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Una piccola concessione, ma estremamente significativa: nel muro contro muro che ha opposto Apple agli sviluppatori in tema di pagamenti in-app, il gruppo di Cupertino ha ceduto sul punto ed ha firmato una prima, minima, simbolica, ma fondamentale apertura. Minima, poiché ancora scevra degli effetti che le controparti vorrebbero; ma simbolica, perché laddove prima non c’erano margini di trattativa, ora c’è una firma che ammette l’abilitazione di strumenti alternativi.

La scelta di Apple sui pagamenti

L’accordo firmato con gli sviluppatori USA (chiudendo così questa prima class action, in attesa di altre e più importanti vertenze) prevede che Apple continui a mantenere il controllo circa gli strumenti di pagamento in-app utilizzati su App Store, ma al tempo stesso lascia agli sviluppatori la possibilità di contattare gli utenti per informarli circa la possibilità di strumenti di pagamento alternativi. Una concessione formale importante, un varco che si apre e riduce la pressione che andava accumulandosi sul caso.

Non è un terremoto, non ancora, ma è sicuramente un passo avanti importante. Mentre gli sviluppatori pretendono di abbandonare il monopolio imposto sui sistemi di pagamento utilizzabili sullo store di Cupertino, Apple rivendica il fatto che solo così possa mantenere in piedi il proprio modello di business sul più efficiente marketplace per applicazioni al mondo. La scelta è complessa anche per le authority antitrust, poiché ambo le parti adducono valide argomentazioni alle proprie rispettive tesi.

L’accordo

Apple ha voluto giungere ad un accordo, insomma, per evitare che i rischi della via giudiziaria potessero imporre soluzioni più radicali. Un accordo completo e complesso, che coinvolge molti aspetti del rapporto tra le parti, ma nel quale il passaggio cruciale è quello legato ai pagamenti:

Per dare agli sviluppatori maggior flessibilità nel coinvolgimento degli utenti, Apple concede l’uso di comunicazioni, quali le mail, per condividere informazioni a proposito dei metodi di pagamento esterni alla propria app iOS. Come sempre, gli sviluppatori non pagheranno ad Apple commissioni su qualsiasi acquisto avvenga al di fuori della loro app su App Store. Gli utenti devono consentire tali comunicazioni ed avere il diritto di opt-out.

pagamenti in-app apple

Gli sviluppatori potranno quindi stabilire connessioni parallele con la clientela e puntare maggiormente sulle vendite in-app facendosi forza di sistemi di fidelizzazione e monetizzazione nuovi. Apple, ovviamente, farà il proprio gioco per mantenere vivi i canali odierni, restando al centro dell’ecosistema per continuare a renderlo fruttuoso quanto è stato negli anni.

Sarà sufficiente?

La domanda è però lecita: basterà questa apertura all’Antitrust? Apple prevede infatti che gli sviluppatori possano fornire queste informazioni soltanto al di fuori dell’app, così che la “bolla” dell’App Store possa rimanere integra. La strada per gli sviluppatori resta infatti piena di ostacoli, tale per cui i modelli di acquisto extra-app possano rivelarsi ancora oltremodo impervi. Ecco perché l’accordo, pur se importante, resta simbolico e – forse – non sufficiente. Epic Games, nome sul quale si giocherà la partita più importante, non si accontenterà delle briciole. Con un primo statement, infatti, la “Coalition for App Fairness” definisce l’accordo come un “disperato tentativo” da respingere in toto.

La partita resta aperta e la concessione Apple, pur rappresentando un atto virtuoso, è probabilmente il classico “too little, too late“. Ma è comunque una mossa, in una scacchiera di interessi nella quale nulla va dato per scontato.

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