Da oggi gli italiani possono scaricare certificati anagrafici disponibili online, gratis ed in pochi secondi, sfruttando SPID e ANPR: un grosso passo per il Paese.
Gli italiani da oggi possono scaricare certificati anagrafici disponibili online senza dover andare in un ufficio pubblico e senza dover pagare una marca da bollo. Da lunedì 15 novembre è attiva una nuova piattaforma informatica che permette di scaricare gratuitamente e autonomamente da casa vari certificati anagrafici. Fino ad oggi per ottenerli era necessario andare in un ufficio dell’anagrafe e pagare una marca da bollo. Grazie alla nuova piattaforma è possibile fare tutto online, dal sito anagrafenazionale.gov.it.
Accedere con SPID
Per accedere basterà utilizzare lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), il sistema di autenticazione digitale utilizzato da un paio d’anni da diversi siti e app della pubblica amministrazione. O in alternativa inserire il numero della propria carta d’identità elettronica. La piattaforma è accessibile sia dai cittadini residenti in Italia sia da quelli residenti all’estero, e permette di richiedere un certificato per se stessi o per un componente ancora in vita della propria famiglia.
I cittadini residenti in Italia possono richiedere i certificati anagrafici di nascita, di matrimonio, di cittadinanza, di esistenza in vita, di residenza, di stato civile, di stato di famiglia, di stato civile e di stato di famiglia insieme, di residenza in convivenza, di stato di famiglia con rapporti di parentela, di stato libero, di unione civile e di contratto di convivenza. L’elenco dei certificati disponibili varia in base ai dati anagrafici registrati dal comune quindi, ad esempio, se si è celibe o nubile nell’elenco non si troverà il certificato anagrafico di matrimonio.
I cittadini residenti all’estero (iscritti all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero, AIRE) possono invece richiedere i certificati di nascita, di matrimonio, di cittadinanza, di residenza AIRE, di stato di famiglia AIRE, di unione civile e di contratto di convivenza.
Una volta scelto il certificato che si vuole ottenere, si deve selezionare il motivo della richiesta da un elenco e in seguito scegliere se scaricare il documento o riceverlo via email. I certificati hanno una validità di tre mesi, e quelli già emessi e non ancora scaduti restano a disposizione nella sezione “Certificati” del sito.
Anagrafe digitale: certificati subito e gratis
Il primo certificato anagrafico disponibile online è stato scaricato in anteprima domenica dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il ministro per l’innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, ne ha parlato come della «prima di una serie di innovazioni tecnologiche che la pubblica amministrazione implementerà per migliorare la vita di tutti». Nei prossimi mesi la piattaforma verrà implementata con altri servizi. Questi permetteranno ai cittadini di svolgere online pratiche per cui finora è necessario per forza andare in un ufficio pubblico.
Quel che potrebbe sembrare un miraggio è invece il frutto di un lungo lavoro di cesellatura attorno ad un progetto di transizione digitale ben più ampio e ambizioso: il passo odierno è un passo decisivo, perché farà comprendere a sempre più persone che il digitale non è un ostacolo da affrontare, ma un grande acceleratore da premere.
Dal cartaceo ai bit
Un passo che coinvolge tutti e che il Quirinale ha voluto immediatamente rendere mainstream attraverso una nota video che ritrae il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre scarica il primo certificato con il nuovo sistema. La nota è stata quindi ripresa da giornali e telegiornali, così che potesse arrivare con forza anzitutto a chi si affida a questi canali per la propria informazione:
L’Anagrafe diventa digitale, Mattarella scarica in anteprima il primo certificato dalla piattaforma pic.twitter.com/9TuxZGfmRA
Un’immagine che in sé ha ancora un difetto: quel foglio di carta che esce dalla stampante rende palese e concreto il vantaggio di un servizio di Anagrafe Digitale. Ma riporta sulla carta quel che in molte occasioni potrebbe tranquillamente restare in bit.
Il progetto Anpr è un progetto del ministero dell’Interno la cui realizzazione è affidata a Sogei, partner tecnologico dell’amministrazione economico-finanziaria, che ha curato anche lo sviluppo del nuovo portale. Il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri è titolare del coordinamento tecnico-operativo dell’iniziativa.
I certificati
I certificati che si possono scaricare sono i seguenti:
anagrafico di nascita
anagrafico di matrimonio
di Cittadinanza
Esistenza in vita
di Residenza
Residenza AIRE
di Stato civile
Stato di famiglia
Stato di famiglia e di stato civile
di Residenza in convivenza
Stato di famiglia AIRE
di Stato di famiglia con rapporti di parentela
di Stato Libero
Anagrafico di Unione Civile
di Contratto di Convivenza
Il download è possibile dal sito https://www.anpr.interno.it/ e per accedervi è necessario fornire la propria identità digitale (SPID, CIE o CNS). Subito e gratis grazie al digitale. Quel digitale troppo spesso vituperato nel nostro Paese e violentato da visioni preconcette che lo hanno tenuto ai margini per troppo tempo. Oggi la transizione può essere al centro dell’evoluzione del sistema Italia ed i margini di miglioramento fotografati dall’indice DESI 2021 la dicono lunga in merito.
In questo articolo ti sveleremo dei trucchi di WhatsApp che non sapevi.
La popolarità del WhatsApp sta crescendo incessantemente, e di conseguenza, ci sono numerosi consigli e trucchi.
Utilizzando questi utili e nonché meravigliosi consigli/trucchi, si possono stupire gli amici. In questo articolo ti faremo vedere consigli e trucchi di WhatsApp.
Ora vedremo insieme consigli e trucchi utili
1 Mantenere la tua chat segreta, usando Locker
E’ possibile anche mantenere le tue chat occulte e al sicuro da hacker o da utenti indesiderati. Poiché non sono necessarie credenziali di accesso per questa app, chiunque potrebbe aprire il tuo account sul suo PC o sullo smartphone. La soluzione migliore per questo rischio è quella di installare WhatsApp Lock, ossia il Blocco WhatsApp. Il miglior trucco per mantenere le chat di WhatsApp sempre protette. WhatsApp Lock mantiene la tua chat segreta con un PIN a 4 cifre.
PASSAGGI:
Scarica ed installa WhatsApp Lock da Google play store.
Dopo di che, apparirà una schermata che indica di “Inserire il tuo PIN“.
Inserisci un codice PIN a 4 cifre di tua scelta, e poi nella schermata successiva, è necessario attivare utilizzando il dispositivo di scorrimento nella parte inferiore.
Dopo ciò, vedrai l’opzione “Autolock Time“. Utilizzando questa opzione, sarai in grado di impostare un timer per l’auto-blocco WhatsApp utilizzando la password. È possibile impostare il tempo massimo di 15 minuti.
È possibile anche modificare il PIN ogni volta che lo si desidera
2 Ripristinare le Chat Eliminate
Hai perso i tuoi messaggi? Non sai come fare? ecco questo trucco ti aiuterà di recuperare o di ripristinare i messaggi eliminati. E’ possibile recuperare tutti i messaggi importanti che vengono persi per una qualsiasi ragione.
