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Come far funzionare al meglio il Mac

Un computer macOS è da sempre sinonimo di longevità. Secondo uno studio condotto da Macworld, l’aspettativa di vita di un MacBook è tra i 5 e gli 8 anni, dato che aumenta ulteriormente per gli iMac.
Questo non vuol dire che un computer Apple sia magicamente in grado di durare così tanto tempo senza essere sottoposto a cura e controllo per assicurarne il funzionamento. Basta munirsi di pazienza e di un software come CleanMyMacX (costo 30€/anno), che permette di eseguire alcuni controlli automatizzati.

Fare la manutenzione ordinaria

Piccola guida per far funzionare al meglio il Mac

Ogni settimana, o al massimo ogni mese, consigliamo di eseguire una cosiddetta manutenzione ordinaria. Questo tipo di controllo serve ad identificare eventuali file memorizzati dalle app che non servono più, insieme a dati di traduzione aggiuntivi di nuove app installate e al controllo di allegati inutilizzati nella casella email. È molto semplice eseguire una manutenzione ordinaria con CleanMyMac X: basta aprire l’app e selezionare Scansione smart, l’app farà il resto. Per dare un ordine di grandezza alla quantità di ‘spazzatura’ che può risiedere in un Mac, con un MacBook Pro con 256 GB di memoria, ogni mese vengono cancellati circa 5 GB di file inutili solo con questa operazione.

Ridurre le app all’avvio

Piccola guida per far funzionare al meglio il Mac

Pur essendo una delle attività più semplici da eseguire, molto spesso la si sottovaluta. Selezionare le app e i servizi che si aprono con l’avvio del computer richiede una conoscenza non superficiale del motivo per il quale quell’app ha bisogno di avviarsi proprio per prima. Vi si accede da Impostazioni -> Utenti e Gruppi -> Elementi di Login. Gli Helper, per esempio, sono moduli molto piccoli di app, che servono a richiamarla velocemente con delle scorciatoie da tastiera o per condividere informazioni da altre app senza aprirla. Altri sono servizi che arricchiscono le funzionalità del sistema, e sarebbe quindi inutile avviarle in un secondo momento (magari hanno delle operazioni da eseguire proprio all’avvio, o funzionano sempre in background). Gli Helper tendenzialmente non consumano molta batteria, né affaticano il sistema, mentre servizi e app complete possono diminuire notevolmente l’autonomia e rallentare molto l’avvio del computer. Si possono fare delle prove, nascondendo una o più app all’avvio e capendo quale combinazione risulta più efficace. Dato che è molto facile installare nuove app e riempire la lista degli Elementi di Login, è consigliabile eseguire questa operazioni ogni 2-3 mesi.

Ridurre gli agenti di avvio

Piccola guida per far funzionare al meglio il Mac

Oltre alle app, all’avvio vengono eseguiti anche una serie di agenti di avvio, piccole applicazioni di supporto o altri prodotti software. I servizi di sistema ampliano le funzionalità dell’app principale, ma in alcuni casi potrebbe essere utile rimuoverle o disabilitarle. In generale, non è consigliabile rimuoverle (per ripristinare bisognerebbe reinstallare l’app), ma si possono certamente disabilitare. Un esempio sono gli innumerevoli agenti che vengono avviati per garantire l’esecuzione di Microsoft Teams e la suite Creative Cloud di Adobe. Questa operazione si può eseguire su CleanMyMac X, andando su Ottimizzazione -> Agenti di avvio. Alla fine della pulizia, è consigliabile un riavvio del computer.

Ottimizzare la memoria interna

Piccola guida per far funzionare al meglio il Mac

Non tutti lo sanno, ma in macOS esiste un piccolo applicativo che permette di revisionare delle pratiche di sistema che possono ottimizzare lo spazio su disco. Vi si accede cliccando sull’icona della mela nella barra in alto a sinistra, poi Informazioni su questo Mac -> Archiviazione -> Gestisci… Tra queste: abilitare l’archiviazione automatica su iCloud di download e documenti su Desktop e in cartella Documenti, cancellare automaticamente episodi e film già visti da app Apple TV, e cancellare i file nel cestino dopo 30 giorni.

