante altre altcoin, ovvero criptovalute alternative, che magari devono vivere ancora il loro periodo d’oro. Con gli exchange inoltre puoi speculare sui forti sbalzi di prezzo, caratteristici di queste criptovalute, facendo attenzione a investire solo ciò che si è disposti a perdere.
Come utilizzare e scambiare Bitcoin
Lo scambio di denaro in Bitcoin avviene da un portafoglio digitale (wallet) a un altro. Per farlo è necessario usare una chiave/codice segreto (relativo al proprio wallet) da utilizzare insieme al numero che identifica il wallet a cui trasferire i Bitcoin (una sorta di indirizzo digitale composto da 30 cifre); tutto questo serve per poter autorizzare la transazione di Bitcoin da un utente all’altro.
Non essendo nominativi i wallet, rendono il tutto anonimo e la transazione sicura (grazie alla crittografia elevata offerta dal programma di scambio). Ogni transazione che viene effettuata, fin dall’inizio della creazione della moneta, viene registrata in un apposito registro pubblico chiamato Blockchain, dove non sono memorizzati nomi o altri dati sensibili, ma solo il wallet di chi invia Bitcoin, il wallet di chi lo riceve e la quantità di Bitcoin scambiati.
Puoi procurarti un wallet su Bitcoin.org wallet raggiungibile da qui. I siti che si pongono come intermediari nella gestione dei Bitcoin, si chiamano exchange e possono richiedere una commissione per la transazione. L’Exchange più famoso e sicuro è Coinbase.
Dove spendere Bitcoin
L’anonimato e lo scambio crittografato hanno decretato il successo di questa moneta su livelli di scambio sempre più elevati, fino a essere accettata anche in qualche negozio fisico oltre che da numerosi servizi online. Una città italiana su tutte, esattamente Rovereto, è diventata celebre per l’ampia adozione dei Bitcoin, usati non solo per pagare il caffè o un qualsiasi acquisto fatto nei negozi, ma anche per il pagamento degli stipendi. Così facendo Rovereto si è aggiudicata il titolo di Bitcoin valley.
Negozi che accettano Bitcoin
In Italia esistono numerosi negozi fisici dove spendere i propri Bitcoin, facilmente rintracciabili, tramite un servizio che mette a disposizione una mappa costantemente aggiornata. Cliccandoci sopra potrai vedere la cartina dell’Italia (e non solo), grazie alla quale, zoomando, individuare i negozi Bitcoin-ready. Nei nostri test su Roma, risultano presenti più di 40 attività che accettano Bitcoin come forma di pagamento, tra cui bed & breakfast, librerie, negozi di elettronica, ristoranti, nutrizionisti, avvocati.
Un altro comodo sito da consultare inoltre è QuiBitcoin, raggiungibile da qui.
Comprare Buoni Amazon con i Bitcoin
Un ottimo metodo per spendere i propri Bitcoin è quello di convertirli in buoni Amazon (scopri cosa sono puntando il browser su https://bit.ly/buoniregaloamazon), conversione che non è possibile fare direttamente dal sito Amazon, ma tramite siti specifici. Ecco una lista non esaustiva:
Oltre ai negozi fisici, sono presenti anche alcuni negozi online che accettano Bitcoin, come Expedia (https://www.expedia.it/), il famoso sito dedicato a vacanze e viaggi; BitDials (https://www.bitdials.eu/), negozio di orologi e gioielli) ed Etsy (https://www.etsy.com/it/), negozio di oggettistica artigianale.
Come guadagnare con i Bitcoin
Per guadagnare Bitcoin molti sfruttano le ampie oscillazioni di questo tipo di valuta. Facciamo un esempio pratico, immaginiamo che il valore del Bitcoin sia 5.000 euro e noi possediamo 0,2 Bitcoin (1.000 euro), se trasformiamo i nostri Bitcoin in euro quando il valore sale a 6.000 euro, avremo questa volta 1.200 euro. Se poi riacquistiamo Bitcoin una volta che questa valuta è scesa nuovamente a 5.000 euro, avremo 0,24 Bitcoin e così via.
Questa è un’operazione che è possibile fare tramite i siti di exchange (come CoinBase, https://bit.ly/sitocoinbase). Nel grafico in alto, si possono osservare i primi 8 mesi del 2018 riguardanti il valore dei Bitcoin in euro e si può vedere come le oscillazioni siano anche di 2.000/3.000 euro nel corso di pochi mesi. Questa non è una regola fissa, ognuno poi fa questo tipo di operazioni a proprio rischio e pericolo.
I siti di exchange, sono siti che permettono di scambiare (acquistare e vendere, n.d.r.) valuta digitale con altri beni, come a esempio la classica moneta fiat (che altro non è che la moneta legale, come euro o dollaro) o altre valute digitali. Per farla breve, versando euro riceverai l’equivalente in Bitcoin sul portafoglio digitale che ti viene fornito dalla piattaforma di exchange. Questo sarà gestibile comodamente o direttamente dal sito o da un’applicazione per smartphone/tablet. Il più famoso e sicuro sito di exchange è CoinBase, https://bit.ly/sitocoinbase.