PASSAGGI:
WhatsApp salva tutte le tue chat nella SD card del tuo telefono.
Vai alla scheda SD > WhatsApp > Database. Qui troverai il file msgstore.db.crypt, che contiene tutti i messaggi che vengono inviati e ricevuti in un giorno. La stessa cartella msgstore-yyyy..dd..db.crypt, troverai un altro file contenente i messaggi che vengono inviati e ricevuti negli ultimi 7 giorni.
Apri questi file utilizzando qualsiasi editor di testo.
Ora puoi leggere tutti i tuoi messaggi su Whatsapp.
3 Avere Più Account WhatsApp su un Unico Dispositivo
Fra i diversi WhatsApp suggerimenti e trucchi, questo è fantastico.
Con l’aiuto di questo trucco, è possibile utilizzare due account WhatsApp su un unico dispositivo. È possibile farlo con l’aiuto di un’app, che si chiama Ogwhatsapp.
Con l’aiuto di questa App, utilizzare più account di WhatsApp sul telefono Android è un gioco.
4 Pianificare i Messaggi sulle chat
Ora, è possibile pianificare messaggi WhatsApp sul tuo smartphone Android. Ciò significa che inoltre è possibile pianificare un messaggio impostando il tempo per farlo.
PASSAGGI:
Scarica e installa l’App WhatsAppScheduling sul tuo smartphone Android.
Dopo l’installazione, apri l’app e ti verrà chiesta l’autorizzazione per l’ulteriore processo di Superutente. Concedi l’autorizzazione.
Fai clic sull’icona che appare davanti ai messaggi in sospeso e quindi scegli i “Contatti” per i quali si desidera pianificare il messaggio. Può essere un singolo contatto o un gruppo.
Digita il tuo messaggio e imposta il tempo di programmazione.
Fai clic su Aggiungi e il tuo messaggio verrà impostato nella scheda messaggi in sospeso e verrà inviato all’ora pianificata.
5 Usare WhatsApp su Tablet
Questo è grande una funzione di WhatsApp per l’utente di iPad o iPod Touch e per l’utente Android.
PASSAGGI:
Solo per tablet Android che usano il Wi-Fi, scaricare il file apk in primo luogo per WhatsApp.
Ora abilitare il sideload delle app da > Impostazioni > Sicurezza e quindi attivare/disattivare l’opzione da Fonti Sconosciute mettendo su ON.
Installare l’app WhatsApp sul tuo tablet e quindi avviare l’app.
Inserire il tuo numero di telefono attivo per il codice di verifica.
Una volta ricevuto il codice di verifica, inseriscilo sul tuo tablet e WhatsApp inizierà a lavorare come al solito
Come posso convertire le e-mail da Thunderbird a Outlook? Vediamo in questo articolo come ovviare a questa necessità.
Utilizzare il miglior programma per convertire da Thunderbird a Outlook o utilizzare un approccio manuale per la migrazione di e-mail da Thunderbird a Outlook? Entrambi i metodi ci permetteranno di convertire la casella di posta Thunderbird in formato PST di Outlook in pochi clic.
Perché esportare da Thunderbird a Outlook 2019, 2016, 2013, 2010 e 2007?
Thunderbird e Outlook sono entrambi i client di posta elettronica più utili. Ma per motivi di lavoro, Outlook è principalmente preferito dagli utenti di piccole o grandi aziende a causa delle sue funzionalità avanzate e dell’interfaccia facile da usare. Ogni organizzazione utilizza un client di posta elettronica desktop per soddisfare le proprie esigenze di posta elettronica, che si adatta a loro per la gestione e il rispetto del budget. Ma giorno dopo giorno, i requisiti dell’organizzazione cambiano totalmente quando trovano alcune nuove piattaforme.
Mozilla Thunderbird è un client di posta elettronica gratuito, quindi è ampiamente utilizzato dagli utenti personali. Outlook è un prodotto Microsoft che viene pagato, ma è preferito dalla maggior parte dei professionisti.
Differenze tra MS Outlook e Thunderbird?
Come migrare le email da Mozilla Thunderbird a Outlook
In questa sezione, ti mostreremo come esportare le email di Thunderbird su Outlook. Abbiamo tre metodi per convertire le e-mail Thunderbird MBOX in formato PST di Outlook e ci sposteremo uno per uno.
Converti Thunderbird in Outlook utilizzando IMAP
Esporta Thunderbird su Outlook usando il metodo di trascinamento della selezione
Migrare Thunderbird su Outlook utilizzando software di terze parti
Converti Thunderbird in Outlook tramite IMAP
Configura il tuo account Gmail su Thunderbird utilizzando IMAP. Se non sai come configurarlo, segui questi passaggi:
Accedi al tuo account Gmail.
Fare clic sull’opzione di impostazione.
Selezionare Inoltro POP / IMAP.
Abilitare il server IMAP.
Ora, apri le impostazioni dell’account Thunderbird e, sotto l’opzione Crea un nuovo account, fai clic su e-mail. Fai clic su “salta questo e configura con l’email esistente“.
Viene visualizzata la finestra Impostazione account di posta per riempire tutti i dettagli validi; clicca su continua.
Un nuovo pop-up si apre nella stessa finestra; abilita il server IMAP e premi il pulsante Fine.
Il tuo account è stato configurato con Gmail su Thunderbird.
Ora, crea una cartella nell’account Gmail ed esporta i tuoi dati da Thunderbird a Gmail quando recuperi tutti i tuoi dati da Thunderbird.
Controlla il tuo account Gmail e conferma se tutti i dati sono stati esportati o meno.
Quando tutti i dati vengono esportati, configurare MS Outlook su Gmail con il server IMAP.
E scarica tutti i dati da Gmail.
Esporta i dati da Thunderbird a Outlook utilizzando il metodo di trascinamento della selezione
In questo metodo, prima di tutto esporteremo i dati di Thunderbird in formato EML, quindi li importeremo in MS Outlook.
Cominciamo con l’esportazione dei dati di Thunderbird in formato EML.
Creare una nuova cartella sul desktop (assegnare un nome adatto alla cartella).
Aprire i messaggi di Thunderbird che si desidera spostare in Outlook.
Ora utilizza il trascinamento della selezione per spostare tutte le e-mail o e-mail selezionate da Thunderbird in una nuova cartella.
Importa file EML in Outlook
Dopo aver esportato i dati in una nuova cartella, Apri MS Outlook.
Ancora una volta, utilizzare il trascinamento della selezione per spostare tutto il contenuto nella cartella di Outlook.
Nota: questa conversione viene utilizzata solo in MS Outlook 2016-2013 o 2010. È un modo molto semplice e gratuito. Ma se disponi di dati o cartelle di grandi dimensioni, non è certo quanto tempo impiegherà il processo di conversione.
Vi è una carenza in entrambi i metodi di cui sopra. Una trasformazione completa dei dati non è certa, né la conversione da Thunderbird a PST. Per ovviare a queste carenze, passiamo al metodo successivo. Questo è il metodo più sicuro e utile per spostare le e-mail di Thunderbird su Outlook.