A queste, si aggiunge uno strumento di revisione dei file che categorizza i file più grandi in Applicazioni, Documenti, iCloud Drive, Musica, Messaggi o Podcast in modo da eliminarli facilmente senza doverli cercare tra le cartelle.

Usare Safari

Piccola guida per far funzionare al meglio il Mac

Sembra banale, ma Safari è la migliore opzione come browser su macOS. Google Chrome, Firefox, Edge consumano dal 5 al 10% in più di memoria e di batteria, creando un’istanza diversa di browser per ogni tab aperta, replicando molti processi e di fatto rallentando il computer. Safari non promette la stessa flessibilità di Chrome e simili (un grande parco di estensioni per personalizzare il browser), ma massimizzare il suo utilizzo può portare grandi benefici.

Consulenza, Formazione

Ma questa pec a chi appartiene?

La posta elettronica certificata o PEC è un tipo particolare di posta elettronica che permette di dare a un messaggio di posta elettronica lo stesso valore legale di una tradizionale raccomandata con avviso di ricevimento, garantendo così la prova dell’invio e della consegna

Come verificare a chi appartiene una PEC

Lavorando in ufficio, ti sarà capitato sicuramente di dover sapere a chi appartiene una PEC. Dal 2019, con l’introduzione della fatturazione elettronica avere una casella PEC è diventata obbligatoria per tutti e spesso ci siamo chiesti a chi appartenesse una pec.
Ecco quali sono gli strumenti gratuiti che puoi usare per estrapolare le generalità di un’azienda o di un privato conoscendo la casella PEC.
Dato che le comunicazioni via PEC sostituiranno sempre più le comunicazioni cartacee, può essere utile scoprire a chi appartiene una PEC.

La PEC o Posta Elettronica Certificata - SPEDI srl

Come sapere a chi appartiene una PEC

Per rivelare le generalità e riconoscere a chi appartiene una PEC, ti segnaliamo il sito web gratuito www.inipec.gov.it, su cui trovi il servizio INI-PEC, aggiornato continuamente dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Si tratta di un vero e proprio elenco pubblico PEC che contiene gli indirizzi di posta elettronica certificati di aziende e professionisti.
Può essere consultato da chiunque e con qualunque dispositivo.

Una volta che ti sei collegato a INI-PEC, potresti inserire le generalità dell’azienda o del professionista per trovare la sua PEC, oppure fare una ricerca al contrario: risalire dalla pec al suo intestatario!
Per scoprirlo, basta che digiti quella casella di posta elettronica certificata nel campo Indirizzo PEC. A quel punto, lascia tutti gli altri campi in bianco, risolvi il captcha e seleziona Cerca PEC.

Otterrai così il risultato della ricerca, contenente: denominazione dell’azienda, PEC, Provincia d’iscrizione al Registro Imprese, Codice fiscale e Partita IVA. Puoi anche scaricare i dati in formato CSV se lo desideri per gestire i dati in Excel. Se qualche dato non fosse congruo, controlla che la data di aggiornamento sia corretta.

Consulenza, Formazione, Sicurezza informatica

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all’avvio

In era GDPR BitLocker dovrebbe essere uno strumento sempre utilizzato sui propri notebook e convertibili Windows 10 per proteggere efficacemente i dati memorizzati sugli stessi dispositivi. E ciò indipendentemente dal fatto che sulle proprie macchine si adoperino unità SSD o i tradizionali hard disk.
BitLocker  permette di crittografare il contenuto di tutte le unità di memorizzazione, compresa quella di sistema, in Windows 10 Pro, Enterprise ed Education ma non è disponibile nell’edizione Home del sistema operativo;

Come richiedere un PIN all’avvio della macchina per sbloccare le unità protette con BitLocker

Per impostazione predefinita, sui sistemi Windows 10 crittografati con BitLocker e protetti con chip TPM (Trusted Platform Module) il contenuto delle unità indicate viene cifrato ma nulla viene richiesto al boot. Così, l’accesso al sistema è possibile solo indicando le password corrette per i vari account configurati alla schermata di logon; se si volesse contare su un livello di sicurezza aggiuntivo e si volesse fare in modo che all’avvio non compaia subito la schermata di logon con la lista degli account, si può utilizzare una chiavetta USB per lo sblocco del sistema oppure richiedere l’inserimento di un PIN di propria scelta all’accensione del dispositivo Windows 10.
Per configurarlo, su un sistema protetto con chip TPM, basta seguire alcuni semplici passaggi:

1) Digitare Gestione BitLocker nella casella di ricerca di Windows 10 e verificare che BitLocker sia attivato. Con un clic su Amministrazione TPM, in basso a sinistra, ci si può accertare che il chip TPM sia presente sul PC in uso.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

2) Premere la combinazione di tasti Windows+R quindi digitare gpedit.msc.

3) Portarsi in corrispondenza di Configurazione computer, Modelli amministrativi, Componenti di Windows, Crittografia unità BitLocker, Unità del sistema operativo quindi fare doppio clic sulla regola Richiedi autenticazione aggiuntiva all’avvio nel pannello di destra.

4) Cliccare sul menu a tendina Configurazione PIN di avvio con il TPM e scegliere Richiedi PIN di avvio con il TPM. Premere quindi OK.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

5) Digitare cmd nella casella di ricerca di Windows 10 quindi premere la combinazione di tasti CTRL+MAIUSC+INVIO per aprire il prompt dei comandi con i diritti di amministratore.

6) Impartire il comando seguente per verificare lo stato della configurazione di BitLocker: manage-bde -status.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

Scrivendo manage-bde -protectors -add c: -TPMAndPIN si chiederà a BitLocker di obbligare l’utente all’inserimento di un PIN all’avvio del PC, prima della fase di boot e vera e propria (con l’indicazione c: si fa ovviamente riferimento all’unità di sistema contenente Windows 10, precedentemente crittografata).

7) Verrà chiesto di inserire un PIN numerico (“Digitare il PIN da utilizzare per proteggere il volume“): si tratta del “lasciapassare” che dovrà d’ora in avanti essere introdotto a ogni avvio della macchina.

8) Scrivendo ancora manage-bde -status, in fondo alla schermata dovrebbe apparire la voce TPM e PIN.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

9) Riavviando il PC verrà subito richiesto il PIN scelto in precedenza con la visualizzazione di una schermata simile a quella in figura.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

10) Nel caso in cui si dovesse dimenticare il PIN, si potrà sempre sbloccare BitLocker e accedere a Windows 10 premendo il tasto ESC e usando il codice di ripristino generato dal sistema in fase di configurazione di BitLocker.

BitLocker, come proteggere i dati su hard disk e SSD e chiedere una password all'avvio

Come disattivare la richiesta del PIN all’avvio del sistema protetto con BitLocker

Nel caso in cui, in un secondo tempo, si volesse disattivare la richiesta dell’inserimento del PIN all’avvio del sistema, si dovrà rieseguire l’Editor criteri di gruppo (gpedit.msc) e impostare su Non configurata la policy Richiedi autenticazione aggiuntiva all’avvio.

Dopo aver cliccato su OK, da prompt aperto con i diritti di amministratore, si dovrà infine digitare quanto segue:
manage-bde -protectors -add c: -TP
Così facendo tornerà a essere usato unicamente il chip TPM per sbloccare l’unità protetta con BitLocker.

Consulenza, Smartphone

QR Code: cosa sono i codici e come scansionarli su iPhone e Android

Il QR Code, in italiano codice QR, è uno speciale codice bidimensionale, a matrice: di forma quadrata, con sfondo bianco, è composto da numerosi moduli neri contenenti diverse informazioni. Può essere considerato un’evoluzione del più noto codice a barre, perché rispetto a quest’ultimo è in grado di immagazzinare non solo lettere e numeri, ma anche una serie di informazioni spesso complesse. QR Code, dall’inglese, altro non è che la versione contratta di Quick Response Code, ossia codice a risposta veloce: questo quadrato, con all’interno altri quadratini, infatti è stato pensato per dare all’utente la possibilità di ottenere rapidamente le notizie desiderate. Il QR code è stato sviluppato per una decodifica veloce del suo contenuto e, a partire dagli anni 2000, ha iniziato a diffondersi tra Stati Uniti ed Europa. Il formato a matrice, 29×29, permette di sfruttarlo facilmente grazie al proprio smartphone, ad esempio consentendo agli utenti di raggiungere uno specifico sito internet o di salvare un contatto in rubrica. Proprio per la loro comodità di utilizzo e per la capacità di contenere numerose informazioni, sono sempre più impiegati in vari aspetti del quotidiano.