I Bitcoin sono sicuri?
Ecco la domanda più importante: i Bitcoin sono sicuri? In linea generale sì perché la tecnologia che sta dietro ai Bitcoin è molto sicura, basta semplicemente ricordare la password d’accesso del wallet (che non può essere cambiata dopo essere stata scelta, non esistono sistemi di recupero), ricordarsi di comunicare la chiave per lo scambio di Bitcoin ed evitare il più possibile di fare affari con i Bitcoin su PC a rischio infezione o a rischio hacker – che potrebbero accedere al tuo account e “rubarti i soldi” virtuali). Quindi i Bitcoin sono sicuri finché è al sicuro il wallet. Consigliamo di fare sempre copie di backup (anche locali) del proprio wallet e di conservare la password in un luogo molto sicuro (anche una cassaforte, se il wallet è sostanzioso).
Pericoli dei Bitcoin e delle criptovalute in generale
Dal punto di vista economico i Bitcoin così come le altre criptovalute, sono molto discusse:
• da un lato troviamo i sostenitori della moneta libera che permette agli utenti Internet di svincolarsi dalle banche e dal sistema monetario classico e autoalimentarsi grazie a un numero di Bitcoin decrescente (quindi con valore sempre più alto), agendo in anonimato e in sicurezza. • dall’altro ci sono i sostenitori effetto “bolla”, per cui i Bitcoin un giorno finiranno di guadagnare valore e ne perderanno molto di più rispetto al costo sborsato per acquistarli. Queste voci partirono poco più di un paio d’anni fa, ma che almeno fino a ora, non hanno trovato alcun riscontro.
Facendo una veloce ricerca su Google è possibile trovare tutti gli articoli di allarmismi che si sono succeduti nel tempo, roba da perderci ore, ma solo il tempo ci dirà chi aveva ragione. Tra i due scenari troverai sempre pareri discordanti, proprio perché non vi è certezza, né di uno, né dell’altro pensiero. Il consiglio è sempre quello di avvicinarsi ai Bitcoin con piccole somme di denaro, aumentare le proprie conoscenze e valutare dopo un po’ di esperienza, il da farsi, consci dei vantaggi, ma soprattutto dei rischi a cui si va incontro.
Oggi vedremo come estrapolare il testo da una foto di un documento oppure di scaricare un’immagine da Internet per poi poterlo modificare.
C’è un metodo molto semplice e veloce, è OneNote di Microsoft che possiamo installare gratuitamente sul nostro pc.
OneNote è già preinstallato in Windows 10 ed è anche disponibile la versione web, ma quella che ci permette di estrarre il testo da un’immagine è la versione desktop che dobbiamo installare manualmente. Per scaricarla andiamo sul sito www.onenote.com/download e clicchiamo su Windows Desktop presente sotto Disponibile anche per.
Scarichiamo quindi il file eseguibile sul nostro computer e al termine del download facciamo clic due volte sopra per procedere all’installazione. L’installazione viene eseguita online, ovvero viene scaricato da Internet i file necessari all’installazione di OneNote desktop per il nostro computer.
Il download dei file necessari all’installazione potrebbe richiedere anche diversi minuti. Al termine viene quindi completata l’installazione e si utilizza OneNote 2016nella versione desktop.
Estrarre il testo da un’immagine sul pc
A questo punto per estrarre il testo presente in una foto qualsiasi, la procedura da seguire è semplicissima. Andiamo in OneNote, creiamo un nuovo blocco appunti, clicchiamo sul tasto Inserisci presente nella barra degli strumenti e selezioniamo Immagini.
Scegliamo quindi la foto in cui è contenuto il testo che vogliamo esportare e inseriamola nel blocco appunti. Andiamo col puntatore del mouse sull’immagine, clicchiamoci sopra col tasto destro e selezioniamo l’opzione Copia testo dall’immagine.
A questo punto il testo dell’immagine è copiato negli appunti e puoi incollarlo in qualsiasi editor di testo come ad esempio WordPad che è sempre presente di Windows, ma possiamo anche copiarlo in un’email o in altre applicazioni.
Lenovo Legion Y90 ovvero lo smartphone Android da gaming più potente mai realizzato, il rilascio sul mercato è previsto per Febbraio 2022.
Tra le console da gaming possono essere annoverati alcuni smartphone che presentano caratteristiche non indifferenti e per certi versi superiori a molti dei comuni pc che troviamo nelle nostre case. Tra gli smartphone da gaming più interessanti sul mercato non è possibile non annoverare il “Lenovo Legion Y90”. Le caratteristiche, recentemente rivelate, lo renderebbero lo smartphone Android più potente sul mercato.