Utilizzare uno strumento di terze parti per spostare le e-mail di Thunderbird su Outlook
Il processo di migrazione è troppo complicato se non conosciamo i client di posta elettronica e non ne comprendiamo i processi. In tal caso, abbiamo bisogno di software di terze parti. Su Internet abbiamo trovato molti prodotti sul mercato. Ma suggerirò il software del convertitore MBOXSysTools, che è più affidabile e sicuro. Se non sei soddisfatto della mia parola, prova la versione demo gratuita del software, che consente la conversione di 25 e-mail per cartella.
In altre parole, se si desidera utilizzare tutte le funzionalità di questo prodotto, è necessario optare per la copia con licenza richiesta.
Le funzionalità del prodotto SysTools sono fantastiche e facili da elaborare durante la migrazione.
Puoi convertire qualsiasi file MBOX in formato PST e non importa da dove hai esportato queste cartelle MBOX o da quale client di posta elettronica stai utilizzando.
Uso già questo prodotto, quindi voglio condividerne le caratteristiche:
Se stai utilizzando il client di posta elettronica Thunderbird e non sai dove sono archiviati i tuoi file MBOX, l’opzione “Default Profile Configured” è solo per te, perché è molto facile recuperare i tuoi dati da qualsiasi posizione.
Se sai dove hai salvato i tuoi file MBOX, usa l’opzione “Add file” per sfogliarli.
Puoi esportare direttamente tutte le email in PST con un clic.
È possibile visualizzare l’anteprima di eventuali e-mail e allegati e salvarli in modo selettivo in determinati formati.
Se la tua cartella MBOX è enorme, puoi salvare tutti i file MBOX in un PST separato o unirli in un singolo PST.
Ci vorranno alcuni secondi per convertire Thunderbird in formato PST dopo aver fatto clic sul pulsante “Export”.
Abbiamo spiegato come convertire in formato PST leggibile su Outlook da un formato sorgente Mbox di Thunderbird. Prossimamente approfondiremo la differenza tra Thunderbird e Outlook.
500 TB su un CD, così tramanderemo il nostro sapere alle future generazioni: passi in avanti nell’impiego della tecnologia del futuro, battezzata 5D, per lo storage dei dati.
I CD del futuro sono (quasi) realtà. La società Optica ha presentato nelle scorse ore i suoi nuovi dischi di memoria. Sono dischi da ben 500 terabyte che fanno il paio a quelli da 700 presentati in precedenza dalle università di Shanghai e Singapore.
Un team di esperti è riuscito a creare una sistema di raccolta dati in 5D, che permette di realizzare dei dischi di vetro delle dimensioni di un classico cd musicale. Questi supporti avrebbero una memoria appunto ingente: 500 TB. Un risultato incredibile, reso possibile dalle tecnologie di oggi. A cominciare dall’utilizzo di laser ad alta velocità, e dalla nuova tecnologia 5D che utilizza tre diversi livelli di nanoparticelle di carbonio chiamate dots. Sono queste usate per memorizzare appunto i dati.
Si chiama 5D in quanto non tiene in considerazione solamente le tre canoniche dimensioni. Ma anche l’orientamento degli stesso dots e la loro grandezza rispetto alle altre nanoparticelle. Permettendo così di immagazzinare molte più informazioni rispetto a quella in 3D.
Nanotecnologie, laser, vetro e carbonio per lo storage del futuro?
Difficilmente utilizzeremo un approccio di questo tipo per il backup dei nostri file: si tratta di un sistema destinato in primis a coloro che si trovano a dover gestire e conservare enormi quantità di informazioni e contenuti, a partire dagli archivi nazionali, come spiega Yuhao Lei, ricercatore e responsabile del progetto.
Le persone e le organizzazioni stanno generando dataset sempre più grandi. Manifestando di fatto il disperato bisogno di sistemi più efficienti per lo storage, con alta capacità, bassi consumi e ciclo vitale elevato. A differenza delle tecnologie cloud, progettate principalmente per la conservazione temporanea delle informazioni, crediamo che lo storage 5D sul vetro possa tornare utile nel lungo periodo. Ad esempio per il salvataggio di archivi nazionali, musei, biblioteche e realtà private.
Non è la prima volta che si parla del possibile impiego del 5D con finalità di storage: si ipotizzava già tempo fa l’arrivo di una tecnologia (sempre sviluppata dalla University of Southampton) in grado di per dar vita alle cosiddette memorie eterne, ideali per tramandare informazioni e sapere alle future generazioni, mantenendosi inalterate per miliardi di anni e sopportando senza problemi anche temperature molto elevate.
Alcune limitazioni di stampo tecnico, a partire da una velocità di scrittura estremamente lenta, non ne hanno mai consentito l’utilizzo vero e proprio, ma l’ostacolo sembra ora finalmente poter essere superato, pur presentando ancora ampi margini di miglioramento (si è arrivati a 230 kB al secondo). Eseguendo l’operazione in parallelo è possibile scrivere 500 TB in 60 giorni circa.
La durata? 13.8 miliardi di anni
Perché 5D? Alle due dimensioni tipiche dello storage su CD e quella aggiuntiva già introdotta con supporti come i Blu-ray multi-layer si affiancano la quarta e la quinta legate rispettivamente alla grandezza e all’orientamento della nanostruttura all’interno del supporto, in questo caso il vetro.
Questi cd in 5D di vetro e carbonio sono particolarmente resistenti al caldo, fino a 1.000 gradi centigradi, e durano 13.8 miliardi di anni a temperature standard senza degradarsi. Non ci resta che capire quando troveranno applicazione nell’uso di tutti i giorni.
Oggi tratteremo in questo articolo un argomento legato ai tanti aspetti della security policy e i rischi reali per i dati.
Il dipendente licenziato, arrabbiato con il suo ormai ex datore di lavoro, scaricò su una pen drive USB l’elenco di tutti i clienti che, nel corso degli anni si erano lamentati dei prodotti dell’azienda e lo offrì alla concorrenza. Sperava di essere assunto ma, in ogni caso, voleva danneggiare il suo precedente datore di lavoro.
Il socio con cui avevano condiviso anni di attività decise di mettersi in proprio e, dopo aver aperto la sua azienda, contattò tutti i clienti della società da cui si era staccato per offrire i suoi prodotti a prezzi decisamente più convenienti.
Durante la pausa pranzo, il consulente che si recava in visita verso i potenziali clienti, si fermò in un noto ristorante di campagna. Una volta qui, utilizzò la connessione del locale per inviare le copie dei contratti che aveva fatto firmare ma, a causa della scarsa protezione della rete, non si accorse di una mail ingannevole. Scaricò un ransomware che fece lo stesso percorso dei contratti e si accomodò nel server aziendale criptandolo. La successiva richiesta di riscatto in bitcoin che giunse ai vertici aziendali giunse anche alle orecchie di alcuni clienti. Questi, non ricevendo i prodotti e servizi del fornitore, avevano telefonato per chiedere spiegazioni date da una segretaria. Questa aveva ingenuamente comunicato come si trattasse “solo di un blocco del sistema a causa di un attacco informatico.”