QR code: non se ne può più fare a meno! - Comunicazione Globale ...

Come scansionare i QR Code su dispositivi iOS

Se riconosciamo in giro un QR Code, come possiamo sfruttarlo per conoscere le informazioni contenute al suo interno? Dipende dal tipo di smartphone utilizzato: i possessori di iPhone e, più in generale, chi è legato all’ecosistema di Apple potrà semplicemente aprire l’app Fotocamera e inquadrare il codice. Il dispositivo lo riconoscerà automaticamente e in alto comparirà un pop up su cui cliccare per accedere alle informazioni. Questa funzionalità è disponibile sugli iPhone aggiornati alla versione di iOS 11 o successive. Nella remota possibilità in cui dovesse fallire il riconoscimento automatico, potrebbe essere utile scaricare un’applicazione di terze parti: sull’App Store ce ne sono svariate.

Come scansionare i QR Code su dispositivi Android

Passando, invece, ad Android, è necessario fare chiarezza visti i tanti modelli di smartphone legati al sistema operativo di Google. Non tutti supportano il riconoscimento automatico dei codici QR, ma ad esempio sui Samsung, così come sugli iPhone, è possibile, grazie alla funzione integrata all’interno dell’app Camera. Tuttavia è una comodità riservata ai soli top di gamma, aggiornati alle versione 9.0 di Android. Lo stesso discorso è valido anche per i tanti modelli prodotti da Huawei, quindi per non farsi trovare impreparati conviene scaricare un’applicazione di terze parti. Una delle più considerate è QR & Barcode Scanner, con oltre 1 milione di voti e una media pari a 4,5 stelle. Una volta installata, basterà aprirla e inquadrare il codice QR: quando verrà riconosciuto l’app emetterà un suono, oltre a indirizzare l’utente su un’altra pagina dove scegliere l’azione da compiere, ad esempio il caricamento di un sito sul proprio browser.

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Windows 10: come nascondere file e cartelle dalla barra della ricerca del PC

La sicurezza e la privacy degli utenti sono due aspetti di Windows 10 che negli ultimi aggiornamenti del sistema operativo hanno ricevuto particolare attenzione. In generale, già da lancio del sistema operativo in questione in sé, Microsoft ha mostrato di voler investire in entrambe. Dunque vale la pena conoscere come nascondere file e cartelle all’interno del proprio PC, dalla barra della ricerca.

Windows 10, difatti, permette di nascondere file e cartelle all’utente: non sempre si tratta di procedure estremamente lineari ed intuitive, ma si può. E i motivi che potrebbero spingervi a farlo sono molteplici: magari non volete che altri utilizzatori del PC vedano gli stessi file che vedete voi, andando a cercare un file. A prescindere dalla motivazione, comunque, è opportuno conoscere questi procedimenti. La pagina principale che dovreste consultare è Opzioni di indicizzazione: da qui, infatti, è possibile chiedere alla funzione ricerca (o barra della ricerca) di mostrare o di non mostrare determinati tipi di file, programmi e cartelle.

Eccovi dunque la procedura, articolata in un pratico e rapido elenco, che vi permetterà di nascondere file e cartelle su Windows 10, a vostro piacimento. Chiaramente lo stesso e identico procedimento vi permetterà all’occasione anche di renderli nuovamente visibili.