Lenovo Legion Y90: prestazioni incredibili
Le informazioni, rilasciate dall’utente Pandaisbald su Weibo, noto social network cinese, mostrano uno smartphone dalle caratteristiche uniche. 22 GB di RAM totale, di cui 18 GB saranno vera RAM fisica e 4 GB virtuali. Lo spazio di archiviazione è altrettanto impressionante di 640 GB, reso possibile dalla combinazione di due stick separati da 512 GB e 128 GB. Il display del Legion Y90 sarà un pannello AMOLED Samsung E4 da 6,92 pollici con una frequenza di aggiornamento pazzesca di 144 Hz. Una frequenza di campionamento del tocco di 720 Hz, il che significa che sia le normali operazioni, sia i giochi, dovrebbero essere abbastanza fluidi. Sotto il cofano ci sarà il processore Snapdragon 8 Gen 1 top di gamma che aiuterà il telefono da gioco a gestire ogni attività senza sforzo.
Per la fotografia, il Lenovo Legion Y90 sarà dotato di un sensore OV64A 1/1.32 da 64 MP di OmniVision abbinato a un altro sensore da 16 MP sul retro. In anticipo ci sarà il sensore GH1 da 44 MP di Samsung. La batteria del dispositivo è adeguatamente dimensionata a 5600mAh e può essere inoltre ricaricata rapidamente grazie alla presenza del supporto alla ricarica rapida da 68W. Altre caratteristiche includono doppie ventole di raffreddamento e sei pulsanti dedicati per il gioco. Il rilascio sul mercato è previsto per il 28 Febbraio 2022 (nel mercato cinese).
Frost Blade Cooling System
Non molto tempo fa, il famoso leaker Evan Blass aveva pubblicato una serie di immagini del Lenovo Legion Y90, rivelando tutte le sue varianti di colore. La sua parte posteriore ha un design piuttosto interessante e unico con un enorme modulo allineato al centro. Quest’ ultimo sembra essere costruito per le telecamere, ma racchiude anche alcune luci RGB elaborate e persino un sistema a doppia ventola di raffreddamento.
Apple presenta il Tap to Pay: tutti gli iPhone diventano un POS per accettare pagamenti da Apple Pay o carte di credito.
Grandissima novità da Apple che la stessa renderà ufficiale nel corso dell’anno. L’iPhone potrà accettare pagamenti proprio come se fosse un POS attraverso l’NFC ed apposite applicazioni su iPhone XS o successivi.
Nel 2020, il gruppo di Cupertino ha acquisito la startup Mobeewave proprio con l’obiettivo di arrivare un giorno a introdurre una tecnologia di questi tipo. L’API necessaria al funzionamento è stata introdotta con la beta 2 del sistema operativo iOS 15.4, appena rilasciata
Tap to Pay
Entro la fine dell’anno, Apple introdurrà il Tap to Pay su iPhone. Si tratta di una nuova funzione che permetterà a milioni di negozianti sparsi per tutto il territorio americano, di accettare pagamenti dai clienti direttamente da iPhone.
Sostanzialmente l’iPhone diventerà un vero e proprio POS. Utilizzando un’applicazione specifica ed il sensore NFC dello smartphone, i clienti potranno pagare con Apple Pay o con le carte di credito contactless semplicemente avvicinandosi all’iPhone del negoziante.
Privacy
Nel comunicato di annuncio, la mela morsicata sottolinea come il sistema sviluppato terrà in considerazione l’esigenza di tutelare la privacy: ogni transazione è criptata e non sono raccolti dettagli in merito ai prodotti acquistati. Chiudiamo riportando in forma tradotta le parole di Jennifer Bailey, Vice President di Apple Pay e Apple Wallet.
Con sempre più clienti effettuano pagamenti con wallet digitali e carte di credito, Tap to Pay su iPhone fornirà ai business un metodo sicuro, privato e semplice per accettare pagamenti contactless e offrire una nuova esperienza di acquisto, basandosi sulla potenza, l’affidabilità e la convenienza di iPhone.
Inserendo l’importo da pagare in un’apposita applicazione ed avvicinando una carta o un iPhone si potrà pagare senza nessun hardware aggiuntivo.
Stripe sarà il primo fornitore con una piattaforma in grado di offrire il Tap to Pay e questo porterà benefici anche per chi utilizza Shopify.
Tap to Pay richiede un iPhone XS o successivo per funzionare. La privacy resta uno dei valori fondamentali di Apple per cui anche attraverso questo sistema di pagamento ci sarà la massima sicurezza possibile.
Le tempistiche
Inizialmente la funzione Tap to Pay inizierà il suo percorso negli Stati Uniti ma Apple continuerà a lavorare con altri partner per allargare il servizio sia nel territorio nazionale che negli altri Paesi. Tap to Pay sarà già disponibile in versione beta con il prossimo aggiornamento del firmware (beta).
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