I rischi del data breach
Potrei continuare con gli esempi ma credo che questi siano sufficienti per far capire non solo le possibili ed impensabili sfaccettature sotto cui si può presentare un data breach, ma anche come ormai non si possa pensare di ridurre la protezione dati solo ad un antivirus o ad un’informativa magari scaricata online o collocata su una piattaforma di un’azienda fornitrice. Evidente come sia ai confini dell’impossibile prevedere ogni possibile minaccia che corrono i dati di cui ogni azienda deve essere gelosa custode per evitarne la perdita e le conseguenze.
In tutti gli esempi sopra citati il Titolare del Trattamento, oltre a dover fronteggiare nei primi due casi le conseguenze del danno di immagine e dell’illecita concorrenza e nel terzo quello di decidere se cedere al riscatto o recuperare diversamente i dati, devono affrontare l’Autorità Garante cui il data breach deve essere riportato entro settantadue ore dal suo rilevamento. Andare a dichiarare l’accaduto è un dovere, sottrarsi al quale vuol dire già essere oggetto di una sanzione magari pesante e, inoltre, si sostanzia in una confessione di non essere stati in grado di prevenire l’accaduto.
Inutile sostenere la buona fede o il fatto inevitabile o, ancora, scaricare le colpe su dipendenti sleali, incapaci o altro. Le responsabilità ricadono in capo al Titolare che sarà chiamato a pagarne le conseguenze.
Conseguenze
Quali possono essere queste conseguenze? Le sanzioni emesse dal Garante possono andare da una censura fino a poche migliaia di euro, ma quelle economiche potrebbero rivelarsi le meno dolorose. Il procedimento e le necessarie attività di valutazione e adeguamento si risolvono in costi non solo economici ma anche in ore di attività sottratte alla produzione. Il Garante potrebbe imporre misure correttive che possono richiedere ulteriori costi se non addirittura lo stravolgimento di procedure operative e di fasi di lavorazione. Inoltre, non si dimentichi, è necessario informare gli interessati di quanto accaduto e in tal senso non è sufficiente un comunicato sulle pagine web aziendali. Ogni cliente deve ricevere una comunicazione dei rischi che corre a causa del data breach. Anche l’immagine di un’azienda potrebbe essere pregiudicata.
Quando si parla di sicurezza dei dati è necessario in ogni azienda un cambio di prospettiva rispetto al passato. A partire dalla consapevolezza ormai necessaria e che i dati sono un patrimonio aziendale fondamentale e non adeguarsi al GDPR può avere conseguenze addirittura disastrose.
Uno dei problemi più comuni nel modificare il file Hosts di Windows è quello di non avere i permessi come amministratore.
I motivi per cui potreste voler modificare il file hosts di Windows possono essere diversi e in questa guida vediamo come modificarli non avendo gli accessi da amministratore oppure anche avendoli visto che a volte si potrebbe avere comunque difficoltà.
Come fare se avete già un account amministratore
Se siete già sicuri di avere un account amministratore potete passare già avanti al percorso in cui trovare il file hosts, altrimenti per verificare che siate amministratore ecco cosa dovrete fare:
Aprite da Start di Windows le Impostazioni tramite l’icona con l’ingranaggio;
Selezioniamo la voce Account;
Ora nella schermata che visualizziamo potremo già vedere se siamo Amministratore o meno, sotto il nostro nome;
In caso non ci sia la voce Amministratore potremo creare un account Amministratore andando in Famiglia e altri utenti ->Aggiungi un altro utente a questo PC
Al nuovo utente potremo dargli gli accessi come Amministratore;
Riavviamo il computer e colleghiamoci con il nuovo utente creato.
Modificare File Hosts Windows
Vediamo ora come e dove trovare il file hosts di Windows:
Colleghiamoci al seguente percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Sul file hosts clicchiamo con il tasto destro del mouse e selezioniamo Apri Con…
Selezioniamo il programma Blocco Note di Windows e modifichiamo il File come vogliamo
Una volta concluso salviamo il file in modo da sovrascrivere il precedente. Potremo cliccare su X oppure dal menu File-> Salva.
Se avete fatto tutto correttamente ora dovremo riuscire a fare quello che ci serve con la modifica del file hosts.
Come fare se non avete un account Amministratore
In caso di problemi potremo ovviare l’account amministratore procedendo in questo modo:
Torniamo sempre nel percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Copiamo e incolliamo il file per sicurezza in una cartella qualsiasi o sul Desktop in modo da poterlo recuperare in caso di problemi
Ora Apriamo con il Blocco Note il file Hosts e copiamo il suo contenuto in un altro nuovo File Blocco Note aggiungendo quello che ci serve
Salviamo il nuovo File con il nome Hosts dove successivamente potremo vedere il file salvato come Hosts.txt
Ora andiamo sulle impostazioni della cartella andando in Visualizza -> Opzioni
Modifica file host
Nella schermata Visualizzazione andiamo a togliere la spunta su Nascondi le estensioni per i tipi di file conosciuti e clicchiamo su Applica
Ora il nostro file Hosts.txt si chiamerà semplicemente Hosts che potremo trascinare nel percorso C:\Windows\ System32\drivers\etc\hosts
Ci siamo dovreste essere riusciti a modificare il file hosts di Windows senza avere i permessi di amministratore.
Da ieri, alcuni utenti stanno ricevendo una comunicazione direttamente da TIM. Al prossimo accesso a MyTIM saranno obbligati a cambiare la password del loro account, a causa dell’attacco di hacker che hanno violato i server dell’azienda. Questo ha costretto di fatto i clienti a cambiare le loro credenziali di accesso.
La comunicazione
L’attacco ha portato alla sottrazione dei dati degli utenti. E così, in via precauzionale, TIM ha preferito bloccare gli account coinvolti. Accedendo alla pagina principale dell’Area Privata di MyTIM costoro devono seguire le procedure per la reimpostazione della password.
Qui la comunicazione inviata dall’operatore via mail ai clienti.
Gentile Cliente,
desideriamo informarti che, a fronte delle attività di controllo di sicurezza sui nostri sistemi, sono state rilevate attività anomale, svolte da parte di soggetti terzi ignoti, che potrebbero mettere a rischio la riservatezza delle tue credenziali di accesso a MyTIM.
Per tua tutela e per garantire la sicurezza delle tue informazioni, stiamo provvedendo a disabilitare in via precauzionale le tue credenziali MyTIM, utilizzate anche per l’accesso ad alcuni servizi TIM correlati (TIM Party, TIM Personal), rendendo obbligatorio il cambio password al primo accesso all’Area privata MyTIM, da effettuare al seguente indirizzo https://mytim.tim.it/auth/recupero-password.html
Se hai già provveduto a modificare la password successivamente alla disabilitazione, ti consigliamo di valutarne la struttura ai fini di una maggiore sicurezza e nel caso di eseguire la procedura di modifica della stessa in occasione del prossimo accesso a MyTIM ed alla tua casella di posta elettronica. Al riguardo, riteniamo opportuno raccomandarti di non utilizzare più la vecchia password, né una simile, nonché di modificare la password utilizzata per l’accesso a qualsiasi altro servizio online, qualora coincidente o simile a quella precedentemente utilizzata su MyTIM.