  • Digitare nella barra di ricerca “Opzioni di indicizzazione”
  • In alternativa selezionare Windows + S e digitare “Opzioni di indicizzazione”
  • Selezionare “Avanzate”
  • Selezionare “Tipi di file”
  • A questo punto è sufficiente togliere la spunta nella casella dei file corrispondenti, lasciando quel quadratino in bianco
  • Confermare l’operazione nella finestra che verrà aperta di conseguenza
  • Adesso i file selezionati saranno nascosti
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Quali sono gli smartphone Xiaomi che riceveranno Android 11

Google ha rilasciato ufficialmente la prima Beta pubblica di Android 11, la nuova versione del sistema operativo mobile in arrivo tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Con la pubblicazione della Beta 1 i produttori possono iniziare a lavorare per adattare l’interfaccia utente alle novità del sistema operativo e integrare le nuove funzioni. Rispetto al passato, l’aggiornamento alla nuova versione di Android è più veloce, grazie alla partecipazione dei produttori alla fase di testing dell’aggiornamento.

Xiaomi, ad esempio, ha già confermato l’arrivo in tempi brevi di Android11 Beta 1 su alcuni smartphone top di gamma: nelle prossime settimane gli utenti potranno installare l’aggiornamento sui loro dispositivi e testare in anteprima le novità più importanti. A dare la notizia è la stessa azienda cinese sul proprio account Twitter, dove ha pubblicato le immagini degli smartphone pronti per la Beta 1 di Android 11. Per il momento si tratta solamente di tre dispositivi, ma non è detto che nei prossimi giorni se ne aggiungeranno degli altri.

I primi smartphone Xiaomi a ricevere Android 11

Saranno tre top di gamma gli smartphone Xiaomi a ottenere Android 11. Parliamo rispettivamente di:

  • Xiaomi Mi 10
  • Xiaomi Mi 10 Pro
  • Poco F2 Pro.

Questo vuol dire che nei prossimi giorni o settimane sarà possibile per gli utenti che lo vorranno (non è obbligatorio) installare l’aggiornamento con la Beta 1 di Android 11. Gli utenti diventeranno dei beta-tester e potranno fornire feedback all’azienda cinese su eventuali bug o problemi causati dall’aggiornamento.

Oltre che sull’aggiornamento ad Android 11, Xiaomi sta lavorando anche per perfezionare la MIUI12 in vista dell’arrivo sulla maggior parte dei suoi dispositivi. L’interfaccia si basa su Android 10, ma è già pronta ad adattarsi al nuovo sistema operativo mobile.

Quali sono le novità di Android 11

Con l’arrivo della Beta 1 di Android 11, Google ha mostrato tutte le novità più interessanti pensate per la nuova versione del sistema operativo. Come ad esempio una nuova gestione delle notifiche provenienti dalle piattaforme di messaggistica: gli utenti avranno maggior libertà nel poter rispondere immediatamente. Più controllo, invece, sulle autorizzazioni rilasciate ad ogni applicazione: l’utente potrà decidere di limitare l’uso di un’app quando è in background, in modo che non possa accedere a parti fondamentali dello smartphone.

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AVM Fritz! Box, priorità alle videochiamate

Chi era abituato al telelavoro lo sapeva già, chi ha sperimentato lo Smart Working per la prima volta durante il lockdown lo ha presto capito.

La gestione della banda a disposizione presso l’abitazione implica una certa attenzione.

Il pericolo, infatti, è che lo svago dei figli possa sovrapporsi ad una riunione dei genitori, così come un download dei genitori potrebbe ostacolare una videolezione dei figli e via discorrendo. AVM ha una soluzione che, tra le pieghe delle opzioni dell’ecosistema Friz! Box (ed in particolare nella logica delle reti mesh), consente di gestire il tutto con un semplice automatismo.

AVM: priorità alle videochiamate

Come fare? Occorre fissare delle priorità. AVM ha previsto per il proprio ecosistema una serie di regole utili a stabilire quali dispositivi debbano avere priorità sugli altri e in quali condizioni. Qualora venga attivata una videochiamata si può dare priorità a quest’ultima , per fare in modo che le risorse di banda disponibili possano essere concentrate su chi ne ha più bisogno nell’immediatezza.

“Profili di accesso” — “Internet” — “Filtri”: si possono stabilire a priori le regole, così che durante una videochiamata gli altri dispositivi connessi entrino in una bolla di sospensione. Così facendo ogni videolezione, ogni videoconferenza, ogni riunione e ogni videochiamata avrà la giusta priorità all’interno della rete. La loro gestione avverrà in modo democratico sulla base delle esigenze immediate.