Con l’occasione ti ricordiamo, quali misure idonee a prevenire abusi o frodi, di custodire accuratamente e non divulgare mai sul web le credenziali di autenticazioni a portali o sistemi, utilizzare password “strutturate” (es. composte da numeri, lettere maiuscole e minuscole, caratteri speciali) da cambiare periodicamente, di fare attenzione ad azioni di phishing, di aggiornare periodicamente il software sul tuo PC e cellulare e di utilizzare un Antivirus.
La compromissione delle credenziali di autenticazione potrebbe infatti comportare l’accesso da parte di terzi a servizi online ai quali ti sei registrato, con conseguente perdita di controllo sui tuoi dati personali, possibile acquisizione fraudolenta di informazioni che ti riguardano o anche eventuali situazioni di furto di identità.
Scegliere più password diverse
TIM coglie inoltre l’occasione per invitare gli utenti a considerare la robustezza della password scelta. E inoltre le giuste modalità di utilizzo. Quella nuova non deve essere troppo simile a quella vecchia (poiché, altrimenti, sarebbe facilmente indovinabile). Cosa fondamentale, deve anche essere possibilmente unica.
Infatti adoperando una password presso più servizi, associata al medesimo indirizzo email, chi riesce a impossessarsene può accedere a tutti i servizi ad essa connessi.
I dati rubati dagli autori dell’attacco non includono informazioni relative ai pagamenti. Tuttavia ciò non significa che il furto non avrà ulteriori conseguenze. E’ facile, per esempio, prevedere che presto inizierà una campagna di phishing che li sfrutterà.
TIM al momento non ha indicato il numero degli utenti coinvolti nella violazione dei server, che pare non essere stata per ora rivendicata.
Data Breach
La comunicazione non è delle migliori che il cliente pagante si potrebbe aspettare. In effetti è sempre colpa dell’hacker di turno, considerando che TIM sottolinea anche il fatto di sentirsi parte lesa nella vicenda. L’unico problema è che, avendo i dati dei clienti, il loro lavoro, oltre a erogare servizi telefonici, deve anche essere quello di proteggere tali dati.
Come gli esperti insegnano, in questi casi di crisi, ci si aspetta per lo meno delle scuse. Quest’ultime inesistenti nella loro comunicazione. Perché che lo si voglia o no, la colpa è anche del gestore (TIM) che non ha lavorato abbastanza bene per proteggere la propria struttura.
Nel rispetto della normativa vigente, TIM dichiara di aver comunicato informazioni sull’attacco hacker al Garante Privacy, tramite l’invio di una notifica formale.
È una leggenda metropolitana smentita dalla stessa persona a cui è stata attribuita. Si legge infatti in giro che quando chiesero al rapinatore di banche americano Willie Sutton “Perché rapina proprio le banche?” La risposta fu “Perché è lì che stanno i soldi.” Anni dopo lo stesso Sutton, nella sua biografia, precisò di non avere mai detto quella frase. Salvo precisare che quella sarebbe stata la risposta se mai glielo avessero chiesto. Logico: le rapine si fanno dove si trovano i soldi. Oggi potremmo invece dire che rapinano banche dati perché contengono valori, i nostri dati.
Chiediamoci allora come mai oggi il maggior numero di furti e rapine avviene dove vengono conservati i dati personali.
Italia al 6° posto
Dai dati che si trovano online l’Italia sembra sia al sesto posto nella classifica delle nazioni in cui avviene il maggior numero di furti di dati personali e nessuno è immune da attacchi hacker sotto ogni possibile forma: dal phishing ai ransomware fino dalle truffe informatiche ogni metodo è buono per ottenere indirizzi mail, informazioni personali, password, iban e codici dei sistemi di pagamento. Sono sotto attacco privati e imprese. Ai primi si sottraggono i dati per accedere a conti correnti. Invece alle seconde gli interi database aziendali per chiedere riscatti che, anche se pagati, non garantiscono la certezza circa la loro restituzione o comunque siano messi a disposizione di chiunque nel darkweb.
Aumenta la navigazione in rete, aumentano le attività che possono essere fatte online e, di conseguenza, aumenta il numero di dati che possono essere sottratti e le possibilità di farlo. La pandemia ha offerto ai pirati del web anche la possibilità di sfruttare lo smartworking e la didattica a distanza, due situazioni in cui il navigatore si presta oltretutto maggiormente esposto in caso di attacco. Non possiamo infatti essere certi che il computer utilizzato a casa e la rete internet siano protetti come quelle aziendali. O, perlomeno, come queste dovrebbero esserlo.
Utenti distratti
La distrazione dell’utente è sempre uno dei fattori che maggiormente contribuiscono al furto di dati. Un click avventato o su una finestra che si apre improvvisamente, senza dare modo di controllare a che cosa si accede. Un consenso al trattamento dati senza rendersi conto che in questa maniera si corre il rischio di vedere legalmente venduti i nostri dati ad agenzie di marketing o altro. Sono solo alcune delle modalità con cui il navigatore permette a sconosciuti di accedere al patrimonio personale. Quest’ultimo rappresentato da quei dati che costituiscono l’identità digitale di una persona.
Sembra che, ancora, non sia presente nei singoli la consapevolezza dell’importanza del dato mentre le aziende, dall’altro lato, non hanno ancora realizzato quanto sia importante, non solo per il rischio di sanzioni economiche, proteggere la cassaforte che contiene tutti i dati di clienti, fornitori, dipendenti e contatti magari ottenuti tramite i social. Gli utenti della rete, da parte loro, si mostrano fin troppo attenti quando la loro privacy viene violata da una telefonata da un call center o da una mail pubblicitaria non gradita. Ma dimenticano che ciò, spesso, accade a causa della loro distrazione o leggerezza nella navigazione.
I dati: un bene prezioso
I dati personali, non ci stancheremo di ripeterlo, sono un bene economico di grande valore, è la benzina di internet: senza i dati i sistemi operativi resterebbero fermi e l’economia del web ha bisogno non solo di dati per muoversi, ma anche di poterli comparare, profilare, interconnettere e poter portare all’utenza ogni possibile offerta personalizzata. Da qui il bisogno di dati che, in molti cercano di ottenere e processare legalmente. Tuttavia ricordiamo sempre che i malintenzionati non mancano mai. E inoltre hanno a disposizione un grande mare. Un oceano in cui poter pescare più o meno lecitamente il bene più prezioso che esiste sul mercato oggi: i nostri dati personali.
Tra gli strumenti più utili di Google legati alla produttività c’è sicuramente Google Calendar. Servizio questo utile per creare, condividere e gestire al meglio tutti gli eventi, gli appuntamenti e i promemoria del giorno. In questa guida andremo ad analizzare tutte le sue potenzialità, cercando di darvi alcuni utili consigli che vi aiuteranno a capire come utilizzare al meglio Google Calendar. Prima di farlo però, vediamo brevemente di cosa si tratta, così che anche chi non conosce il servizio potrà approfittarne.
Che cos’è Google Calendar
Per dirla nella maniera più semplice possibile: Google Calendar è una piattaforma online creata da Google per raccogliere tutti i calendari desiderati, così da poterli anche condividere ed esportare (o importare) per l’utilizzo su servizi analoghi. Si basa principalmente sulla sincronizzazione con l’account Google (quello utilizza anche per Gmail). Infatti per questo motivo, non manca una profonda integrazione con tutti gli altri strumenti ideati dalla stessa azienda. Inoltre, offre tutte le sue funzionalità anche al servizio di applicativi di terze parti, in modo da ampliare ulteriormente le sue capacità. In poche parole è uno strumento gratuito per organizzare eventi e appuntamenti attraverso una piattaforma cloud. Ciò significa che con questa agenda elettronica puoi raggiungere in qualsiasi momento il tuoi planning, anche da smartphone.
Google Calendar può essere consultato su tantissimi dispositivi diversi. Questo perché dispone di un’applicazione per smartphone e tablet (sia Android che iOS) e di un’interfaccia online. Quest’ultima accessibile tramite un qualsiasi browser web, sia desktop che mobile. Gli unici fattori necessari saranno: possedere una connessione internet e un account Google.
L’interfaccia di Google Calendar
Per parlare dell’interfaccia di Google Calendar ci concentreremo per lo più sulla piattaforma desktop, in quanto risulta essere quella più utilizzata e ricca di opzioni. Subito dopo aver eseguito l’accesso al sito Web dedicato (inserendo le credenziali Google), apparirà una schermata suddivisa in due zone. La colonna dei menu sulla sinistra e il piano di lavoro principale in tutta la zona centrale e destra.
Il primo elemento che appare in alto a sinistra è il bottone “Crea”, molto utile per avviare la schermata di creazione di un nuovo evento, che affronteremo però nei paragrafi successivi. Subito in basso non manca un piccolo calendario mensile, perfetto per avere a colpo d’occhio l’organizzazione dei giorni in un mese specifico. Il quale ovviamente potrà essere modificato attraverso le frecce nell’angolo a destra. Inoltre, cliccando su un particolare giorno, si verrà trasportati direttamente in quel giorno, mostrando quindi tutti gli eventi e i promemoria creati.
Infine, andando ancora più in basso, si incontreranno tutti i calendari creati. Questi saranno tutti abilitati per la visualizzazione di default, ma togliendo il segno di spunta sulla sinistra verranno momentaneamente nascosti dal piano di lavoro principale. Da qui si potranno anche modificare oppure crearne di nuovi.
Tutta la zona centrale sarà quindi dedicata all’effettiva visualizzazione degli eventi e dei promemoria, i quali potranno anche essere modificati, esportati ed eliminati attraverso semplicissime operazioni. Cliccando su un punto vuoto del piano di lavoro si potrà infatti creare un nuovo evento. Questo senza la necessità di passare per il bottone visto in precedenza. In alto non mancherà la possibilità di navigare tra i giorni, oppure tornare alla timeline attuale cliccando su “Oggi” in alto a sinistra. Aprendo invece il menu a tendina alla destra dell’icona ad ingranaggio delle impostazioni si potrà modificare l’interfaccia. Qui visualizzeremo: solo un giorno, una settimana, un mese, un anno o anche solo 4 giorni.
Creare e aggiungere calendari
Ecco come creare nuovi calendari, in modo da generare un nuovo spazio di lavoro da organizzare. Per farlo bisognerà scendere ancora una volta nella sezione in basso a destra e cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari”. Qui appariranno quindi diverse opzioni. Iscriviti al calendario, per aggiungere automaticamente un calendario creato da un altro utente. Crea nuovo calendario, per crearne uno nuovo personalmente. Sfoglia calendari di interesse, per aggiungerne uno presente nel catalogo offerto dal Google (ad esempio le fasi lunari). Da URL, per aggiungerne uno pubblico e condiviso tramite link, e infine Importa, per importare un file di tipo “.ics”.
Scegliendo “Crea nuovo calendario” si avvierà la schermata di modifica, in cui poter aggiungere il nome, la descrizione e il fuso orario principale. In seguito si potrà ovviamente modificare con le opzioni viste in precedenza.
Come personalizzare un calendario
Prima abbiamo fatto riferimento alla possibilità di modificare i calendari creati e presenti di default, perciò vediamo adesso in che modo farlo. Per avviare la sezione di modifica basterà portare il cursore sul nome del calendario da editare (nella lista in basso a sinistra) e subito dopo cliccare sull’icona con tre puntini che appare alla sua destra. Già da qui si potrà modificare il colore di visualizzazione, ma per tutte le altre opzioni bisognerà scegliere la voce “Impostazioni e condivisione”.
A questo punto si potrà quindi modificare il nome, scrivere una breve descrizione, impostare il fuso orario principale, modificare gli avvisi e le notifiche da impostare di default per i nuovi eventi. Oppure scegliere se renderlo privato o pubblico, con eventuale possibilità di ottenere il link per la condivisione.
Creare un evento con Google Calendar
Arriviamo quindi ad una delle opzioni principali del servizio. Per creare un nuovo evento sarà sufficiente cliccare su “Crea” in alto a destra. Automaticamente si avvierà una schermata miniaturizzata in cui includere le informazioni più importanti. Tra cui: titolo, orario, eventuale ripetizione, luogo, descrizione e tipo di calendario. Cliccando invece su “Altre opzioni” si avvierà la schermata completa in cui inserire informazioni più approfondite o invitare altri utenti a partecipare. Infine, per confermare il tutto, non servirà altro che cliccare sul tasto blu “Salva“.
Ripeti l’evento più volte
All’interno della stessa schermata di creazione (o modifica, visto che sono le stesse) di un evento, si potrà anche decidere se ripetere o meno un appuntamento. Per farlo sarà sufficiente cliccare sul menu a tendina “Non si ripete” (proprio sotto il titolo) e scegliere se ripeterlo: ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, oppure creare una ripetizione personalizzata. Inoltre, optando per quest’ultima opzione, sarà anche possibile fissare una data di fine ripetizione.
Come condividere un calendario
Tornando all’interno della schermata di modifica di un calendario (come visto in precedenza) invece, questo si potrà facilmente condividere con altre persone, offrendo anche la possibilità di modifica e personalizzazione degli eventi. Per farlo, basterà scendere in basso fino a raggiungere la sezione “Condividi con persone specifiche” e cliccare sull’opzione “Aggiungi persone”. Da qui si dovrà inserire l’indirizzo Gmail dell’utente e scegliere se consentirgli solo di visualizzare il calendario oppure di poterlo anche modificare.
Inviare email agli invitati
Una volta impostate le dovute personalizzazioni, per inviare il calendario bisognerà cliccare sul bottone blu “Invia”, alla destra di “Annulla”. A questo punto, il destinatario dell’invito riceverà due avvisi. Uno all’interno del proprio Google Calendar e uno tramite messaggio email, all’interno del quale non mancherà il tasto relativo all’accettazione e alla successiva importazione del calendario condiviso.
Creare un promemoria con Google Calendar
Con Google Calendar però, oltre agli eventi, si potranno anche gestire i promemoria, i quali verrano anche importati da Google Assistant. Per creare un nuovo promemoria bisognerà cliccare nuovamente su “Crea” in alto a sinistra e subito dopo selezionare l’opzione “Promemoria” sotto il campo dedicato al titolo. Da questo momento in poi, le opzioni di modifica verranno ridotte, in modo da concentrare l’attenzione solo sulla data, l’orario e l’eventuale ripetizione del promemoria. Una volta inserite tutte le informazioni, basterà cliccare su “Salva” per confermare tutto.
Integrare calendari comuni
I calendari comuni, su Google Calendar chiamati “Calendari di interesse”, sono sostanzialmente degli eventi precisi, comuni a chiunque e in genere incentrati su un’unica categoria di informazione. Per fare un esempio banale, il classico calendario delle “Festività italiane” è proprio un calendario comune e viene in genere attivato di default sulla maggior parte dei servizi di questo tipo.
Google Calendar dispone di tantissimi calendari di interesse, i quali possono essere attivati in pochissimo tempo. Per farlo sarà sufficiente cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari” (nell’angolo in basso a sinistra della schermata). Una volta qui cliccare su “Sfoglia i calendari di interesse”. Qui saranno presenti i calendari delle festività di altre religioni, quello delle fasi lunari, oppure delle partite di una specifica squadra sportiva.
Qualora si volesse invece scaricare un calendario comune da Internet, per importarlo basterà cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari” e concludere con “Importa”, così da selezionare il file “.ics” precedentemente scaricato.
Inserire un calendario su un sito web
Un qualsiasi calendario di Google può anche essere interamente pubblicato all’interno del proprio sito web. Questo, grazie attraverso semplici operazioni di copia incolla del codice HTML generato dal servizio. Per procedere, bisognerà prima di tutto cliccare sull’icona delle impostazioni (ingranaggio) in alto a destra e subito dopo continuare con “Impostazioni”.
Ora sarà necessario selezionare il nome del calendario da pubblicare dalla colonna a sinistra della schermata e copiare il codice HTML (dopo aver scelto “Personalizza” per modificarne le opzioni) presente nella sezione “Integra calendario”. A questo punto non servirà altro che incollarlo nella pozione preferita del sito web.
Qualora si volesse invece solo offrire la possibilità di scaricare il calendario, allora bisognerà cliccare sull’icona con tre puntini alla destra del nome del calendario da condividere (nell’angolo in basso a sinistra della schermata), poi su “Impostazioni e condivisione”, aggiungere il segno di spunta alla destra di “Rendi disponibile pubblicamente” e infine cliccare su “Ottieni link condivisibile” che dovrà essere copiato e incollato nella sezione preferita.
Cercare eventi passati
Proprio come su Gmail, anche Google Calendar dispone di filtri di ricerca molto avanzati e precisi. Grazie a questi, si potranno infatti ricercare gli eventi appartenenti a diverse categorie, quelli passati compresi. Per farlo basterà cliccare sull’icona della lente in alto a destra, aprire il menu a tendina cliccando sull’icona del triangolo alla destra del campo di testo e scegliere l’intervallo di date nel quale avviare la ricerca degli eventi. A questo punto, non servirà altro che confermare con “Cerca” in basso.
Aggiungere una videoconferenza
Durante la fase di modifica e creazione di un evento, sarà anche possibile programmare una videoconferenza tramite il servizio “Meet”, anch’esso di proprietà di Google. I passaggi per farlo saranno piuttosto semplici, in quanto messi in primo piano dalla setta azienda.
Subito dopo aver inserito il titolo dell’evento infatti, basterà premere sulla voce “Aggiungi videoconferenza con Google Meet” in basso e automaticamente verrà generato un URL da copiare e condividere con tutti i partecipanti. Ricordiamo però che le conferenze di Meet supportano fino ad un massimo di 100 persone in contemporanea.
Inserire un allegato
Le note degli eventi in Google Calendar possono diventare più complesse e complete di quanto ci si aspetti. Dopo aver infatti effettuato l’accesso alla schermata di creazione o modifica di un evento (come visto nei precedenti paragrafi), in basso apparirà un box dedicato interamente all’aggiunta di dettagli inerenti all’appuntamento.
Fra i tanti, non mancherà anche l’icona relativa all’inserimento degli allegati. Per inserirne uno basterà infatti cliccare sull’icona a forma di graffetta e automaticamente si aprirà una finestra dal quale selezionare il servizio di importazione degli allegati. Questi potranno infatti essere recuperati sia da Google Drive che dal computer stesso. Subito dopo aver selezionato il file desiderato, non servirà altro che confermare con il pulsante “Seleziona” in basso a sinistra.
Sincronizzare Google Calendar con i propri dispositivi
Come avrete sicuramente capito, per sincronizzare gli appuntamenti di Google Calendar sui propri dispositivi, mobile o desktop, bisognerà soltanto avviare il servizio (anche tramite applicazione gratuita per smartphone e tablet) ed effettuare l’accesso con lo stesso account Google. Tutti gli venti sono infatti conservati nel cloud di Google, così da poterli visualizzare ovunque.
In particolare però, qualora si volesse sincronizzare Google Calendar nel calendario di iPhone e iPad (senza scaricare l’app di Google Calendar), bisognerà passare per le impostazioni di sistema. In particolare, andando, su iPhone o iPad, in “Impostazioni”, poi in “Calendario” e infine su “Account”, si potrà configurare l’account Google attraverso l’opzione “Aggiungi account”. Una volta fatto, tutti gli eventi saranno visibili anche sull’app “Calendario” di iOS.
Le scorciatoie di Google Calendar
Il sito Web di Google Calendar è anche ricco di scorciatoie da tastiera, così da rendere ancora più rapida la navigazione del servizio. In particolare, le scorciatoie si dividono in tre gruppi fondamentali: navigazione, modifica di visualizzazione e modifica di eventi.
Per quanto riguarda la navigazione, tra le scorciatoie più comode riportiamo: T per tornare al calendario di oggi, S per aprire le impostazioni, R per aggiornare il calendario, / per avviare la ricerca e G per passare ad una data specifica.
I controlli di visualizzazione sono invece: 1 per la visualizzazione Giorno, 2 per quella Settimana, 3 per quella Mese, 4 per quella Personalizzata e infine 5 per l’Agenda.
Le scorciatoie più utilizzate riguardano però la modifica degli eventi. C per creare un nuovo evento, E per vederne i dettagli, CANC per eliminarlo, Z per annullare un’operazione ed ESC per uscire dai dettagli e tornare alla visualizzazione del calendario.
Esportare e importare eventi in Google Calendar
Infine, prima di chiudere con la guida, vediamo in che modo importare o esportare particolari calendari. Per quanto riguarda la prima delle due operazioni, abbiamo visto più volte che per generare un nuovo calendario è necessario raggiungere la sezione dei calendari in basso a sinistra e cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari”. Una volta fatto, apparirà la voce “Importa”, all’interno della quale si dovrà trascinare il file “.ics” contenente il calendario, oppure selezionarlo dopo aver cliccato su “Seleziona il file dal computer”.
Per esportare un calendario bisognerà invece tornare nella sezione in basso a sinistra, cliccare sull’icona con tre puntini alla destra del nome del calendario da esportare e poi continuare con “Impostazioni e condivisione”. Qui, proprio sotto la sezione di modifica, comparirà il tasto “Esporta calendario”, che se premuto genererà un file “.ics” contenente tutti gli eventi del calendario scelto. Attenzione però, perché alcuni calendari, come ad esempio quello dedicato ai compleanni, non potranno essere esportati. In questo caso il tasto di esportazione non sarà presente.
Google Calendar for Business: di cosa si tratta
Oltre al calendario per la famiglia è disponibile anche una versione aziendale, Google Calendar for Business, con cui si possono creare e gestire calendari specifici per i progetti in team. Questa funzionalità è compresa all’interno del pacchetto GSuite by Google Cloud. Un servizio questo che permette di archiviare i file sui server di Google, per condividere in tempo reale ogni informazione e attività del calendario. In questo caso si tratta di un servizio a pagamento, tuttavia è possibile richiedere un periodo di prova gratuito.
Google Calendar for Business è integrato con diverse applicazioni, tra cui Gmail, Google Drive, Hangouts e Sites, con soluzioni e piani tariffari sviluppati appositamente per ogni esigenza, dalle piccole aziende ai liberi professionisti, dai lavoratori in remoto alle grandi imprese. Con questo programma è possibile pianificare le riunioni, verificando in tempo reale la disponibilità dei colleghi e dei dipendenti che lavorano da casa. Inoltre è possibile accedere da qualsiasi dispositivo, condividere le risorse e pubblicare dei calendari pubblici sul web.
Google Calendar Famiglia: cos’è e come funziona
Una funzionalità innovativa permette di creare un calendario per la famiglia, in cui ogni componente del nucleo familiare può aggiungere eventi e attività, per condividere le informazioni e gestire gli appuntamenti, ad esempio delegando il ritiro della spesa. Oppure ricordando al proprio compagno di andare a prendere il bambino alla festa di compleanno di un amico. Per attivare questo servizio bisogna innanzitutto creare una famiglia su Google, andando sul sito web families.google.com, dove è possibile impostare un gruppo con un massimo di 6 partecipanti.
Con i dispositivi mobili è possibile scaricare Google One, un’applicazione che consente di gestire i gruppi e le famiglie, altrimenti basta accedere tramite la versione online. Poi è necessario aprire Google Calendar, creare un nuovo calendario e condividerlo con il gruppo della famiglia, gestendo tutte le funzionalità all’interno della sezione Impostazioni. Per aggiungere un impegno bisogna accedere all’applicazione, cliccare su Crea un evento, selezionare il nome del calendario della famiglia, inserire l’evento e salvarlo.
Chi di noi non ha mai ricevuto pubblicità martellante tramite telefonia, vediamo come difendersi da questa pubblicità indesiderata.
La situazione che dobbiamo contrastare è quella, comune a molti utenti, di ricevere un incessante numero di messaggi (perlopiù) dal proprio operatore o ex operatore. Nei confronti del proprio ci sono più strumenti di difesa, ad esempio è possibile telefonargli per revocare il consenso oppure – metodo più comodo e anche più efficace dato che è certo e non è verba volant – andare nella propria pagina riservata sul sito dell’operatore.
Tutti hanno quindi una sezione privacy o consensi marketing dove gli utenti possono (o forse, devono, sarebbe da dire) disabilitare l’autorizzazione a ricevere queste comunicazioni. Potremmo scoprire più voci a riguardo e tutte attive (anche se non ricordiamo – strano caso – quando abbiamo autorizzato l’operatore in tal senso; forse erano voci che il negoziante della sim ha spuntato senza chiedercelo, sul contratto).
Comunicazione all’operatore telefonico
Ad esempio su Tim troviamo quattro voci. Invio di materiale pubblicitario, vendita diretta, ricerche di mercato di Tim. Profilazione individuale (delle nostre abitudini). Invio di materiale pubblicitario di partner di Tim. “Comunicazione dei dati personali alle Società del Gruppo TIM ed alle Società Partecipate, che li tratteranno per proprie finalità di marketing, con modalità automatizzate di contatto”. Consensi diversi per attività solo apparentemente simili tra loro.
Più arduo per gli ex clienti. Devono mandare una mail. Per Vodafone è [email protected]. Wind3 chiede di scrivere a [email protected] oppure [email protected] e che poi ci metterà 20 giorni per ottemperare. Per Tim: [email protected]. Tim è il solo operatore che per la richiesta bisogna indicare non solo il numero telefonico, ma anche “il Codice Fiscale, allegando una copia del documento di identità valido del titolare della linea telefonica interessata”. Per sicurezza facciamolo anche con gli altri. Con Poste Mobile invece non c’è una mail ad hoc, ma viene detto di revocare i consensi scrivendo ad [email protected].
Diversa ancora, e più articolata, la procedura Fastweb. Cambia tra gli ex clienti e chi non ha mai avuto rapporti con Fastweb. Se non sei mai stato cliente Fastweb e hai ricevuto contatti commerciali da parte di Fastweb puoi esercitare il diritto di opposizione (non ricevere più chiamate) compilando un modulo online, oppure inviando una mail all’indirizzo [email protected] indicando nome, cognome, codice fiscale e numero di telefono sul quale sei stato contattato. “Sarai eliminato dalle liste di contatto utilizzate dalle strutture di vendita di Fastweb”. Se sei stato un cliente Fastweb e vuoi esercitare i diritti di cancellazione o di portabilità dei tuoi dati personali potrai farlo compilando un altro modulo online. Al contempo, Fastweb aggiunge nel paragrafo dopo (https://www.fastweb.it/adsl-fibra-ottica/privacy/) che si può usare la mail [email protected] (non è chiaro se vale anche per gli ex clienti).
Revoca del consenso
Certo sarebbe bello poter avere un unico punto di contatto a cui mandare, per qualsiasi azienda, la richiesta di revoca di consenso. Questa guida sarebbe molto più snella e non dovremmo cercare mail e modalità, tutte diverse, sui siti degli operatori. Il punto unico ci sarebbe già, si chiama Registro delle opposizioni, peccato però che ancora non funziona con i numeri di cellulare. La sua revisione è prevista (e in ritardo) da anni e arriverà forse finalmente nei prossimi mesi. A quel punto basterà contattare il registro per revocare tutti i consensi attivi, di qualsiasi azienda, su un proprio numero.
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